Massaja
Lettere

Vol. 1

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Al barone C. du Havelt
Procuratore di M – Parigi

F. 379rIll.mo Signor Barone Amat.mo

* Alessandria 18. Aprile 1851.

Mi pare un secolo che non ho più veduto il Caro Barone e Baronessa Du-Havelt; appena ho messo il piede in Egitto, sentij subito il bisogno di prendere la penna per scrivere due linee, e così passare almeno da lontano un dolce momento seco loro.

Il mio viaggio, grazie al nostro amabile Iddio, fu ottimo, a fronte che un forte vento contrario ci. abbia sempre contrastato il passo da Marsilia sin qui, motivo per cui una gran parte dei viaggiatori furono costretti a tenere il letto per il male di mare cagionato dal cattivo movimento del Bastimento. Ciò non ostante, partiti la mattina del 4. da Marsilia, la sera del 7. eravamo in Malta, e la mattina del 13. Domenica degli ulivi, abbiamo potuto sentire la Messa in Alessandria; ne sia dunque lodato Iddio di tutto.

La mia partenza direttamente per l’Egitto l’avrà un poco sorpreso, ma pure sono stato costretto a fare in questo modo in seguito ad alcune [f. 379v] notizie afflittive venutemi dalla Missione. Oltre di quella a Lei nota sull’espulzione dei missionarj dall’interno, che sempre mi tenne in pena, perché non ebbi più altra notizia contraria, si aggiunse ancora una disgrazia avvenuta in Aden, che mi ha posto in una vera costernazione. La Chiesa di quella missione stata fabbricata tre anni sono provisoriamente in legno, per coprire il bisogno urgente, ed in modo che si calcolava poter durare almeno dieci anni, e così poco a poco aver tempo farla in pietre un pezzo per volta – mi giunse la notizia che cadde quasi tutta. Essendo così quella popolazione si trova nuovamente senza chiesa, ed io mi veggo obbligato a sollecitare la fabbrica in pietre. La notizia avuta in Marsilia l’ho voluta manifestare a nessuno, temendo che fosse falza, ma pur troppo è vera – Immaginandomi che il missionario doveva trovarsi nel più grande imbarazzo, per la mancanza dei danari, e per le determinazioni a prendere, ho dovuto portarmi subito in Egitto per potermi accertare delle cose più da vicino, e /275/ poi spedire subito soccorsi ed istruzioni. Ecco, Caro Signor Barone, la ragione per cui non sono andato a Roma; ho però mandato il P. Segretario con delle [f. 380r] lettere tali da ottenere come sicuramente quello che desideriamo in Roma.

Intanto per la Chiesa di Aden mi farebbe cosa gratissima raccomandarla alla Carità dei Signori del Consiglio di Parigi e di Lione per un’assistenza straordinaria. Per non più spendere denari inutilmente in fabbriche provisorie, io penso di continuare la fabbrica con quel poco che tengo, e che dovrei riservare per i bisogni dei Missionarj, confidando che quei Signori tanto buoni correranno in mio soccorso per i bisogni dei missionarj.

Io però probabilissimamente non anderò in Aden, ma direttamente nell’interno, per provvedere ad alcuni bisogni che vi sono colà. Resterò qui circa un mese, per potere ricevere risposte di Aden e di Roma, ed ultimare le intelligenze necessarie a prendersi, quindi monterò il Nilo. Monsignore Perpetuo Guasco sarà l’unico a cui gli amici dovranno diriggersi in caso che mi vogliano onorare di qualche lettera. Questo ottimo Prelato sarà sempre informato di tutti i miei passi, e di tutti i mezzi per farmi avere le lettere fino a tanto che si potrà – Io stesso volendo scrivere in Europa a qualche amico manderò sempre a lui tutte le lettere.

Se i Signori dei due Consigli centrali della Propagazione si decideranno di mandare qualche soccorso, potranno spedirlo a Monsignore Guasco suddetto, al quale lascierò le opportune istruzioni della ripartizione che dovrà farne in compenzo dei denari che io ora spendo per la fabbrica della [f. 380v] Chiesa di Aden. Così sarò sicuro di non lasciare i poveri missionarj impiciati tra la fame e la sete. In quanto a me poco basta: una piccola somma per attraversare l’alto Egitto, dove è necessario un poco di denaro, dopo mi contento di restarne anche affatto senza; anzi ho già proposto di prendere un sistema tutto apostolico, viaggiando come pezzente; ma ciò non si può fare in tutti luoghi; in Aden e nell’Abissinia sarebbe impossibile – le spese sono relative ai paesi – In Egitto con cinque franchi al giorno vivo poveramente in confronto di altri viaggiatori, in Aden costa ancor di più, in Abissinia costerà il quarto, nei paesi dove voglio andare, con un soldo potrò vivere da gran signore relativamente al paese. Io dunque quello che chiedo non sarà per me, ma per la missione, per cui sono obbligato a parlare.

A giorni aspetto lettere di Roma, dalle quali mi risulterà come sono state ricevute le mie relazioni sugli affari trattati a Parigi, e potrò ancora aggiungere qualche cosa secondo il bisogno. Oggi ricevo notizia che una corvetta Francese sia arrivata sino a Suez. Se questo è vero, è già qualche cosa, ma non basta per ristabilire l’opinione favorevole alla nazione francese – bisognerebbe continuare per qualche tempo le frequenti apparizioni; una volta ristabilito il prestigio, la Francia sarà forte anche colla sola parola diplomatica, e potrà procurare alle missioni ed al commercio tutti i bramati vantagi –

Sul vapore l’Alessandro ho trovato un luogo tenente buono assai, che mi usò molta attenzione; mi ha dato la qui annessa memo- /276/ ria pregandomi di raccomandarla a qualche mio amico – è un padre di famiglia già vecchietto che avrebbe molto bisogno di restare in casa a guardare la sua famiglia.

Vorrei dire ancora tante cose a Lei, a Madama Du-Havelt, ma il foglio è finito; preghino per me, e troviamoci ogni giorno alla presenza del Signore. Gradisca i sentimenti della più viva riconoscenza coi quali godo protestarmi

D. S. V. Ill.ma

† Fr: Guglielmo Massaja V.o di Cassia
V. A. dei Galla