Achille Motta
Vezzolano e Albugnano

Parte Prima
Storico – Artistica

/Segue pag. 26/

Capitolo IX.

I costruttori

La rara bellezza della facciata, la singolarità dell’ambone, lo slancio degli archi rialzati, la base romanica, la volta invece a crociera su grossi costoloni, l’abside circolare, alto come la navata centrale, il tetto a /27/ struttura muraria senza legno e tante altre particolarità di questa Abbazia hanno suscitato il desiderio in tanti di conoscerne gli architetti.

A questo riguardo giova osservare che è cosa assai difficile l’aggirarsi in tale ricerca, perché in quei tempi l’architettura veniva esercitata da monaci e poscia da corporazioni di mestiere, sotto la direzione degli Ordini monastici. Però, si sa che lo stile romanico si sviluppò con metodi tradizionali e ben definiti, secondo diverse scuole regionali, epperciò si ebbero in Italia la Scuola Lombarda; in Francia la Normanna, la Borgognona, l’Alverniate; in Germania la Sassone, ecc., sebbene talvolta colonie monastiche abbiano importato dei tipi d’architettura dei loro paesi in altre regioni, creando così anche delle transizioni fra le scuole originali; ad esempio, alcuni metodi Lombardi sono stati portati in Normandia, e si costruirono in Ispagna delle chiese alverniate.

Pertanto, non potendosi trovare il nome dell’architetto, a quale scuola deve attribuirsi il Monumento di Vezzolano e specialmente la facciata? Alcuni sentono nel Vezzolano un soffio della scuola Provenzale, altri della Borgognona, ecc., perciò dalla Francia fanno venire i valenti costruttori.

Mi pare che non si possa dire errore più ingiurioso ai nostri maestri d’Italia. Invero, basta osservare scrupolosamente le linee, la decorazione ed il genere di costruzione della nostra Chiesa per convincersi che a Vezzolano si sente un caldo alito della nostra scuola Lombarda. In prova, sentiamo la descrizione che fa del tipo di Chiesa lombarda lo stesso archeologo francese /28/ Louis Bréhier 1868-1951, storico e storico dell’arte. L’opera citata è probabilmente Les églises romanes Bloud & Gay ed. 1907 L. Bréhier: «volte a crociera su piano quadrato; nave centrale molto rialzata, larga il doppio delle laterali, e per conseguenza, navi laterali con doppia campata; tre absidi senza deambulatorio, uso importato poscia in Normandia; campanili quadrati; la facciata scende senza interruzioni fino ai rampanti che indicano la inclinazione del tetto, il frontone di mezzo rialzato senza cornice orizzontale, quattro pilastrate la dividono in tre parti, loggie e gallerie cieche la coronano, elemento principale del Lombardo; mattoni uniti a blocchi a commessure vive; le porte, dalla strombatura profonda, hanno dei graziosi archivolti; sui lati, contrafforti rettangolari segnano la divisione in travatura; cornicione a piccoli archi su mensole dette fascie lombarde, ecc.».

Il carattere di questa Monografia non mi permette una lunga descrizione delle varie scuole di Francia che hanno ben altre fisonomie, ma credo che il sopra detto basti agli intenditori per convincerli che i descritti caratteri lombardi sono troppo evidenti nella nostra Abbazia.

Ad ogni modo, i costruttori di Vezzolano non sono Provenzali, perché, secondo il citato archeologo, non si può dire che sia esistita una scuola Provenzale d’architettura, non essendo giunta a noi nessuna chiesa romanica completa della Provenza, e quelle che, ristorate, in parte esistono, segnano un’influenza delle scuole dell’Alvernia e del Poitou, quantunque i dotti riscontrino nel Lombardo una scultura che ha molti rapporti con quella nata posteriormente in Provenza.

In fine, non è a stupire se a Vezzolano si riscontrano anche dei caratteri di scuole francesi, sia perché le diverse scuole non hanno dei confini nettamente definiti, come non li hanno i diversi dialetti d’una lingua; sia perché, a confessione degli stessi francesi, le scuole Borgognona e Normanna ebbero in origine maestri /29/ lombardi. Infatti, dice il Bréhier: «un monaco lombardo, Lanfranco, abate di S. Stefano di Caen (1050) sembra avere introdotto in Normandia alcuni metodi lombardi, e specialmente il piano lombardo. Anche all’inizio dell’architettura Borgognona si trova, come in Normandia, un lombardo, Guglielmo, nato a Novara ed abate di S. Benigno di Digione (996) che condusse seco una vero colonia di monaci lombardi di cui un certo Unaldo, costrusse la famosa rotonda di S. Benigno, distrutta poscia dalla rivoluzione francese».

Del resto, le gallerie cieche della facciata, sebbene architravate, non ripetono un motivo comune a tante chiese di Pisa, di Lucca, di Pistoia e di altre provincie italiane?

Insomma, tutto ci porta ad affermare l’origine italiana della Scuola di questa Abbazia, ad accettare la giustizia che ci fanno gli archeologi d’oltr’alpe, e ritenerci la gloria della nostra scuola Lombarda anche a Vezzolano.