Vol. 3. Missione galla
II periodo
1859 – 1863

/7/

1.
Battesimo del secondo Gabriele.
Dal regno di Ghera a quello di Kaffa.

ultime disposizioni. Tutto il resto poi della gran famiglia doveva partire con me. Molti giovani nostri cristiani di Ghera domandando di partire con me si chiamarono i loro genitori, e col consenso dei medesimi fu accordato a otto dei medesimi di seguirmi. Tutto compreso, partivano con me 27. persone, e dieci restando in Ghera, in tutto erano 37. persone. Rimaneva ancora [da fare] una operazione ed era il battesimo del giovane, di cui si è parlato sopra; questo battesimo doveva farsi secretissimamente nella notte coll’intervento del solo Abba Ajlù ed Abba Paolo. Il povero giovane aveva passato il giorno in preghiere, ed a dormire, perché nella notte precedente [non] aveva dormito nulla. Egli aveva tutta la sua speranza nel battesimo, ma rimaneva ancora una notte da passare senza di esso, e temeva il diavolo che lo aveva minaciato, se mai avesse ricevuto il battesimo. Egli non dormì, ma passò la notte seduto trà me ed Abba Hajlù. [p. 698] Fino a tanto che faceva preghiere restava tranquillo, cessavano le preghiere lo sorprendeva il sonno, anche seduto come era, ed allora incomminciavano gli spettri ad agitarlo. Sorpreso dal timore mi chiamò; il procuratore della casa del Re mi chiama, disse, cosa devo fare? Non rispondi, dissi, perché sono sforzi del diavolo per spaventarti. Non temere. Ho fatto un’esorcismo, e poi l’ho fatto corricare tutto vicino a me, affinché potesse dormire un poco. Con ciò si addormentò colla testa sopra i miei piedi, ed io stava osservandolo. Ma vedendolo tranquillo mi sono posto anche io un poco a dormire alla meglio che poteva, avendo il giovane colla testa sopra i miei piedi, e non voleva privarlo di quel poco sonno.

facio alzare il batezando; alcuni consigli. Dopo un breve riposo sento il gallo che canta, facio alzare il giovane, gli ho diretto qualche parola per prepararlo al battesimo; ciò fatto, orsù, dissi alziamoci, perché è arrivata l’ora di sortire dalla schiavitù del /8/ diavolo, ti raccomando [il] pentimento di tutti i tuoi peccati passati, di odiare la religione maometana, e ravvivare la tua fede in Cristo. Nel caso di sentire qualche rumore, oppure attacco del diavolo non spaventarti, saranno gli ultimi [suoi] sforzi, ma egli [non] può far nulla. Furono chiamati Abba Hajlù ed Abba Paulos, i quali, preso in mezzo il giovane, siamo sortiti per andare alla Chiesa. Appena sortiti di casa, abbiamo incontrato una quantità di giovani mussulmani, sono i miei compagni, disse il battezz[and]o, e tremava, no, dissi [io,] sono i diavoli [p. 699] che fanno questa comparsa per spaventarti, dissi io, difatti colla croce in mano ho fatto il segno della croce dicendo[:] Christus vincit... e si allontanarono senza nulla dire. batesimo del novo Gabriele; strepiti del diavolo. Siamo entrati in Chiesa, abbiamo incomminciato la funzione, e nulla si sentì più che al pronunziare l’exi ab eo, il poveretto ebbe allora un sussulto da gettarlo quasi per terra, così poco prima nell’abrenuncias, ma non tanto forti; dopo di che il battezzando non diede più [altri] segnali; in tempo degli esorcismi degli adulti, i quali sono molto lunghi i diavoli fecero gran chiasso fuori della cappella, si sarebbe detto che tutti i giovani della casa di Abba Magal erano là, chiamando anche il battezzando per nome, e minaciandolo di amazzarlo (allora io dissi ridendo per diminuire la paura del povero battezzando, se avete il permesso), e di dirlo al Re. Abba Paulos allora andò alla porta della cappella, e [non] vidde nessuno affatto. Dopo [non] si sentì più nulla sino al momento del battesimo, allora si sentì come un riso generale, ed uno disse[:] tutto questo per un poco di aqua, ma dopo sarà mussulmano come prima e ne faremo nostra moglie. Così si terminò la funzione. Siamo sortiti dalla cappella, e ritornati in casa, il novello battezzato volle passare al sepolcro, e l’abbiamo accompagnato, che spettacolo, vedere il novello Gabriele piangere [p. 700] sopra il sepolcro del primo suo benefattore. Qui debbo avvertire che il nome di Gabriele dato al novello battezzato si tenne occulto, e non si manifestò il nostro operato affatto. Entrati in casa ci siamo riposti a dormire, ed il battezzato non fu più molestato dallo spettro. contentezza del nuovo batezzato. La mattina dopo che si levò l’ho chiamato, e gli ho domandato se aveva dormito tranquillo; oh Padre mio! oggi solamente sono divenuto uomo e non sono più un cane; io ho dormito benissimo, e mi accorgo che il diavolo è veramente sortito dal mio cuore. Figlio mio, gli dissi, forze che prima del battesimo tu eri un cane? ah Padre! disse, io era davvero un cane, perché quando io vedeva qualche persona qualunque, i miei occhi non si occupavano della sua figura, ma andavano subito a quei certi luoghi, e se il rossore non mi avesse trattenuto gli avrei baciati all’uso dei cani; eppure, mi creda, io passava fra tutti i colleghi della corte per il più riservato.

