Achille Motta
Vezzolano e Albugnano

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Parte seconda

Storico – religiosa

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Capitolo I.

I più antichi documenti – Quale ordine ufficiasse la chiesa – Antichità dei canonici e d’una chiesa in Vezzolano – Leggenda di Carlo Magno.

Riguardo ai documenti finora scoperti e pubblicati dobbiamo molto al barone Giuseppe Manuel che li raccolse nella sua Giuseppe Manuel di San Giovanni vedi → in questa Biblioteca Edoardo Durando, Cartario dei monasteri di Grazzano, Vezzolano, Crea e Pontestura, Biblioteca della Società Storica Subalpina 1908
La data è il 27 febbraio, non il 25
Miscellanea di Storia patria, voi. I ed al Durando che pubblicò i più antichi in BSSS. vol. XLII. Il più antico risale all’anno 1095. In quest’atto delli 25 febbraio «Ardizzone ed Amedeo, figliuoli di Guglielmo, – unitamente ad altri personaggi ivi espressi, – danno investitura a Teodolo ed Egidio, Ufficiali della chiesa di Vezzolano, dei beni che in allora teneva ed avrebbe avuti: de rebus quas ipsa Ecclesia nunc tenet vel postmodum habitura est». Come si vede, il detto documento non è di fondazione, ma solo di investitura o conferma, come quello seguito il 1° gennaio 1153, perché la Chiesa già era ufficiata e possedeva beni.

In questo primo documento non è indicato a quale stirpe appartenessero i firmatari, però il Manuel ed il Bosio con sufficienti ragioni hanno dimostrato che Ardizzone ed Amedeo appartenevano alla nobile famiglia dei Radicati, signori fin d’allora probabilmente di Cocconato e d’altre terre in questi dintorni (1), e non a quella dei Principi Monferrini, perché questi non avevano possessi in questi luoghi e perché furono poscia i monaci di Vezzolano che Durando op. cit. p. 37 nel 1226 diedero in feudo /34/ il Castello di Albugnano a Bonifacio, figlio di Guglielmo, marchese del Monferrato, con istrumento delli 19 ottobre (1).

Sebbene poi non sia indicato chi fossero gli investiti, questi erano certamente i Canonici detti Agostiniani, e non Benedettini, perché dovevano secondo il citato atto «communiter vivere et conversari in praedicta Ecclesia secundum canonicam regulam», e perché Teodolo, in una carta del 1109, è detto Prevosto, prima dignità fra quei Canonici, mentre i superiori dei Benedettini erano distinti col nome di Abbati.

Già da tempo la Chiesa vien chiamata Abbazia e non Prepositura, però, questo avvenne dopo che ai Prevosti Regolari succedettero i Prevosti secolari o Commendatari che si chiamavano Abbati, quale titolo più comune, o meglio, quale distintivo appropriato a chi godeva beneficio «sine cura» per solo diritto di famiglia o a titolo di pensione.

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Quale è l’origine dei Canonici? Data dai tempi apostolici ed è basata sulla risposta di Gesù al giovane che cercava la perfezione: «Si vis perfectus esse, vade, vende quae habes, da pauperibus et sequere me». Questa apostolicità dei Canonici è affermata da Papa Pasquale II nella Bolla al Priore di S. Frigidian, da Benedetto XII nella Bolla 1339 ai Canonici, da Eugenio IV nel ristabilire tale Ordine in Luterano, da Sisto IV, da Pio IV e Pio V, quando scrissero ai Canonici Agostiniani. Eugenio IV afferma di più che San Marco aveva stabilito quest’Ordine nella Chiesa Alessandrina e Sigiberto, monaco benedettino, nella cronaca del suo Ordine, dice: «Ordo canonicus primum ab apostolis postea a B. Augustino regulariter institu- /35/ tus» Les dix siècles de la prévoté de Saint Gilles de Verrès par un chanoine régulier de ce couvent Aoste impr. Catholique 1912 (Dix siècles de la Prévòtè de S. Gilles-Aosta). La genesi si sviluppò nel modo seguente: data la libertà alla Chiesa, come i fedeli si divisero in laici – seguaci dei Comandamenti – e in monaci o solitari – praticanti nei deserti la castità, povertà e penitenza, così il Clero si divise in secolare, che in mezzo ai laici esercitava la Cura d’anime, e in canonici, che, uniti al Vescovo, attendevano alla direzione e perfezione spirituale dei consigli evangelici. Pare dimostrato che questa divisione del Clero cominciasse in Oriente con S. Basilio e di là passasse in Occidente per opera di S. Eusebio ritornato dall’esilio di Scitopoli e l’esempio fosse imitato da S. Ambrogio, S. Martino, S. Agostino, ecc., ma non consta che questi Santi dessero altre regole oltre i consigli evangelici.

