Massaja
Lettere

Vol. 1

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Al cardinale Giacomo Filippo Fransoni
prefetto di Propaganda Fide – Roma

F. 417rEminenza

* Kartum 12. Novembre 1851.

Spirato il mese di Ottobre, termine che io aveva fissato all’E. V. nella mia, che ebbi l’onore d’inviarLe prima di partire dal Cairo, onde accertarmi di poter ricevere ancora in tempo qui in Kartum le di Lei osservazioni deffinitive, in caso fossero state contrarie alla presa risoluzione di recarmi all’interno, mi credo abbastanza tranquillo da potermi portare più avanti, dove più difficile e più rara assai riuscirà la corrispondenza, senza timore di contrariare i di Lei veneratissimi ordini, poiché, in caso contrario, V. Em:, dal mese di Giugno in qua, avrebbe potuto colla massima facilità farmi arrivare le Sue lettere; le quali colla posta sarebbero venute in meno di due mesi dalla data di Roma. Ciò premesso, ho l’onore di prevenirLa che sto organizzando il viaggio, e la settimana ventura partirò per Fasouglou, dove in lontananza di poche giornate vi si trovano i Galla Ammourù limitrofi del Gojam; il passaggio sarà un poco difficile, perché i Galla di là hanno un’odio contro i Turchi loro nemici, ma un negoziante mi ha fatto sperare possibile il passaggio con qualche furberia; d’altronde, qualora non mi riesca, in poche giornate potrò discendere più abbasso per riprendere la strada dell’Abissinia che già conosco – Ora otto giorni ho /348/ avuto occasione di spedire lettere ai compagni in cui gli ho avvertiti del mio arrivo qui, e del mio piano di portarmi direttamente ai Galla per la via di Fasouglou, ingiungendo ad un di loro, di andarmi ad aspettare dalla parte dell’Abissinia nei paesi [f. 417v] più vicini al luogo dove dovrò spuntare io; così spero che tutto riuscirà bene – Se mi riesce di passare per Fasouglou, la via di Kartum sarà la via in avvenire più spiccia che possa convenire per la missione dei paesi Galla – Come vi sono alcune tribù Galla tributarie del Pascià sulle vicinanze di Fasouglou, penso di visitarle, e se trovo le convenienze stabilirò un missionario per facilitare le corrispondenze, e per fare un luogo di deposito alla Missione che si farà più avanti – Essendo qui come semplice viaggiatore munito di Firmano, benché con nessunissimo apparato esteriore, pure il Governatore di Kartum mi usa tutte le attenzioni ed ha per me tutti i riguardi che posso desiderare, a segno che alcuni giorni sono, avendogli parlato della mia partenza per Fasouglu, egli mi disse che avrebbe pensato per la barca da montar il fiume bleu; così potrò dire che con meno di 40. talleri ho fatto il mio viaggio dal Cairo ai Galla – quanto sarebbe desiderabile che i missionarj prendessero il partito di viaggiare in questo modo, il risparmio a benefizio delle missioni sarebbe di una buona metà –

Nella lettera che ho avuto l’onore di scriverLe circa la metà del mese scorso qui da Kartum, faceva osservare che le difficoltà da me fatte a cotesta S. C. in una mia lettera, se non erro, scrittaLe da Lione, rapporto ai Missionarj di Kartum, i quali pareva che si estendessero verso i Galla nelle supposte sorgenti del fiume Bianco, dovevano considerarsi come non fatte da me, poiché ora vengo a scoprire che realmente il fiume Bianco ha popolazioni immense da coltivare, e tutte molto lontane dai luoghi che io pensava; l’errore fu commesso da Antonio d’Abbadie, il quale prese le sorgenti del Soba confluente del fiume Bianco, per vere sorgenti di quest’ultimo – I missionarj suddetti potranno lavorare tranquillissimamente sul fiume Bianco, anche fino alle sue sorgenti, probabilmente situate sull’Equatore, [f. 418r] epperciò per lo spazio di 15. e più gradi di latitudine, tutto pieno di popolazioni nomadi che non portano il nome di Galla; solamente al quarto grado fra i Bary discendono i Galla a far la guerra, dal che si deduce che non devono essere lontani, ma le due razze sono abbastanza antipatiche fra loro per presentare una naturale divisione – Tutto al più, volendo dire qualche cosa o decidere i limiti, potrà significare ai suddetti missionarj che lascino il fiume bleu ne le vicinanze di Fasouglou –