/9/ ultima messa; Siamo andati in Chiesa, dove si sono fatte le preghiere del mattino con tutta la popolazione congregata; dopo le preghiere ho fatto io il catechismo, nel quale ho dato molti avvisi alla popolazione; dopo ho celebrato la S. Messa di S. Michele, perché era il 29. Settembre. mi congedo. Dopo la Messa ho fatto ancora una piccola parlata di congedo a quella popolazione tanto cara, che non viddi più. Siamo rientrati in casa verso le otto del mattino, un buon caffè di frutto fresco. ed Abba Tabacco volle farmi gustare un caffè per me affatto nuovo. Come eravamo sul fine di Settembre incomminciava allora a presentarsi sulle piante del caffè, di cui molto abunda Afallo, qualche grano di caffè maturo rosso simile ad una cereggia [= ciliegia], o meglio ad un frutto di corniolo maturo. Ne fe[c]e raccogliere una quantità, lo fece abrustolire in mia presenza, per insegnarmi [p. 701] il modo di farlo, e poi tutto caldo lo fece macinare; la sola fragranza di quel caffè mentre si macinava, era tale che ci incantava; di quella farina ancor tutto calda si fece il caffè, e si versò quasi senza lasciarlo depositare a uso mussulmano d’oriente. In vita mia [non] ho mai gustato un caffè così delicato; Abba Tabacco mi assicurò che il migliore non è il grano, ma la scorza, difatti io ho voluto provare qualche volta [a] fare sbrustolire il solo grano senza la scorza, ma non riuscì così buono, perché, come disse Abba Tabacco il più buono è la scorsa, solamente questa non si conserva. Nei miei [viaggi] precedenti sulla costa dell’Arabia Felice ho veduto che gli arabi bevono il caffè di sola scorsa e vendono la grana; probabilmente i soli arabi han trovato la maniera di conservarla. Preso il caffè, e fatto un poco di pranzo la nostra carovana si mise in viaggio.

mia partenza da Afallo. Nella nostra partenza quasi tutta la popolazione venne ad accompagnarci circa due kilometri; arrivati in un certo luogo, dove si trovava un bel spazio netto Abba Tabacco fece radunare tutta la popolazione, alla quale feci un’ultimo fervorino, quindi impartita la pastorale mia benedizione il popolo ritornò indietro e rimasero con noi solamente alcuni capi decisi di accompagnarci sino alla frontiera con alcuni schiavi destinati a portare alcuni oggetti, massime provviste di comestibili per tutta la carovana. Dopo un’ora circa di viaggio frà i villagi molto popolati siamo arrivati alla porta del regno, quale passata, siamo entrati in una folta foresta di alberi di gran fusto, frammezzo a quegli alberi erano tutti arbusti di kaffè nato spontaneamente, era tutta proprietà del Re di Ghera; era molto carica di frutti, i quali incomminciavano a rosseggiare. [p. 702] Dal momento che i frutti incomminciano a cadere tutta la popolazione è obligata per turnum a raccogliere e consegnare il prodot- /10/ to agli intendenti della real casa. Presentemente non potrei pronunziare, se questo lavoro obligatorio sia gratis, oppure con qualche retribuzione. Probabilmente il raccoglitore ha un decimo del suo raccolto. Sortiti che fummo da questa foresta siamo entrati quasi subito nei pascoli della bassa valle, terreni dolcemente inclinati, ma di una vegetazione ammirabile, nostro arrivo alle terme. e verso le quattro di sera siamo arrivati alle aque calde, dove ci aspettavano i Lemy e gli operai, che avevano passata la giornata ad aggiustare il ponte sospeso sul fiume, di ritorno dal loro lavoro. Alle aque calde abbiamo trovato una specie di villagio con circa 50. capanne abbastanza grandi per ritirare un qualche centinaia di persone che vengono ai bagni di quelle aqui, oppure carovane di mercanti che vi sogliono passare la notte andando e venendo da Kafa.

