Massaja
Lettere

Vol. 1

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A don Luigi Polledro
curato e vicario perpetuo della cattedrale – Asti

P. 227Carissimo ed amab.mo curato

Gualà Prov. dell’Agamien in Abissinia 5 Febbraio 1847.

Ho promesso di scriverti e voglio essere di parola a fronte delle mie gravissime occupazioni; per dar soddisfazione ad un amico si può dormire nel caso anche un’ora di meno.

Dopo passato presto un anno dalla mia partenza dal Piemonte quando ci siamo separati sul punto della mezzanotte costà nell’atto di salire sul velocifero, avrei tante cose da dirti, quanti sono stati i passi che ho fatto fino a Roma, e da Roma fin qui, ma la brevità del tempo m’obbliga a restringermi, persuaso per altra parte che avrai col tempo ulteriori dettagli del mio viaggio per altri canali, avendo scritto in Europa tutto l’occorso e l’importante veduto.

/88/ Ti dirò solamente che il Signore con un tratto speciale di sua provvidenza mi ha guidato in tutto il viaggio e potentemente mi salvò da tutti i pericoli gravissimi incontrati fin qui dove mi trovo; giova perciò sperare che vorrà continuare l’opera sua a mio riguardo.

Caro Curato, bisogna dire che in Europa non si ha una giusta idea delle Missioni e dei Missionari. Ho viaggiato un mese sul Mar Rosso, il più pericoloso che vi sia per la navigazione e ti assicuro che ho fatto una quaresima che non l’ho mai fatta in vita mia. Sopra una semplice barca, oltre al vedersi ogni momento colla morte alla gola si mangia alla peggio e si dorme pessimamente. Sono giunto a toccare il litorale abissinese che mi credeva più morto che vivo. Da Massaua, unico porto dell’Abissinia sotto il dominio dei Turchi, per venir qui ho camminato quattordici giorni in mezzo ai boschi ed alle montagne piene di bestie feroci; non si mangiava altro che un poco di carne mezza cruda, con poco pane o meglio pasta cotta sotto la bragia o carboni, e si dormiva sulla madre terra, mentre qualcuno faceva la guardia alle fiere.

Appena giunto in questo paese, ho subito veduto qual sarà la mia sorte futura – figurati un paese privo di tutto quello che si può dire d’industria, benché naturalmente abbastanza ricco di produzioni – avrai un’idea dell’Abissinia. Qui non ci sono letti, non ci sono telerie, non ci sono stromenti né per la cucina né pei lavori, per niente. Ciascheduno in casa sua fa tutto il da farsi. Si macina con due pietre un poco di grano e si fa il pane, [si] ammazza una pecora e cotta alla bell’e meglio come si può e si mangia; non c’è vino, non olio, ecc.. a fronte che il terreno possa produrre tutto quanto produce in Europa, e più ancora, perché havvi una temperatura la più bella – mai gelo, mai neve, mai caldo superiore al nostro mese di giugno – sempre un’arietta fresca a cagione della grande altezza del terreno, alto dai cinque ai seimila piedi sopra il livello del mare, e delle grandi montagne alte anche nove o dieci mila piedi sopra il mare. Qui ci sono le pioggie periodiche tutti i giorni verso sera dal mese di marzo a tutto agosto, e da questo mese la crescenza del Nilo che forma la ricchezza dell’Egitto. In questo paese chi sa schivare il sole dalle dieci di mattina alle tre di sera, perché affatto sul zenit, essendo l’Abissinia nella zona torrida – respira un’aria la più salubre che si possa desiderare – peccato che questo paese sia senza civilizzazione! Ma la Provvidenza pare che vada preparando qualche destino migliore anche per questi selvaggi. Da qualche tempo hanno incominciato a venire alcuni Europei e hanno introdotto qui qualche cosetta. Sopratutto col mezzo della Religione io spero gran cose. Qui sono cristiani dai primi secoli della Chiesa, ma quasi subito allora caduti nelle eresie orientali. Speculativamente credono tutto come noi, fuori dell’Incarnazione, circa la quale sono nestoriani. Hanno tutti ì sacramenti, il culto delle immagini e dei Santi, ecc.. praticamente poi, siccome il clero è perfettamente senza studio – appena i preti sanno leggere la lingua loro – perciò senza insegnamento, non sanno più cosa si credono, cosa si facciano – ma la cosa non andrà più tanto in lungo. Qui c’è una Missione delle più fiorenti /89/ e che fa grandi progressi. Interi paesi lasciano l’eresia e corrono ai piedi dei missionari cattolici. Siccome non vi è ancora il Vescovo cattolico per le Ordinazioni, io ho ordinato preti nel giorno della Purificazione, ho terminata l’ordinazione con dare il sacerdozio a undici soggetti, parte già preti convertiti ed invalidamente ordinati, parte giovani educati ed istruiti dai Missionari. Altri molti sono in via d’istruzione e di ordinazione e prima di partire per la mia Missione o Vicariato spero fare un numero sufficiente di Sacerdoti fino a che la S. Sede già informata abbia provveduto di un Vescovo...

[† Fr: Guglielmo Massaja Vescovo di Cassia]