Storia dell’antica Abbazia e del Santuario
di Nostra Signora di Vezzolano
Del Sac. Cav. Antonio Bosio

[seguito di p. 214]

Moriondo di Chieri e Lovancito.

Moriondo di Chieri, Mons rotundus Cherientium, posto nella diocesi e provincia di Torino, mandamento di Riva presso Chieri, prese il nome dalla forma rotonda del monte, su cui fu fabbricato; coll’unito luogo di Lovansito, ha 830 anime circa. Fu feudo dei Biandrati di S. Giorgio, e quindi dei Rivalba.

Il P. Villa nelle sue memorie di Chieri e di Andeseno narra, che presso Moriondo addì 15 giugno del 1339 i militi di Chieri della parte guelfa fugarono quelli d’Asti ed i fuorusciti ghibellini.

Nel 1254 i Signori Oberto, Guido ed altro Oberto coi loro fratelli Enrieto ed Obertino, Manfredo di Rivalba ed Ottone, Enrico ed Obertino figli del fu Enrico di Rivalba tutti Signori di Castelnuovo fanno omaggio di Moriondo al Comune di Chieri, e lo ri- /215/ cevono in feudo, come si legge nel libro rosso di detta città.

Anche i Solaro di Govone, soprannominati, dominarono su questo paese, il quale nel 1476 prestò fedeltà a Giovannino Solaro con istromento rogato a Michele Faussone di Moncucco; quindi li Scaravelli venuti da Vercelli e gentiluomini torinesi Signori d’Altessano dei quali si rese celebre Gio. Francesco, Presidente del Senato di Piemonte, e Patrimoniale del Duca Carlo, e lasciò alle stampe, Consilia Legalia e fu padre di Melchior dottore di leggi e senatore in Torino, e forse anche professore a Padova, che scrisse sulla causa di Moncucco, e alcuni libri d’aforismi in materia dell’Impero e delli antichi magistrati raccolti dal suo nipote Francesco, e furono stampati nel 1566 in Torino. Il conte Lorenzo Ferrero Ancisa vendette ai medesimi alcuni punti di giurisdizione sopra Altessano e Moriondo (1a). Ebbero pure Signoria i Buschetti ed i Pietraviva di Chieri.

Negli statuti dei giureconsulti stampati nel 1680 trovo un Antonio Gio. Lucio di Riva dei Signori di Moriondo, probabilmente sul fine del secolo XVI; ed un Francesco Antonio da Ponte, Auditore nella Camera de’ Conti era dottor collegiato di leggi, nel 1680 già morto, dei Signori di Moriondo e Lovencito. Vi ebbero anche Signoria li Quarini di Chieri.

Nel 1642 era Governatore di Chieri Francesco Balbiano dei Conti di Mombello e di Moriondo il quale /216/ collocò in tale anno la pietra fondamentale della chiesa e del convento della Pace in Lilio nella parte elevata di Chieri, ove già eravi il castello; e ciò in compagnia del Sindaco Francesco Maria Borgarello.

Carlotta Delfina S. Giorgio Scaravella, avendo sposato nella prima metà del secolo scorso Mattia Ignazio Faussone marchese di Montaldo, portò in questa famiglia il feudo di Moriondo e di Lovencito.

La chiesa parrocchiale, dedicata al Santissimo Salvatore, per essere troppo angusta, vecchia e posta fuori di Moriondo venne abbandonata e si uffiziò in quella, che era posta nel recinto del castello. Volendo il marchese Gioachino Fauzone togliersi quella soggezione, ne fece fabbricare una nuova con bel disegno a croce greca e venne ornata di dipinti: essa è fuori del castello e venne terminata e benedetta nel 1837 e dedicata al SS. Salvatore, alla Madonna della Neve ed a S. Giovanni Battista, a memoria però della distrutta chiesa venne collocata una colonnetta con croce in quel sito del giardino, ove sorgeva l’altare maggiore collo scritto: D. O. M. quondam ara Domini 1838.

Seguono alcune memorie sui parroci di Moriondo Lovensito e Mombello.

Nel 1340 — 1 maggio. Collazione della chiesa di S. Giovanni di Viglono di Moriondo per passaggio di D. Antonio di Castelnuovo alla chiesa di Castelnuovo, diocesi d’Asti, a favore di D. Guidone de Matteo di Moriondo, rettore di Mombello.

1369 ai 13 agosto, procura di D. Facio curato di Moriondo.

1377 17 febbraio. Collazione della cura di Santa Maria di Lovensito a D. Antonio Beolar di Tarantasia.

/217/ 1385 11 luglio. Collazione della cura di Moriondo al diacono Domenico Meolerio di Torino.

1408 26 ottobre. Collazione della cura di S. Giovanni di Moriondo a D. Lorenzo Cavalli di Chieri.

