Massaja
Lettere

Vol. 1

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Al cardinale Giacomo Filippo Fransoni
prefetto di Propaganda Fide – Roma

[P. 1] – F. 299r

Relazione fatta dall’Ill.mo, Rev.mo Monsig.r Frà Guglielmo Massaja Vesc. di Cassia, e Vic.o Apost.co dei Gallas a Sua Em.a Rev.ma il Card. Prefetto di Propag.da sui paesi d’Abissinia, e Galla.

Eminenza Reverendissima

* Roma 31. Agosto 1850.

Ho letto la relazione lasciata dal P. Lorenzo Biancheri Lazzarista sulla Missione dell’Abissinia che S. E. Monsig.r Seg.rio di Propaganda ebbe la compiacenza di communicarmi ad oggetto di vedere se vi sarebbe stato qualche cosa da aggiungere che potesse servire di norma a cotesta S. Cong.ne nel governo di d.ta Missione, e della Missione di Galla a me affidata.

Relazione del Sig.e Biancheri

Debbo confessare ingenuamente che il Padre sud.to i punti che ha preso a trattare gli ha sviluppati con una esattezza degna di lui, e tale che io avrei niente da aggiungere (tolte alcune piccole cose) che possa interessare cotesta S. Cong.ne med.ma. Per altra parte il P. Biancheri in sette e più anni di dimora in Abissinia ha potuto accertarsi delle cose più di me che appena ho passato due anni e mezzo nell’interno, e quasi sempre viaggiando.

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Eresia Eutichiana

Circa le eresìe notate nella sud.ta relazione, la sola eresìa di Eutiche, che nega le due nature in G. Cristo mi pare che si possa dire universale, e né manco è tale da presentare gravi difficoltà a vincersi; convenendo tutti facilissimamente a dire che G. Cristo è vero Dio, e vero Uomo; difficilmente poi dicono due nature distinte e formali, perché nella lingua del paese si manca di termini technici, e le voci natura, persona sono un poco confuse, danno il nome di persona a tutti gli esseri non solo ragionevoli ma fin anche insensati, epperciò temono di cadere nell’errore di Nestorio. Tutte le altr’eresìe che si trovano mi pare che siano piutosto particolari di pochi paesi e persone. D’altronde le questioni di fede toccando i soli dotti del paese ho veduto che non ci vuole molto a vincerli. Gli usi piutosto dei legali antichi essendo passati in abitudine nella massa del popolo saranno un poco più difficili a distruggersi, ma sopra questi può aver luogo qualche tolleranza, tanto più che non si può dire veramente che si osservino in virtù della legge antica, ma piutosto di un’abitudine venuta in eredità dai loro Padri, oppure presa dalle popolazioni mussulmane dei contorni.

Galla

Premesse queste poche osservazioni dirò qualche cosa dei paesi Galla che si trovano nei contorni dell’Abissinia, quindi aggiungerò alcune cose sulla maniera pratica di trattare quelle Missioni secondo il mio modo di vedere il qua- [p. 2. – f. 299v] le sicuramente non è infallibile.

Il nome Galla in Abissinia è perlopiù sinonimo d’infedele e Mussulmano. La nazione che porta questo nome incomincia dall’Enderta estremità del regno Tigre a levante circa il 12. di latitudine settentrionale, e settantesimo di longitudine, e girando il mezzo giorno e quasi a ponente dell’Abissinia, si può dire che si estenda al Sud oltre la linea, ed a levante sino al mare Arabico ed Oceano, ad eccezione del regno di Chioa considerato come paese abissinese, il quale si trova in poca distanza dall’Abissinia perfettamente circondata da paesi Galla.

I Galla conosciuti non si estendono al di là di Kaffa, paese a cui dopo mille difficoltà e raggiri riuscì di penetrare al Sig.r Antonio d’Abbadie. Questi si dividono in altrettanti principati o tribù di un’estensione poco presso come una grossa provincia dei nostri paesi, chiamati con nome diverso fra loro, e governati da diversi principi, parte soggetti al Ras dell’Abissinia, parte al Re di Chioa, e parte indipendenti. Farò menzione dei principali, citandone brevemente la posizione geografica, la politica da cui sono governati, il nome dei principi, la varia religione, ec. ec.

1. Azabo Galla

1. Azabo Galla. Tribù o costa di Galla situata a levante del Tigre, passata la provincia dell’Enderta; si estende a mezza notte verso la costa del mare rosso, e va a poca distanza dalla pianura /193/ del Sale. Questo paese è ricchissimo di prodotti di ogni genere, un clima temperatissimo, ma tolte pochissime frazioni nei contorni, è intieramente mussulmano fanatico a segno e barbaro, da non essere penetrabile affatto. Non vi è principe, ma alcuni capi solamente sono quelli che rappresentano la nazione per la diffesa dall’estero nemico. Da qualche tempo riuscì ad Ubié di renderseli tributarj.

2. Eggio-Galla

2. Eggio-Galla. Principato molto più vasto situato al Sud degli Azabo, all’Est dell’Amara e Beghmeder. Questo paese piutosto montagnoso ma ricco di vegetazione, è metà cristiano, e metà mussulmano. È molto ricco di Chiese, e sufficientemente ancora fornito di preti mancomale eretici. La famiglia del Ras appartiene alla dinastia di questo paese, il quale è governato da un Principe della famiglia medesima chiamato Alygas-Berù eletto dal Ras, epperciò suo tributario. Qui come il principe è cristiano, i cristiani sono meno vessati che altrove.

P. 3. – F. 300r

3. Hurru-haimanon =

3. Hurru-haymanon = Grosso principato a Sud-ovest degli Eggio, e confinante all’Est del Beghmeder. I Cristiani in questo paese sono solamente in proporzione del terzo; avvi però una provincia tutta cristiana chiamata Daund, quella che confina col Beghmeder. Il principe di questo paese è cugino primo del Ras e suo tributario. Come è mussulmano la politica dominante è anticristiana. Le Chiese sono state spogliate dei loro beni, diroccate non si riedificano più, i preti se ne fuggono, ed i Cristiani paesi intieri passano passano all’islamismo per incontrare il favore del Governo fanatico.