descrizione delle terme. Io aveva scritto una sufficiente relazione sul paese di Ghera, sui lavori della missione in quel paese, e segnatamente sopra questo viaggio da Afallo a Kafa. In questa relazione si trovava tutta la descrizione di queste terme ed alcune osservazioni chimiche elementari che io aveva potuto ottenere; ma il tutto fù perduto nel mio esilio due anni dopo. [p. 703] Sulla natura di queste aque minerali le quali nella nostra Europa sarebbero un vero tesoro, ma nel momento che scrivo, non mi ricordo neanche più del nome di questo luogo, molto classico in tutti quei contorni. Queste terme sono situate in mezzo ad un vasto piano inclinato in distanza al più [di] dieci kilometri dal fiume Gogieb che scorre a levante delle medesime, nella valle di questo nome. Nel mezzo di questo piano inclinato si solleva una rocca quasi nuda di pura lava nerastra, ed ai piedi di questa rocca sorte da una vasta crepatura del nudo macigno questa ammirabile fontana talmente calda, che un pezzo di carne lasciato un sol minuto dentro diventa subito bianca, e se non cotta, almeno bollita e trasformata in modo da potersi mangiare. Nello spazio di un’Ave Maria, l’ovo messo dentro in un piccolo deposito vicino alla fontana era cotto quasi duro. La sera prima della notte, e sopra tutto la mattina prima del sole s’innalza una colonna di vapori condenzati in fumo visibile da una gran lontananza. La corrente di aqua che sorte dalla fontana è così grossa che forma un bel ruscello, il quale nella viva corrente venuta direttamente dalla fontana è ancora bollente in modo che il piede non può metter[si] dentro per lo spazio [p. 704] necessario al puro passo, e ciò alla distanza di un mezzo kilometro.

prosegue la descrizione della terma Gustatala più volte mi pareva contenere della soda, ma non posso dire altro. Io ne ho bevuto la quantità di un grosso bicchiere e nella notte mi diede una buona scarica; gli indigeni la bevono come purgante, e le mandre la bevono con gran vantagio per purgarsi dalla vermina che /11/ non manca di prodursi nelle medesime mangiando erbe sempre verdi del paesi bassi. Però secondo le relazioni degli indigeni quell’aqua serve molto per dissipare i dolori nelle articolazioni, epperciò di artritide. La rocca nuda dalla quale sorte la sorgente si eleva al più una decina di mettri dal piano circostante molto vasto a parecchi kilometri in circuito, e si direbbe un semplice getto di sfogo vulcanico, senza un cratere, e senza un sollevamento del suolo circostante notabile, se non a grande distanza ovest verso Afallo. Dalla parte Est al di là dal fiume ai piedi della salita sul terreno di Kafa esistono altre terme simili più piccole in poca distanza una dall’altra, dove discendono gli abitanti kafini per [curarsi] le loro malattie, ed anche pei loro bestiami. Io però non le ho vedute come fuori di strada.

desc[r]izione della valle del Gogieb; Questa vasta valle del Gogieb sarebbe un vero eden quando fosse abitata e coltivata, ma siccome è confine di tre paesi, cioè di Kafa, di Ghera, e di Gemma Abba Gifar, perciò essendo quasi deserta, come teatro di Guerra, quando non esiste la pace, un bel paese simile diventa un paese morto, benché [p. 705] sempre utile, perché in tempo di pace serve di pascolo ai numerosi armenti che hanno. Questa valle avrà otto kilometri di largo nel luogo dove l’abbiamo passato noi, seguita ad essere larga e maestosa verso il sud, ma si restringe al nord verso Gemma Abba Gifar; dove io l’ho passata due anni dopo nel mio esilio da Kafa. La sera abbiamo fatto le nostre preghiere e catechismo, a cui assistettero anche i galla, e gli stessi Lemy di Ghera, benché mussulmani. cena. Dopo si fece la cena molto economica: però non si lasciò di ammazzare qualche animale, ed io ho voluto gustare la carne cotta nella sorgente calda in meno di cinque minuti. Il grasso della carne è stato liquefatto in un’istante, e non vi restò che la semplice fibra; ciò proverebbe la presenza di una calore superiore alla bollitura ordinaria dell’aqua, oppure la presenza di qualche gaz incognito. Comunque la carne cotta era buonissima e perdeva l’insipido che avrebbe senza il sale, compensando questo con un’altro sale che non ho potuto definire, ma probabilmente soda. Per la cena andarono a prendere l’aqua potabile ad una sorgente molto grossa a mezzo kilometro. Dopo cena ho veduto che alcuni lavavano i loro panni in un deposito della terma, e che faceva anche della schiuma, come avesse contenuto della potassa.

