Massaja
Lettere

Vol. 1

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Al padre Venanzio Burdese da Torino OFMCap.
vice procuratore generale – Roma

[F. 1r]R.mo Padre Lettore

Suez 15. Settembre 1846.

L’ultima mia fu scritta troppo in fretta, farò ora un supplimento coi detagli del nostro viaggio sin qui – A quest’ora credo avrà già avuto occasione di parlare di me in Propaganda, ed avrà fatto le mie parti nel caso di bisogno – Il Signor Cerruti Console Sardo restò finalmente vinto nell’impegno, e da quanto mi scrive Monsignor Guasco, pare che tema più che altro la mia persona presso Propaganda – Se sapessi sicuro che Egli non abbia sporto lagnanze costà contro di me, io non avrei difficoltà di scrivere al Cardinale una lettera corettiva, e pacificativa in proposito; ma siccome temo che abbia ciò fatto nel primo impeto di collera, così invece, se V.–P. vorrà degnarsi significarmelo, io credo opportuno spedire ancora ulteriormente coppia di tutte le lettere da me scritte al medesimo Cerruti nella vertenza di cui è caso, persuaso che mi faranno più onore che altro, e d’altronde Propaganda verrebbe dalle medesime in cognizione di certe cose necessarie a sapersi – Cerruti è galantuomo, ma troppo bonomo, fosse un poco più furbo, la piaga delle nostre Missioni d’Oriente cagionata dal governo Francese, sarebbe meno candescente – Il buon galantuomo da troppa importanza all’agenzia che ha da Propaganda... d’altronde questa non ha poi tutto quell’utile che crede, tanto nella rappresentanza, che nell’economia, ritirandosi i sussidj di Propaganda non da Cerruti, ma da una banca con prezzo di cambio rigorosissimo – Se Propaganda mandasse una visita ai miei registri, facendo il confronto dei boldrò delle monete che io ho ricevuto, colla somma che Ella verserà dietro la ricevuta che ho dovuto fare, vedrebbe sin dove giunse la mia tolleranza, ed ove giunge il suo utile – Ella potrà unicamente confidare queste cose a Monsignore Brunelli per iscarico della mia onoratezza, e dovere verso i Superiori – del resto amo meglio restarmene in pace – Nella mia posizione di persona neutrale e colla confidenza di tutti che ho sempre studiato di mantenermi gelosamente, in due mesi e più di fermata, ho potuto studiar bene queste Missioni di Levante, e non ho mancato di far presente le cose come io vedeva [f. 1v] ed Ella mi farebbe cosa gratissima sindacare alla larga, come son state prese le mie osservazioni, e ciò per non altro, che per mia regola – Fratanto La prego di trasmettere la presente qui compiegata nelle mani del prefato Monsignore Brunelli – Io poi partito di Cairo la sera del tre corrente colla vettura del transito di questo governo, in quindeci ore ho fatto la strada del deserto, che altronde sui cameli l’avrei fatta in tre giorni, e la mattina delli quattro alle dieci già mi trovava qui in Suez – Questo trasporto tra noi ed il bagaglio venuto sui cameli, mi costò circa seicento franchi – Qui giunti il /63/ Signore volle visitarci con qualche contrarietà – Tre compagni, cioè P. Giusto, Cesare, e Pasquale vennero sorpresi da fortissima febbre, forse prodotta da stanchezza, o straordinario scuotimento della vettura tratta a forza, e con precipizio da quattro cavalli, e siccome tardò più di otto giorni a giongermi il bagaglio per non so quale male intelligenza che mi diede molti fastidj, in tutto quel fratempo ci convenne dormire sopra di una stuoja, non trovandosi in questo brutto paese turco nemanco uno stramazzo per gli ammalati – fortunatamente però i medesimi si riavettero coll’ajuto di buone purghe che portava con me, del resto qui non si trova ne medico, ne farmacia – Per causa del ritardo del bagaglio non ho potuto partire col vapore del dieci, e così sarò qui sino a quello del ventidue, che spero poter prendere per avviarmi verso Aden – Presentemente stiamo mediocremente bene, ma il vivere costa la metà di più che in Cairo – L’aqua medesima salata in due modi, mi costa un franco ogni due giorni, perché viene di lontano sei miglia, e poi per noi che non siamo assuefatti è quasi insoffribile – Qui vi sono solamente cinque, o sei Cattolici, et quidem di quelli che fanno senza di noi – tutti gli altri sono la maggior parte turchi, e la minore Greci sismatici peggiori dei Turchi – Ora comincio provare la vita apostolica, e cosa vuol dire trovarsi tra gli infedeli, e non sapere la lingua del paese – La stanza ove si mangia, e si dorme, serve anche di cattedrale ove si celebrano quattro Messe tutti i giorni – In verbo di Messe, se Ella potesse inviarmene una quantità, mi farebbe molto piacere, nel caso per mezzo di Propaganda potrebbe spedire la limosina a Monsignore Guasco d’Alessandria [f. 2r] da rimettersi al Signor Messarra Giovanni Dragomanno del Consolato Inglese in Carro, e mio Procuratore, il quale poi la trasmetterà a me secondo le istruzioni che ha – Così per l’avvenire potranno diriggersi al medesimo per qualunque ricapito che mi si voglia diriggere – Caro P. Lettore la finirei mai più, tanto mi è caro trattenermi qualche poco seco Lei, ma ho anche altre lettere, e faccende, d’altronde deve sapere che scrivo inginocchione sopra una sedia sdruscita per mancanza di tavolino – Dica perciò tante cose per me a tutti gli amici di costà – alla curia Generalizia, ed in specie al R.mo Vicario Generale, ed al R.mo Giusto – al Segretario Secondo, a Mauro, al Francesco di Sinigaglia quando potrà – a Don Raffaele, che pregherà pel mio viaggio, e per la mia Missione – Preghi per me, che baciando la paterna, e benefica di Lei mano godo raffermarmi

