Massaja
Lettere

Vol. 1

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Al cardinale Giacomo Filippo Fransoni
prefetto di Propaganda Fide – Roma

N. 632 [F. 1r]Eminentissimo Principe

Alessandria 28. Luglio 1846.

Prima di abbandonare questa Capitale dell’Egitto ove posso con tutta facilità far pervenire costà le mie lettere credo mio dovere dar conto all’E. V. R.ma del mio operato, e communicarLe quelle notizie, che secondo il mio debole giudizio, possono interessare l’incomparabile di Lei zelo per le Missioni – Appena giunto qui, prese le debite informazioni, e da questo Monsignore che più volte ha viaggiato pei deserti, e per l’alto Egitto, e da tutte le persone al caso, sui requisiti e per il viaggio, e per le scorte necessarie giunti al luogo della Missione, mi occupai tosto a fare le debite provviste nelle quali per quanto abbia cercato di risparmiare, e fare economia, anche con lasciare certe provviste statemi suggerite da Monsignore Prefato, come quasi necessarie, tuttavia la spesa fatta sorpassò seicento talleri, non compresi più di duecento spesi costà prima di partire – Questa spesa per le provviste in tutto di circa ottocentocinquanta talleri, unita a quella del viaggio sino a Cartoum, quindi sino ai Gallas calcolata circa mille talleri, formerebbe un totale di mille ottocento e più talleri per le sole provviste e viaggio; per la qualcosa fui costretto pregare il Signor Cerruti a farmi un’aumento di cinquecento talleri, oltre ai mille cinquecento già calcolati nel piano che il Sig.e Cerruti già esponeva all’E. V. nei primi giorni del mio arrivo a questa Città – Così in tutto io ho ricevuto da Cerruti due mille /48/ talleri, quali uniti ai cinquecento ricevuti costà prima di partire, restano in tutto due mille cinquecento talleri, dei quali, levati come sopra, milleottocento per le provviste, e pel viaggio, mi restano settecento per l’impianto della nuova Missione in cinque persone – Dopo tutto questo aggiustamento di conti col Sig.e Cerruti, per mezzo del P. Felicissimo, giunto qui felicemente la sera del 21. corrente, V. E. R.ma volle ricordarsi di me con spedirmi altri centoottanta scudi o talleri, credo di non far male a tenermi il tutto in santa pace, ne tampoco vorranno farmi del male – io perciò La ringrazio a nome anche di tutti i miei compagni, e della somma inviatami, e più particolarmente dell’aggiunta del Soggetto suindicato, quale spero sarà un regalo alla Missione, che da quanto mi si dice avrà molto bisogno di soggetti – Sono due i Re dei Gallas, [f. 1] i quali spiegarono a Blondel, e ad Abbadie desiderio di Missionarj, e tutti due vicini, presso qualunque dei due noi verremo a stabilirsi, l’altro, o non vorrà, o non dovrà star senza; così noi essendo in quattro, potremo presto dividere la fritata, e la Missione potrà servire tutti, in grazia dell’E. V. che non volle solo favorirmi del Soggetto, ma favorirmelo con prestezza tale, che ne son rimasto confuso – Il Signore perciò La benedica, e voglia applicarLe anticipatamente tutto il bene che io ho in capo di poter fare colla Sua S. grazia, e La conservi ad multos annos per vederne la realtà del fatto –

Qui ho avuto campo di parlare con alcune persone informate dello stato della Missione di Abissinia, fra le altre con S. E. il Gen.le Clot-Bej persona molto benemerita, e molto zelante la causa delle Missioni orientali, trovai in tutti una brama di veder Vescovo il Sig.e De-Jacobis, anzi al vedere me Vescovo mandato ai Gallas Missione nuova, pare esternassero sentimenti di ammirazione che il prefato non lo sia ancora – Dietro questo, io m’impegnai a riconoscere, se veramente vi sia il bisogno, e da quanto ho potuto rilevare, questo bisogno vi sarebbe in realtà – De-Jacobis è persona molto delicata di coscienza, e molto umile, ma fatto sta, che la sua Missione è in vero stato di progresso, per cui vi vorrebbe il grado di Vescovo per tanti occorrenti a Lei noti – Il timore che l’Abuna s’indispettisca non vi è più, perché detto Abuna affatto non se ne cura – e quando bene vi fosse, De-Jacobis cognito da lungo tempo come semplice prete, con tutta facilità potrebbe occultare il carattere vescovile, a preferenza di un’altro novellamente mandato –

