Massaja
Lettere

Vol. 1

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Al padre Venanzio Burdese da Torino OFMCap.
vice procuratore generale – Roma

F. 599rR.mo Padre Lettore Carissimo

Diedda 10 Ottobre 1846.

Ho scritto da Suez, voglio anche scrivere da Gedda, o Diedda, affinché V. P. Carissima sia informata d’ogni mio passo con cui vado allontanandomi, e sappia dove sono – Partito da Suez il 22. scorso Settembre sopra una barca presa in affitto dal medesimo Console Francese, in sedeci giorni giunsi a questa Città, dove mi trovo – Il mio viaggio sarebbe stato felicissimo, se non mi fossero avvenuti due casi a perturbarmi il viaggio di mare che abbiamo fatto – Il primo avvenuto la sera dell’ultimo giorno di ottobre, circa le tre di sera, fu una borrasca di mare che ci portò quasi all’estremo di perderci – La nostra barca alquanto piccola fu talmente sbattuta dalle onde, che per un’ora di seguito si vidde in continuo pericolo di essere ingojata – Se il nostro piloto avesse tenuta la via comune serpeggiando il lido, sarebbe stata cosa facile schivare il pericolo, ma per volere tagliare una specie di Golfo che vi è, essendosi portato in alto mare, oltre l’aver dovuto incontrare maggiore violenza di mare, dovette restarsene in pericolo fintanto che gli riuscì di rifuggiarsi dietro uno scoglio, dove pernottammo sino all’indomani per vedere un secondo caso molto peggiore del primo – Il nostro benedetto Piloto invece di fermarsi tutta la notte nel luogo dove eravamo rifuggiati, e non partire sino all’indomani al fare del giorno come fanno tutte le altre barche a vela sul mare rosso per causa dei frequentissimi scogli, o coragli che vi sono quasi a fior d’aqua, e che di notte non si possono vedere, egli senza fare parola di niente, alle due dopo mezzanotte del primo ottobre, mentre noi stavamo addormentati riposando dallo sconquasso del giorno precedente, sciolse le vele, e soffiando il solito vento periodico di tramontana, la barca camminava con impeto straordinario, quand’ecco circa le tre ore, tutto in un colpo sentimmo un’urto terribile della barca che ci svegliò, e spaventò tutti quanti – La barca aveva urtato in uno scoglio, e siccome non era molto grossa dalle onde fu trasportata in un gruppo di scogli, fra i quali ogni qual volta veniva innalzata dalle onde abbassandosi ripeteva il colpo – pensi che brutta catastrofe! i marinari urlavano e si tenevano per perduti, abbenché avvezzi al mare – la luna già era scomparsa dall’orizzonte, e vi era una notte oscurissima – Sapevamo di trovarci in alto mare, dove per alcuni giorni non sarebbe sicuramente passata altra barca a raccogliere gli avvanzi del nostro naufragio – noi intanto temendo che ogni colpo ricevuto dalla barca sugli scogli, dovesse essere quello di romperla in mezzo, raccomandataci l’anima a Dio, ed amministrataci reciprocamente la santa assoluzione, stavamo aspettando ogni momento il fine della nostra carriera e missione – [f. 599v] ma il Signore che forse in- /68/ tendeva solamente di decorare il nostro apostolato con uno di quei pericoli che per tre volte dovette passare l’Apostolo S. Paolo, oppure riservarci ad ulteriori di mare, o di terra tra gli infedeli, ancor più scabrosi, dispose diversamente – in fatti, battuta e ribattuta la nostra povera barca dalle onde sui scogli per lo spazio di quasi due ore sempre fu vittoriosa, e quando cominciò spontare la stella del mattino, ed io al ricomparire della luce potei fissare di nuovo gli occhj all’immagine della Gran Vergine sotto il titolo Stella del mattino che io nella stanzetta teneva appesa sopra il capo, e alla quale solo il giorno avanti aveva provato tanta fiducia nel raccomandarmi, tutto in un tratto si trovò tranquillo, e pieno di fiducia il mio cuore, – il mare cominciò tranquilizzarsi e riuscì finalmente ai marinari di sortire sani, e salvi colla barca dal labirinto – Io qui non mi trattengo a narrarLe, e i sentimenti religiosi che nel cimento abbiamo concepiti, e le promesse fatte al Signore – queste cose Ella potrà immaginarle... In quel momento di catastrofe, dovendo pensare a noi, non si pensava ai nostri cari d’Europa, ne ad altro; ma appena passato il disastro, mentre si continuava il viaggio, la turba dei pensieri cominciava farsi sentire – quali fossero quindi i discorsi nostri Ella lo immagini... Si parlò del colpo che avrebbe fatto a Lei ed al R.mo Giusto il nostro naufragio – Si parlò di Propaganda, che forse non avrebbe più spedito ai Galla altri Missionarj, e questo ci affligeva – Si parlò di Torino, di Testona, e di tante brave persone che si