Achille Motta
Vezzolano e Albugnano

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Capitolo II

Donazioni, privilegi e grandezza della prepositura
Autorità e stima dei preposti

Sul finire del secolo XII Vezzolano era una delle più ricche e rinomate Prepositure. Le opere di materiale edificazione eseguite appunto in questo aureo secolo del monachismo, le donazioni di Chiese, beni e decime generosamente concesse dai Vescovi di Vercelli, nella qual Diocesi si trovava, di Torino e di Ivrea, sono una prova della celebrità del Santuario di Vezzolano.

Arberto, Vescovo di Torino, 1128, dona al Monastero di Vezzolano la Chiesa di Rivo Martino presso Settimo Torinese. Il Vescovo Carlo, d’accordo col Capitolo Torinese, come già prima aveva donato le deci /39/ me di Cambiano, così il 5 marzo 1153 donò le Chiese di S. Giovanni e di S. Giacomo di Luserna e non molto dopo anche la Cappella, di Santena. – Nel 1152 Ugo, Vescovo di Vercelli, dona al Prevosto Andrea la Chiesa di Crea, e ciò per seguire l’esempio del suo predecessore Ghisolfo. Lo stesso Ugo, addì io febbraio 1166, investiva lo stesso Preposto di possessi e decime su Schierano e Primeglio. Nel 14 giugno 1170 il Preposto Guido o Vidone riceve sotto la sua dipendenza, da signori di Vercelli, la Chiesa di S. Maria e di S. Pietro Apostolo in Capriasco presso Vercelli. Papa Eugenio III, con Bolla 16 giugno 1148, da Vercelli, prende sotto la sua protezione la Chiesa ed il Preposto Andrea di Vezzolano. Innocenzo IV, con Bolla 13 giugno 1248, da Lione, conferma a Vezzolano le possessioni ed i privilegi concessi dai suoi antecessori Alessandro III e Gregorio IX.

Da queste preziose Bolle e da altri documenti troviamo che, nell’anno 1250 circa, le Cappelle e Chiese coi relativi beni e possessi appartenenti a Vezzolano, oltre a quelle di S. Pietro di Finestrella e di S. Stefano di Maconeto, ambedue d’Albugnano, erano quelle di Ponticelli e Santena vicino a Ohieri, quelle di Bibiana e Luserna presso Pinerolo, di Capriasco a San Germano Vercellese, di Morano sul Po, di Crea, di Ubiliano o Nevigliano im quel di S. Sebastiano Po, le decime di Quadrato, di S. Giovanni, di Ranzono e Uvia, tutte e tre presso Chieri, di Rivo Chiuso o Rivo Martino presso Settimo Torinese,- di Gerunda fuori mura di Vercelli, di S. Giacomo di Banengo, di Santa Maria di Vivarona, presso Ponte Stura, e di Borgafo o Bulgaro, che sarebbe Borgovercelli.

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Da tutte queste Chiese dipendenti da Vezzolano, dalle numerose decime e dalle graziose Bolle Pontificie, è facile arguire non solo la venerazione grande verso /40/ questo nostro Santuario, ma ancora la ricchezza, l’importanza e la dignità che la Prepositura potè raggiungere. Per questo è probabile che già fin dal 1148, quando Eugenio III, trovandosi a Vercelli, prendeva sotto la sua protezione la Chiesa di Vezzolano, fosse «Nullius Dioecesis».

La stima e la venerazione che godevano i monaci di Vezzolano è anche manifesta dalle alte e delicate incombenze che essi ricevevano dalla Santa Sede. Innocenzo III, il 22 febbraio 1210, delega il Prevosto di Vezzolano, il Vescovo di Torino, l’Abbate del Tiglietto, ecc., a comporre una lite tra Guglielmo, marchese del Monferrato, ed il Comune di Vercelli, per un diritto su Trino. – Innocenzo IV, da Lione, lì 13 febbraio e 1° giugno 1245 incarica il Prevosto di Vezzolano a far desistere il Capitolo della Chiesa di Torino dall’opporsi a riconoscere per proprio Vescovo Giovanni Arborio. – A tutto questo si aggiunga la protezione di diversi imperatori ed il potere feudale per molto tempo esercitato sul Albugnano ed altre terre. Difatti Federico Barbarossa nel 1159, da Torino, prendeva sotto il suo protettorato la Chiesa ed il luogo di Vezzolano; il qual esempio fu pur seguito dall’imperatore Ottone IV. – Nel 1238, addì 7 febbraio, in Asti, il Prevosto Enrico si fa riconfermare da Vinciguerra, Vicario e Capitano in Italia e Lombardia dell’Imperatore Federico II, l’investitura del Castello e villa di Albugnano.

Lo splendore e la potenza del Monastero cresceva per il fatto che il Prevosto e Capitolo di Vezzolano erano Signori di Albugnano ed investiti del feudo del Castello, villa e possessi sotto la salvaguardia dell’Impero. Tuttavia il Capitolo di Vezzolano, per potersi difendere da ingordi e prepotenti vicini, seguendo l’esempio di tutti i Vescovadi e Monasteri, investiva e cedeva, ahi 19 ottobre 1226, il feudo posto sul Castello d’Albugnano a Bonifacio IV, marchese del Monferrato, vie- /41/ tandogli però di alienare o infeudare ad altri il detto Castello. Coll’andar del tempo la forza prevalse poi al diritto, giacché, mentre il marchese, in detta occasione, prestava atto di fedeltà al Preposto Vezzolanese, in seguito, cioè duecento anni dopo, si trova che la Comunità d’Albugnano andava a prestare fedeltà a Casale.