Massaja
Lettere

Vol. 1

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Al padre Ermenegildo Barbero da Villafranca Piemonte OFMCap.
medico provinciale – Torino-Monte

N. 38 [F. 1r] P.re Medico Carissimo

Gualà – Provincia dell’Agame in Abissinia il 3. Febbrajo 1847.

Approfittandomi di un’occasione che mi pare alquanto più sicura per le lettere, che in questi paesi invecchiano nelle mani dello scrivente prima di poterle ricapitare, e ricapitate invecchiano nelle varie mani per cui devono passare, se pure non muojono prima di toccare il beneficio delle Poste d’Europa, dopo di aver scritto, e riferite ai miei Superiori e in Roma, e costì varie cose toccanti l’individuale mia posizione, e il rispetto ed affezione che loro professo, a voi, mio caro Collega, noto un po’ più diffusamente le circostanze del mio viaggio fin qui, pregandovi di parteciparle ai nostri Colleghi, e specialmente alle persone amanti la grande causa delle Missioni acciocché si confermino sempre nella persuasione, che queste sono in giornata un oggetto dei più cari a Dio, e il più bel fiore della sua mistica Vigna Chiesa S.ta.

Dopo nove mesi dalla mia partenza di Roma, e presto un anno dacché partiva dal Piemonte, finalmente mi trovo in Abissinia distante non più che quattro, o cinque giornate dagli Assoubho-Galla Tribù la più vicina del mio Vicariato dei Galla – Il solo mio viaggio finquì fu un complesso di Grazie del Signore così grandi, che quando vi rifletto rimango stordito del modo così parziale con cui mi ha favorito, e mi ha visibilmente liberato dai più evidenti pericoli – Trovandomi al Cairo d’Egitto sul punto di dover partire, e fastidiato perché temeva di non aver mezzi sufficienti per tutto il viaggio, e perché d’altronde sapeva che partito di là, prima che mi sarebbe giunto qualche sussidio avrei dovuto sospirar lungo tempo, per economia della spedizione, e persuaso che quella fosse la via migliore, presi la determinazione di passare per il Fiume Nilo onde recarmi al mio destino, e già ne lo aveva conchiuso con un negoziante Piemontese che doveva accompagnarmi – Ebbene, il Signore che aveva disposto altrimenti per [f. 1v] per il vantaggio di questa Missione della Abissinia fece nascere tante difficoltà, e tanti imbarazzi che io gli teneva in quel momento contrarietà suscitate dal demonio; ma nò, era proprio la Provvidenza Divina che mi faceva differire alquanti giorni, poiché mi voleva soccorrere – Mi giunge da Lione un sussidio di tre mille scudi – La Propagazione di Lione a fronte che avesse già chiusa la distribuzione dell’anno allora corrente epperciò quasi senza fondi in cassa, quando ha ricevuta la raccomandazione del Zelantissimo Sig.e Canonico Riberi di Torino, e la mia lettera, ciò nullaostante con una sollecitudine tutta a Lei particolare, a posta corrente mi spedì la desiderata Cambiale, e mi giunse a tempo... Se ritardava due giorni solamente, io partiva, e chi sa quando la avrei ricevuta; Ma il Signore che con tanta bontà eccita la pietà dei /80/ Fedeli associati alla Propagazione della Fede acciocché non manchi agli Operaj della sua Vigna il sostentamento necessario, tanto più gelosamente assiste gli Amministratori della Grande Opera per la equa ed opportuna distribuzione di questo Capitale Apostolico – Col sussidio poi in cui io tosto ravvisai il particolare tratto dalla Provvidenza di Dio, ricevei anche dagli stessi Amministratori della Società di Lione una lettera di accompagnamento così compita, e così piena di sentimenti Apostolici, che la tengo come discesa dal Cielo per mezzo loro, la conservo, e la vado leggendo per incoraggirmi nella mia impresa – Ricevuto che ebbi la considerevole somma, più facilmente mi determinai di prendere la via di Suez, e del Mar rosso – Ma giunto in Suez, venendomi assicurato che la via di Aden sarebbe stata la migliore, perché di là era facile l’ingresso direttamente ai miei Galla, e perché così avrei potuto servirmi dei Vapori molto più sicuri delle Barche sul Mare, mi fermai 18. giorni in Suez aspettando il Vapore di Calcutta, o quello di Bombej – E qui di nuovo il Signore attraversò misericordiosamente il mio progetto perché mi voleva per la via della Abissinia, e dispose che io non potessi approfittarmi né dell’uno né dell’altro dei due Vapori, finché stanco, direi così, di fermarmi in Suez paese veramente infelice, e dove ci toccava di comprare perfino l’acqua a bere, ho preso il partito di servirmi di una Barca e passare per Gedda, e Massava, come feci partendo da Suez il 28. 7.bre –