4. Uollo-Galla

4. Uollo-Galla. Principato situato al Sud del precedente e a Nord-Est dell’Amara. Il Principe di nome Daud coi due terzi della popolazione sono mussulmani, ed il resto Cristiano con pochissime Chiese e quasi nessun prete. Accade qui ai Cristiani con maggior ragione quello che si è detto di sopra. I poveri Cristiani sono neanche ammessi all’udienza del Principe.

5. Hayk

5. Hayk principato situato al contorno del lago di Hayk al Nord-Est dei due precedenti. Il principe colla metà dei sudditi sono Cristiani ed il rimanente mussulmani. Nel centro del lago avvi un’isola con un famoso monastero. Il nome del principe è Aly-Marie, è anche tributario del Ras.

6. Uorro-Kallo

6. Uorro-Kallo. Principato situato all’Est del precedente, ed al Nord-Ovest del regno di Chioa con cui confina. È forse questi il più fertile, il più coltivato, ed il più popolato di tutti i precedenti. Nel centro avvi un grosso paese di circa 2000. Abitanti tutto cri- /194/ stiano, detto Tuotala, in cui si fa un mercato dei più grossi dell’Abissinia, ma non vi sono né preti ne Chiese, ed una gran parte dei ragazzi sono ancor da battezzare. Fuori di questo paese, il rimanente è mussulmano, ed i cristiani appena arrivano al quinto della popolazione. Qui il Principe è Mussulmano fanatico, e la condizione dei Cristiani move a compassione; il medesimo è chiamato Berù-Lubò, ed è zio del Ras, e suo tributario.

7. Legambo

7. Legambo. Principato situato al Sud-Ovest del precedente, ed al Nord-Ovest del regno di Chioa. Il Principe per nome Abba Salama coi quattro quinti della popolazione sono mussulmani fanatici; i pochi cristiani senza Chiese e senza preti avviliti all’eccesso.

8. Adera-Villi

8. Principato di Adera-Villi, al Sud del precedente, e pure confi- [p. 4 – f. 300v] nante con Chioa. Qui i Cristiani formeranno appena un settimo della popolazione tutta mussulmana. Si racconta quasi universalmente di questo principe, che avendo consultato un foucara, ossia missionario della Mecca, sul modo di diventare vittorioso in guerra, questi l’abbia consigliato a lavarsi nel sangue del proprio figlio, e che perciò un bel giorno appena dopo il parto della moglie abbia scannato il neonato per eseguire la superstiziosa barbara funzione. È incredibile l’ascendente che godono i missionari mussulmani: col seminare superstizioni le più grossolane si fanno padroni dei principi, sono per lo più i più ricchi, e camminano con un treno che impone. Da questo Principe medesimo il Sig.r Kraff Missionario protestante, quando cacciato dal Re di Chioa se ne ritornava indietro per questo paese verso l’Abissinia, fu assassinato, spogliato di tutto, e mandato con solo un pajo di mutande.

9. Borena-Galla

9. Borena-Galla. Il paese di questo nome incomincia dal confine dell’Amara e del Gojan a mezzo giorno del primo ed a levante del secondo, e si estende sino ai confini dell’Ovest del regno di Chioa. I due terzi di questo paese dalla parte di Chioa formano il principato di Aly Wadage, e sono tutti mussulmani. L’altra parte verso il Gojam è in parte mussulmana, ed in parte piccolissima ancora idolatra. I mussulmani sono indipendenti, e gli altri sono stati conquistati dal principe Cristiano dell’Amara Toko-brille, il quale gli governa con stento, e si trova obbligato ben soventi a discendere colla forza. Questi ultimi sono barbari all’eccesso e traditori. Nel 1847. due giovani dai 18. anni incirca molto amici, essendo sortiti alla campagna, mentre uno di essi si è inclinato per bere ad una fontana, il suo compagno di dietro colla sciabola gli tagliò i testicoli da traditore per averne il tanto stimato trofeo; da ciò può ben ogniuno argomentare il carattere feroce... Questo vasto paese è stato percorso ultimamente dai due PP. Giusto e Cesare.

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10. Goudrou

10. Goudrou. Paese situato al Sud-ovest del sud.to, ed all’Est del Gojam con cui confina. La popolazione è metà Cristiana, e metà mussulmana. Non vi è principe ne governo di sorta, solamente i vecchj delle principali parentele hanno qualche rappresentanza in caso di guerra coll’estero. Per questa ragione un’Europeo difficilmente vi può entrare, perché in qualunque famiglia vada a mettersi è oggetto d’invidia con chi lo riceve. Qui due viaggiatori Inglesi di puro passaggio furono non solo fermati, [p. 5. – f. 301 r] ma obbligati a prendere le armi per fare la guerra contro la nazione Giemma. Dicono che vi siano alcuni preti ed alcune Chiese.

11. Giemma

11. Giemma = altra grossa nazione al Sud-ovest della precedente, ed al Sud-est del Gojam. I Cristiani ed i Mussulmani sono molti sulla frontiera verso il Gojam, il resto sono idolatra nel senso di quel paese, cioè non sono formalmente Cristiani, del resto conoscono Iddio, la Madonna, la Croce, S. Michele, e non hanno idoli. Qui dopo che i sud.ti due Inglesi Bel e Plauden fecero la guerra contro, con quei di Goudrou ed ammazzarono alcuni delle principali famiglie giurarono vendetta contro tutti i bianchi, e sarebbe sicuramente sacrificato qualunque volesse entrare il quel paese. Precisamente in questo paese passa la strada, che da Basso sui confini del Gojam dove si trova il famoso mercato di caffè, muschio, oro ec. ec. va all’Enerea e Kaffa. Il P. Giusto rimasto molto tempo in Basso per esplorare questa strada fu avvertito da tutti di questo pericolo. Io stesso fui assicurato dal Sig.r Bel med.mo che ne fu la causa.