Nella lettera medesima anzidetta Le diceva pure qualche piccola cosa relativamente a Angelo Vinco (Cerro Veronese 1819 – Libo Sudan 1853).
Il pesante giudizio del M. e degli altri contemporanei è stato poi unanimemente corretto dopo la morte di A.V.
D. Angelo Vinco, il quale ha montato il fiume bianco sul fine di Gennajo dell’anno corrente, ed è rimasto colà; ho già detto abbastanza nella medesima per far capire ciò che corre in paese sul conto di lui, ma mi sono astenuto dai detagli, perché io era ancora nuovo in paese, e mi conveniva tenermi sulle generalità per tema di lanciare calunie sulla parola di qualche individuo particolare forse non veridico, ma ora pur trop- /349/ po sarei in caso anche di addurre delle prove, quando si trattasse di persuadere i Superiori del bisogno di allontanarlo destramente, come individuo molto pericoloso. Questo Missionario che in Propaganda era un modello di virtù, lasciato in tutta libertà di conversare coi Secolari europei di questa Città, i quali sono di una corruzione stommachevole, divenne molto pericoloso da compromettere gravemente la missione; un giorno avendo esternato le mie ammirazioni ad uno di questi Padri di quanto io sentiva sul conto suo dai medesimi suoi amici, ne ebbi una rotonda conferma di ogni cosa, assicurandomi di più che il suo Superiore D. Ignazio conosce tutto e prima di partire promise che l’avrebbe fatto richiamare immancabilmente; Essendo così non occorre altro, poiché prima di me, avrà già fatto il suo dovere il Vicario suddetto in Roma. Una sol cosa aggiungerò, di cui forse il Capo medesimo della missione non pare abbastanza persuaso, ed è il punto del commercio che si è sempre fatto indifferentemente da questa missione, sotto pretesto di bisogno; questo è quello che ha rovinato Don Angelo [f. 418v] Vinco e che rovinerà tutti i giovani che verranno in seguito, unitamente alla missione medesima. Con questo principio, mentre in Roma si crede che sul fiume Bianco D. Angelo stia facendo il Missionario, egli, tutto all’opposto, sta facendo il commercio, in società col più empio europeo di Kartum, persona conosciuta come nemica giurata della Missione, origine di tutte le antiche persecuzioni contro Monsignor Casolani – Quando il suddetto D. Angelo partì da Kartum per il fiume Bianco, succedettero delle scene le più scandalose che meritano di essere riferite, affinché Roma conosca gli eccessi a cui sono strascinati i poveri missionari dal prurito di commerciare; ad insaputa dei suoi compagni fece il contratto di Società col suddetto europeo, divenuto il suo consigliere per lottare contro i suoi fratelli della missione; considerandosi come padrone della casa e contenuto a titolo eguale cogli altri missionarii, protestò di volersi dividere da loro coll’intervento dell’autorità giudiziaria del paese, ma poi si contentò di svaligiare la casa colle minacie del bastone; tutti gli effetti presi furono portati alla casa del suo socio, che nel partire lo costituì innoltre procuratore suo e depositario di tutte le sue carte ed interessi, dichiarando apertamente di non aver più che fare colla Missione, e di partirsene senza neanche aver ottenuto l’assoluzione dei suoi peccati dagli infami Gesuiti... Il Governatore che non suole concedere il commercio ai privati negozianti, se non sono uniti in società nella solita spedizione che si fa nel mese di Novembre, avendo subodorato che D. Angelo, sotto pretesto di Missione religiosa, serviva di mantello ad uno dei più intriganti, protestò di non volerlo lasciare partire, ed allora fu che si vidde il singolare fenomeno di un Pascià Turco, in publico Divano, appellarsi alla legge canonica, per giustificare le sue proibizioni; e come D. Angelo allegava una speciale facoltà dal Papa, rispondergli che non credeva vera simile facoltà, che l’avesse prodotta, e riconosciutala l’avrebbe lasciato partire... Al mio arrivo questo Pascià mi parlò di questo molto a lungo, e mi disse che per l’avanti aveva /350/ sempre avuto buona idea dei preti Cattolici conosciuti in Oriente per persone aliene dal Commercio, ma che le cose andavano molto diversamente in Kartum; avrebbe voluto sapere da me se il Papa suole concedere [f. 419r] a missionarii la facoltà di commerciare, e mi volle molta pena per declinare la sua domanda; è chiaro che sono gli stessi europej gelosi che fanno parlare il Pascià, e questi medesimi potrebbero nel modo stesso spargere lo scandalo ancora in Europa a danno delle altre Missioni –