Rimessici adunque su di una Barca alla discrezione di quel Mare infido, fu proprio qui che la Provvidenza di Dio per la protezione di Maria SS.a liberò me, [f. 2r] e i miei compagni dall’imminente naufragio – Per due volte ci siamo trovati in procinto di andar perduti; Nella.2a. principal.[men]te dopo di aver camminato tutta la notte per attraversare il Golfo che separa l’Arabia petrea dalla Arabia felice, verso le tre del mattino addormentatosi il timoniere, il vento che soffiava più dell’ordinario portò ad un tratto la barca sopra un gruppo di scogli coperti di circa un sol metro d’acqua, e stando noi dormendo, l’urto che la barca alzata dalle onde diede in uno scoglio nell’abbassarsi fu tale, che non ci svegliò solamente ma ci spaventò, e ci fece temere si fosse totalmente spaccata – Noi fu al primo urto, ma ne ripeteva degli altri, e continuava a lottare cogli scogli qua e là sparsi... Era notte oscura, ci trovavamo distanti da terra una giornata di viaggio – Gridavano alla disperata i Marinaj – Gridavano i miei Compagni, e ci si raccomandavamo l’anima dopo essercisi amministrata la Sacramentale Assoluzione... Ci attendevamo la morte da un minuto all’altro, poiché continuava la lotta colle acque furiose e co’ scogli... Nella partenza io aveva appesa una piccola immagine della Madonna sotto il titolo di Stella Matutina su di un lato della stanzetta in cui ci trovavamo, e soleva nel grosso del Mare colà volgere lo sguardo, mi volsi tantopiù, e mi vi raccomandai in quel frangente, e pensate, con qual fervore... Colla Croce Vescovile benedissi il Mare, la baciai, la diedi a baciare... il combattimento non finiva... Ma vedendoci prolungata la vita si continuò a pregare con più di calore, e dopo due ore!! di continua lotta, /81/ final.[men]te proprio quando cominciava a comparire sull’Orizzonte la Stella del Mattino, Maria SS.ma invocata sotto questo titolo fé’ sì, come mi giova credere, che un’onda benigna alzò la Barca, la portò fuori de’ scogli, e ci trovammo come in sicuro – La grazia poi fu riconosciuta compitissima quando vidimo che il Timoniere, che aveva perduto il Timone della Barca potè ricuperarlo, e che se la stessa Barca aveva sofferto alquanto, il guasto non fu sostanziale, né ci impedì di prosseguire il viaggio – Oh! vedete, mio caro P.re Medico, se il Cielo non ci fu largamente propizio!. Io che non era ancora abbastanza persuaso che il Signore ci volesse per questa via, immaginate quante cose rivolgeva in mente pensando al pericolo cui fummo esposti... Se avessi presa la via del Nilo, diceva fra me stesso, forse... Se fossi andato pel Vapore... Eppure nò, il Signore mi voleva per questa via, mi voleva in Abissinia prima di entrare nei [f. 2v] nei Galla; perché già aveva esauditi i voti di uno de’ suoi più cari Missionarii il Prefetto della Abissinia stessa D. Giustino De-Jacobis dei Preti della Congregazione di S. Vincenzo de’ Paoli.

Questi nella necessità quasi estrema in cui trovavasi di danaro pel mantenimento della numerosa sua Famiglia, essendo più di due anni che non aveva più né comunicazione né soccorso di Europa, se lo attendeva allora, e lo sperava con tanta fiducia, che lo aveva come promesso a molti de’ suoi neofiti, anzi spediva, e giungevano pochi giorni prima del mio arrivo a Massava due de’ suoi fidi a cercar soccorso di danaro, dicendo loro che il Signore avrebbe provvisto in modo tutto speciale – E così fu veramente, poiché in Alessandria d’Egitto casualmente io era stato incaricato da un suo corrispondente di portargli una somma considerevole di danaro proveniente dalla Propagazione di Lione, che da molto tempo stava ferma per mancanza di occasioni sicure. Giungo dunque in Massava il 28. 8.bre dopo un mese di viaggio da Suez, entro dal Console Francese, trovo i due inviati, sento il motivo della loro venuta, e la viva fiducia con cui furono dal Sant’Uomo eccitati a venirvi; Pensate...! Quale sorpresa, quale sensazione per me, e pei miei compagni! Io non potei trattenermi dal tosto esclamare, rivolto a questi: Oh Provvidenza Divina! Vedete il perché Iddio attraversò i nostri progetti di passar per altre vie? Voleva provvedere per mezzo nostro agli estremi bisogni di Abissinia – Se noi fossimo passati ed entrati per altre vie ai nostri Galla, chi sa quando avremmo potuto inviar loro il soccorso del danaro! Chi sa a quali indigenze e penurie non si sarebbero ridotti col ritardo di esso! Siane ringraziato Iddio, e la Beat.ma Vergine nostra Stella propizia.