12. Hamourrou-Galla

12. Hamourrou-Galla paese situato all’Ovest di Giemma ed al Sud-ovest del Gojam con cui parimenti confina. Qui non vi è principe come sopra, la popolazione è mista di cristiani e mussulmani sulla frontiera verso il Gojam, il rimanente infedeli come sopra. Questa republichetta, come le due precedenti sono sotto l’immediata influenza politica di Berù Goxa Principe del Gojam Cristiano di carattere fermo, ma in buona fede il più fanatico amico del Vesc. Eretico, epperciò nostro potente nemico che è capace d’impedirci il passaggio e dimora in questi paesi. P. Giusto ha la commissione di paralizzare la politica contraria di questo principe nemico che possiede la chiave dei paesi Galla al di là del Gojam.

13. Liban

13. Liban republichetta anche abbastanza grande situata al Sud-Est di Giemma e Goudrou sulla strada che porta all’Ennerea. Il paese è Cristiano di nome, e vi sono pochi mussulmani. La forma di governo è come le precedenti tre ultime.

14. Ennerea

14. Ennerea Principato indipendente abbastanza grande situato al Sud-Est di Liban, ma più forte assai. La popolazione è un terzo /196/ cristiana ma senza Chiese, senza preti, e senza Battesimo; il resto col loro Re chiamato Abbaghibo è mussulmana. Questo Sovrano esercita un dispotismo tremendo e costringe ben soventi quei Cristiani nominali a farsi mussulmani colla forza. Qui il più forte prodotto è il caffè la migliore qualità conosciuta. Il Signor [p. 6 – f. 301v] Antonio d’Abbadie ha dovuto restare presso questo principe quasi un’anno come prigioniere senza potere ne andare ne ritornare ne fare quello che voleva.

15. Kaffa

15. Kaffa – Regno ancora questo grosso come l’Ennerea situato al Nord-Est del med.mo, dove il principe esercita un dispotismo anche spaventevole. Il popolo è tutto Cristiano di nome senza Chiesa, senza preti, e senza Battesimo; non vi sono che pochi Mussulmani venuti dal Ennerea. Questo è l’ultimo punto conosciuto dagli Europei. Il sud.to Antonio d’Abbadie dopo essersi fermato un anno nell’Ennerea gli riuscì d’andarvi per alcuni giorni coll’accompagnamento di una sposa della famiglia Reale.

16. Gengirò

16. Gengirò tribù di Galla situata a ponente dello Chioa e dipendente da quel Re. Qui vi sono ancora pochi mussulmani e pochi Cristiani, ma il paese dipendendo dallo Chioa non è tanto facile a potersi introdurre. La politica del Re di Chioa è misteriosa, a prima vista pare molto amico dei missionarj, ma poi in ultima analisi finisce per tenerli schiavi. Prima del mio arrivo in Abissinia P. Montuori vi andò e vi stette un’anno, chiese licenza al Re di poter andare ai Galla dipendenti, e mai ha potuto ottenerlo. Io poi ho spedito il P. Cesare sul principio del 1848., si presentò al Re di Chioa per poter andare ai Galla della sua dipendenza, e fu rimandato indietro subito dal Re dicendo che avrebbe pensato alla conversione dei suoi Galla. Non contento di questo sul finire dello stesso anno ho mandato il P. Felicissimo, il quale fu ricevuto colla massima cortesia, ma dopo 15. mesi non aveva ancora potuto sortire dalla capitale per andare ai Galla. Quello che si dice del Gengirò dicasi di tutti gli altri Galla che si trovano all’Est ed al Sud del Chioa e dipendenti da questo regno. Quasi tutti dipendono perfettamente dalla politica dell’Abissinia Cristiana, epperciò soggetti a tutte le vicissitudini cui va soggetta la missione dell’Abissinia.

Fra i Gallas due terzi Musulmani

Dal sopraesposto si vede chiaramente che in complesso la popolazione mussulmana dei paesi Galla conosciuti deve calcolarsi in proporzione dei due terzi più che meno. Aggiungasi che nella stessa Abissinia Cristiana la popolazione mussulmana può calcolarsi in proporzione del terzo. Il Tigre regno il più attaccato alla Fede Cristiana ha la capitale metà mussulmana e conta molti villaggi intieramente mussulmani. Nel Beghmeder avvene molto di più: in Gondar il borgo mussulmano è più grosso del Cristiano; vicino /197/ una buona giornata da Gondar avvi Derita grossa città di gran mercato tutta mussulmana; quindi sparsi per [p. 7. – f. 302r] questo regno si trovano ben soventi borghi intieramente mussulmani, e dei mussulmani se ne trovano poi sparsi in tutti i paesi Cristiani. Lo stesso dicasi del regno di Chioa dove avvi Iffat grossa città considerata come con-capitale la quale è intieramente mussulmana. Già si sa che i contorni dell’Abissinia tanto dalla parte del mare rosso, quanto dalla parte della Nubia, e del Sennaar sono perfettamente mussulmani, e tali che i Cristiani possono ne anche entrarvi.

Influenza dei Musulmani

L’industria ed il commercio essendo porzione intieramente devoluta ai mussulmani, ben inteso nei medesimi paesi Cristiani, ne viene di seguito che questi sono i più agiati, ricchi ed influenti. In Gondar l’undecimo giorno del mio ingresso sono stato chiamato dal Nagadaras, ossia impresario delle dogane, al Sinedrio dell’Ecciecché Capo dei monaci il quale gode in Gondar il diritto di giudicare tutti gli abitanti del quartiere sacro ed immune detto Eccieché-Biet; là ho veduto i mussulmani sedere avanti tutti i membri del Sinedrio med.mo, e con tutte le raccomandazioni che io aveva presso questi capi dei monachi fui condannato a pagare 110. scudi per non essere legato.

