Massaja
Lettere

Vol. 1

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Al cardinale Giacomo Filippo Fransoni
prefetto di Propaganda Fide – Roma

F. 504rEminenza

Cairo 12. Giugno 1851.

Trovandomi a Parigi, nel momento di partire, alcune persone, animate per il bene dell’Abissinia, mi pregarono di mettere per scritto alcune mie idée, che aveva esternato parlando relativamente ad uno stabilimento da farsi in Gerusalemme a benefizio dei pellegrini abissinesi. Nella premura di dover partire in quello stesso giorno, mi ricordo d’aver scritto qualche cosa d’incompleto, e che conteneva appena il germe della cosa come dovrebb’essere fatta. Ora le persone, a cui io avéa lasciata questa memoria, mi scrivono d’averla mandata all’Em: V. R.ma, e siccome mi soggiungono essere stata la medesima da Lei rimessa a Monsig.re Patriarca, e vorrebbero, che io instassi presso di Lui, onde accelerarne l’esecuzione, amo meglio aggiungere qualche cosa a V. Em: stessa, che potrà nel caso farla passare al sullodato.

Benché Monsig.r Patriarca debb’aver parte in quest’affare, come Vesc.o Ordinario del luogo; pure credo, che il rimettere la cosa a Lui per l’esecuzione, sia lo stesso, che il condannarla ad un ritardo illimitato: poiché questo Prelato con tutta la Sua buona volontà avrebbe bisogno di mezzi per farlo, e noi sappiamo, che di questi non è abbondante. D’altronde le persone, che da Parigi hanno mandato all’Em: V. la memoria mia, sono disposte a fare qualche cosa, e converrebbe cercare di goderle.

Per non perdere la buona disposizione di queste persone, ed assicurare nel tempo stesso l’esecuzione dell’opera, la S. C. non avrebbe altro a fare, che formare un Comitato composto di cinque, o sei persone Secolari, fra li quali io propongo il Barone Du-Havelt, e li due fratelli Cavallieri d’Abbadìe, come persone disposte a fare anche qualche sacrifizio per il bene dell’Abissinia; quindi qualche Vescovo, che loro medesimi si cercheranno come Presidente del Comitato, affinchè il medesimo acquisti un poco più di fiducia presso il pubblico – Questo Comitato dev’essere autorizzato a raccogliere qualche limosina in alcune Diocesi della Francia, e di altri paesi meno disturbati da simili questue. Un proclama ben concepito, ed una raccomandazione del S. Padre, ed anche solo della S. C. di Propaganda, il Comitato diriggendosi ai Vescovi, con tutta facilità raccoglieranno una somma sufficiente per fare un’Ospizio abissinese in Gerusalemme, ed un piccolo capitale per mantenerlo. Una volta raccolta una somma tale, l’opera sarà sicura della sua esecuzione, e la S. C. non avrà che diriggerla alla lontana. Il Comitato stesso spedirà una persona (Antonio d’Abbadie) che conosce bene l’Abissinia, per eseguire un piccolo Monastero ad uso, e stile abissinese, e suggerire anche alcune leggi, secondo le quali dovrà essere regolato.

Questo Monastero sarà amministrato da un Prete Missionario /326/ Europeo da nominarsi dalla S. C. di Propaganda, e da Monsig.r Patriarca; questi è di tutta necessità per mantenere sempre nel medesimo l’ascendente di Roma, ed anche la proprietà. Quindi sarà spiritualmente diretto, ed amministrato da uno, o due Preti Abissinesi da nominarsi da Monsig.r De-Jacobis. La Missione del suddetto già attualmente numerosa di Preti indigeni buoni, e fecondi di proseliti da spedire.

