Sant’Agostino

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Sant’Agostino
Joos van Wassenhove: Sant’Agostino

Sant’Agostino
Vescovo e dottore della Chiesa
354 - 430

Memoria: 28 agosto

Patrono di Ferrere

Giovinezza e formazione

Agostino Aurelio nacque a Tagaste (l’odierna Suq-Ahras, in Algeria) il 13 novembre 354. Non sappiamo se la sua famiglia, appartenente al ceto dei medi proprietari terrieri, fosse di origine romana, oppure africana; sicuramente il municipio di Tagaste era uno di quei piccoli centri del Nord Africa in cui si era radicato ormai da secoli un profondo legame con la tradizione culturale e linguistica latina, in un’epoca in cui nel Mediterraneo la lingua greca godeva di un predominio incontrastato. Mentre il padre Patrizio era pagano, la madre Monica era cristiana (è venerata come santa fin dalle epoche più antiche, e ricordata il 27 agosto, il giorno prima del figlio). Da lei Agostino ebbe un’educazione cristiana, anche se per tutta la giovinezza condusse una vita mondana, senza un preciso indirizzo. A sedici anni si recò a Cartagine, la grande città romana fondata da Augusto sulle rovine della capitale punica, per studiare retorica e filosofia. Terminati gli studi, per alcuni anni tentò con scarsa fortuna la carriera di maestro di retorica. Intanto dalla relazione con una giovane cartaginese aveva avuto un figlio, Adeodato.

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L’incontro con Sant’Ambrogio e la conversione

Sant’Agostino
Benozzo Gozzoli: Sant’Agostino legge la lettera di San Paolo

Fin dagli anni di studio era entrato in contatto con il manicheismo, allora al momento della sua massima diffusione, e all’inizio ne fu affascinato. Dopo un certo tempo cominciò però a distaccarsene, deluso sia dalla dottrina sia dallo stile di vita dei suoi seguaci. Nel 384 ottenne la cattedra di maestro di retorica a Milano, dove entrò in contatto con il Sant’Ambrogio e con Simpliciano, un anziano sacerdote che era stato guida spirituale del vescovo. I due consiglieri lo convinsero a rimandare in Africa la sua convivente, e ad approfondire lo studio della dottrina cristiana. Il momento di svolta si ebbe con un episodio narrato da lui stesso nelle Confessioni; mentre meditava, tenendo in mano il libro delle Lettere di San Paolo, sentì una voce, forse di bambini che giocavano nelle vicinanze, che dicevano “tolle, lege” (prendi, leggi). Allora aprì il libro e lesse la prima frase dell’Apostolo su cui gli cadde lo sguardo: “Comportiamoci onestamente, come in pieno giorno: non in mezzo a gozzoviglie e ubriachezze, non fra impurità e licenze, non in contese e gelosie. Rivestitevi del Signore Gesù Cristo e non seguite la carne nei suoi desideri”. (Rom. 13, 13-14). Prendendo questa lettura come un messaggio divino, si ritirò in preghiera con la madre, il figlio e pochi amici, per prepararsi al battesimo, che ricevette la notte del Sabato Santo 386 dalle mani di Sant’Ambrogio. Si preparò quindi a tornare in Africa, ma poco prima di imbarcarsi nel porto di Ostia la madre Monica morì (27 agosto del 387).

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Vescovo e Santo

Morte di Santa Monica
Benozzo Gozzoli: Morte di Santa Monica

Tornato a Tagaste fondò una comunità monastica, che dopo poco tempo trasferì ad Ippona. Lì fu accolto dal vescovo Valerio, che lo consacrò prete. Il monastero di Ippona crebbe, e divenne scuola per la preparazione degli ecclesiastici; la Regola scritta da Agostino fu poi riconosciuta come fondamento per la Comunità dei Canonici Regolari o Agostiniani. Nel 397, morto Valerio, Agostino fu consacrato vescovo di Ippona, e si diede alla predicazione, all’evangelizzazione e soprattutto alla lotta contro le eresie, allora particolarmente forti in Africa, come il donatismo. Si ammalò gravemente mentre Ippona subiva l’assedio dei vandali di Genserico, e morì il 28 agosto del 430. Il suo corpo fu portato agli inizi del VI secolo a Cagliari, e di qui nel 725 a Pavia, nella Chiesa di San Pietro in Ciel d’Oro.

