Michele (dall’ebraico “Chi come Dio?”) compare per la prima volta nell’Antico Testamento nel libro di Daniele, dove è chiamato “il gran principe, che è preposto ai figli del tuo popolo” (Dn 12,1); ma era già presente nell’apocrifo Libro dei Vigilanti o Libro di Enoch.
Nel Nuovo Testamento viene chiamato Arcangelo, epiteto poi esteso anche a Gabriele, Raffaele e al meno citato Uriele. Nell’Apocalisse di Giovanni egli è il capo dell’esercito celeste che sconfigge il dragone, immagine del male (Apoc. 12, 7 segg). Egli sta sempre alla presenza di Dio. Viene a volte identificato con l’angelo di cui si parla in Giovanni, che con l’acqua della fontana di Siloe guarisce da ogni infermità (Gv 5, 24).
Il culto di San Michele è attestato dai tempi è più antichi della cristianità, e a lui sono dedicati numerosissimi santuari, spesso situati in cima a rupi o colline, o in fondo a grotte, come il santuario sul monte Gargano, che risale alla fine del V secolo, meta di frequentissimi pellegrinaggi.
San Michele è patrono di moltissime città; è invocato nel momento della morte, quando l’anima deve affrontare il tremendo giudizio e sottrarsi al Nemico. In quanto guerriero celeste è patrono degli spadaccini, dei maestri d’armi e della Polizia; per la corazza dorata è patrono dei doratori. Come guaritore, è patrono dei radiologi; poiché secondo alcune leggende pesa le anime nell’al di là, è patrono di tutti quei mestieri che fanno uso di bilancia: farmacisti, droghieri ecc.
L’Arcangelo Michele è rappresentato come un guerriero, con armatura dorata, elmo e spada o lancia. Spesso compare anche la bilancia, strumento della pesatura delle anime.
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