Ritornando a D. Angelo, egli, a dispetto del governo partì, e dopo circa tre mesi, mandò indietro le barche con lettere al suo Socio e Procuratore senza neanche ricordarsi di salutare i suoi compagni di missione; egli restò fra i Bary a fare ricerche di avorio, mandando al suo Socio la quantità che aveva trovato in viaggio cantaro dall’arabo قنطار qinṭār “quintale”, antica misura di peso in uso in diverse città italiane fino alla prima metà del XIX secolo; variabile, a seconda delle zone e delle epoche, da circa 40kg a oltre 80kg.٠. cantari, stati venduti qui in Kartum oltre i tre mille talleri effettivi, di cui la Missione, benché nelle massime strettezze, non vidde un centesimo – Presentemente il Socio di D. Angelo sta di nuovo litigando in nome di lui col governo, per andare o mandare, secondo l’accordo, a prenderlo con tutto l’avorio che avrà radunato nel decorso dell’anno; ancora non si sa come finirà la questione, quale è probabile che sarà portata a Costantinopoli ed a Vienna... Eminenza! Se non si proibisce il commercio, succederanno dei scandali molto più gravi, e lo stesso D. Angelo con parecchj milliaja di talleri avrà una gran tentazione di non più ascoltare i suoi Superiori, come già ne ha dato qualche cenno... quanto è meglio che i missionarj siano poveri! Dopo la partenza di D. Angelo questa casa incominciò a prendere un’aspetto religioso: i due Padri proposero di restarsene in casa e vivere poveramente, coi pochi mezzi che accordava loro la provvidenza, ed è consolante di vedergli rispettati da tutti, ed ajutati anche da qualcheduno – Io parlo per puro desiderio del bene, e perché ho parlato mi protesto che acetterò mai nessuna incombenza relativamente a questa missione, d’altronde di grandissima importanza – Per colmo di tutte le disgrazie, l’Austria protettrice della missione medesima, ha mandato qui un giovane console Protestante di Religione e di filosofia Volteriana, il quale servirà non poco ad ajutare gli indocili nel caso di dover ricorrere –

F. 419v Dirò ora due parole per terminare di spiegare i miei affari, prima di partire per l’interno – Nell’ultima scrittaLe di Cairo, ho risposto all’Em: V. sul punto del Cavaliere Antonio d’Abbadie, giustificandomi della fiducia che ho ripreso per lui, come persona che io non la veggo colpevole di altro che di connivenza cogli eretici, commessa da lui, parte per ignoranza, e parte anche con dei fini per se stessi lodevoli, ma ho lasciato di esporLe alcune intelligenze avute precedentemente col suo Fratello Cavaliere Arnaud d’Abbadie; ora credo conveniente di dirLe ogni cosa, poiché, dietro la lettera dell’Em: V., non avendo creduto conveniente di ritrattarle per non dargli da conoscere ciò che passava trà e Lei, credo bene renderLa informata –