1431 13 maggio e 15 agosto. Unione e collazione delle chiese di S. Giovanni di Moriondo, di S. Giovanni Evangelista di Lovensito, e di S. Andrea di Mombello a D. Ludovico Robaudi di Bargiolis, diocesi Forojulense.

1434 20 luglio. Collazione della chiesa di Moriondo colle unite a D. Giovanni de Furno. Nell’istesso anno alli 11 di agosto furono conferte a D. Stefano Brondeti, quindi collazione delle suddette addì 16 dicembre a D. Antonio di Napoli per la morte di D. Eustachio Renoverio. Sembra che in quest’anno vi sia stata molta confusione nelle nomine.

Nel 1439 25 febbraio. Collazione delle suddette a D. Rolleto Ponzio di Provenza.

1447 21 gennaio. Collazione delle parrocchiali di S. Giovanni di Moriondo e di S. Giovanni di Lovensito unite, per assenza di D. Soreto a favore di D. Tommaso Nechi di Torino, fra li testimoni vi era Enrietto Tapparelli professore di gius civile. In una convenzione tra l’abate di Vezzolano e la Comunità d’Albugnano nel 1485 fra li testimoni vi è un Antonio de Crivellis da Buttigliera d’Asti.

Dal secolo XV bisogna fare una lunga interruzione non trovando altre memorie, che sul principio del secolo XVII, e sono un Ubertino ed Antonio Zucca, quindi nel 1616 un Filiberto Simeone, poscia Filiberto Scaravello morto sul fine del 1640 o sul principio del seguente.

Nel 1645 ai 18 settembre. Rinunzia fatta dal Fra /218/ Dionigi di S. Matteo, Agostiniano Scalzo di Torino al secolo, Giovenale Aglio del Signor Andrea de’ Dionigi di Fossano, de’ Signori di Moriondo e Lovensito. Giambattista Schilanio o Schilario defunto nel 1672. Carlo Pasta rinunciò nel 1683. Domenico Milano morto nel 1704. Michel Antonio Filisati deceduto nel 1715. Cesare Bongini avvocato rinunciò nel 1740 a Giambattista Bongini, morto in Torino nel 1756. Teol. ed avvoc. Lorenzo Belmond da Pietra Porzio, deceduto ai 14 aprile 1745. Carlo Giuseppe Bianco da Montaldo di Chieri, morto addì 19 febbraio 1819.

L’antico e spazioso castello è cinto di mura con porta protetta dalla soprastante torre quadrata e merlata, e non chiusa di dietro, con ponte levatoio (ora tolto) sulla quale porta vi è tuttora l’arma in marmo dei Scaravelli, Signori di Moriondo, che è d’azzurro ad una scala d’oro di quattro gradini; porta per cimiero un Ercole, o selvatico dalla destra armata di clava e la sinistra di daga; il motto dice: Bellum cum vitiis, vi è la data: MCCCCIX, probabilmente questo stemma fu trasportato da un altro luogo, poichè in quell’epoca non avevano ancora questo castello. I Scaravelli avevano acquistato nel 1479 la Bastita presso Torino, ora il monte de’ Cappuccini, da Michele Maletto, figlio d’Andrea segretario Ducale.

Nel giardino vi è un’altra torre, anche quadrata, assai larga, dalla sommità della quale si gode d’un esteso ed incantevole panorama. Il predetto marchese Gioachino fece trasportare dal suo tenimento, detto il Bottone, presso Beinasco quattro lapidi romane, ivi trovate, e le fece incastrare nella detta torre, eccole:

/219/

BABVLEIA
P.F. TERTIA

Ecco il frammento della seconda:

......ATIL.
LICINI. F. VOP.
MATER. LICINV.......
ATILIVS...... H. FILIO

Superiormente vi sono tre teste alquanto corrose. La terza è:

L. VLATTIVS L. F.
HILARVS

Quest’iscrizione fu riferita dal Promis nella Storia dell’antica Torino.

LITIO. P. F. ST.

È un frammento.

Vi furono anche infisse tre iscrizioni greche scolpite sopra arenaria grigia, un poco svanite, trovate in una cascina fuori Porta Palazzo, o Nuova, che sia, presso Torino del prelodato marchese; in una vi è scolpita una capra, che posa sopra un’ara, nella seconda un cavallo con corna in fronte, sopra la terza un bue o toro, forse significano i segni dei mesi. Superiormente vi furono collocate tre anfore rinvenute demolendo un bastione a Ivrea. Attorno alle mura sorgevano altre torri, che furono demolite.