Esercito – Politica

La chiave della politica di tutta l’Abissinia non è ancor passata formalmente ai mussulmani perché i Cristiani essendo quasi tutti soldati la forza Cristiana è ancora maggiore; d’altronde la Sede dei governi principali è per legge ereditaria cristiana, ed i popoli barbari sogliono lasciarsi governare molto dall’abitudine. È innegabile però che la politica mussulmana ha fatto e fa tuttora dei gran passi per prendere la Supremazia. Ubié nei suoi regni, Berù-Goxò nel Gojam, Toko-brille nell’Amara, e pochi altri principotti sono i soli che si possano chiamare principi di una politica veramente cristiana, i quali non danno affatto cariche ai mussulmani da loro considerati come infedeli da reprimersi. La politica di tutti gli altri è ben diversa e soventi affatto opposta.

Ras ha una politica musulmana

Il Ras che si può dire con ragione il capo di tutta quanta l’Abissinia e paesi Galla confinanti, perché può contare anche un’armata di cento mille soldati, solamente metà Cristiani e gli altri mussulmani, ha una politica in apparenza Cristiana ma in realtà tutta mussulmana. Nell’infanzia ha avuto un’educazione mussulmana, ma poi ha dovuto farsi Cristiano per poter occupare il Trono di Devra Tabor. Benché cerchi in apparenza spaciare una deferenza ai Cristiani, segnatamente ai preti ed ai monaci [p. 8. – f. 302v] pure nel suo cuore è perfetto mussulmano, e lavora indefessamente per la Supremazìa di questi ultimi. Quando seppe che io mi trovava in Abissinia mandò a prendermi ordinando un’accompagnamento di /198/ circa mille soldati con ordini i più premurosi e pressanti di trattarmi come un principe, benché lui solo sapesse la mia dignità vescovile. Mi sono trovato costretto lasciare a mezzo corso il mio giro nei paesi Galla per andare da lui nel Gojam quasi un mese lontano, dove stava facendo la guerra a Berù Goxo... Ho fatto volentieri questo sagrifizio pensando che il Ras dopo tante premure di vedermi si sarebbe prestato per ottenere la facoltà di fabbricare qualche Chiesa nei paesi Galla visitati, e colla sua protezione migliorare la condizione di quei poveri Cristiani oppressi dai principi mussulmani. Appena arrivato da lui in Devra Work estremità orientale del Gojam fui non poco disgustato vedendo le cose ben diverse da quanto io mi credeva. Mancomale il trattamento fu sempre generoso quanto si può desiderare in Abissinia, ma tutto il resto andò malissimamente. Il primo momento che ci siamo incontrati incominciò per domandarmi se aveva visitato in Gondar i due grandi oracoli mussulmani, un certo Scerif ed un’altro chiamato Scialy, dei quali si spaciano dai mussulmani miracoloni ridicoli ec. mi raccontò con entusiasmo del primo la sua età di 300. anni ed il miracolo universalmente creduto che non mangi e che non beva ec. dell’altro poi mi soggiunse il celebre miracolo operato dal medesimo nella sua entrata in Abissinia, la divisione cioè delle aque del fiume Tacazzié in tempo della sua maggior piena. Al sentire simili palinodie mi trovai come caduto dalle stelle, e non esitai a giudicarlo ben tutt’altro da quanto lo dipingevano. Diffatti poco appresso avendogli esposto che gli abitanti del grosso villaggio di Tuotala nei Worro Kallo mi avevano pregato di fare una Chiesa e mandargli dei preti per battezzare, e che perciò avrei avuto bisogno di una sua raccomandazione presso quel principe mussulmano di lui zio e tributario, egli con belle parole si schermì e diede a conoscere uno spirito ben contrario. Inutilmente quindi ho soggiunto lo stato deplorabile di tutti i Cristiani Galla oppressi onde ottenere qualche sollievo, che egli mi rispose non potere fare violenza ai Principi. Come mi dava tutta la confidenza di parlare ho voluto andare più avanti facendogli conoscere che il collocare, come fa, Degiasmag o Principi mussulmani fanatici nei paesi tutti Cristiani del Beghmeder (appartenenti a Monsig.r Dejacobis) era un vero tradimento di cui avrebbe dovuto poi rendere stretto conto a Dio, perché questi principi fanatici, come ho veduto, [p. 9. – f. 303r] dando tutti gli impieghi subalterni ai mussulmani conducevano poco per volta all’Islamismo i Cristiani deboli... più ancora gli ho fatto conoscere che q.ti principi nei paesi tutti Cristiani spogliavano Chiese, perseguitavano i preti, ed usavano anche il bastone per fare dei mussulmani... Ma tutto fu inutile perché il tribunale a cui mi appellavo era mussulmano. Ho l’onore d’assicurare che tramezzo a tutte le gentilezze che io riceveva, mi veniva bene soventi la voglia di piangere vedendo un’ipocritone di quella fatta che si finge Cristiano per tradire una nazione disgraziata. Il campo del Ras è all’incirca metà mussulmano, ed io ho passato cinquanta giorni di vero purgatorio, costretto a sentire in quasi tutti i quartieri il Santone mussulmano /199/ a cantare il formolario del Corano, come e peggio che in Cairo, e vedere il Principe Cristiano circondato da Foucari o Santoni che lo godono e lo governano.

Prevalenza di Musulmani in Schoa

Quello che ho detto del Ras si deve dire con pochissima deduzione del Re di Chioa, dove parimenti i mussulmani hanno preso un’ascendente niente ordinario sulla persona del Re e sugli affari del Governo. Anche là si fanno principi e ministri mussulmani e la popolazione camina gran passi all’islamismo.

