Massaja
Lettere

Vol. 1

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Al cardinale Giacomo Filippo Fransoni
prefetto di Propaganda Fide – Roma

F. 412rEminenza Reverendissima

Kartoum 9 Ottobre 1851.

Arrivato qui in Kartoum il 3. corrente, non voglio lasciare un’occasione favorevole per ragguagliare l’E. V. R.ma delle cose più notabili che possono interessare cotesta S. C. di Propaganda per quel bene che vorrà cavarne il Signore.

Giunto in Benesuef ho lasciato il Nilo e dopo tre giorni di deserto arrivai felicemente al monastero di S.t Antonio sotto il nome di Giorgio Bartorelli viaggiatore – Tutto quel monastero che conta circa 50. individui, al mio arrivo, fece una specie di festa – Allora ho inteso che l’Abbate trovavasi assente da quasi un’anno, stato incaricato dal Patriarca di una missione in Abissinia per sollecitare il zelo dei regnanti di quel paese contro i Cattolici che minaciano d’impadronirsi del paese; ho veduto colà il mio ritratto fatto dai Copti, che per fortuna so che non sono buoni pittori, del resto il povero abuna Messia è dipinto dai medesimi colle corna... Basato quindi sulla conoscenza che io aveva di questo Vescovo, ne ho preso la più viva diffesa, a segno di convincerne una gran parte in contrario; poscia introducendomi col passo fatto dal Papa in favore dei Cristiani d’Egitto, ho detto tutto il dicibile in favore della S. Sede, a segno che molti, per provare la loro buona fede, mi dissero ed assicurarono d’aver sempre creduto fermamente che tra il Papa ed il Patriarca vi fosse buona intelligenza, salvi solo i diritti di quest’ultimo, e la diversità del rito confermata dal Papa medesimo che proibisce di passare da un rito all’altro – Neanche mi opposero la diversità della fede, perché nel basso clero questa questione è come dimenticata – Quando potrò darò un conto esatto di tutte le conferenze avute in quel monastero nido di Vescovi e Patriarchi, perché sono molto interessanti – Ora dirò solamente che chi faceva da dragomanno era Fr: Michel Angelo antico allievo della S. C. di Propaganda, già apostata per una combinazione fatale, ed ora nuovamente proselito – [f. 412v] Come io passava per essere andato a visitare la tomba di S.t Antonio, mi sono stabilito nella sua grotta medesima dove passai due giorni, pendenti i quali venivano i monaci colà a trovarmi, ed il suddetto prendeva tutti i momenti che io era solo, e veniva a sentire la parola di Dio colla massima avidità. Avrei voluto portarlo via con me, ma la cosa era troppo delicata, ed il colpo andò fallito; gli ho somministrato mezzi e consigli per sortirsene il primo momento che gli sarebbe riuscito – Come pareva che questo giovane avesse qualche difficoltà di andare in Cairo per timore dei Copti, l’ho lasciato in libertà o di andarsi a consegnare a Monsignore Teodoro, oppure di venire con me – In questo ultimo caso avrei bisogno di autorizzazione per farne un /341/ prete di rito abissinese, se pure non converrebbe lasciarlo nel suo rito Copto molto venerato in Abissinia, dove il Vescovo ed i suoi preti mantengono il loro rito – Questo giovane è solamente Diacono, ma è abbastanza istruito per farne un prete, quando tutto il resto non si opponga; i sentimenti che mi ha spiegato danno a sperar molto –

Venendo quindi a parlare dell’alto Egitto, nel mio viaggio ho veduto alcuni Vescovi eretici, moltissimi del loro clero, e quasi tutte le missioni Cattoliche – Solamente questo particolare meriterebbe una relazione di molti fogli, cosa che presentemente non posso fare – La popolazione Copta è più numerosa di quello che si crede; l’importanza della medesima l’ho già provata in altri miei scritti; la facilità ed i mezzi di convertirla ci debbono interessare più di tutto – Il P. Samuele da N... il più anziano e forse il più capace di tutti i missionarj che ho veduto, in pochi anni conta già poco meno di un milliajo di proseliti, e mi assicurò che se avesse dei buoni preti indigeni a sua volontà da collocare di qua e di là, in poco tempo prometterebbe di guadagnare tutti i circondari di Négade, dove la popolazione è Cristiana nella maggior parte. Se qualche potenza d’Europa accordasse qualche piccolo favore di protezione ai Cattolici convertiti, e la S. C. di Propaganda in pari tempo studiasse di dare una nuova vita a quelle missioni con tutti i mezzi possibili, facilissimamente potrebbe prodursi un movimento popolare che tirerebbe anche molti del Clero, e se il movimento riuscisse forte potrebbe dare una spinta anche alla gerarchia Superiore – Il Padre suddetto sarebbe l’individuo capace a dar dei lumi a questo riguardo. In queste missioni, per togliere alcune difficoltà che sogliono nascere tra il Clero indigeno ed il Latino, sarebbe cosa desiderabile accordare la facoltà al missionario latino di poter celebrare, durante la missione, ed a misura che verrà giudicato capace, [f. 413r] in rito Copto, e così il missionario nel suo luogo sarebbe il solo titolare con altri subordinati e non vi sarebbero due superiorità – Nella bassa popolazione ed anche nel basso clero regna fra gli eretici un malcontento contro la gerarchia superiore che governa ed esigge le decime col bastone a modo turco – Le enormi richezze del Patriarca, di alcuni vescovi, e di certi monasteri, tengono questa infelice popolazione nell’eresia; il Patriarca per mantenersi nella sua posizione si attacca al governo, gli paga dei tributi straordinarj, e poco gli importa che i sudditi siano oppressi; il governo per parte sua trova tutto il suo conto sostenendo la gerarchia, perché ora per un titolo, ora per un’altro finisce per assorbire tutte le richezze della medesima; chi perciò ne sta di mezzo è il povero popolo, il quale paga tributo al governo come Cristiano, e poi le decime al Clero, e sì l’uno che l’altro si esigge senza misericordia colla forza e col bastone – Tale è la situazione dei Copti nell’alto Egitto, motivo per cui non è tanto contento della sua gerarchia –