Qui risolsi di far tosto ripartire i due inviati alla volta dell’Abissinia con una porzione di Danaro accompagnandogli con una mia lettera al Prefetto – In questa con tutta la fiducia che potè inspirarmi il complesso del fatto, mi annunziava semplicemente nella mia qualità, e lo pregava della sua assistenza per il mio viaggio e trasporto degli effetti fin qui, persuaso che sarei stato salvo in questo modo da tutti i pericoli gravissimi, che occorrono ai viaggiatori Europei in questi paesi. Appena il S.t’Uomo lesse la mia let- /82/ tera, in vedere come il Signore per mezzo mio lo venia a provvedere, lascio a voi l’immaginarvi quali affetti abbia provati – Per limitarmi ai [f. 3r] ai soli fatti vi dirò, che sull’istante mi scrisse una lettera veramente degna di un figlio di S. Vincenzo de’ Paoli, e da quel grand’Uomo che io andava sempre più in lui scoprendo, quale non ho potuto trattenermi di mandarla tosto alla S.a Congregazione in Roma, affinché conoscesse qual degno Prefetto possedeva la Missione dell’Abissinia. Frattanto mentre l’espresso colla lettera veniva a me, Egli pure partiva per l’istessa volta, e giungeva in Massava due giorni dopo il Messo – Il Giorno del suo arrivo fu per noi giorno di vicendevole straordinaria consolazione: Godeva il S. Uomo di aver rinvenuti in me coi soccorsi temporali anche gli spirituali per la sua Missione estesissima ma scarsissima di Sacerdoti; Gioiva anche io, perché mi pareva di vedere in esso l’Angelo del Signore che veniva a servirmi di conforto, di guida, e a liberarmi da un grande imbarazzo, quello di aver a provvedere pel viaggio nell’attraversare tutta l’Abissinia – Se ne incaricò difatti, e tra di esso e i tre Allievi che aveva seco condotti si pensò, si provvide a tutto con una disinvoltura, e con interessamento indicibile, cosiché in pochi giorni venne disposta una carovana di circa cinquanta persone coi muli necessarii per noi e pel Bagaglio.

Partimmo da Massava il 6. 10.bre, e camminando quasi sempre fra Montagne e folte boscaglie in quindici giorni giungemmo in Gualà residenza di questi Missionarii – In questo viaggio se alcuna volta ci spaventò alquanto, e ci facevano camminar timorosi il ruggito che udimmo dei Leoni, o degli Orsi, il fischio delle Scimie che altre volte vedemmo a turme, non che la voce sconosciuta di altri animali feroci, per ripararci dai quali di notte tempo si accendevano grandi fuochi attorno alle Tende, e stavano vegliando alcuni dei nostri Condottieri; Fu però sempre per noi dolce conforto il Grand’Uomo che ci serviva di Guida, l’entusiasmo che per lui manifestavasi nel passaggio pei paesi della sua Missione, e le prove non dubbie che ci dava della sua Santità, e del suo infaticabile zelo. Tutte le sue cure ed attenzioni erano rivolte a beneficio degli altri, e niuna per se medesimo. Non fu mai possibile di farlo venire una sol volta a dormire con noi sotto la Tenda; avviluppato nel suo manto Abissinese si coricava in qualche angolo vicino a’ suoi Allievi, e sempre dopo aver lavorato fino ad ora tardissima nell’esortare, catechizzare, o fare buoni uffizj colle persone della Carovana, o con [f. 3v] con quelle dei paesi in cui pernottavamo – Credete, caro P. Medico, che io ho imparato, ed imparo tuttora molto da questo S.[an]t Uomo a fare il Missionario, tengo anzi che il Signore mi abbia anche condotto qui per fare presso di Lui il mio Noviziato.

