Massaja
Lettere

Vol. 2

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Al cardinale Giacomo Filippo Fransoni
prefetto di Propaganda Fide – Roma

F. 76rEminenza R.ma

*Gemma – Lega Amara – 21. Novembre 1855.

Le mando copp[i]a vedi → n. 187 dei Statuti che ho dato ai monaci, affinché Ella gli facia esaminare, e credendo bene ne ottenga l’approvazione; /87/ se non altro sarà una norma a questi monaci. L’approvazione che io domando non è affinché questa piccola Congregazione, sia considerata come un’ordine Religioso a parte, oppure una Provincia dell’Ordine Francescano; conosco molto bene che questo lavoro manca di molte cose, ed i medesimi monaci che hanno vestito e professato sin qui, non sono perfettamente in regola canonica, non avendo, ne potendo avere ancora un noviziato secondo le regole dei canoni – Ciò che io domando è una semplice approvazione particolare, affinché la cosa prenda piede nel cuore di questa missione, ed un pregiudizio particolare non distruggere il fatto; purché la cosa prenda stabilità, io non curo tutto il resto; se Roma parla [f. 76v] tutti stanno quieti, e l’affare incominciato camminerà – La mia autorità non si estende al di là della mia morte, e lo stesso mio successore potrebbe disfare, oppure non curare più tanto questa mia operazione; se Roma parla più nessuno pensa a variare, a criticare, oppure a distruggere –

Nel decorso dei Statuti vedrà alcune cose, che sembrano inutili, e sarebbero tali in Europa, dove le idee sono stabilite, ma qui, dove dobbiamo servirsi d’industria per stampare nel cuore dei giovani i principii cardinali della disciplina, e della fede stessa, non è così –

Per questa ragione, vedrà nei medesimi che ho dato un’importanza a prima vista eccessiva alla licenza del Superiore o dispenza del medesimo nei digiuni, nella recita dell’uffizio divino, ed in altre cose simili; ciò è per due ragioni principali: la prima per imprimere nei cuori l’idea dell’autorità ecclesiastica, ed assuefare i giovani a questa disciplina; la seconda, per distruggere alcuni pregiudizii intorno al digiuno più considerato [f. 77r] che la stessa legge divina; qui sarebbe mussulmano chi non digiuna il Venerdì, e non chi avesse dieci mogli, non chi amazza, chi ruba, ecc ecc – Per questa ragione medesima nell’estendere l’articolo del digiuno ho fatto dei giri che sembrano inutili, ma il mio scopo era di far conoscere come di precetto rigoroso i semplici digiuni latini; e senza distruggere tutti gli altri digiuni, gli ho lasciati nelle mani del Superiore; quindi in facia agli etiopici ipocriti, ho citato molti digiuni, anche non praticati absolute dai nostri per accreditare il monachismo europeo –

Così parimenti nel numero 11. spiegando il voto di castità sono disceso al particolare in modo anche troppo materiale a prima vista, ma chi conosce la poca istruzione di questi paesi ed il bisogno di stampare nel cuore di questa popolazione i veri principii morali di castità interna, mi perdonerà se sono disceso così basso, parlando a mistici: perché [f. 77v] altrimenti temerei di spingere in alto dei corvi invece di colombe; ho veduto certi monaci dell’Abissinia che vivono nei boschi, e che godono un gran concetto di santità, decisamente corvi in questo genere, i quali al sentire l’estratto di morale che si trova in questo articolo undecimo, così esclamarono = Se la cosa è così, nel nostro paese un sol monaco vero e casto non si trova =...

Il numero 23. sembra anche superfluo, ma pure, ha uno scopo doppio – Primo per stabilire la massima di conservare la SS. Euca- /88/ ristia, cosa in paese non praticata, e presso alcuni anche di scandalo; secondo per imprimere nel cuore dei fedeli la divozione a questo Santissimo Sacramento – Così parimenti il numero seguente sulla Confessione ha per scopo di stabilire una prattica di frequenza: ne deve sembrare troppo la pena imposta a chi non si confessa oltre i tre mesi, perché qui è di tutta necessità scuotere i cuori con queste espressioni –

