Massaja
Lettere

Vol. 1

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Ai missionari apostolici OFMCap.
del vicariato apostolico dei Galla – Gualà

F. 695r

Ricordi ai Missionarii Galla

1º Fino a tanto che la Missione non sarà stabilita, ovunque saranno i Missionarii, fra di loro combineranno la cose da farsi in buona armonia; ma in caso di contestazione fra loro s’intende in vigore l’autorità del più anziano per le determinazioni, che non hanno tratto successivo, ed anche per queste, quando urget, e non si può nel momento avere il voto del Superiore maggiore, a cui conviene rimettere ogni decisione di qualche entità, e da cui, potendosi, devono aspettare le risoluzioni.

2º Trovandosi insieme due Missionarii fermi in qualche luogo conviene che facciano coro nella recita dell’Officio Divino, essendo cosa edificante, ed in pari tempo impeditiva delle private negligenze. Più sarebbe desiderabile che ogni giorno, od almeno tre, o quattro /124/ volte per settimana si facesse un poco di lettura spirituale in comune, seguita da meditazione, ovvero da una reciproca conferenza stimolante alla virtù, ed al zelo nell’esercizio del ministero. Parimenti dovrà stare a cuore de’ Missionarii la frequenza del Sacramento della Penitenza, e della celebrazione della S. Messa, come mezzi i più efficaci per mantenere la pace del cuore, e dar vita allo spirito Evangelico. Se l’uso di questi potentissimi mezzi è giudicato necessario in mezzo d’una società Cristiana, o Religiosa d’Europa, dove la persona si trova circondata da oggetti Religiosi, che ad ogni istante la invitano, e la chiamano a Dio; tanto più lo dovranno essere per un Missionario, che si trova in un mondo, che presenta non altro che infedeltà, e corruzione. Cessando la voce degli oggetti esteriori, l’idea religiosa di necessità perde la sua vivacità, e lo spirito s’infievolisce a misura, che la mente si abbassa. È perciò di tutta necessità la lettura, e la meditazione per mantenere la mente nella sfera superiore a quella del mondo, e la frequenza de’ Sacramenti per rinforzare lo spirito a combattere contro le lusinghe de’ sensi. Onde eccitare vieppiù la brama di simili conferenze spirituali, si dichiara concessa l’Indulgenza di quaranta giorni per ciascheduna volta che avrà luogo fra due Compagni Missionarii come sopra.

3º I Missionarii ad triennium dalla data della presente potranno far’uso di tutte le facoltà concesse al Vicario Apostolico ne’ tre rescritti Pontifici del 24. Maggio 1846. meno i numeri 11. e 19. del secondo rescritto. Circa l’undecimo è dichiarato autorizzato il più anziano per l’amministrazione della Confermazione. Nel caso poi che il suo Compagno dovesse recarsi a visitare qualche Cristianità de’ contorni dove si esigga questa facoltà, si dichiara per quel tempo a lui devoluta la delegazione, ed il delegato ordinario per tutto quel tempo non s’intenderà delegato.

4º Ad effetto di potere lecitamente, e validamente usare delle sommentovate facoltà, devono i Missionarii munirsi d’una coppia de’ sullodati tre rescritti, affinché possano all’uopo consultare, ed esaminare quali siano le facoltà che il Superiore può loro comunicare, ed osservare tutte le clausole prescritte, onde evitare le nullità di Sacramenti, o di Sacramentali.

5º Tostoché i Missionarii avranno famigli Cristiani, od anche solamente Catecumeni, trovandosi in una Casa dove possono godere sufficiente libertà, devono ricordarsi del dovere che loro corre di celebrare almeno una Messa cum applicatione, dovendosi considerare come Parroci cui è dovere di celebrare pro populo tanto più poi quando oltre i famigli vi fosse il principio d’una Cristianità. A quest’effetto, appena stabiliti in qualche luogo, la prima cosa cui dovranno pensare si è la formazione d’un Oratorio, o Chiesa.

6º Sarà cura del Missionario d’aver un libro, di registro dove saranno gelosamente notati tutti i Battezzati, Cresimati, e Sposati in legittimo matrimonio, [f. 695v] come pure i morti della nostra comunione, si e come prescrive il Rituale Romano. Circa il matrimonio, nel registro si dovrà far menzione della facoltà, e della dispensa, quando vi è stata in foro externo.

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7º Appena si vedrà un qualche incomminciamento di Cristianità, nell’esercizio del culto esteriore, e del ministero, si farà ogni possibile per introdurre tutte le pratiche Cattolico-Romane, massime quelle che sono prescritte o dal Rituale, ovvero dalla Liturgia nostra. Ad oggetto di stabilire il vero rispetto dovuto al SS. Sacrifizio della Messa, non sarebbe fuor di proposito, che si osservasse qualche pratica delle antiche riguardo ai Neofiti, e Catecumeni; beninteso però, che questo serva all’edificazione.

8º Siccome in molti Paesi del Vicariato si trovano de’ Cristiani o nominali, o reali, una delle cose in cui deve occuparsi il Missionario è di esaminare le precedenti pratiche cristiane, e segnatamente i precedenti punti di credenza. Circa le pratiche, si deve osservare gelosamente in tutti i Paesi se si amministri il Battesimo, ed in che modo precisamente venga amministrato. Circa la fede poi, studieranno, per quanto sarà loro possibile, quali sono gli articoli di credenza che già si trovano, e come siano; se siano puri, oppure misti con qualche pregiudizio, o errore: come pure se vi siano superstizioni, legalità antiche, e cose simili. A misura, che rileveranno queste cose sono pregati di darne relazione al Superiore per le providenze che saranno del caso. Ogni qualvolta, che si scopriranno queste cose nel dubbio si ricorrerà alla S. Sede. Quindi nella formazione d’un catechismo si svilupperanno maggiormente quei punti sui quali vi è qualche pregiudizio da combattere.