Dovrei poi giustificarmi presso l’E. V. R.ma sul proposito di questa nuova Chiesa che si sta attualmente destruendo – Nell’altra mia Le scrissi non convenire la demolizione, perché non sapeva fosse già decretata la demolizione dai Superiori dell’Ordine Osservante – Dietro questo decreto cadde la Chiesa, e cadde perciò anche il mio suggerimento, ma con questo non caddero le mie ragioni, anzi mentre la veggo distrurre mi confermo sempre più in asserire che la Chiesa avrebbe potuto susistere col riparo di un sol pilastro centrale dei sostenenti la cupola... Cosa mai! La povera Chiesa fu in gran parte vittima dell’intrigo, della cabala, e dell’inganno, e ciò che più mi rincresce è con’essa vittima tutta questa numerosa Cri- /49/ stianità di circa nove mille anime, la quale per causa della Chiesa vecchia rovinante piccola e soffocante di caldo, si può dire che se ne sta affatto digiuna dalla parola di Dio, e priva di attività nel ministero paralizzato dallo spirito di discordia, non poco fomentato [f. 2r] anche senza volerlo dai Superiori Generali dell’Ordine, e particolarmente da Terra Santa, i quali credendo che il Vicario Apostolico stia sempre collo schioppo sul bando per involare i loro diritti, danno ascolto a tutti, con tutti entrano in detagli particolari, anche sul conto del Vescovo, e non s’accorgono i meschini, che così altro non fanno che seminare insubordinazioni nel capo dei più meschini e miserabili, i quali così si fanno più temerarj perché sostenuti... quindi procurano mille dispiaceri al Povero Vescovo, il quale, volendo stare in pace è costretto lasciar fare... eppure questi è amicissimo del suo Ordine... eppure ha fatto molti sacrifizi pel medesimo... ha fabricato il Convento, la Chiesa, tutto per loro... tutto questo non gli frutta che dispiaceri mortali... stava in Convento, e fu costretto a sortirsene... Il male è serio, e per Monsignore estremamente malinconico... e per questa Cristianità che naturalmente sarebbe in stato d’accrescimento, stante la crisi Orientale che corre velocemente verso lo spirito Europeo... Se non si rimedia, questa crisi invece di sortire favorevole a noi, sortirà favorevole alle sette che comprendono bene, e pare cerchino d’introdurvisi – Il rimedio per la parte concernente il Vescovo, e l’Ordine Osservante, non sarebbe altro che cercare d’insinuare maggior intelligenza, e togliere di mezzo certi soggetti che sono d’inciampo – Del resto, sicuramente che sarebbe anche il caso di providenze in grande, ma io non son capace di suggerirle, Ella potrebbe investigare da persone più al caso, e che conoscano questi paesi più di me – Secondo il mio povero giudizio – una divisione di parrochia... un collegio retto da qualche Ordine di Chierici Regolari, od anche da Preti capaci di educazione, sarebbero le prime providenze da darsi, per dare un po’ d’attività all’opera – In tutto l’Oriente non vi è un collegio Cattolico per l’educazione, e per le alte scuole – Qui in Alessandria vi sono moltissimi giovani figli o di Consoli, o di famiglie Cristiane richissime, i quali debbono starsene colle sole scuole di lingua perche non vi è altro in questi paesi – ne viddi certiuni persino a piangere. Se vi fosse un buon collegio, correrebbero persino gli accattolici, come corrono alle scuole delle Suore di Carità le figlie –

Intanto pregandoLa a voler gradire coi miei i saluti dei miei compagni, come a voler benedire il nostro viaggio, che di questo stesso giorno imprendiamo, coi sensi della più sincera venerazione, e riconoscenza Le bacio la sacra porpora, e godo protestarmi

D. E. V. R.ma

Divot.mo, ed Obl.mo Servo, e Figlio
† Fr: Guglielmo V.o di Cassia

[F. 2v] A Sua Eminenza R.ma / Il Cardinale Prefetto di Propaganda Fide / Roma //.