conversazione notturna. Dopo cena il neo battezzato Gabriele era impaziente di vedermi libero per parlarmi, ed aveva preparato per me una capanna delle più proprie, [p. 706] dove mi preparò un letto con molta erba aromatica che invitava veramente a dormire, ma il povero ragazzo mi aveva preparato una serata di questioni, le quali non mi lasciarono neanche il tempo da fare /12/ le mie preghiere consuete. Appena fummo soli gli ho domandato se era contento del suo battesimo; lo misuri, rispose, dal dispiacere che ne ha avuto il diavolo quando voi mi battezzavate questa notte passata. Da principio io aveva creduto che erano venuti tutti i miei compagni della corte, ma voi mi avete detto che erano i diavoli, allora mi sono tranquilizzato; la storia della notte passata ha bastato per confermare la mia fede. Ma mi dica una cosa? questi diavoli non potrebbero far conoscere ai miei compagni di Ciala che io sono Cristiano? no, risposi, se Iddio [non] lo permette, perché sono creature e non possono fare tutto quello che vogliono; così non ti possono ammazzare se Iddio non lo permette, perché la nascita del uomo, e la sua morte dipendono da Dio; senza di questo in tempo del battesimo avrebbero potuto dare il fuoco alla cappella ed arrostirci tutti dentro.

Io mi sentiva stanco e bisognoso di dormire, e vedendo che la conversazione con quel giovane andava a lungo, ho cercato di troncare la conversazione rimettendola ad altro giorno, ma egli, oh Padre mio, perché vuole privarmi di questa consolazione? di giorno non posso averlo, e [per] tutta la giornata di oggi non ho pensato [ad] altro che alla fortuna che avrei avuto questa notte di poter parlare [p. 707] con voi; Abba Hajlù me lo aveva fatto sperare, e fù egli che mi consigliò di preparare questa capanna per voi, fu egli che proibì [a]gli altri di venire; ah voi siete mia madre, e ciò dicendo mi saltò al collo con una semplicità che mi vinse; ancora un poco, disse, e poi lo lascio dormire. Orsù dimmi dunque[:] cosa vuoi, figlio mio? [domandai.] una visione, ed un desiderio. Lascio dunque, disse, tante altre cose che avrei, mi dica solamente quando potrò ricevere nostro Signore: quando era ancora mussulmano ho veduto la Messa, Gabriele tutto vicino a me è andato da voi come tutti gli altri, ha ricevuto il Signore e poi è ritornato che piangeva di piacere, ritornò tutto vicino a me si è posto colla facia per terra e seguitava a piangere, e intanto io lo vedeva come tutto circondato di fuoco, io vedeva lui tutto fuoco, alzava gli occhj [a] voi ed eravate tutto fuoco colle lacrime agli occhj: questo portento è sempre stato un gran pensiero per me; questa mattina mentre voi avete detto la Messa ho veduto di nuovo questa gran cosa, epperciò il mio cuore non fa che pensare alla gran fortuna che avrò di ricevere il Signore, e quando avro questa fortuna? tutto sta da voi!