9º Rapporto a quelli che si possono dire precedentemente Cristiani, pare che non si debbano considerare di rito Etiopico per il solo Battesimo ricevuto anche da qualche Sacerdote Etiopico, ma sia necessario di più che un’individuo, famiglia, o Paese siasi o con parole, o con fatto dichiarato di tal rito: col fatto cioè, quando sono stati amministrati da Preti Etiopici, oppure hanno frequentato le funzioni Etiopiche, come loro funzioni Parrochiali. Anche a quelli che saranno di rito Etiopico si potranno amministrare i Sacramenti, e saranno considerati come Latini fino a tanto che non giungeranno speciali determinazioni da Roma.

10º Fino a tanto che non vi saranno Sacerdoti indigeni, i Missionarii non potranno separarsi notabilmente fra loro. S’intendono separati notabilmente, quando lo saranno per più di due mesi in luoghi lontani dove non si potrebbero vedere reciprocamente per i bisogni spirituali.

11º Ciaschedun Missionario perciò dovrà impegnarsi di cercare, e di farsi al più presto possibile un compagno indigeno che sia fornito delle qualità che si ricercano per il Sacerdozio. Il suggetto di cui è caso basterà che abbia l’età canonica, contemplate le facoltà straordinarie di dispensa, e sappia leggere bene il latino per essere ordinato Sacerdote, e servire di compagno al Missionario Europeo, da cui verrà in seguito istruito delle cose necessarie per l’esercizio del ministero. Mancomale sopra tutto dovrà aversi riguardo ai costumi, ed alla stabilità del carattere. A quest’effetto, sarebbe bene che il candidato in discorso fosse già di una certa età, età anche di trenta e più anni, ancorché non presentasse grande sviluppo scien- /126/ tifico. Trovato che avranno un soggetto del sommentovato carattere dovranno cercare tutti i mezzi possibili per presto istruirlo, e sopra tutto per affezionarlo alla Missione, ed alle persone de’ Missionarii.

12º Oltre la formazione d’un Compagno come sopra, dovendosi pensare alla formazione del Clero indigeno, giusta le istruzioni della S. Congregazione di Propaganda Fide, affinché la Missione nostra al più presto possibile possa godere di questo rinforzo, i Missionarii sono pregati di raccogliere tutta la gioventù che potranno, e che vedranno fornita delle qualità, che si richieggono al sublime [f. 696r] sublime ministero a cui devono essere destinati dal Signore. Quindi viemaggiormente d’occuparsi della loro educazione, ed istruzione nella lingua canonica. Appena la Missione avrà fatto acquisto d’un luogo sicuro, e di una casa, questi giovani saranno radunati a formare un piccolo Collegio di educazione, oppure mandati in Europa. Il Missionario, anche viaggiando, quando avrà con se uno, o due ragazzi, e si occuperà della loro educazione, eserciterà senza fallo la parte più nobile del suo ministero, e la Missione farà gran passi, ancora quando parrà ferma. Questo è il moltiplicarsi delle lingue negli Apostoli de’ nostri giorni. Il Missionario che ha fatto molti proseliti Sacerdoti, se non parla in molte lingue da essere inteso dagli estranei d’ogni nazione, parlerà con molte lingue da essere simultaneamente sentito da molti Popoli.

13º Ovunque si troveranno i Missionarii tanto soli, che accompagnati dovranno avere un libretto in cui sarà gelosamente registrata ogni entrata, ed uscita di ciascun giorno. Quando si troveranno accompagnati il libro sarà comune, essendo comuni le spese. Quando accadesse di doversi separare uno per qualche tempo, si farà un libro provisorio per potere nel suo ritorno rapportare le spese al libro comune.

14º Oltre il libro delle spese, ciaschedun’individuo farebbe bene formarsi una specie di diario, in cui si potranno registrare tutte le cose occorrenti nei viaggi, e nelle fermate, massime quelle che potrebbero in avvenire interessare la Missione, come qualità dei luoghi, carattere delle persone, difficoltà di viaggio, e di stabilire Missioni, e cose simili.

15º Quindi ogni anno, potendosi, si procurerà di mandare al Superiore maggiore, coppia delle spese dell’anno, e de’ fondi esistenti. Come pure si trasmetterà la nota delle spese più notabili da farsi, unitamente allo stato della casa, e della Missione. Ogni individuo poi è pregato di comunicare al Superiore medesimo, annualmente tutte le notizie del suo diario, massime quelle che potrebbero illuminarlo nelle varie disposizioni da darsi, aggiungendo anche le proprie riflessioni in proposito.

16º Occorrendo la morte del Superiore maggiore, il governo della Missione sarà devoluto al più anziano del Vicariato, fino a tanto che non risulterà altrimenti disposto dal defunto, che, a tenore delle facoltà Pontificie, può nominare un gerente la superiorità sino a nuovi ordini di Roma. Converrà perciò, che il più anziano, appena avrà intesa la morte del suo Superiore, ne dia immediata notizia a /127/ Roma, per le occorrenti providenze; e quando la morte medesima accadesse in altro luogo, chiunque si troverà d’aver assistito il medesimo Superiore, avrà cura di avvertire il Missionario più anziano del Vicariato, comunicandogli parimenti al più presto le disposizioni trovate presso lo stesso defunto.

Gualà d’Agamien in Abissinia 24. Settembre 1847.

Fr. Guglielmo Massaja V.o di Cassia
Vicario Apostolico de’ Galla –

Per coppia conforme all’originale –

F. Felicissimo da Cortemilia Seg.rio