Nel giardino si vede un tronco di colonna di marmo di Busca, che adornava la distrutta porta di Po in Torino, sul quale tronco vi sono scolpite alcune /220/ lettere, che coll’andare del tempo potrebbero fare studiare gli antiquari per interpretarle, e che non altro vogliono significare, se non, che essendovi quistione tra il conte Gioachino Faussone ed il Comune di Moriondo per un lembo di terreno, il primo non volle fare una lite, onde rivendicarlo, esse vogliono dire cioè: poca terra non guarda conte Ioachino. Nel marchese Carlo, maggiore nel reggimento Guardie figliuolo del predetto, morto, il dì primo giugno 1870 d’anni 56 s’estinse la linea mascolina dei Faussone Scaravelli, marchesi di Montaldo, conti di Lovensito, Signori di Beinasco e di Moriondo, quest’ultimo feudo semovente dalla città di Chieri, avendo lasciata un’unica figlia monaca delle Adoratrici perpetue del SS. Sacramento.

Nella nuova chiesa parrocchiale vi è col busto di scagliola la seguente iscrizione in marmo bianco:

Qui riposa la spoglia mortale
di Gioachino Fauzone conte di Lovencito
marchese di Montaldo
che questo tempio a Dio
Innalzava e dedicava.
Deceduto il 31 ottobre 1851
il figlio marchese Carlo lacrimante
il Municipio ed il Clero di Moriondo
riconoscenti posero.

Negli appartamenti del castello si veggono tuttora diversi ritratti dei Fauzoni e del parentado. Per fortuna fu acquistato colle adiacenze dal non meno dotto, che gentile Cav. Avv. Bartolomeo Gastaldi Professore ordinario di Mineralogia nella R. Scuola d’applicazione degl’ingenieri, il quale l’ha arredato con mobili ed oggetti preziosi antichi; vi si ammira una /221/ testa di Niobe, nel giardino poi vi sono altre teste, anfore, lumi, frammenti di marmi romani, una bella finestra in pietra di disegno gotico coll’arma dei nobilissimi Challant, Pari della valle d’Aosta, trasportata da un loro castello, un marmo bianco con arabeschi ben disegnati simili a quelli, che si veggono a Vezzolano, trovato nella vetusta chiesa parrochiale del Salvatore di Moriondo, che ora serve di cimitero, un frammento di lapide trovato nella chiesa già parrocchiale di S. Grato, ora priorato semplice in Lovencito, e vi si legge ancora Pr... Re... No... An 1555; un marmo bianco sepolcrale collo stemma d’un porco, arma parlante della nobile famiglia di Trino de’ Porcelli, l’iscrizione non ha data, ma sembra che i caratteri germanici siano del secolo XV, e dice cosi: Hoc est sepulcrum Antonii a Porcellis a Tridino Civis Eporegiæ ac heredum et successorum suorum. Un’altra lapide meno antica coll’iscrizione: Sepul. Nob. Iohis et Ieronimæ gium de Mabritto civium Epporediæ et poster. anno sal. MDCXXIII, l’arma è un piccolo scudo con una croce accostata da tre stelle, e dalle lettere C. M. Ambedue queste lapidi furono trasportate da Ivrea e collocate dal prelodato Cav. e Prof. Gastaldi in un muro fatto a piccoli archi appartenenti alla distrutta scuderia. Se si imitasse questo egregio signore, non si avrebbe a lamentare la perdita di tanti monumenti e di preziose memorie. Monsignore Lorenzo Gastaldi arcivescovo zelante di Torino viene qualche fiata in questa amena e salubre villa del suo fratello a rinfrancare la salute ed a riposarsi dalle continue sue fatiche a vantaggio della Chiesa sostenute.

I Faussoni sono delle più nobili famiglie del Mon- /222/ dovì, ed innalzano per arma uno scudo d’azzurro alla banda d’oro: cimiero, un fanciullo moro nascente con una banda d’oro sul petto, impugnante una spada d’argento, manicata d’oro, alta in palo; motto: En Dieu (1b).

Di ques[t]a casata si sono illustrati specialmente un Francescano vescovo di Mondovì nel 1414; un Giovanni francescano, professore nella Università di Torino, ed istitutore del Beato Amedeo IX di Savoia, consigliere di alcuni Duchi, morto nel 1482: Bartolomeo avvocato fiscale generale ed ambasciatore, morto nel 1579; Cristoforo presidente del Senato di Torino, stampò un’opera di Gius Canonico nel 1642, Francesco Presidente della Camera de’ Conti. Una non meno nobile, che santa donna della famiglia Speciali di Fossano sposò Andrea Faussone, morta in Mondovì nel 1697 con fama di gran virtù, come si può vedere nell’opera: Della vita della serva di Dio Anna Maria Speciali Faussone scritta da Francesco de Simone Sacerdote della Congregazione de’ Pii Operari. Roma. MDCCXXXI in 8° gr, con ritratto. Si adoperò grandemente per l’incoronazione della Madonna di Vico presso Mondovì e nella sagrestia di quel celebratissimo santuario se ne vede il ritratto. Molto si applicò per la riforma delle dame. Sul fine del secolo scorso l’Abate Cristoforo Faussone di Montaldo Dottore Col- /223/ legiato di Teologia, Prevosto dell’insigne collegiata di Chieri, e Limosiniere del Re. Molti altri si potrebbero annoverare di questa famiglia, ma che per brevità si tralasciano.