Danno che producono i Musulmani fra i Gallas

Premesse queste notizie è facile il capire che l’elemento contrario al Cattolicismo in Abissinia non sono i soli e semplici eretici Cristiani, ma ancora i mussulmani; anzi direi quasi doversi temere più questi di quelli. Camminando le cose della missione come camminano attualmente, e se una qualche improvvisa collisione non sorgerà a produrre una crisi di esterminio totale dell’elemento Cattolico, o tardi o tosto, certamente alla morte dell’Abuna o Vescovo Eretico, la cristianità dell’Abissinia immancabilmente caderà nelle mani dei Cattolici, laddove tutto quello che prima della crisi ci ruberà l’Islamismo sarà per sempre irremisibilmente perduto. Col ritardo della crisi favorevole, l’eresia priva solo tante anime dell’eterna salute, laddove l’islamismo coi suoi progressi cerca di toglierci la nazione, e la speranza di poterle salvare in futuro. Certamente che l’islamismo venendo ad impadronirsi della nazione non sarà più tanto tollerante come lo è attualmente l’eresia. L’intolleranza che si vede attualmente nei varii principati mussulmani, tuttoché ancora sudditi dell’impero Cristiano, ci rende abbastanza avvertiti di quanto accaderebbe nel supposto. L’islamismo in Abissinia come nuovo è in via di accrescimento è molto peggiore di quello che sia negli paesi d’oriente.

P. 10. – F. 303v

Musulmani con gli Eretici contro i Cattolici

La politica mussulmana dell’Abissinia si è già accorta molto bene che il Cattolicismo sta facendo progressi grandi fra i Cristiani, e che nel totale suo trionfo sarà tolta ogni speranza di avvanzamenti ai mussulmani. Questi conoscendo benissimo che coll’eresia hanno tutto a sperare, e da noi niente affatto. Quindi è che da qualche tempo a questa parte pare che siasi unita colla politica Copta per rovinare i piani Cattolici. Prima i mussulmani sono stati quelli che hanno cacciato via l’Abuna da Gondar Capitale di tutta l’Abissinia; ora sono i med.mi coll’oracolo del Ras che lo richiamano. Notisi che il Ras fece la pace coll’Abuna e lo chiamò nei suoi Stati, mentre l’ottimo P. Biancheri stava trattando in Roma a nome del Ras med.mo la formazione di un abuna Cattolico-Romano. Le conseguenze di questa pace sono ancora future, ma saranno sicuramente fatali alla Missione. L’Abuna ha conchiusa questa pace col Ras a condizioni le più vergognose per Lui come Vescovo, e le più /200/ gloriose per l’Islamismo. Io ne ho sentito alcuni dettagli dal Ras med.mo che fu abbastanza gnocco per raccontarmeli.

Rapporti dei Gallas con l’Abissinia

Come si vede dalla relazione come sopra più di due terzi di Galla mentovati sono principati nella maggior parte mussulmani Sudditi del Ras, gli Azzobou soli dipendono da Ubié, gli altri poi parte sono sudditi del Re di Chioa, e parte sotto l’influenza immediata dei principi del Gojam. In certo modo indipendenti dall’Abissinia debbono considerarsi i soli due regni di Ennerea e di Kaffa, ne viene quindi di seguito necessariamente che la Missione nei paesi Galla indicati sarà sempre soggetta a tutte le vicende politico-religiose, a cui anderà soggetta quella dell’Abissinia, con quel di più che possono fargli i mussulmani nei paesi loro.

Adattarsi al rito Abissino

Come poi l’idea Cristiana nei paesi Galla, non esclusi quei pochi chiamati idolatra perché non sono dichiarati Cristiani, è naturalmente figlia dell’Abissinia, da cui l’ha imparata, o per lo meno preso per consenso; di necessità quindi deve essergli simpatica, e conservare una identità di genio e di sistema. Anche per questa ragione la missione dei paesi Galla dovrà soggiacere a tutte le fasi di quelle di Abissinia; sarà di necessità perciò trattarla col med.mo sistema; quindi indispensabile che sia del med.mo rito, e l’impianto di una nuova Chiesa con altre forme, sistemi, e giurisdizioni, perlomeno sarebbe molto difficile e pericoloso. Appena ho veduto le cose nel suo vero senso, trovandomi ultimamente nell’interno, ho decretato provvisoriamente che i miei missionari seguissero in tutto il rito e le pratiche di [p. 11. – f. 304r] Abissinia secondo le istruzioni già date da cotesta S. C. a Monsig.r De-Jacobis. Sortito poi dall’Abissinia ho inteso dal P. Biancheri che la S. C. med.ma non solo è entrata nelle mie idèe, ma giunse persino ad abilitare i missionari latini a celebrare e funzionare anche nel rito del paese, ottima e mai abbastanza commendata deliberazione che io vorrei estesa in tutte le Missioni e paesi di diverso rito. Questo sistema quasi omeopatico di trattare le varie nazioni seguendo noi med.mi i loro riti ed usi tollerabili, oltre di essere naturalmente simpatico, apre alla S. Sede una via per introdurre soggetti buoni per le Superiorità a certe frazioni di Cristianesimo che si trovano nell’estrema povertà di Soggetti. La Chiesa potrà ben ebbraizzare nelle cose di diritto puramente ecclesiastico per latinizzare tutto il mondo nella fede.