Quando questo Monastero sarà fatto, io avrò una morale certezza, che l’Abissinia sarà salvata, comunque vada la Missione dell’interno. La sola notizia, che il Papa col suo Senato ha fatto un Monastero, ed una Chiesa, affinchè gli Abissinesi Pellegrini trovassero in Gerusalemme li mezzi necessari per [f. 504v] vivere, e vivere da cristiani secondo il loro Rito, produrrà un’effetto incredibile, e capace di distruggere tutte le prevenzioni, che li Copti hanno seminato contro di Lui in quel paese. Li Pellegrini poi, che in Gerusalemme non trovano altrove mezzi di sostentamento, né un Prete della loro lingua per confessarsi, e per sentire la Messa, saranno obbligati ad andarvi, e ricevere l’istruzione cattolica. Questi proseliti di ritorno nei loro paesi sono considerati come altrettanti oracoli, e la loro predicazione moltiplicata non mancherà di trionfare sull’eresia. Gli stessi Prencipi sogliono ascoltare con grande deferenza, e rispetto li Pellegrini venuti in Gerusalemme, e compiacersi dei loro racconti.

Né si creda, che un simile Stabilimento debba costare una gran somma. Chi conosce l’Abissinia sa, che colà tutto cammina colla massima semplicità. La fabbrica di gusto Abissinese, anche il più esquisito, è là più semplice, che si possa immaginare. Il vitto poi il più frugale, consistente in poco pane, e legumi, raramente mangiano carne per la moltiplicità dei digiuni, immancabilmente osservati da simili Pellegrini.

Il Comitato converrà, che duri sino al Compimento dell’Opera. Se le limosine abbonderanno, il medesimo penserà ancora a soccorrere li Pellegrini in viaggio, segnatamente in Cairo, onde allontanargli dal contatto dei Copti eretici; quivi questi poveri Pellegrini vanno per lo più a riposarsi presso il Patriarca Copto, il quale gli tratta alla peggio; se vi fosse qualche piccolo soccorso cattolico, incomincierebbero qui molti a venire da noi; lo stesso si dica di Suez. Nel caso però bisognerebbe, che li Pellegrini, prima di partire dall’Abissinia, fossero obbligati a procurarsi una raccomandazione dal Vescovo cattolico colà stabilito, per poter godere di questi vantaggi. Il Comitato medesimo, essendo in caso di farlo, potrebbe ancora occuparsi per tuttociò, che concerne la Missione dell’Abissinia, onde assisterla nei suoi bisogni.

L’idea di formare Comitati-Pii in alcuni luoghi più disposti, e per certe Missioni in particolare, sarà quella, che dovrà col tempo essere invocata, quando sgraziatamente venisse a mancare la Propagazione di Lione. Il bisogno delle Missioni fa, che se ne formano spontaneamente in certi luoghi, e come nati da se, restano indipendenti dalla S. C., e non arrecano alla Chiesa tutto quel van- /327/ taggio, che recherebbero se fossero sotto una sola amministrazione di Propaganda – Fondati dalla Propaganda saranno sempre al suo ordine.

Questo è l’ultimo sforzo, che faccio in favore dell’Abissinia, onde assicurare, che questa Nazione corrisponda alle sollecitudini della Chiesa nel chiamarla a salvamento, come paese di una grande influenza sopra immensi altri popoli ancora non evangelizzati, e di una grande importanza nella politica cristiana in grande, come ho provato in altre mie memorie. Come questo dipende totalmente dall’Em: V., che sente così vivo bisogno di salvare le anime infedeli, mi giova sperare, che non mancherà di ottenere il suo effetto. Ella non dovrà far altro, che diriggersi alle persone indicate, affinchè Le suggeriscano il completo nome dei Membri, che dovranno formare il Comitato suddetto, quindi diettro un piccolo proclama, nominare effettivamente li medesimi colle istruzioni, che giudicherà meglio.

Non si stupisca, che io Le proponga alcune persone, sul conto delle quali corrono alcune voci meno [f. 505r] benevoli. Lo faccio, perchè ora sono dominato da una convinzione tutta favorevole, ed io ho per sistema di attaccarmi a tutti gli elementi, che possono servire alla causa santa della conversione degl’infedeli.

Colgo l’occasione favorevole per esternarLe li miei sentimenti del più sincero attaccamento, come a Capo dell’Apostolato estero, a cui io sono consacrato, e baciandoLe la S. Porpora, godo raffermarmi

D. Em: V. R.ma

Divot.mo, ed Ubb.mo figlio in G. C.
† Fr: Guglielmo Massaja
V.o di Cassia V. A. dei Galla –