Dietro l’altar maggiore su marmo vi è un iscrizione per lascito di messe e dice:

D. O. M. Ecclesiæ paroch. Montisrotundi. — Quod Rectores pro tempore existentes — Missam solemnem pro se suisque. — Et quatuor privatas pro defunct. — Singulis annis in per. celebrent. Fundum prælegavit Petrus Rattus. — Anno sal. 1688 8 Iul.

La vecchia cappella del Salvatore, Salvatori Mundi, fu rifabbricata nel secolo scorso e vi si veggono molti voti. Nella cappella di S. Grato delle borgate di Baussone, Zucca e Banna si legge:

Templum hoc. — vetustate evers. — Utriusque vici uni impensis — opera erigebant — MDCCXXI.

Temporis decursus, supellectil. Variisq dotatum parietes ornat. curabatur. Anno Dni. MDCCCXIIII.

Fra li viventi degni di memoria di questo paese non devesi omettere l’egregio sacerdote D. Pietro Matta professore di metodo, che lodevolmente s’impiega ad utilità di alcuni pii istituti e Cavaliere Mauriziano.

Lovenzito, Lovancito, Lupantium o Lovencitum — villaggio antico scaduto ed ora dipendenza di Moriondo, da cui è separato dal torrente Banna, che qui vicino ha la sua origine.

La chiesa, già parrocchiale, era dedicata a S. Giovanni Apostolo ed Evangelista. Quando fu unita a quella di Moriondo nel 1431 per decreto del Vescovo /224/ di Torino, come si è veduto, vi era curato D. Pietro Antonio Crivella; l’unione continua ancora, e quando i parroci di Moriondo prendono possesso, si portano anche a questa chiesa, che conserva tuttora il piccolo cimitero annesso per li defunti di Lovenzito.

Ora questa chiesa rifabbricata è sotto l’invocazione della SS. Trinità, di S. Croce, di S. Grato e di S. Nicolò ed è ufficiata da un cappellano insignito del titolo di Priore per l’unione fatta d’un benefizio dai conti Fauzone, come si vede dall’iscrizione scritta sul muro: Prioratum SS. Trinitatis Divi Grati Episcopi S. Nicolai et S. Crucis Comites Lovenciti Beinasci Leynici Montis rotundi erexerunt MDCCCXXVI. Avanti la balaustra dell’unico altare vi è un marmo sepolcrale collo stemma e la seguente iscrizione: Qui riposano le salme della nobile famiglia Fauzone di Montaldo e Lovensito.

I Rivalba di Castelnuovo erano feudatari di Lovensito e dipendevano dai Marchesi di Monferrato, perciò intervennero al parlamento di Casale nel 1306 ed a quello di Chivasso nel 1320. I Rivalba vendono nel 1596 parte di Lovensito a Francesco Roma per scudi 300. Credo, che tutti coloro, i quali ebbero signoria su Moriondo, l’ebbero pure su Lovensito. Probabilmente vi ebbero parte anche i Broglia, mentre trovo uno di questa famiglia, che nel secolo XVI fece il suo testamento nel castello di Lovensito.

Pochi anni sono vedevasi ancora la torre rotonda alta circa 10 trabucchi con una parte dei bastioni, che vennero distrutti nel 1859 dai nuovi acquisitori. Quella torre e quelle mura davano a Lovensito un aspetto di paese, ora invece sembra solamente un cascinale. I bastioni erano a due ordini con giardini /225/ tramezzo, ivi era pure un gran pozzo, ora otturato in cui si credeva, che vi fossero, come al solito, nascosti nelle guerre oggetti preziosi.

La lapide che si vedeva nella suddetta chiesa contenente legati del 1671, in parte non intelligibile, ora si conserva nel giardino di Moriondo.

Il parroco di Moriondo è il Priore Giuseppe Mosso.

(1a) Nel 1521 ai 28 maggio la comunità di Moriondo prestò fedeltà alli Scaravelli.

Nel 1539 ai 4 di settembre la stessa fece fedeltà al Duca Emanuele Filiberto. [Torna al testo ]

(1b) Alcune delle famiglie più antiche di Mondovì sono comprese nei seguenti versi:

Ferrerus, Vascus, Fausonus, Pensa, Vivalda.

o meglio:

En Monregalis prisco de sanguine magni:
Vitalis, Vascus, Faussonus, Pensa, Vivalda,
Morotius, Ferrerus, multis memorat in oris.

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