Un solo Vescovo De Jacobis Coadiutore Massaja

Appoggiato a questo med.mo principio di economia politica, siccome l’Abissinia è accostumata dai primi tempi della Cristianità ad avere un solo Vescovo detto Abuna, anche per questa parte bisognerebbe studiare il modo di provvedere senza contraffare all’idèa dominante del paese. Per provvedere a questo bisogno non vi sarebbe altra via che dare un titolo Superiore a Monsig.r De-Jacobis, /201/ oppure lasciando questo nella sua posizione di semplice Vico Apost.co, introdurre dei coadiutori a lui subordinati a misura che le circostanze del paese lo permettono. In caso di perfetta libertà del Sacro ministero in tutto quel paese sarebbero indispensabili almeno cinque Vescovi da collocarsi nei seguenti luoghi, Tigre, Beghmeder, Eggio-Galla, Gojam, e Chioa, perché le lontananze da uno all’altro di questi luoghi sono tali da non poter esercitare veruna sorta di ministero episcopale, dovendo calcolare almeno otto giorni di viaggio disastroso ed alle volte anche pericoloso o impossibile; Però presentemente bastano quelli che ci sono; solamente è desiderabile che la S. C. nelle sue disposizioni si governi secondo l’idèa suddetta, ed affinché il piano presente venga fin d’ora preso in considerazione io sono disposto per il primo a dichiararmi coadjutore di Monsig.r De-Jacobis per tutti i paesi Galla indicati, colla sola condizione di poter prima io disporre gli animi dei Missionarj Galla.

I paesi più bisognosi della nostra sollecitudine Apost.ca sono i principati Galla governati da mussulmani, dove avvi un terzo od una metà della popolazione Cristiana, perché là i poveri Cristiani, non essendo confortati passeranno ben presto tutti all’Islamismo. Ho dovuto piangere colà paesi intieri pochi mesi prima del mio passaggio dichiaratisi mussulmani. Fino a [p. 12. – f. 304v] tanto che in quei paesi esiste un capitale di popolazione Cristiana noi avremo un titolo di potercisi introdurre, e quando ci sarà dato di poter aprire delle scuole, con questo mezzo si potranno far proseliti anche fra i mussulmani privi affatto d’insegnamento. Laddove,, una volta che tutta la popolazione sarà mussulmana sarà inaccessibile affatto alla parola evangelica. Per questo ho destinato il P. Cesare da Castelfranco a tutto il paese degli Eggio, Hourrù-hajmanò, Wollo, Legambo, Hayk, Worro-Kallo, Borena ec. ec. dove nella visita ho trovato più urgente il bisogno; e gli ho promesso che potendo riuscire qualche cosa di positivo, avrei procurato di fare dichiarare quel distretto prefettura a parte colle viste suindicate.

Parlando poi direttamente del modo di reprimere l’islamismo di quei paesi, distinguerò le operazioni semplicemente politiche dalle evangeliche concernenti il nostro ministero apost.co. Nella via politica se non fosse un’utopìa direi che bisognerebbe umiliare prima di tutto la Mecca di dove partono i missionarj d’inferno a riempire di pregiudizj, superstizioni, e di imposture non solo questo paese, ma tuttaquanta l’Affrica resa quasi inaccessibile agli Europei per loro cagione, e che sta per cadere tutta nelle loro mani. Cosa strana, ma pur vera, si crede quasi universalmente nell’interno che tutto il mondo sia mussulmano, e che tutte le potenze del mondo siano tributarie del Gran Sultano; ma queste sono idèe troppo in grande, quello che si deve fare nel piccolo dell’Abissinia è di favorire con tutti i mezzi politici e possibili i principi di carattere veramente Cristiano. Sotto questo rapporto il deprimere l’influenza del med.mo Abuna nostro nemico, è sistema molto pericoloso, perché lui vedendosi così avvilito è costretto di attaccarsi ai mussulmani come ha fatto ultimamente. Se non vi fosse frammezzo l’elemento inglese che /202/ lo maneggia, io direi di cercare di paralizzare almeno le sue armi contro di noi per vie amicali, e son certo che sarebbe molto facile, ma...

Confutazione del Corano

Il Sacro ministero poi non ha altro mezzo fuori della parola o viva colla predicazione, oppure scritta colla diffusione dei libri. La parola dovrebbe essere moltiplicata più là che altrove, e se fosse possibile aprire delle scuole sarebbe proprio quello che vi bisognerebbe. Come la parola non è totalmente libera, l’uso degli scritti sarebbe ottimo. Un piccolo catechismo di confutazione tratto dal Korano medesimo ed una piccola geografia che facia rilevare la Superiorità dei paesi Cristiani nelle lingue araba ed Amara, sarebbero buoni per quei paesi Galla, per tutta l’Abissinia, ed oserei dire per tutta l’Affrica, e per l’oriente medesimo. Ho promesso al P. Cesare di procurarglielo, ma dove prenderlo? L’ho [p. 13. – f. 305r] cercato inutilmente in Egitto dove simili opuscoli dovrebbero già essere alle mani di tutti... nel mio ritorno o lo farò io stesso, oppure mi raccomanderò a qualcuno dei Padri perito nell’arabo per farmelo. La S. C. potrebbe servirsi di qualche missionario anziano per questi simili lavori utilissimi. Mi pare che certe Missioni siano troppo facili a far pace cogli infedeli... Lo studiare nuovi mezzi per far sentire la verità agli infedeli anche mussulmani che ci stanno a fianco mi pare di dovere al missionario ed alla Chiesa med.ma. La risoluzione di lasciar in pace certi infedeli perché difficili, segnatamente eretici naturalmente sudditi della Chiesa mi pare un tantino pericoloso per noi.