Col tempo questi Canonici, diventando numerosi, uscirono dai Vescovadi e si stabilirono in case particolari sotto un Preposito, dando così principio a Monasteri di Canonici, cioè viventi sotto una regola o ascritti ad essa. Circa il 700, questi Canonici, per distinguersi dai Benedettini ed anche col pretesto di non aver bisogno di regole, cominciarono a dirsi regolari di S. Agostino, unendo, nello stesso tempo, alla preghiera e vita comune il lavoro manuale. Eugenio III invero, confermando nel 1148 le chiese ed i possessi di Vezzolano diceva: laborum vestrorum quos de manualibus vestris manibus colitis.

Provata l’antichità dei Canonici, non dubito di affermare che in Vezzolano vi fossero i Canonici ed una Chiesa fin dal 700 circa; le prove invero sono molte. Primieramente la Chiesa di cui parla il documento del 1095 non è certamente quella che noi oggi ammiriamo, perché un esempio di volta a crociera come quella di Vezzolano, non si riscontra prima dell’anno 1125 neppure in Francia ove ebbe origine. – Inoltre, nella Chiesa attuale sono facilmente visibili pietre d’una Chiesa /36/ anteriore e d’un Monastero più antico, come appunto ci attestano anche gli avanzi conservati nel Chiostro. Di più, il sopra citato documento parla d’una Chiesa che già possedeva beni; dunque vi dovevano essere monaci che prima del 1095 la ufficiassero e ne godessero i beni: invero il lato a ponente del Chiostro dice in sua favella che là vi passeggiavano altri monaci prima di Teodulo ed Egidio. – Il P. Alghisi Agostiniano, morto il 10 agosto 1683, nella sua Storia manoscritta di Casale, conservata nella Biblioteca del Seminario, dice che Re Diutprando, avendo fondato nel 740 la prima Chiesa in onore di S. Evasio, chiamasse ad ufficiarla i monaci di Vezzolano. Il Bono, nella Storia di Casale, il Tesauro in quella di Torino, l’Ughelli, affidato al Malabaila, nell’Italia sacra, il Balliano, Vita di S. Eusebio, ecc., ci narrano altrettanto. Il De Conti – Notizie di Casale, ecc. – chiama quest’asserzione un indovinello. Il Notizie storiche del Santuario di Nostra Signora di Crea: a cui vanno pure unite altre notizie special­mente del Monferrato, raccolte dal sac. Corrado Onorato; coll’aggiunta della flora, e di un cenno geologico del monte di Crea per cura dell’avv. cav. Francesco Negri Ed. G. Pane, 1889 P. Corrado, appoggiato al Colli e qualche altro che scrissero di Crea e di Re Liutprando, fanno venire i Canonici di Casale da S. Pietro in Coelo aureo di Pavia, dove Re Liutprando aveva riportato dalla Sardegna le ossa di S. Agostino. Osservo che in San Pietro di Pavia si stabilirono i Canonici di Mortara solo nel 1221 e che prima v’erano i Benedettini (F. Pezza: Ordine Mortariense). Si dice ancora col Muratori che i Canonici in Italia non si conobbero che dopo l’800. Come Ordine religioso, con regole e costituzioni approvate da Concilii, sì, ma, come seguaci dei Consigli Evangelici, si trovavano anche in Italia, e tanto più potevano esserci a Vezzolano, Diocesi di Vercelli, i cui Canonici, attesta S. Ambrogio nella lettera ai Vercellesi, erano a gara domandati per Vescovi da varie parti della Liguria, del Veneto e dell’Emilia (Orsenigo: Vercelli Sacra). Del resto, dice Mathieu Richard Auguste barone di Henrion, Storia Universale della Chiesa Dalla predicazione degli apostoli fino al pontificato di Gregorio XVI, sette volumi pubblicati dal 1838 al 1842 a Mendrisio, Lugano e Milano Henrion nella sua Storia, a cominciare da Leone I, 440, abbiamo molti Papi, Cardinali e Vescovi usciti dall’Ordine canonicale. Così stando le cose, /37/ i Canonici in Vezzolano possono avere un’origine molto remota (Ved. atto 1095).