Dirò finalmente poche parole di Kartoum: questa missione importantissima per le speranze di poter aprire da un giorno all’altro /342/ dei grandi lavori sul fiume bianco, deve essere a qualunque costo conservata, come già diceva in altra mia in data di Roma l’anno scorzo. In una mia lettera scritta, se non erro, da Lione, faceva presente a cotesta S. C. il pericolo che questo Vicariato lavorando sul fiume Bianco andasse ad incontrarsi con quello dei Galla, ora in seguito a conferenze fatte con molti di quelli che hanno fatto parte delle spedizioni addietro, veggo che questo pericolo è affatto immaginario, e che anzi le popolazioni suddette sono estesissime, e non potrebbero essere evangelizzate altrimenti che da Kartoum; Per il che mi facio premura d’avvertirla, affinché in seguito a detta mia non si prendano misure incongrue – Il P. Pedemonte mi assicura di aver veduto i Galla discesi sulle rive del fiume Bianco per far guerra coi Bari, e sarebbe d’opinione che per questa via possa aver luogo il passaggio ai paesi Galla, ma ciò non sarebbe se non quando queste missioni saranno ben stabilite da servire di appoggio. Dalle descrizioni che mi fanno qui tutti coloro che vi sono stati, posso assicurare l’Em: V. che provo una forte tentazione, e se non avessi i miei affari dall’altra parte, vorrei esibirmi come semplice missionario, sicuro di trovare un paese da fare un poco il missionario, ma ho dato parola di trovarmi in Gennajo sui confini Sud dell’Abissinia per passare più in là dall’altra parte, e ciò vale per tutto. I due missionarj Gesuiti che si trovano qui muojono di desiderio di andarvi; il suddetto P. Pedemonte [f. 413v] che già vi è stato, e che non ha potuto trovar luogo da restare, perché i mussulmani della spedizione medesima prevenivano i selvagi contro di lui a misura che egli cercava di stabilirsi in qualche luogo, invidia la sorte di Angelo Vinco 1819-1853. Le accuse rivolte a suo carico risultarono poi infondate. Don Angelo, stato più fortunato nell’ultima spedizione da potervi restare – Se questo missionario, stato favorito dalle circostanze da poter rimanere colà, fosse un missionario fervente e sodo, sarebbe come certo che la Missione a quest’ora è incominciata, e dalla prossima spedizione si potrebbero aspettare notizie consolanti, ma sgraziatamente pare che le cose dovranno andare molto diversamente. Questo bel colpo è probabile che vada fallito, perché il detto D. Angelo, a detta dei medesimi suoi amici, non è uno da fare il missionario; prima di partire si è nominato un Procuratore a parte, manifestando delle intenzioni poco edificanti; fra le altre cose protestò che andava per fare il commercio dell’avorio, e che sarebbe venuto dopo un’anno; che peccato che sia stata sbagliata la scielta del soggetto! Si aggiunge ancora per disgrazia ultima di questa missione che i due Padri Gesuiti sono richiamati in Europa, perché il Generale della Compagnia pare aver deposto il pensiero di questa missione... Dico questo in confidenza all’Era: V., perché amo sinceramente che questa missione riesca. Del resto Ella potrà avere dei detagli più chiari e più autentici dal Padre Generale dei Gesuiti, a cui questi missionarj hanno sempre riferito ogni cosa notabile –

Io poi, a Dio piacendo, spero poter partire di qui sul fine di questo mese e portarmi sulle frontiere dell’Abissinia, dove mi fermerò ancora qualche tempo per poter prendere tutte le informa- /343/ zioni che occorrono e forse corrispondere coi missionari, prima di lasciare il territorio del Pascià; quindi prenderò quella via che crederò più conveniente per portarmi direttamente in Goudrou o in Liban senza toccare l’Abissinia, dove sarebbe per me troppo difficile passare senza essere scoperto; finora la mia personalità d’incognito è perfettamente conservata anche qui in Kartoum nella casa medesima dei religiosi dove abito, dicendomi la Messa in stanza di notte e da solo, ogni giorno –

Pregando finalmente l’Em: V. di un benigno compatimento per il disturbo che Le do colle mie lunghe lettere, Le offro i più cordiali miei saluti, mentre baciandoLe la Sacra Porpora, con tutta la venerazione godo raffermarmi

D. Em: V. R.ma

Ubbid.mo figlio in G. C.
† Fr: G. Massaja Vescovo