Massaja
Lettere

Vol. 1

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Al cardinale Giacomo Filippo Fransoni
prefetto di Propaganda Fide – Roma

F. 712rEminenza

Massawa 20. Decembre 1847.

Posto che la lettera qui annessa non ha potuto partire per mancanza di corriere e barca, Le aggiungierò un piccolo corrolario sulle cose posteriori accadute.

Una mia lettera venutami da[l] R.mo P. Generale del mio Ordine, munita con’indirizzo Arabo, giunse casualmente nelle mani dell’Abuna eretico, e fu causa di un piccolo turbine per la Missione, e per me che prudentemente ho dovuto discendere a Massawa. La cosa presentemente è sedata con vantaggio della causa Cattolica – Il Vescovo Salama che aveva presentate le sue istanze contro di me al Re Ubiè, momentaneamente fu da questi ascoltato, perché veniva in quella circostanza dal sentire, che il Re di Soa, unito col Ras di Gondar avevano mandato una deputazione a Roma per un’Abuna Cattolico, nella quale egli non voleva entrare, forse temendo che io fossi l’Abuna oggetto della delegazione... Da poco, probabilmente meglio informato della cosa, pare che si risolva a lasciarmi in pace, per lo meno ha ripreso la diffesa della Missione contro il Vescovo eretico che minacciava sanguinaria persecuzione, e le notizie ultime mi annunziano la pace perfettamente ristabilita, e ristabilita, come diceva, con vantaggio, perché nella crisi il publico si è spiegato più in favore del Sig.e De Jacobis, che dell’Abuna anzidetto, il quale ha tentato inutilmente tutte le vie per fanatizzare il popolo contro la Missione. Io non ho ancora ricevuta formale permissione di rimontare l’Abissinia, da cui sono stato espulso, ma l’aspetto a giorni, e questa sarà l’ultima prova che le cose saranno più avanti di prima, sebbene di poco giovamento a me, che prudentemente non dovrei servirmene – La notizia della deputazione in via per Roma, e della venuta di un Vescovo di Roma in paese, si è divulgata pressoché universalmente, ed io credo che in fondo ho da far niente coll’Abissinia, non voglio espormi al pericolo di fare il fantocio presso il publico, come l’ho già fatto sin qui, con pericolo innoltre di addossarmi certe odiosità che potranno nascere, per la divisione delle opinioni che sempre vi sarà... Il mio piano di un Vescovo nascosto, oppure in luogo fuori pericolo da poter fare le funzioni occorrenti, è quello che io ravviso unico conciliabile... Un’Abuna formale potrebbe rovinare tutto, o per lo meno caricherebbe la causa Cattolica di tutti i guai che nascerebbero... Se si deve fare questo passo, io penso che sarebbe bene, che non si faccia fino a tanto che esiste il Vescovo eretico, altrimenti vi è il pericolo che il Cattolicismo figuri la seconda volta come persecutore. Per noi è molto meglio essere perseguitato, che perseguitare, come pericolerebbe se la deputazione che si dice fatta, avrà il suo effetto totale. Questo è pure il sentimento del Sig.e De Jacobis, il quale [f. 712v] mi ha pregato repli- /137/ catamente di far buon’uffizio con quel certo suo Missionario, che per troppo zelo ha precipitato un tantino questo affare, affare che in epoca più matura sarebbe venuto naturalmente, e senza pericolo – Il Sig.e De Jacobis ancora non è risolto di acettare il suo Vescovado – Queste vicende gli mettono in testa altri mezzi termini per schermirsene... Per me la cosa deve andare così assolutamente, e mi pare che un comando superiore aggiusterebbe tutto – Come ho sempre detto, lo dico ancora: il Soggetto è l’unico alla portata di aggiustare l’Abissinia, e portarla sino al punto di poter ricevere un’Abuna in forma. La sua prudenza, ed i suoi sentimenti di moderazione promettono tutto.

Per mio conto poi non scorgo altro che due vie da prendere: Se trovo una strada fuori d’Abissinia che mi porti ai Galla, la prenderò subito; in diffetto di questa non vi è altro mezzo che passare per l’Abissinia segretamente, e mascherato nel modo migliore che potrò, per non essere conosciuto.

Avendo sentito che i Francesi hanno occupato il Capo Orfui, ovvero [Affun]1, situato sulla costa dell’Oceano Indico, a mezzo giorno di Gardafui, ho pensato di godere il tempo di questa fermata in Massawa per mandare, come ho mandato colà il mio Segretario P. Felicissimo, il quale vedendo che si possa stabilire qualche cosa mi scriverà, e quando occorresse anderei io stesso – Nella circostanza medesima lo stesso mio Segretario prenderà informazioni di tutti i porti della costa, onde vedere, se si può intavolare qualche cosa nelle estremità, o per lo meno un passaggio un poco più spiccio e sicuro per i paesi Galla, di quello [che] sia l’Abissinia – Se posso stabilire qualche cosa sulla costa, come in Orfui, posso fare uno stabilimento per l’educazione dei giovani, che si possono trovare con tutta facilità – Quindi presentandosi facile la Missione da quella parte, potrò tenermi un poco più lontano dall’Abissinia, dove trovo difficoltà senza fine, perche le popolazioni sono parte Cristiane, e parte Mussulmane. Così sarà più facile combinare la divisione dei due vicariati. I due compagni che son partiti per i Galla di questa parte, non so dove potranno stabilirsi – Subito che avrò notizie buone dalla parte del mare, scriverò loro di avvanzarsi tutto quello che possono, per tentare di aprir la via da quella parte ed anche per avvicinarsi di più ai Galla non ancor visitati dai viaggiatori, che sono i veri Galla infedeli – Ad ogni caso prenderemo il paese da due parti, e così l’idea Cattolica si propagherà più facilmente, che è quanto si bramerebbe per trattenere la corrente del proselitismo di Maometto che minaccia di impadronirsi affatto, e toglierci ogni speranza futura.

Ecco, Eminenza, le cose come sono attualmente – divisate da me, disposto sempre a rimettermi ai di Lei V.mi ordini – La prego di gradire i miei saluti, e baciandoLe la S. porpora, godo raffermarmi

Del E. V.

Divot.mo Servo in G. C.
† Fr: Guglielmo Massaja V.o di Cassia
V. A. dei Galla

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[Nota a pag. 137]

1. Capo Hafun (Raas Xaafuun in somalo) è un promontorio della Somalia settentrionale ed è il punto più orientale del continente africano. È formato da un alto promontorio collegato al continente da una striscia di terreno sabbioso. Nella baia meridionale del promontorio sorge la città portuale omonima di Hafun, forse corrispondente all’antica città indicata dai geografi greci come Opone (Ὠπώνη). Durante la colonizzazione italiana la città fu ribattezzata Dante, e vi fu impiantato un importante stabilimento per l’estrazione del sale.
M. P.
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