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Finalmente una tradizione, tramandata da secolo in secolo tra gli abitanti di questa regione, dice che Carlo Magno, in una delle sue discese in Italia (773-800), sia venuto cacciando da Torino o da altra città fino a Vezzolano; e che attribuendo alla protezione della Vergine l’esser scampato da qualche pericolo o malattia, abbia ivi fondato o beneficato una Chiesa. Per negare, dice il Bosio, la venuta di Carlo Magno in questo luogo e rifiutare la continua tradizione, bisognerebbe provare l’impossibilità od incongruità della medesima; ma si sa che, superato alle Chiuse in Val di Susa e volto in fuga Desiderio Rè dei Longobardi, passò da queste parti per andarlo a stringere d’assedio in Pavia. Nel ritorno poi da Roma, ove fu consacrato nella solennità del Natale 800, si recò di nuovo a Pavia e di qui a Vercelli, Santhià e Ivrea, favorendo di singolari privilegi la vetusta Abbazia della Novalesa, la Badia del Oannetto o Villar S. Costanzo (Cuneo) ed istituendo un monastero di Benedettini presso Cimella (1). Tutto questo rende verosimile e probabilissimo il passaggio di Carlo Magno da queste parti e la sua benefica elagizione verso la Chiesa di Vezzolano.

Del resto, questa leggenda è anche confortata da documenti di scultura e di pittura anteriori al seco- /38/ lo XV. Giova quindi ripetere ancora una volta che a Vezzolano vi fossero una Chiesa e dei Monaci fin dal 773, e questa primitiva Chiesa, diventata più ricca per donazioni posteriori, potesse avere maggiori proporzioni.

Il probabile passaggio di Carlo Magno sarebbe ancora suffragato dal fatto che questi luoghi erano abitati già durante l’impero romano. Invero, il vicino Castello di Pogliano e la regione in Moncucco detta Punia ci tramandano due Casati romani. È probabile pertanto che una strada dalla vicina ed antica Industria, per Casalborgone, Berzano, Moncucco, facesse capo a Chieri-Torino. Tanto ci provano le lapidi trovate, fra cui questa che or trovasi nell’atrio della Università di Torino:

Sex Octavius
Sex F. Pol. Celsus
Cassianus T. F. I.
Vixit annos XXI.

[Nota a pag. 33]

(1) Durando op. cit. p. 5 sgg. In coda al doc. vi è l'atto del 1° gen. 1153
Nel testo, l’anno è indicato come il 1005, corretto a penna in 1095
Ved. Documento 1095. Il 1095 è celebre per la prima crociata decretata nel Concilio di Clermont. Torna al testo ↑

[Nota a pag. 34]

(1) Quando del Documento non riporto data o fonte, vedi Capitolo XII. Torna al testo ↑

[Nota a pag. 37]

(1) Cimella, ora Cimiez, non lungi da Nizza, è l’antico Cemenelum, dove subì il martirio S. Ponzio, circa il 258. Si crede che Cimella fosse la Sede del Vescovado Nizzardo fino al 450, quando il Vescovo S. Valeriano, fratello di Eucherio, Vescovo di Lione, d’ordine del Pontefice, trasferì la sede da Cimella a Nizza, o, secondo altri, unì le due Sedi. Nel 767 venne eletto Vescovo di Nizza S. Siagrio, già militare e parente di Carlo Magno; perciò l’Abbazia che questi beneficò o fondò, secondo il Casalis, è quella detta di S. Ponzio, in quel di Nizza, in cui gli Abati erano Conti di Cimella ed i Monaci dovevano essere nobili. S. Ponzio, romano, dall’Ughelli viene noverato secondo Vescovo di Cimella; altri negano che fosse Vescovo. Torna al testo ↑