Massaja
Lettere

Vol. 1

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Al cardinale Giacomo Filippo Fransoni
prefetto di Propaganda Fide – Roma

N. 634 [F. 1r]Eminentissimo Principe

Massava il 3. Decembre 1846.

Dopo tre mesi dall’ultima mia che ebbi l’alto onore d’inviare all’E. V. dal Cairo sul finire di Agosto, prima di partire per l’Abissinia, ove le relazioni si faranno sempre più difficili, penso informarLa del viaggio sin qui, e notarLe alcune cose che possono in qualche modo interessare il paterno di Lei zelo per le Missioni –

Benché partito dal Cairo con’intenzione di recarmi in Aden per godere del commodo del vapore, e perché colà avrei potuto con tutta facilità scegliere la via più conveniente per recarmi al luogo di mia Missione, e d’altronde godere un poco più il commodo delle poste per la corrispondenza coll’Europa; tuttavia, giunto in Suez, avendo trovato difficoltà per l’imbarco sul vapore, che non voleva prendere il mio bagaglio, fui costretto prendere una barca particolare, e prendere invece la via di Gedda, per quindi avviarmi direttamente a Massaua – Il viaggio, grazie al misericordioso Iddio, ed alla gran Vergine immacolata, sotto la cui protenzione ho posto la mia Missione, fu buono, a fronte di alcuni incontri che ebbe la nostra barca cogli scogli tanto frequenti su questo mare, e che ci portarono per ben due volte all’estremo di perderci – Tanto in Suez, quanto in Gedda fui accolto, e colla massima sollecitudine assistito dai rispettivi Consolati di Francia – In Suez il Console, di Religione Greco Scismatico, mi parve molto inclinato, e disposto a farsi Cattolico, e da quanto ho potuto raccogliere dalle spontanee replicate conferenze avute col medesimo suo Parroco, la cosa non sarebbe difficile forse anche rapporto a tutta quella Cristianità. Visitato spontaneamente più volte [f. 1v] dal medesimo, pensai conveniente restituirgli la visita, e Le protesto di avere ricevuto tutte le dimostrazioni indicanti un cuore affatto per noi – La brevità del tempo non mi permise di esaminare abbastanza le circostanze, ed il carattere delle persone, per intavolare qualche affare positivo da rassegnare con certezza all’E. V., ma mi pare che una qualche dimostrazione per parte di cotesta S. Congregazione ai Summentovati, accompa- /74/ gnata dallo zelo di un qualche Missionario di passaggio più alla portata di me, e specialmente incaricato, potrebbe fare qualche cosa, a fronte di certe delicatezze che io ravviso per parte del Consolato Russo di Cairo che ne vanta la Protezione –

Giunto qui in Massaua io aveva divisato di lasciare i miei compagni col bagaglio, e partire subito per Goulla in Abissinia, ove trovasi il Signor De-Jacobis, affatto digiuno di tutto l’operato di Cotesta S. Congregazione riguardo ai popoli Galla, perché non gli giunsero due mie lettere, una con data di Giugno scritta da Alessandria, quando io credeva passare per il Nilo, e l’altra dal Cairo nel mese di Agosto dopo cangiato il piano di viaggio, quali lettere io trovai ferme in Suez per mancanza di occorrenze – Così io pensava di prevenire personalmente il Soggetto a scanzo di cerimonie, o di altro disturbo, ma per dar retta ai consigli di questo Console Francese, e dello stesso Governatore di questo paese, a cui era stato raccomandato, i quali, per troppo riguardo, non vollero lasciarmi partire solo, per causa di alcuni torbidi tra i popoli di queste montagne, ho dovuto contentarmi di scrivere al prefato Signor De-Jacobis una lettera con cui lo pregava indicarmi il modo di trasporto più conveniente, e sicuro, e spedirmi nel tempo stesso una persona di sua casa per guida e scorta, unico mezzo, come mi dicevano, di viaggiare con sicurezza e liberarmi da tante molestie a cui vanno soggetti gli Europei, attesa la gran stima che gode il medesimo presso tutti i capi di queste tribù Abissinesi – Appena ricevuta la mia lettera, da quel uomo apostolico che è, sì e come tutti me lo dipingevano, pensando che io sarei stato in pena, mi rispose subito per espresso con una lettera proprio tutta come io bramava, e che voglio spedirLe colla presente, affinché si conosca il merito di questo uomo veramente apostolico – quindi egli stesso volle venirmi a prendere, e nel momento che scrivo trovasi quì a confermare col fatto tutto quello che dice nella sua prefata – Ho l’onore di assicurare l’E. V. che per me è uno spettacolo il vedere il zelo, [f. 2r] l’attività, e nel tempo stesso la candidezza con cui egli tratta le cose mie, e quelle di questa sua piccola Cristianità – Di giorno tutto in facende per allestire il mio viaggio, e di notte tutto occupato nell’istruire alcuni battezzandi, e cresimandi – Il Signore benedirà senza dubbio gli sforsi che fa questo grand’uomo per la conversione dell’Abissinia, ed io non dubito ponto, che egli col suo gran zelo, e sopratutto colla sua grande umiltà, giungerà ad ottenere quello, che per decreto della Providenza non ottennero tante altre Missioni antecedenti – Le mie speranze, a questo riguardo, sono fundate, non tanto sui fatti esterni clamorosi di protezioni, di mezzi, o di altro consimile, quanto sull’opinione universale che io scorso presso gli stessi suoi nemici, di uomo Santo a miracoli – Il cangiamento di una nazione non è senza dubbio, opera di un’anno, ne di due, ma di secoli; ma quando si vede incominciare dall’opinione volgare, si può pronunziare francamente un giudizio –

Per rapporto alle cose della mia Missione è già un gran passo l’assistenza che posso sperare dal Sig.e De-Jacobis, persona affatto /75/ lontana da ogni ombra di gelosia, e portata per il bene comunque, ed ovunque da operarsi – L’aver già incominciato qualche cosa tra i popoli Galla è già un buon preludio per me, che [potrò] con sicurezza sottentrare in terreno già dirozzato, e che egli tanto con piacere [vuole] rimettermi – Quando avrò parlato col Sig.e d’Abbadie vedrò se dovrò entrare per la parte del Gogiam, invece di Soa – Il Gogiam è tutto Cristiano a modo dell’Abissinia, è fanatico all’eccesso, pieno di monachismo eretico – io andando là dovrei nel mio ministero adattarmi in tutto agli usi dell’Abissinia, e fare uno studio particolare, come il Signor De-Jacobis, dei loro riti, errori etc per guadagnare una provincia che naturalmente, e per il rito, e per tutto dovrà essere unita all’Abissinia – Per la parte di Soa, i Galla sono tutti infedeli idolatri, fra i quali si può fare un nuovo impianto di lingua, d’insegnamento, e di tutto sì, e come vogliamo – Questi soli infedeli Galla formano una popolazione molto più grande di tutta l’Abissinia in estensione, ed in numero; dunque mi pare per ora, che sarà forse meglio limitarmi agli idolatri... vedremo meglio, quando avremo i lumi dell’anzidetto Abbadie –

Sono sulle mosse, persuaso che l’E. V. vorrà compatire questa mia lunga lettera fatta alla bella meglio, La prego a voler gradire coi miei i saluti di tutti i miei Compagni, e bacciandoLe la sacra porpora colla massima venerazione godo raffermarmi

D. E. V.

Divot.mo ed Umil.mo Suddito
† Fr: Guglielmo Massaja V.o di Cassia –

[F. 2v] All’Eminentissimo Principe / Il Cardinale Prefetto di Propaganda fide / Roma //.