D. P. V. R.ma, e Carissima

Aff.mo Studente
† Fr: Guglielmo V.o Capp.no

P. S. Dietro l’elezione del nuovo Pontefice, come mi si dice tutto favorevole al Micara, sarei curioso di sapere se vi sia qualche incamminamento contrario al Capitolo Generale, e se vi sia qualche innovazione riguardo ai Regolari, od anche rapporto alle Superiorità di Propaganda –

/64/ Item – Pensava far rimettere da Lei la lettera a Brunelli, onde metterLa in via di esplorare, ma rifletto, che questa sarebbe una picolezza, perciò la diriggo immediatamente a lui –

[F. 3r] P. S. Affinchè possa rendere ostensiva la lettera anche al R.mo Padre Prefetto del Collegio, voglio darLe a parte qualche cenno sul P. Giusto d’Urbino, lusingandomi che Ella bramerà di averlo – Il P. Giusto è sempre misterioso secondo il solito: è venuto mal volentieri, e prosegue mal volentieri – almeno si contentasse di tenerlo nascosto frà se, ma pare se ne faccia un piacere dirlo a tutti. Tanto in Alessandria che in Cairo si diede a conoscere a segno che i Religiosi di quei Conventi si fecero un dovere di avvertirmi parecchie volte – Dice chiaro che non voleva venire, e soggiunge qualche volta anche qualche cosa contro di chi fu la causa – Io non posso dire che sia un cattivo giovane capace di venire a commettere qualche scandalo, ma sarà sempre, come lo è attualmente un peso alla Missione – Si vede mai in lui un momento sereno, sempre ha qualche lagno a fare – parla mai, e se parla qualche volta lo fa per contradire – è mai del sentimento degli altri, e persino nel sortire a spasso, sortì mai coi compagni, qualche volta aspetta che siano via gli altri, e poi sorte solo – Stravagantissimo nelle sue opinioni, quali quando le spiega guai a contrariarlo – Nei giorni che stiamo fermi, come qui in Suez, siamo soliti a dire la nostra Messa, massime sul riflesso che abbiamo Messe a celebrare, egli la sentirà, qualche volta, ma non la dice, meno qualche festa – nel mangiare, nel bere, nel dormire tutto gli fa male, meno le sue stravaganze – in una parola, io lo credo più scemo che perverso, poco presso del carattere dell’Anselmo di Virle – L’ho già preso in disparte due o tre volte cercando di ragionarlo, ma ho veduto che è lo stesso che battere l’aria – è mai persuaso di quello gli si dice – Io son disposto a tenerlo per non rovinarlo, del resto l’avrei rimandato cinquanta volte indietro – Una volta l’ho esortato a ritornarsene, e mi rispose che egli voleva essere Missionario – io non so cosa dirmi di più – Ad ogni evento di questo stesso corriere avendo scritto a Monsignore Brunelli gli ho dato qualche tocco, e gli dissi d’informarsi dalla P. V. in proposito –

[F. 3v] Altro P. S. Dopo scritta la lettera acadde altra variazione nel nostro viaggio, glie la riferisco per sua norma, ed affinchè prevenga anche Propaganda, a cui più non scrivo – Giunto qui in Suez credendo di prendere il vapore per Aden non ho potuto per causa del bagaglio troppo grosso – per fortuna che non l’ho preso: di lì a due giorni venne di Aden un viaggiatore, ed avendogli esternato il mio progetto per Aden, egli mi disse che non mi conveniva recarmi cola con tutto il mio bagaglio, perché giunto là non avrei trovato imbarco per Massoa – pensai bene ai casi miei, ed ho risolto di andarmene a Gedda città situata circa la metà del mare rosso, quasi dirimpetto a Massoa. La Città di Gedda è la principale di questo mare, dove vi è tutto il Commercio con Massoa, e coll’Abissinia, ivi perciò potrò con facilità aver molte cognizioni sul progresso del mio viaggio – Di Gedda se voglio posso anche andare in Aden, oppure mandare, essendovi via aperta di continui bastimenti che /65/ vanno o vengono – Intanto domani io parto per Gedda, e se occorre qualche spedizione, o di lettere, o di altro, mandino in Alessandria, dal Vescovo, oppure al Cairo dal mio Procuratore Messarra Dragomanno del Consolato Inglese, coi quali siamo intesi di tutto l’occorrente – Il motivo per cui io mi recava in Aden era perché del Vapore molto più spiccio, di là sarei ritornato a Massoa indietro di un terzo del Mare rosso – Ora faccio la via più breve di spazio, ma più lunga di tempo, perché solo in barca – Sul vapore non mi bastavano tre mille franchi, laddove con mille ho preso una barca a mia disposizione per Gedda – Le rinnovo i saluti, e sono

Aff.mo Studente
† Fr: Guglielmo V.o Capp.no

[F. 2v] Al R.mo Padre P.on Col.mo / Padre Venanzio da Torino V.e Proc.re / Generale dei Cappuccini / ai Cappuccini / Roma //.