Il numero 25. poi nel stabilire la celebrazione della Messa almeno ogni settimana è un quid medium per stabilire la Messa privata in un paese dove stricte non vi è, [f. 78r] benché per principio non sia condannata; dir nulla a questo riguardo, avrei taciuto un punto troppo essenziale nel paese; se avessi detto tutti i giorni avrei ferito le orecchie di alcuni – vi sono moltissimi Preti in Abissinia che affatto non celebrano – In questo modo, senza parlarne direttamente stabilisco la massima della Messa privata fra i monaci e Preti –

La parte più incompleta di questi Statuti è quella che concerne la giurisdizione, le elezioni, e le superiorità. Per una parte trattandosi di nuovo impianto, e non sapendo ancora cosa ne sarà in seguito, se cioè verrà a svilupparsi in grande, e verrà approvato da Roma, ed in quale senso, non ho creduto bene inserirvi il tessuto dei canoni relativamente all’elezione dei Superiori e loro giurisdizione; tanto più che, essendo ora e per molto tempo quello dei monaci l’unico clero per l’esercizio del ministero in questi paesi, se fosse stabilita in tutto rigore la giurisdizione quasi episcopale Religiosa [f. 78v] il Vescovo qui non avrebbe più sudditi ecclesiastici al suo ordine – Per altra parte l’emancipazione dei regolari dall’Ordinario è così essenziale all’osservanza regolare, e tanto politica per il bene in grande della Chiesa, che il tacerla farebbe un gran male – Nei luoghi dove avvi gran quantità di clero secolare e regolare, questo emancipato dalla giurisdizione dell’ordinario, e regolato da una diramazione gerarchica a parte, la quale prende il punto di partenza direttamente da Roma si vengono a moltiplicare i vincoli coi quali una nazione si stringe al capo della Chiesa, affinché mancato uno non manchi l’altro; in ogni tempo i regolari esenti hanno impedito la diffusione delle cattive dottrine e massime; un vescovo sospetto può corrompere i suoi preti, ma non può guastare i regolari, e questi han sempre una grande influenza sul popolo. La stessa osservanza regolare nelle mani dei Vescovi è in grande pericolo, come si sa – Per questa ragione sarebbe stato desiderabile anche qui lo stabilire subito da principio le cose nel vero senso canonico; ma avvi il grande os- [f. 79r] tacolo che non vi è altro clero, e neanche per ora credo bene incominciare una disciplina a parte di clero secolare, essendo tutte le mie viste dirette a creare un clero disciplinato, e per questa ragione mi sono trovato nel bisogno di creare monaci con una regola, altrimenti sarebbe stato lo stesso che stabilire Preti Abissinesi – In questo bivio io credo bene che si facia così – O la Santa Sede approva questa come una congregazione a parte nelle mani del Vescovo, ed allora tutto sta come è scritto; oppure avvi questione di aggregare questi monaci all’Ordine Cappuc- /89/ cino; in questo caso il Generale dell’Ordine Cappuccino potrebbe nominare il V. Ap. dei Galla a Custode delegato di questi monaci sino ad un sviluppo più preciso dell’opera; allora si prenderanno altre misure – Il Vescovo venendo nominato Custode vien salvata la giurisdizione dell’ordine –

F. 79v Se il P. Giusto si troverà in Roma potranno conferire con lui relativamente a questi statuti; il suo parere sia il mio; egli mi rappresenterà in Congregazione in Propaganda ed altrove per tutto ciò che occorrerà di mia parte – Questo Padre non conosce i paesi Galla, ma conosce i paesi Abissinesi vicini, e conosce il mio cuore, epperciò credo la persona più capace a dar dei lumi, qualora occorrano.

Qualora i Superiori generali dell’Ordine Cappuccino propendano ad incorporare questi monaci all’Ordine, gli pregherei a mandarmi un bravo religioso in qualità di maestro, un giovane sodo, mistico, e capace; giovane di buona volontà e disposto a fare sacrificii di tutte le commodità che vi sono in Europa anche fra l’austero ordine Cappuccino, in proporzione di qui.

