Storia dell’antica Abbazia e del Santuario
di Nostra Signora di Vezzolano
Del Sac. Cav. Antonio Bosio

[seguito di p. 191]

Cocconato.

Cocconato, in latino Cocconatum, Capo di Mandamento nella Diocesi di Casale, e Provincia d’Asti ha una popolazione di 2700 persone.

Questo grosso e cospicuo borgo è fabbricato sopra una delle più alte colline del Monferrato.

Nel medio evo apparteneva al Vescovo di Vercelli, ed i Radicati ne ricevevano dallo stesso investitura. Era capo d’una vasta contea, che comprendeva circa 27 castelli: quei signori, che si denominavano anche semplicemente di Cocconato aveano il privilegio della zecca. Tutti li moltissimi rami di quella numerosa famiglia ritenevano punti di giurisdizione sopra Cocconato, che dovea essere un feudo femminile, come quello di Ceva, poichè più di 42 casate parteciparono in qualche parte a detto feudo coll’aggiunta del predicato di qualche castello dipendente.

Sul più alto colle, che signoreggia il paese vi era un castello con tre porte, una detta del Castello, la seconda di Luparia, e la terza del Mercato Vecchio. Il castello fu distrutto ed in questi ultimi tempi si collocò un molino a vento con poca o nessuna utilità. Vi era anche un altro castello parimenti distrutto.

Vi esiste tuttora la casa della giustizia.

/192/ Colle rovine di quel primo castello gli Agostiniani con bolle d’Eugenio IV del 1432 murarono un loro convento, e vi abitarono sino al principio di questo secolo. La chiesa era a tre navate con nove altari.

L’antica parrocchiale era più al basso, ove si trova ancora una vecchia cappella; aveva il titolo di S. Maria della Pieve, che ne indica la sua antichità, poichè questo titolo è il principale fra li benefici curati. Quando furono tolte le mura di cinta e di fortificazione del castello, la popolazione vi si portò, fabbricandosi case, e fu riedificata la chiesa del castello, che aveva il titolo di S. Maria degli Uccelli o del Mercato.

Sull’arco del Sancta Sanctorum di questa chiesa vi era l’epigrafe: D. O. M. Ac Deiparæ Virgini Maria Matri Consolationis hoc prapositurale templum communitas Cocconati a fundamentis reedificavit et ampliavi, anno 1676.

Nel 1860 fu allungata dalla parte della porta di due archi.

Nel 1865 fu dipinta da Martini di Robella, coi disegni però del valente artista piemontese, sacerdote Mentasti Edoardo, gli ornati sono del Murati, che studiò a Roma.

L’incona dell’altare maggiore è del Moncalvo. La chiesa fu consacrata ai 5 di agosto 1860 da M. Luigi di Calabiana vescovo in allora di Casale, ora arcivescovo degnissimo di Milano.

Il titolo nuovo di preposito col quale il parroco viene denominato, invece di Pievano forse fu preso dagli Agostiniani.

Dopo li ristauri ultimi della chiesa parrocchiale si posero diverse lapidi ad esimii benefattori della chiesa /193/ e dei poveri, cioè, ad Antonio Petrina da Cocconato, canonico preposto della collegiata di Santhià, morto li 23 aprile 1851; a D. Giuseppe Barbosio da Borgo-Vercelli, prevosto di Cocconato, deceduto 26 ottobre 1816; a D. Giacomo Eusebio Ferrante da Cavagnolo, cavaliere, che fu prevosto di Cocconato per anni 45, morto 21 giugno 1862, ed al suo fratello D. Giacomo Francesco, deceduto prevosto di Cocconito il 1 maggio 1864.

La popolazione è di circa anime 2307.

Negli archivi camerali si conservano gli Statuti, Capitula Dominorum Cochonati et comunis, del 1260-1278-1352.

Ho veduto altri Statuti del 1400, ma forse sono per Passerano ed altri castelli.

Fra li benemeriti Cocconatesi sono da rammentare il Teol. Gaspare Antonio Giordano, che legò al seminario torinese con atto 7 dicembre 1751 la sua biblioteca ricca di 9700 e più volumi con vari manoscritti coll’obbligo di renderla pubblica. Il suo busto con iscrizione Nel testo: il vede
vedi Correzioni
si vede in detta biblioteca.

Fra gli antichi M. Della Chiesa nomina un Giacoma di Cocconato, dottore di leggi, che nel 1520 scrisse consigli feudali, ed un Giovanni di Cocconato, dei signori di Robella, giureconsulto, che compose alcuni consigli stampati in Venezia nel 1551 ed altri feudali che si diedero in luce in Lione con quelli del Bruno Alberto.