Quello poi che più straordinariamente mi consola è ciò che vi dico ora sul verso della Religione in questa vastissima Missione – L’Abissinia paese Cristiano, per il Battesimo che ancora in generale si amministra validamente, caduta nell’errore da quattordici e più secoli, probabilmente per l’Eresia di Eutìche, se fu altra volta tanto dura alle voce della Missione Cattolica presentemente pare /83/ che debba cedere, anzi la credo in via di generale ritorno al Gregge della Madre comune Chiesa Santa.

Il Patriarca di questa Nazione detto comunemente l’Abuna e proveniente d’ordinario dal Cairo colla Missione di quel Patriarca Cofto Eretico fu sempre tenuto dagli Abissini per un oracolo mandato dal Cielo per la sua semplice qualità di Patriarca, e per questo tenne sempre in tutti i tempi così potentemente la chiave delle preocupazioni pubbliche, che la semplice sua voce bastò mai sempre per abbattere qualunque innovazione tanto religiosa che civile – Era dunque necessario di atterrare questo colosso nella opinione del pubblico per aprire la via a questi Cristiani onde rientrare nel grembo della Cattolica Chiesa; e questo appunto è quello che il Signore va via disponendo ad esecuzione della sua grande Opera – L’Abuna a motivo di certe sue riprovevoli qualità personali, volge di giorno in giorno in discredito presso il pubblico, e mentre perseguita con accanimento i Missionarii Cattolici, senza accorgersi dà la scossa ai deboli per dichiararsi, e va fomentando una crisi tutta favorevole alla nostra buona causa – Questi Missionarii, e massimamente il De-Jacobis Prefetto, erano in gran credito ma presso poche persone, e solamente in pochi luoghi. Ora, vedete, Provvidenza D.[ivi]na! La Scomunica replicata dall’Abuna stesso, e a suono di tromba pubblicata su tutti i mercati della Nazione contro i Cattolici e loro fautori comunque, cosa che avrebbe altre volte suscitata una crisi anche civile, noi fece più di presente – La Scomunica fece parlare dei Missionarj per ogni dove, fece indagare di loro, gli fece conoscere dal pubblico, e vedendone i costumi, e sentendo le massime Evangeliche che vanno insinuando, ciò fece e fa sì che a misura, [f. 4r] che va diminuendo il credito dell’Abuna, va crescendo il rispetto, e la venerazione pei Missionarj, e cresce il desiderio di abbracciare la pura Dottrina della Chiesa Cattolica da essi insegnata – Tutt’altro che per questa via, forse mai più si arrivava a poter ricondurre al seno della Chiesa Cattolica questo gregge errante da tanti secoli.

La cosa di presente non potrebbe essere a miglior portata, si può dire che l’Abissinia tutta è nel più grande movimento Religioso – Paesi intieri corrono spontaneamente ai piedi del Missionario Cattolico per dichiararsi della sua credenza – Partiti noi da Massava, appena ebbimo passate le Tribù Nomadi Mussulmane, ed entrammo nel primo paese Cristiano detto Halai, fui sorpreso in vedere le accoglienze fatteci dal Capo del paese, dal Clero, e da tutta quella buona gente – L’uomo di Dio il Sig.e D. De Jacobis passando in Halai quando mi veniva all’incontro si era già preparata buona parte di terreno, giunto poi qui con sue maniere caparrantissime ne compì l’opera, e la compì in modo, che al termine dei due giorni in cui vi si fermammo per accondiscendere alle replicateci istanze, il Paese intiero preceduto dal Clero volle dichiararsi Cattolico, e chiese di essere ricevuto alla professione della vera credenza: Immaginate quale soddisfazione per noi! – Fu ricevuto, e presto si manderanno Missionarii a fondarvi uno stabilimento, e fabbricarvi una Chiesa – Partiti poi da Halai in tutti i paesi per cui passammo fin qui segnatamente dove /84/ si faceva alto, o si pernottava vidi sempre poco presso la medesima tendenza alla Fede Cattolica, lo stesso trasporto di gioja, e di venerazione per questo Prefetto quale da pertutto veniva visitato dai Migliori del Paese ed in particolare dai loro Preti, coi quali egli teneva sempre lunghe conferenze, e dai quali veniva venerato qual Santo – Dopo il mio arrivo in Gualà già tre Paesi vennero esauditi e ricevuti alla professione della nostra Fede, e se ne sarebbero ammessi già più di dieci se i Preti Eretici che si convertono fossero validamente Ordinati dall’Abuna per poter loro permettere l’esercizio delle Sacre Funzioni: Ma sgraziatamente sono tutti invalidamente Ordinati, perché l’Abuna non cura punto la materia e la forma stabilita dalla Chiesa per la valida Ordinazione; Di modo che la Missione non avendo Sacerdoti da riempire il vano, né Vescovo per le Ordinazioni dei Preti Convertiti o degli Allievi dei Missionarii, si trovò finquì come paralizzata nei suoi progressi, e chi sa fino a quando lo sarebbe rimasta, se la misericordiosa Provvidenza di Dio non mi vi conduceva a [f. 4v] a forza di contrasti, ed a fronte di ogni mio progetto in contrario.