Per un’impianto regolare di Cappuccini vi sono alcuni ostacoli – Il primo sarebbe [f. 80r] quello di non poter mendicare il vitto di porta in porta, ad eccezzione di alcuni luoghi – dovremo per qualche tempo acettare denari dall’Europa, come si suppone fra gli infedeli – Benché in qualche luogo questo articolo potrà fra poco osservarsi, come spero –

Qui non vi sono panni da vestire, ma dovremo vestire camicie di grossa tela; tutto il resto della regola è osservabile in questi paesi, ed alcuni punti sono osservati da tutti, anche dai principi, più perfettamente di quello che osservino i Cappuccini d’Europa, come l’andar scalzo, e l’uso del cibo frugale –

Se io posso piantare un Convento di frati con un’osservanza precisa, sarà certamente una cosa che farà gran chiazzo anche in tutta l’Abissinia che simpatizza molto per tutto ciò che ha un’organizzazione esteriore, e per il monachismo –

F. 80v Una cosa in questi Statuti farà impressione e stenterà ad essere compresa nel suo vero senso, è quella dei voti annuali per dieci anni, riservando la professione dei voti perpetui dopo il decennio. Io non vorrei che ciò fosse menomamente attribuito a spirito di critica relativamente alla disciplina della Chiesa che stabilisce i voti solenni dopo un’anno solo di noviziato, ed in età giovanile, Iddio mi guardi da simile critica; io ho professato dopo un’anno di noviziato, nell’anno 17. dall’età mia, e per grazia del Signore il mio cuore non ha provato la menoma crisi di rincrescimento per il sacrifizio fatto, anzi allo svilupparsi il mio intelletto ed il mio cuore, conobbi la gran misericordia del Signore, che degnossi prevenirmi con la Sua grazia ed in giovanile età si degnò separarmi dai tumulti del mondo, per la qual grazia, ho sempre ringraziato, e ringrazio continuamente Iddio; come perciò posso avere a questo riguardo il menomo spirito di critica? Io dichiaro perciò [f. 81r] di aver fatto /90/ questo per ragioni e calcoli dipendenti dalle circostanze di questi luoghi in particolare e nulla più –

Nell’Europa, dove la fede si può dire stabilita nel sangue del popolo, dove il prete non solo, ma il secolare stesso predica continuamente senza pensare di predicare, dove la letteratura è piena e zeppa di sentimenti religiosi, dove la condotta da tutti esecrata degli empii medesimi spinge a Dio, la convinzione religiosa, anche prescindendo dalla virtù interna della grazia che tutto può, ha una forza, che non ha qui, e la costituzione sociale religiosa per abitudine presta un freno per far fronte a tutte le crisi a cui va soggetto il cuore e la debolezza del[l’]uomo – Qui le cose sono tutte diverse: fuori della poca parola del missionario, e della grazia interna, quale in verità è forse più viva e copiosa, tutto il resto è elemento corrotto; il vizio onorato; la superstizione [f. 81v] un culto stabilito; l’indisciplina è educazione del paese; l’aria medesima si può dire avvelenata; il giovane perciò che ha concepito qualche sentimento religioso, è il vero gi[g]lio fra le spine e le pietre, miracolo che si sostenga; aggiungasi che per il ministero deve trovarsi continuamente in contatto cogli infedeli corrotti, e senza il freno di qualche timore coattivo – Di necessità perciò ho dovuto per una parte prendere precauzioni per non prostituire l’[i]dea del voto solenne, mentre per l’altra non ho lasciato di farlo conoscere... Tali sono stati i sentimenti che mi hanno guidato nell’estendere questo articolo e nulla più, e come tali prego che siano interpretati – Qualora la S. C. creda con ciò v[i]ariata la sostanza della regola minoritana, sarà meglio variare almeno per qualche tempo, che esporsi al pericolo di non poter conservarne la dignità delle medesime, con pericolo delle anime, – mi dichiaro però in tutto suddito, e disposto a quelle [cose] [f. 82r] che mi verranno proposte dai Superiori; quando la Chiesa avrà parlato io sarò tranquillo, e Iddio col fatto farà vedere vani i miei timori – Le bacio la S. Porpora e mi dichiaro

D. V. Em: R.ma

Divot.mo ed Ubb.mo figlio in G. C.
† Fr: G. Massaja Vescovo V. A –