dimostrarono sì animate per la nostra spedizione,... ma sopra tutto si parlò della grazia singolare ricevuta, forse e senza forse dietro le preghiere di tutti i nostri cari, e di tanti associati alla propagazione – creda pure, caro P. Lettore, il riflesso della grazia che abbiamo ricevuta, e delle preghiere che continuamente si fanno da tante brave anime per noi, risvegliò una tal fiducia, che sebben solo alla metà della navigazione che dobbiamo fare sopra questo mare fra tutti il più pericoloso, tuttavi[a] già ci pare di essere giunti all’ultimo porto – più in là anzi spingendoci la nostra fiducia, già ci pare di essere fra i Gallas conquistatori di quei cuori, e di quelle anime ancor barbare, e selvatiche – Il Signore che ci volle salvi sin qui, senza fallo è per portarci ai Galla, così si stava ragionando – Infatti dopo quella catastrofe noi abbiamo avuto una navigazione la più tranquilla, sino a questa città di Gedda, ove felicemente approdammo la sera dell’otto corrente – Appena entrata in porto la nostra barca colla bandiera di Francia innalberafa, dopo mezz’ora subito comparve il Giannizzero del Cònsole Francese, e di lì a poco comparve il Cancelliere medesimo del Console, certo Signor Sarchis Armeno Cattolico, che trovandosi in campagna il Console, ne faceva le veci – siccome era ora del nostro pranzo, aderì al nostro invito, e pranzò con noi sulla barca, e subito dopo pranzo ci condusse a casa sua, dove volle trattenerci ad ogni costo ospiti e commensali – È questa si può dire l’unica famiglia Cattolica di questa Città, forse la più fanatica per l’islamismo – Sono incredibili le cortesie che riceviamo da questo Signore, cognito benefattore dei Missionarj di queste parti – basti il dire che lasciò per noi il suo letto, e la sua stanza, e fa per noi /69/ [f. 600v] più di quello che farebbe per se – quanto è mai preziosa per un viaggiatore, tanto più per un Missionario, una persona di questo carattere, massime tra gli infedeli –! Ci ha trovato una buona barca a buon prezzo per Massoa, e mercordì, essendo giorno destinato per la nostra partenza, già sentiamo il reciproco dispiacere di doverci lasciare – Qui devo pure significarLe una determinazione presa qui in Gedda – Ho spedito in Aden il P. Giusto ad oggetto di esplorare colà l’indole dei Galla di quelle parti, ed intavolare, se si potrà una comunicazione coi Galla, onde facilitare le relazioni nostre con Roma – per la via dell’Abissinia è un’affare eterno – laddove se ci riesce di aprire la via per Aden sarà molto più spiccio – Il P. Giusto potrà fermarsi in Aden col P. Fouguet quanto basti per eseguire l’incarico, quale finito, risultando qualche cosa di favorevole, verrà a portarmi il piano in Adoa, e si prenderà le opportune determinazioni dietro il confronto dei lumi che potremo avere da De-Jacobis – Per questo motivo io divisava di recarmi in Aden con tutto il mio seguito, ma per molte ragioni e politiche, ed economiche avendo dovuto cangiar questo piano, mi sono limitato alla spedizione di un solo soggetto, persuaso di fare del bene in due modi – Ella intanto mi farebbe piacere significare a Propaganda questo mio procedere, che mi riservo a scriverle quando ne vedrò un qualche risultato – Del resto le cose vanno sempre bene, i Soggetti sono sempre egualmente animati, e godono perfetta salute, le spese sono forti, ma, grazie a Dio, essendomi giunto il sussidio di Lione per ora posso far fronte a tutto, – Siccome però dove vado non potrò far pervenire costà, ed in Lione le mie suppliche in caso di bisogno, prego V. P. R.ma, avermi sempre presente, e raccomandarmi ove di ragione, per ulteriori sussidj, i quali, quando saranno per strada, io aspetterò riceverli ancor più di otto mesi – così veggo che accade al Signor De-Jacobis meno lontano di me – Nell’ultima lettera di Propaganda mi si diceva trovarsi in via un’involto di libri per me, e per De-Jacobis, finora non li ho ricevuti ancora, lo significhi alla stessa Propaganda per sua norma – Sono poi curioso di sapere, come la medesima Propaganda abbia preso il complesso delle mie osservazioni fatte nella mia fermata qui in Oriente, Ella mi farebbe piacere investigare destramente, e significarmelo per mia regola – Gradisca intanto i soliti saluti miei, e dei compagni, estensivamente a tutti i R.mi di costà, al Piemonte etc, e raccomandandomi sempre alle orazioni di tutti, in fretta mi raffermo sempre

Aff.mo Studente
† Fr: Guglielmo V.o Capp.no

F. 600v Al R.mo Padre P.on Col.mo / Padre Venanzio da Torino Deff.re, e V.e Proc.re / Generale dei Cappuccini / ai Cappuccini / Roma //.