la mia risposta al giovane. Figlio mio, dissi tu mi presenti una questione molto grave. Prima di tutto devo dirti di non parlare tanto facilmente di quello che Iddio ti ha fatto vedere; Iddio l’ha fatto vedere a te, come un’atto della sua /13/ gran misericordia, perché voleva ad ogni costo salvarti, come una madre fa vedere la mamella al suo figlio per avvicinarlo, ma mentre lasciava vedere a te questo gran mistero, non lo lasciava vedere a noi stessi, e noi in quel momento non vedevamo altro [p. 708] [in quel momento] che la nostra confusione e miseria; quando avrai la fortuna di ricevere nostro Signore, se tu sarai sempre semplice ed umile riceverai da lui gran tesori di grazie. In quanto al giorno di poterlo ricevere è molto difficile poterlo dire. Prendi alle buone Abba Hajlù affinché ti istruisca, e poi tu sai che hai promesso al Re di tener secreto tutto questo, ed io sarò obligato [a] levarmi di notte dir la Messa solo per dartelo. Oggi, come sai, siamo in viaggio, e non potremo avere tanto presto la fortuna di celebrare la S. Messa. Prendi perciò il mio consiglio, guarda di accrescere sempre il desiderio di ricevere il Signore, perché questo tuo desiderio vale come riceverlo. Figlio mio tu hai già ricevuto una gran grazia, quella del battesimo, mentre tutti i tuoi compagni sono stati lasciati nelle mani del diavolo, e continuano ad essere cani, come tu dici, guarda solo di star fermo. Ciò posto l’ho esortato a dormire, e lasciarmi dormire, allora acconsentì. Verso mattina io mi alzo a far un poco di preghiera, ed avendo sentito che io era seduto si alzò anch’egli, perche non dormi dissi? hai dormito? ho dormito molto bene: ma mi permette di parlare? [rispose, domandando;] no, dissi, perché ho da pregare, dormi, caro mio; [il giovane si acquietò:] sì dormirò, ma pensate che ho tante cose da dirvi. [Conclusi:] Lasciami pregare e ti prometto [di dedicare] la notte ventura per te.

il fiume Goggieb. L’indomani mattina 30. 7.bre abbiamo lascia[to] le terme, ed in due ore di commodissimo viagio per un terreno tutto piano siamo attivati al fiume prima di mezzo giorno. Il Gogieb è un fiume grosso ed importante, il quale raccoglie molte aque di quei contorni, segnatamente di Kafa. La sorgente di questo fiume [p. 709] [è] supposta al Sud-ovest di Kafa, esso [però nasce] al Nord di questo alto piano dell’Africa orientale, ma dove vada a gettarsi nessuno ancora può dirlo, perché nessuno degli europei ha girato per quelle lande, motivo per cui le nostre carte presentano ancora una lacuna in quei luoghi; eppure quell’angolo dell’Africa è uno dei più interessanti ed appunto dal corso di questo fiume discenderebbe la cognizione di tutto quell’angolo misterioso ed oscuro. Io sono rimasto troppo poco in Kafa, assorbito sempre dal ministero sacro. Il difetto delle lingue dei contorni, ed il troppo precoce esilio, quando incominciava [a] mettermi in contatto col popolo, mi ha[nno] privato del piacere di esaminare bene questo punto, che aveva sempre in vista [di chiarire].

/14/ un ponte suspeso Arrivati che fummo al Gogieb ho veduto un’articolo d’industria, il quale è forze l’unico nel suo genere in tutto l’alto piano etiopico da me percorso da Massawah sino a Kafa. È questo il ponte sospeso, mediante il quale le comunicazioni trà i paesi galla e Kafa sono aperte tutto l’anno, a fronte delle grandi pioggie che vi sono colà. Questo ponte presenta un’idea tutta semplice ed elementare dei nostri punti sospesi. Dei gran cordoni fatti con branchi di una gran lunghezza di una specie [di rampicante) simile all’edera che si trovano nelle foreste, da una riva all’altra del fiume [p. 710] sospesi e moltiplicati uno a canto dell’altro, e poi tessuti, presentano una forza sufficiente per il passaggio dei pedoni, anche con qualche carico. Affinché poi il ponte prenda una consistenza, ed impedisca la vista e la caduta nel fiume nei due lati [corre] una chiudenda ben tessuta in modo che il passeggiero cammina dentro un corridoio elastico, ma abbastanza sicuro, della lunghezza di circa dieci mettri. Là sopra passano tutti i pedoni; pochi per volta per non caricare troppo il ponte. Dopo i pedoni passano anche gli uomini carichi uno per uno. Dopo che tutto è passato, i bestiami passano al nuoto nei luoghi dove il fiume è più largo, e meno rapido. Questa manovra ci ha occupati circa due o tre ore, perché la carovana era abbastanza numerosa. Passata che fu la carovana, ci siamo trovati sul terreno di Kafa, Abbiamo camminato ancora circa un’ora per sortire dal basso letto del fiume, e portarci in una piccola altezza per passarvi la notte in un luogo un poco più sano e secco.