Per disposizione della Provvidenza, il Cavaliere suddetto in viaggio per l’Abissinia, partì col medesimo Vapore da Marsilia, e strada /351/ facendo ebbimo tempo a discorrere delle cose antiche e moderne delle missioni di quei paesi. Egli si sentiva commosso nel sentire le persecuzioni che ci stava facendo il Vescovo eretico, ed esternò più volte la disposizione sua di contribuire anche colla propria borsa per calmare il fuoco del nemico, se questo fosse stato possibile e conveniente – Vedendo così, e conoscendo per altro che lui è l’unica persona capace di maneggiare questo affare, come l’unico che ha sempre conservato una certa amicizia con Abba Salama, non ho voluto disprezzare un mezzo termine che la Divina Provvidenza ci mandava per un nuovo tentativo, dopo tanti altri che io aveva fatto in adempimento alle promesse fatte a Monsignore De-Jacobis; fui dunque d’accordo con lui nei seguenti capi – 1. Che arrivando in Abissinia esaminasse bene se la cosa sarebbe stata possibile ad eseguirsi con una segretezza tale che i medesimi missionarj in seguito potessero giurare di saperne nulla – 2. Che la trattativa avendo luogo, fosse a nome ed a carico unicamente del Cavaliere suddetto, come una generosità sua spontanea che non inchiudesse il nome [f. 420r] di altri, massime ecclesiastici e missionarj – 3. In caso che l’Abuna si pieghi alla trattativa, si metta come condizione di non fare dei passi troppo aperti e formali, ma si serva semplicemente del suo ascendente per far cessare la persecuzione, e si raggiri in modo che venga restituita, non solo la pace alla missione, ma tutte le chiese già uffiziate prima, la facoltà di aprirne delle altre secondo il bisogno, e richiamati i miei missionarj a Tedbabe Marian – 4. Quando il Cavaliere d’Abbadie farà risultare ottenute tutte le condizioni del numero precedente, troverà in Aden depositato un mio biglietto presso il P. ˙Agostino d’Alghero mio Vicario, col quale potrà riscuotere da Monsignor Guasco in Egitto la somma di mille talleri, che io ho messo in disparte a questo oggetto, frutto dei miei risparmj particolari, dei quali posso disporre senza far torto ai miei missionarj, avendo io fin qui condotto una vita severissimamente economica con questo fine – La ragione per cui mi sono lasciato indurre a fare questo passo, è per ottenere qualche tregua alla missione di Monsignore De-Jacobis, persuaso che, se altronde riuscirà di ottenerla per pochi anni, se la missione sarà attiva a cogliere la circostanza, potrà in poco tempo portarsi abbastanza avanti, per non temere più le ulteriori ostilità che potranno nascere in seguito per parte della Gerarchia eretica. Io credo che il precitato Signor Cavaliere d’Abbadie, arrivato sul posto, vedrà la convenienza di deporre questo pensiero come impossibile, ma nel caso affermativo, colle cautele indicate, io credo che non ci sia tanto male, e se riesce, già gli ordini sono lasciati per parte mia, affinché la condizione si adempisca, ed il Vescovo eretico riceverà poco per volta la somma come un compenso dei danni che potrebbe ricevere propagandosi il Cattolicismo. In seguito però alla lettera dell’Em: V. io mi sono tenuto molto indietro col Cavaliere suddetto; non ho giudicato bene di rivocare la mia parola, ma neanche ho cercato poi di rivederlo.

F. 420v Del rimanente io sono mortificato d’aver dato tanti disturbi a cotesta S. C. di Propaganda colle mie lunghe lettere piene /352/ di storie forse non sempre gradite; per questa ragione non ho osato di spedirLe l’intiero mio giornale, dove si trovano anche molte note, secondo il mio debole giudizio, interessanti per le Missioni.

Questo giornale però sta nelle mani del R.mo P. Venanzio Generale dell’Ordine, che è il depositario di tutte le memorie che che io scrivo, ed anche padrone di farne quell’uso che giudicherà; qualora perciò V. Em: desiderasse avere qualche cosa di più, potrebbe diriggersi al medesimo, il quale farà estrarre tutte le note che spettano alle missioni per l’uso di cotesta S. C. medesima – Il giornale di questo secondo viaggio a Kartum è come finito; l’altro non è ancora alla metà, e sto scrivendolo, viaggiando, in tutte le ore che posso avere di tempo libero.

Intanto prego V. Em: medesima a voler benedire, se non altro, il mio buon desiderio, e baciandoLe la S. porpora, ho l’onore di esserLe sempre

Divot.mo e Obbl.mo figlio in G. C.
† Fr: Guglielmo Massaja Vescovo

P. S. All’arrivo del Superiore di questa Missione di Kartum, è probabile che nasca una questione molto delicata sopra i capitali guadagnati da D. Angelo – Questi partendo ha lasciato procura particolare, dando ad intendere chiaramente le sue idee future – Il suo procuratore, ne lascia vedere la procura, ne tanto meno i guadagni già percepiti... D. Ignazio venendo vorrà chiedere qualche conto, e non sarà assistito dal Console, il quale come Protestante, ed incredulo Volteriano, ha già esternato chiaramente che i diritti di D. Angelo sono troppo sacri, e che ha fatto male nel partire a non pretendere il terzo della casa – Se D. Ignazio venendo recentemente da Vienna sapra dolcemente imporre al Console, potrà aggiustare ogni cosa; del resto io veggo la cosa molto delicata e suscettibile d’imbrogliare il povero Superiore; il quale avrà bisogno di gran prudenza e destrezza per cavarsela.