Venendo poi agli eretici in particolare, anche qui è uopo parlare della politica da tenersi, e poi dell’esercizio apost.co. La prima politica da usarsi è di astenersi per quanto possiamo dalle cose clamorose atte a tirar l’attenzione e risvegliare le passioni dei nostri nemici, fino a tanto che saranno forti e capaci d’importarla sopra di noi. L’Abuna ha messo tutto l’inferno sotto le armi quando sentì che il P. Montuori aveva ottenuto il consenso dei tre principali regnanti per caciar lui e far venire un Vescovo da Roma. La combinazione volle che io venissi scoperto in quella med.ma circostanza, e tanto bastò per fargli credere che la cosa non fosse solo combinata, ma fatta; quindi è naturalissimo che abbia messo tutto il mondo sossopra. Per questa ragione il prendere formale possesso di Chiese classiche, Santuarj, Monasteri, è sempre cosa pericolosa; come pure costruire case vistose nelle grandi città, spaciare amicizia e protezione delle corti, le conversioni med.me dei Sovrani prima che il popolo sia preparato, e la maggior parte dei dotti, dei monaci, e dei preti sia con noi, è sempre cosa da schivarsi per non mettere in pericolo la missione. Il med.mo progetto di fare un Vescovo Cattolico, vivente questo, è sempre da tenersi molto sospetto; per lo meno la S. Sede dovrà mai risolversi ad un tal passo se prima non sarà caciato l’Abuna, e che nel paese tutto sia tranquillo: altrimenti la Missione corre pericolo di prestar la mano a guerre sanguinose, /203/ e di perdersi. Fino a tanto che non piace al Signore di cangiare le circostanze, uno o due Vescovi segreti bastano per tutto.

La maniera di liberarsi dalle persecuzioni dell’Abuna sarebbe quella di guadagnare i Copti di Egitto. So che la cosa è difficile, ma pure non è [p. 14. – f. 305v] impossibile, anzi direi che le circostanze attuali pajono molto favorevoli. I Copti di Cairo si trovano attualmente molto perseguitati dal Vice Re il quale son pochi mesi aveva già decretato il loro esilio in Sennaar, ma poi lo sospese dietro alcune raccomandazioni. Mi pare che alcuni progetti di protezione Europea ottenuta dal S. Padre potrebbero servire mirabilmente al caso nostro. La conversione dei Copti d’Egitto è una causa abbandonata, ma non disperata affatto. Daltronde è una cosa interessantissima la cosmopolitica Cristiana della Chiesa; la Missione dell’Abissinia avrà sempre delle gravissime difficoltà a vincere per questa parte; quindi la Chiesa potrà mai sperare con fondamento di poter estendere il Vangelo nell’interno dell’Affrica, se guadagnando i Copti non si procurerà un campo libero per travagliare nell’alto Egitto e nel Sennaar che sono i punti più centrali. Prima di partire dall’Abissinia ho promesso a Monsig.r DeJacobis di occuparmi coi Copti di Egitto per migliorare in qualche modo la condizione di quella Missione. Su questo particolare mi riservo di aggiungere ancora altre cose quando farò all’Em.a V.a un’altra relazione relativamente ai luoghi fuori dell’Abissinia.

Adattarsi ai digiuni dell’Abissinia

Ritornando all’interno sarebbe buona cosa che i Missionarj si addattassero in tutto alle osservanze di quel paese segnatamente del digiuno. Per poter pretendere che il Missionario osservi il mercordì dovrebbe essere dispensato dall’osservanza del Sabbato. Il povero Missionario che va soggetto a mille penalità, e che va abitualmente privo dei quattro quinti di quelle noriture che godono le persone anche di bassa condizione nei nostri paesi, pare un poco duro che debba ancora essere legato a maggiori digiuni. Quello che si è detto intendasi anche rapporto alle quaresime, che altrimenti sarebbe obbligato a duplicarle. Si rifletta che il povero missionario in giorno di digiuno suole mangiare non altro che un poco di focacia mal fatta col pepe rosso polverizato. In vista di questo io ho creduto di potere coi miei sudditi provvisoriamente dispensare colla riserva mancomale d’intendermela appresso colla S. Sede.

Feste

Lo stesso dicasi dell’osservanza delle feste fuori della Domenica. Essendovi colà un Calendario diverso dal nostro le feste di precetto ecclesiastico non escluso il Natale di N. S. e la Pasqua cadono in giorni diversi dai nostri; vi bisognerebbero perciò istruzioni particolari a questo proposito, massime rapporto all’osservanza esteriore. Il zelo dei missionarj e la voglia di salvare anime fa sospirare a tut- [p. 15. – f. 306r] ti il momento di una crisi universale Cattolica in quel paese; ma il Sig.e che tiene fra le mani il calcolo fatto /204/ delle cose future forse per tratto di pura misericordia Sua va prolungando la consolazione che noi aspettiamo perché non troppo politica e ragionevole. Se domani per una qualche combinazione venisse a dichiararsi una crisi pacifica e favorevole a noi, io crederei allora la Missione nella più difficile di tutte le prove. Il povero novello Abuna Cattolico, come si suppone, riconosciuto pacificamente da circa tre mille Chiese che vi sono assuefatte alle loro funzioni, e senza preti validamente ordinati, cosa vorrebbe fare? O confermare col suo oracolo l’esercizio nominale delle Sacre funzioni, oppure sospenderlo fino alla convalidazione degli ordini, non conosco altra via di mezzo. Lascio a chi è giudice il pronunziare sulla prima parte del dilemma, io poi dirò che il sospendere i preti anche per pochissimo tempo produrrebbe immancabilmente una rivoluzione. Una nazione convertita senza essere ancora preparata non soffrirebbe senza dubbio una sospensione simile, tanto più che si tratta di gente materiale guidata dall’abitudine a poche osservanze esterne. Il convalidare poi l’ordinazione di dieci mille preti circa non è sicuramente un’affare da finirsi né manco in due o tre anni, ancorché facciasi colla massima economia. Bisogna dire adunque che la trasformazione di una Nazione non è, ne può essere mai affare di pochi anni, e Iddio che pare nel nostro caso un poco avaro, forse intende supplire alla mancanza dei nostri calcoli.

Secondo il mio debole calcolo dobbiamo lavorare con tutta energia e con tutti mezzi che dipendono da noi per paralizzare, o arrestare la persecuzione come quella che impedisce la Missione dal disporre e preparare i materiali medesimi di tutta necessità. Fatto questo, la crisi ritardi pure a pronunziarsi che il ritardo med.mo sarà la nostra salvaguardia e la nostra fortuna. Questa operazione va maneggiata sopratutto coi Copti d’Egitto. Ottenuta questa si potranno aprire scuole e fare tutto ciò che occorre.