Giunto io dunque qui si pensò di provvedere tosto a questo primo urgente bisogno. Autorizzato da Roma ad Ordinare Chierici nel rito Latino quand’anche fossero di altro rito, prese le opportune misure per la scienza richiesta negli Ordinandi che avrebbero potuto trovarsi disposti, nel giorno della Purificazione di M.a SS.a il 2. Feb.jo ho conferito il Sacerdozio a undici Soggetti parte già Preti invalid.[ament]e ordinati, e parte Giovani Allievi di questo Collegio – La Funzione fu commovente ad lacrymas e per noi e pei Neofiti Ordinandi – Gli Ordinandi commossi ed inteneriti per la grazia inaspettata dell’Ordinaz.[ion]e e per la gravità ed imponenza della Funzione da loro mai veduta; commossi noi più di loro al pensare che in quel momento venivano a maturità i primi frutti di questa Vigna del Signore da tanto tempo in braccio all’errore, e perché questa funzione formava come il primo anello di una catena infinita di Grazie a misura che si sarebbe propalata la invalidità dell’Ordinazione Eretica per mezzo di questi medesimi Preti convertiti pieni di entusiasmo per l’Ordinazione Cattolica – Oltre ai Sacerdoti indicati ho ancora Ordinati cinque Minoristi, dessi pure Preti Eretici Convertiti, che sono in via di istruzione, e se ne attendono fra breve altri da iniziare – Prima di partire per la mia Missione mentre attendo allo studio delle lingue del Paese, spero di poter formare a questa Missione un Capitale sufficiente di Sacerdoti, almeno per fino a tanto che Roma già informata abbia prese le debite misure e providenze in proposito –

Vedete, mio Caro, il gran perché il Signore Iddio così potentemente mi voleva per questa strada – Guai a me se prendeva la strada del Nilo! Dopo tre mesi di viaggio per giungere a Kartoum, mi sarei colà trovato nel più grande imbarazzo – Mi viene qui riferito che da Kartoum non essendo né praticata, né conosciuta la strada per entrare nei miei Galla, mi sarebbe stato forza di attraversare il grande Deserto che divide l’Alto Egitto dalla Abissinia, e dal Sennar, per /85/ dove i due terzi di quei che vi passano rimangono vittima o sepolti nell’arena trasportata dal vento, o uccisi dalle fiere, oppure morti di fame, o di malatia indigena, e dopo tanti pericoli non avrei potuto che portarmi fin qui; oppure avrei dovuto ritornare indietro e prendere di nuovo la via del Cairo [f. 5r] Suez, e mar Rosso, e allora quale dispendio pel viaggio!, quanti mesi di ritardo nel giungere a soccorso di questa Missione! Ah! Sia pure ringraziato il Signore, che con una Provvidenza così manifesta, e sì efficace ha guidato così bene il mio viaggio, che anche per la mia sanità fu felicissimo finqui – Io attribuisco queste Misericordie Divine alle Orazioni di tanti Fedeli associati alla grande Opera della Propagazione, ed in ispecie ai Torinesi, e Moncalieresi tanto ferventi, cui io ebbi tante volte l’onore di eccitare predicando loro l’eccellenza di quest’Opera medesima –

Gradite i miei saluti, e pregandovi di esternare i miei sentimenti di gratitudine per tutti quelli che si ricordano di me, e della grande Causa delle Missioni, colla massima effusione di cuore godo raffermarmi di Voi

Aff.mo Fratello in G. C. ed Amico –
Fr: Guglielmo Massaja V.o di Cassia, e V. A. dei Galla –