Massaja
Lettere

Vol. 1

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Al cardinale Giacomo Filippo Fransoni
prefetto di Propaganda Fide – Roma

F. 701rEminenza

Gualà d’Agamièn in Abissinia 19. 9.bre 1847.

Devo accusare a V. E. la ricevuta di due lettere. La prima delli 20. Giugno unita al rescritto delle facoltà da me chieste, che mi rinnovava l’ordine di fermarmi in Abissinia per eseguire ciò che S. S. già si era degnato di ordinare. La seconda delli 5. Luglio, contenente un avvertimento sulle Ordinazioni, ed una risposta sul quesito di potermi recare, o mandare in Europa.

Riguardo alla prima, La ringrazio delle facoltà speditemi assicurandoLa di non farne uso, che nel puro caso di bisogno, e con tutta riservatezza. Il fermarmi poi qui per eseguire ciò che è stato ordinato dal S. Padre, io credo che non sia più il caso. Il Signor De-Jacobis, appena s’accorse che dovevano giungere le carte necessarie per ordinarlo Vescovo, mi fuggì destramente ad una Missione lontana, dove non faccio che scrivergli, servendomi anche delle espressioni più forti di cui è capace il mio povero spirito, ma da Santo come è mi risponde con tutta la venerazione, ma sempre negativamente, adducendo che egli assolutamente non si sente di assumersi /133/ un peso così enorme. Come posso dedurre e dalle antecedenti conferenze con lui avute, e dalle moltiplicate sue risposte sempre santamente, e fortemente ribelli, io credo che senza un formale precetto di cotesta S. Sede, se ne farà un bel niente. Prova questa che il soggetto è degno al di là di quanto io ho potuto riferire all’E. V. nelle mie precedenti, a cui ora aggiungo; prova evidente che il soggetto è l’unico che potrebbe far bene, qualunque cosa egli possa scrivere in contrario, spinto dalla sua umiltà. Vedendo quindi che questo affare non si può risolvere, io potrò allontanarmi di qui per qualche tempo, mentre due dei miei compagni s’innoltreranno ai Paesi Galla visitati dal Signor d’Abbadie, io per lo meno potrò visitare questi Azzobou Galla situati [a] levante dell’Abissinia, lontani soltanto cinque, o sei giorni di viaggio di qui, dei quali sento tante belle cose. Se io potessi stabilire qualche cosa fra questi sarebbe una fortuna per la mia Missione, che altrimenti sarebbe [f. 701v] troppo sequestrata dal littorale per le relazioni, ed io mi metterei a pericolo di stare anni ed anni senza poter avere relazioni coll’Europa, cosa essenzialissima da pensarci. Questi medesimi Azzobou si troverebbero propriamente a mezza strada tra Massawa ed i paesi Galla del Liban, o di Goudroù. Qui potrei stabilire un deposito che farebbe correre nelle circostanze, e le lettere, e gli effetti all’altra Missione che si va incominciare a giorni dai due compagni.

Circa la seconda lettera poi, sul punto delle Ordinazioni, io non posso allontanarmi di un jota dagli ordinandi che mi propone questo, per ogni riguardo venerabile Prefetto; assicurandola per altro, che dopo i 22. ordinati da principio, dei quali ho fatto menzione nelle precedenti mie, attesi i torbidi che hanno interrotto ogni cosa, più nessuno è stato Ordinato. Sento che vi sono alcuni paesi, dopo rimesse le cose politiche, che sono in via di dichiararsi Cattolici, ed io credo inevitabile in tal caso di dover ordinare i preti di detti paesi, appunto per poter occultare l’invalidità della loro Ordinazione, altrimenti dovrebbero restar sospesi, cosa ancor più critica. V. E. però in questo può rimettersi francamente alla prudenza del suddetto Monsignore De-Jacobis cautissimo molto al di là di quello che potrei essere io, e qualunque altro.

Riguardo alla facoltà che ho chiesta di recarmi in Europa, o di poter mandare, questa s’intende unicamente per l’unico caso di un gran utile per la Missione, altrimenti posso assicurarla, che le sole difficoltà del viaggio ci hanno fatto proporre efficacemente di non più ritornarvi. In quanto a me non desidero altro che di lasciare le mie ceneri tra i cari Galla, di cui, per decreto di Dio, tengo Missione, benché indegnissimo, se non altro, in testimonianza che la Chiesa di G. C. ha cercato la salute di questi poveri infedeli.

Devo pur dare all’E. V. la consolante notizia dell’abboccamento che ho avuto col Sig.e d’Abbadie suddetto. Questo bravo Signore, che io già Le annunziava giunto in Gondar sin da questa primavera, appena rimesso l’ordine politico, venne nel Tigré, e fece una visita a questo Monsignore, pendente la quale ho potuto discorrere /134/ quanto ho voluto sulla Missione Galla. Le notizie trasmessemi sono bastantemente consolanti per incoraggirmi nella carriera he ho dalla D. Providenza.