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Gli scritti

Sant’Agostino
Vittore Carpaccio: Agostino, mentre scrive una lettera a San Girolamo, sente la sua voce che gli annuncia la prossima morte

Della vastissima produzione letteraria di Agostino ci limitiamo a ricordare due opere: le Confessioni, in cui il Santo ripercorre la storia della sua esistenza, a partire dalla prima infanzia, con uno sforzo di analisi interiore che risulterà fecondissimo anche per lo sviluppo della letteratura europea in età medievale e moderna; e la Città di Dio, dove la storia universale viene ripercorsa alla luce del messaggio cristiano e della fede nella Provvidenza.

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Iconografia

Sant’Agostino
Gaspard Dughet: La parabola della Trinità

Agostino è rappresentato in abiti vescovili, oppure con il saio da monaco e la cintura in cuoio, caratteristica dei monaci agostinani. In mano tiene il libro, a volte ha il cuore trafitto da tre frecce, segno dell’ardore di carità. Una raccolta medievale di Exempla gli attribuisce un episodio, che compare spesso nell’iconografia: mentre Agostino, camminando su una spiaggia deserta, meditava sul mistero della Trinità, vide un bambino che con un secchiello versava l’acqua del mare in una buca nella sabbia. Il Santo bonariamente lo avvertì dell’inutilità dello sforzo, ma il bambino, rivelatosi per un angelo, gli spiegò che una buca nella sabbia può contenere il mare più facilmente di quanto la mente umana possa contenere il mistero della Trinità.

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Nota sul manicheismo

Il manicheismo era una religione fondata verso la metà del III secolo dal mesopotamico Mani, che dimostrava influenze del cristianesimo, dello gnosticismo e dello zoroastrismo persiano; essa era incentrata sul conflitto cosmico fra il principio del Bene e quello del Male. Secondo la complessa dottrina manichea, esposta attraverso una fantasiosa mitologia, lo Spirito delle Tenebre riesce ad imprigionare l’essenza spirituale dell’uomo nella creazione materiale. L’uomo deve quindi liberarsene, attraverso uno sforzo interiore e regole di vita minuziosamente codificate. Il manicheismo si diffuse rapidamente dall’Occidente all’India, e fra il IV e V secolo costituì una forte alternativa al cristianesimo. La sua importanza è dimostrata dal fatto che anche parecchi secoli dopo possiamo riscontrare influenze manichee nelle dottrine dei bogomili e dei catari.

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Nota sul donatismo

Lo scisma donatista nacque in seguito alla persecuzione di Diocleziano, e affrontava il problema dei cosiddetti lapsi, quei sacerdoti che avevano in varia misura ceduto alle minacce dei persecutori e prestato omaggio alle divinità pagane. Mentre da parte cattolica si tendeva ad un atteggiamento di una certa indulgenza, con la speranza di farli rientrare nella Chiesa, un’altra parte assunse una posizione più intransigente. Il movimento ebbe una grande diffusione sotto Donato, che nel 313 fu eletto vescovo di Cartagine in contrapposizione al vescovo cattolico. Dallo scisma si passò all’eresia quando i donatisti svilupparono la dottrina che i sacramenti sono nulli se amministrati da sacerdoti moralmente indegni. Il donatismo ebbe una grande diffusione in Africa, dove assunse i caratteri di vera e propria chiesa nazionale, legandosi in modo complesso anche a movimenti di rivendicazione sociale, come i circumcelliones, che da una parte esaltavano forme di lotta miranti al conseguimento del martirio, dall’altra imponevano ai proprietari terrieri la liberazione degli schiavi, il condono dei debiti ecc. Il movimento donatista, combattuto aspramente dai grandi teologi cattolici come Agostino, e represso duramente dall’Impero, sopravvisse in alcune zone dell’Africa berbera fino alla conquista islamica.

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