Storia dell’antica Abbazia e del Santuario
di Nostra Signora di Vezzolano
Del Sac. Cav. Antonio Bosio

[seguito di p. 155]

Aramengo

Aramengo, in latino Aramengum. Comune di circa anime 1200 posto nella Diocesi di Torino e provincia d’Asti, mandamento di Cocconato. La sua bellissima chiesa parrocchiale dedicata a S. Antonio Abate fu fabbricata sul principio del presente secolo, come in- /156/ dica l’iscrizione della consecrazione fattane ai 18 giugno 1809 dall’Arcivescovo Giacinto della Torre. Si ammira specialmente il vago altare maggiore ricco di fini marmi con bellissimo trono. Nella mensa o palliotto dell’altare si vede scolpita in basso rilievo la Natività del Signore con S. Brunone ed altro santo Certosino posti lateralmente. Sotto il ciborio vi è scolpita la Cena d’Emaus. Si ammirano anche la balaustra, i due tavolini per la dispensa intarsiati di marmi variopinti, ed una delle pile dell’acqua santa colla data 1611: alcuni altri marmi si veggono in una cappella vicina. Tutte queste marmoree sculture furono trasportate dalla bella Chiesa dei santi apostoli Filippo e Giacomo della Certosa d’Asti, quando venne distrutta; oltre l’altare maggiore vi sono quattro altre cappelle laterali.

In detta Certosa s’ammiravano stupendi lavori di pittura e di scultura: chi sa dove siano andati gli stalli del coro, che si vogliono pregievole opera di tarsia? I vandali antichi e moderni non rispettarono mai le opere dell’ingegno! Quanti tesori d’arte andarono dispersi, e quel che più importa, quante utilissime istituzioni si dissiparono.

Questa chiesa è posta ai piedi del piccolo colle, su cui s’ergeva il distrutto castello, ed ora vi è il cimitero, e trovandosi sul luogo si può comprendere come l’alto campanile fosse terminato coll’opera dei buoi, poichè dal detto colle per mezzo d’un breve ponte si potevano condurre i carri coi materiali tirati dai buoi: così pure si dice questa chiesa fabbricata con filo, poichè per alcuni anni si filò molto dalle donne per trarre danari e fabbricarla. Questa era la chiesa del castello.

/157/ La primitiva parrocchia dedicata a S. Giorgio è a breve distanza dal paese, e conserva ancora il coro antico. La sagrestia della nuova chiesa ha bellissime guardarobe trasportate da una chiesa di frati di Crescentino. Vi è una croce a stile molto antica e pregevole col Cristo, e cogli evangelisti, e dietro la B. Vergine: nel pomo vi sono piccole figure a smalto. A qualche distanza dal paese vi è un piccolo santuario dedicato a S. Maria d’Agonengo (forse paese scaduto). La statua in legno della Madonna e del divin Fanciullo è bellissima e poggia sopra alcune grosse pietre: si vuole che abbia avuto origine dacchè un muto dalla nascita riacquistò per favore della Vergine la loquela. Vi sono due altari laterali, è uffiziata da un cappellano.

Quantunque sia molto antica la parrocchia, tuttavia ho solamente potuto trovare il nome dei seguenti parroci: Nel 1357 Guidone; 1549 Francesco de Pastoribus di Cigliano; 1577 Albertino Pagliano; 1612 Perdomo di Cocconato morto 1617; gli successe D. Antonio Giordano anche di Cocconato deceduto nel 1642; nel 1643 D. Zamorra di Cercenasco; 1678 Masino Carlo di Robella; 1708 Lazzarino Gio. di Castelnuovo morto 1725, nel quale anno fu primo prevosto D. Stefano Tua di Occhieppo Superiore; 1764 Gio. Ferrero di Gattinara morto 1780; nel 1781 Paolo Barili di Crescentino, che rinunziò nel 1786, gli successe Guglielmo Sarboraria di Cocconato, morto 1817, gli successe Lorenzo Bossazio, poi D. Gio. Stroppiana d’Aramengo; regge presentemente la parrocchia il prevosto D. Ramello Domenico.

Dipendeva dalla Chiesa Vercellese, che ne infeudò con Cocconato i Radicati. Nel 1625 Carlo Emanuele /158/ figliuolo di Claudio Curtetti di Torino, Signore di Grosso, l’ebbe in dono da Carlo Emanuele I con parte di Cocconato e di Robella. L’avvocato Gio. Patono figlio del fu Carlo Bartolomeo Capitano nel Reggimento Piemonte nel 1733 ai 4 d’agosto fece acquisto della quinta parte col titolo Signorile per L. 5 mila. Vi ebbero anche Signoria i Balbiani di Viale, i Genna di Cherasco, i Grisella, i Freilini, i Madon, ed i Morelli, di cui il conte Francesco d’Asti distinto poeta satirico sul principio di questo secolo, che fu intendente e membro del Collegio di Scienze e Lettere nella Università Torinese. Questo villaggio essendo posto a metà della collina è difeso dagli aquiloni.