La prima cosa che occorre preparare è una buona quantità di preti da poterne in caso collocare uno almeno per ciascheduna Chiesa principale, per la celebrazione della S. Messa e per le altre parti del ministero che esiggono essenzialmente il carattere Sacerdotale, potendosi abilitare poi tutti gli altri per i servizii accessorii; anzi convenendo farlo per non [p. 16. – f. 306v] moltiplicare malcontenti. Se la Missione farà il suo corso verrà un’epoca in cui quei pochi medesimi che per sola debolezza hanno aposta[ta]to serviranno per la buona causa, attesa la scarsezza dei preti validamente ordinati

Operette da stampare

Quindi sarebbe necessario di preparare libri di ogni genere; segnatamente quelli che devono servire per l’istruzione tanto del popolo quanto dei preti, e per cancellare dalla nazione alcuni pregiudizi suoi propri, in specie per distruggere gli errori del paese, come per esempio brevi ed elementari trattati di Filosofia, e di Teologia, manuali d’istoria Ecclesiastica fatti a posta per il paese, altro di geografia in cui vengono segnati i vasti regni cristiani ed i lavori attuali delle varie missioni, alcune frazioni più edificanti di /205/ Leone I detto Magno (390 - 461), Papa dal 440, contrastò energicamente diverse eresie fra cui il monofisismo S. Leone onde introdurne la venerazione, alcuni fiori di mistica tratti da S. Liguori e da altri, e via discorrendo. Tutti questi opuscoli in lingua Amara affinché siano intesi da tutti. Io ho provato molte volte che gli argomenti più atti a colpire erano i racconti geografici dei regni Cristiani, il calcolo grande di Vescovi soggetti al Papa – narrazione di alcune funzioni più divote, della frequenza dei Sagramenti penitenza ed Eucarestia come si usa presso di noi, del matrimonio come celebrato e custodito in seguito, della cura che usano fra noi Padri e madri dei loro figli, del come regolata l’istruzione, del zelo dei nostri ecclesiastici ec. ec. Una volta non ho fatto che tradurre un pezzo di lezione di S. Leone e tanto bastò che un Deftera esclamò: un’uomo che parla così è un’eretico? un’altra volta ho fatto lo stesso di un’orazione alla Madonna di S. Liguori, ed un’altro disse che la religione dove trovavansi simili sentimenti necessariamente doveva essere la sola vera. Mi sono acertato col fatto che non è questionando che si guadagna, perché l’Abissinese valuta poco le ragioni, ed è assuefatto all’interpretazione sua propria della Scrittura.

Traduzione della Liturgia

Come l’Abissinia manca di libro per la liturgia pontificale potrebbe commodamente tradursi in lingua Sacra del paese il Pontificale Romano. Come altresì alcune parti del rituale che non sono più conosciute. Per le ordinazioni sarà obbligato il Vescovo servirsi della lingua latina non intesa? Come il neo ordinato Sacerdote può celebrare col Vescovo?

Vedendo che non si era ancora pensato a tutte queste cose di somma necessità, io ho pensato bene d’incaricare particolarmente il P. Giusto della traduzione nel senso come sopra, riservandomi di communicare detto incarico ai Superiori per l’approvazione. Detto Padre è una persona che ha molto genio ed ha già fatto molto progresso nella lingua dotta. Riguardo al Pontificale [p. 17. – f. 307r] Romano è una fortuna di poterlo introdurre con tutta franchezza; anzi quasi quasi per forza costretti a farlo, perché altrimenti il Vescovo dovrebbe servirsi del rito e lingua Copta incognita a lui ed al paese. Fuori della Messa e cerimonia del Battesimo, tutto il resto della liturgia tanto rapporto ai Sagramenti, quanto ai Sagramentali può essere la latina tradotta. Monsig.r De-Jacobis amministra l’Estrema Unzione in questo modo.

Chiamare in Roma un Abissino

Nel supposto piano di tradurre opuscoli in lingua Abissinese, sarebbe cosa buona chiamare dall’Abissinia uno dei più dotti di quel paese, istruirlo qui in Roma nella lingua latina ed italiana, e poi occuparlo in questo. Nel caso potrebbe anche servire d’interprete per il giudizio che in seguito si dovrà fare dei libri Abissinesi, e segnatamente di quelli appartenenti alla Sacra liturgia onde assicurarsi del vero senso delle parole in materia di Sacramenti.

/206/ Questo è quanto ho creduto necessario di riferire all’Em.a V.a R.ma rapporto all’interno dell’Abissinia e paesi Galla. Come in tutto quello che ho scritto ho seguito per lo più il mio semplice particolare giudizio, ad eccezione di poche cose in cui ho potuto consultare Monsig.r De-Jacobis, oppure qualche individuo delle due Missioni, così oso pregarla di considerare il sovraesposto come opinione mia particolare, segnatamente nelle cose che toccano la Missione altrui. Ho già incominciato un’altra relazione riguardante i luoghi fuori dell’Abissinia da me o visitati oppure in qualche modo conosciuti per immediata relazione da persone del paese. In questa noterò alcune altre idee mie che potranno in qualche modo essere utili a cotesta S. C. medesima. Seguirà quindi una nota di quesiti e petizioni che io credo necessario di fare per la debita amministrazione dell’affidatami scabrosissima Missione.

Pregandola quindi a voler gradire i sentimenti del più sincero attaccamento alla di Lei persona, le bacio la Sacra porpora nell’atto di segnarmi

Dell’Erma V.a R.ma

Aff.mo ed Obbl.mo figlio in G. C.
† Fr: Guglielmo Massaja V.o di Cassia V. A. Galla