Una cosa di cui devo anche parlarLe, è sul bisogno di fissare i limiti dei due Vicariati Abissinese, e Galla. A prima vista pare che il solo nome indichi una distinzione tale tra le due Missioni, che debba giudicarsi inutile ogni assegnamento di limiti, eppure la cosa è talmente diversa, che io sul bel principio, quasi non saprei dove mettere i piedi, se non sapessi che questo Sig.e [f. 702r] De-Jacobis per sua bontà, mi lascia in piena libertà di stabilirmi dove più mi piace. L’Abissinia è una nazione che comprende in un certo senso quasi tutti i Galla cogniti, e visitati dai viaggiatori, come a vicenda il nome Galla è nome di nazione che si estende quasi a toccare il centro dell’Abissinia. Il solo regno di Soa, vero regno Abissinese, possiede i due terzi dei Galla conosciuti. Sotto nome di Galla indipendenti affatto dall’Abissinia, o dai regni di Abissinia cogniti dagli Europei, e visitati dal Sig.e d’Abbadie, verrebbero i soli paesi di Liban, Enerea, Caffa, e Goudrou, tutti insieme una piccola cosa. Abissinia qui vuol dire paese Cristiano, come Galla è sinonimo di paese infedele, o Mussulmano. Secondo il mio debole parere, questa pare che possa essere la divisione più conveniente alle due Missioni, o Vicariati. Chi lavora nel paese Cristiano, come paese eretico, e di diverso rito, deve fare uno studio tutto a parte, dovendo imparare questa lingua sacra, ed impadronirsi un tantino dei libri del paese per scoprire gli errori, e le piaghe da curare; Così parimenti nell’educazione della gioventù per gli Abissinesi vi vogliono tutt’altre scuole, e tutt’altra educazione; anzi il medesimo sistema di missione è affatto diverso, essendovi delle delicatezze qui, che non ci sono altrove. Al contrario tra gli infedeli non vi è altro a fare che istruire i popoli nella Fede, e poi cercare di fare l’impianto di clero indigeno Latino, per cui sappiamo che le scuole sono affatto diverse. Una sola Missione che voglia abbracciare tutti due i riti è una complicazione troppo difficile. Quando una Missione abbia per scopo di coltivare solamente i Cristiani, può occuparsi di questo tanto che basti, per portare il loro rito a regolarità; laddove dovendo attendere ai due riti, sarebbe costretta ad occuparsene poco dell’uno, e dell’altro. Se io nel mio Vicariato avessi dei paesi Cristiani, per pochi che questi siano, avrei senza fallo un vero impiccio, dovendo per pochi paesi attendere ad uno studio affatto diverso. Mi pare pertanto che sarebbe conveniente che le due Missioni fossero divise in questo senso. Missione Abissinese dalla parte dei Galla, cioè a Levante, e a Mezzogiorno, s’intende Missione Cristiano Etiopica; Missione Galla, s’intende tra gli infedeli non batezzati. Riguardo ai paesi misti, che sono anche molti, mi pare che si possa lasciare al movimento spontaneo delle popolazioni di passare al rito della Missione viciniore, se già non vi sono preti d’altro rito stabiliti. Questo sarebbe poco presso il mio sentimento, che rimetto pienamente alla saviezza dell’E. V. e di cotesta S. Congregazione; bramoso però di un riscontro per sapere, se io dovrò /135/ in avvenire occuparmi anche del rito Etiopico per coltivare i Cristiani di questo rito che si trovano in molti paesi Galla, come in Goudrou, e sulle vicinanze di Soa, e dell’Abissinia. Seguitando questo piano io posso prendere [f. 702v] gli Azzobou Galla, come vero paese Galla infedele, benché si estenda verso il centro dell’Abissinia, come questa Missione d’Abissinia può prendere tutta la Cristianità di Soa, e del Gogiam, che vanno quasi a toccare gli ultimi confini dei Galla conosciuti. All’opposto non stando a questo mio piano, non saprei come concepire una divisione tra i due Vicariati. Se si segue l’ordine dei regni, Soa regno Abissinese, prende sotto di se la maggior parte dei Galla infedeli stati conquistati da quel Re – Se si seguita puramente l’ordine geografico regolare, allora tutto il regno di Soa potrebbe appartenere alla Missione Galla, ed io dovrei lasciare le vastissime tribù degli Azzobou, che dal centro dell’Abissinia si estendono sino al mare verso levante.

Mi è poi grato poter significare all’E. V. che le cose politiche di questi paesi pajono aggiustate. Il Ras ha fatto pace con Ubié, e ciascheduno dei due regnanti si occupa a rimettere l’ordine nel suo interno. Così questa Missione potrà proseguire francamente l’avvanzamento che promette a passi da gigante. L’Abuna eretico in queste circostanze di guerra ha aumentato il numero dei nemici per le moltiplicate sue imprudenze – Peccato che l’opinione publica non sia ancora abbastanza matura, del resto quando stasse solo dalla parte dei regnanti, io credo facilissimo, il passo al Cattolicismo. È questo però un gran passo, delicatissimo, che potrebbe rovinar tutto quanto, e far presenti le storie antiche tanto odiose ai Cattolici in Abissinia.

Intanto prego V. E. a voler gradire i sentimenti della più figliale venerazione, e divozione, unita ai saluti di tutta questa Missione, mentre bacciandoLe la sacra porpora godo rinnovarmi

D. E. V.

Divot.mo, ed Aff.mo figlio in G. C.
† Fr: Guglielmo Vescovo di Cassia
V. A. dei Galla –

P. S. Mi prendo la libertà d’inviarLe una coppia dei ricordi dati ai miei compagni prima della loro partenza, affinché possa scorgere per tempo se vi è qualche cosa che meriti di essere corretta, o variata.

Item – Ciò che ho detto riguardo a Monsignor De-Jacobis, se V. E. non ha altro per le mani da lui medesimo, lo tenga ancora a calcolo sospensivo, potendo essere che si risolva più appresso. È giunto qui jeri, e benché tenga sempre lo stesso linguaggio, tuttavia mi lusingo di poterlo vincere, e di farlo acettare... Sarà però difficile...