Massaja
Lettere

Vol. 2

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A monsignore Giustino De Jacobis CM
vicario apostolico dell’Abissinia – Tigré

F. 1160rEccellenza R.ma

Lagamara – Gemma 3. Gennajo 1857.

Poiché il Signore ci ha separato in modo da non vederci più in questo mondo, almeno per lettera vediamoci qualche volta. Di Lei non ho veduto lettera fuori di quella scrittami dalle prigioni di Gondar, quale tengo preziosa come una reliquia dell’apostolo mio maestro, alla quale risposi subito e mandai per espresso al P. Giusto. Cosa quindi ne sia stato di Lei, di altri nostri monaci, e del P. Giusto, non ho saputo più nulla. In Giugno mi veniva da Massawah un piego con cento talleri che mi portava Adreas fu nostro servo e schiavo di d’Abbadie, in Gudrù fu spogliato di ogni cosa da un Cristiano traditore; quindi nulla mi pervenne, neanco un pezzo di lettera; pensava di rimandare questo giovane in Massawah, ma egli mi fuggì dalle mani e non l’ho veduto più. Trovandomi agli estremi colla fame in tutte le case, debbo mandare il P. Giovanni Morka mio confessore sino a Massawah in cerca di mezzi di sussistenza; Dio facia che mi ritorni presto, perché altrimenti non so come e cosa faremo per vivere – Occorrendo perciò che il suddetto cada nelle di Lei mani lo esorti a partire subito, ed a sbrogliare i suoi [f. 1160v] affari al più presto possibile, perché il suo ritardo mi sarebbe mortale. Qualora poi (quod absit) non si trovasse in Massawah o fosse morto Fr. Pasquale, Ella consideri come dirette a Lei le lettere sue ed abbia tanta carità di eseguire tutto ciò che domando nelle medesime; in Massawah vi sono fondi riguardevoli, ma anche nel supposto che nulla si trovasse domandino imprestito, e facia in modo che mi arrivi una somma di riguardo – Se qualche di Lei persona fida e capace, sia monaco, sia lajco si unisse a lui nel viaggio sin qui, la cosa sarebbe molto più sicura in caso di morte o di malattia che possa accadere in viaggio. Ella dunque facia per me come farebbe per un Suo unico figlio che si trovi in paese lontano agli estremi; al ritorno di questo mio Sacerdote saprò chi mi è stato Padre nei momenti difficili –

Il latore della presente è Sacerdote, benché non molto istruito; le circostanze di continuo viaggio, fabbricazione di case, hanno fatto sì che è rimasta indietro la sua istruzione, è però un cuore molto fervente, e l’unico che ho, il quale mi cava dagli imbrogli quando mi trovo nelle strettezze; attualmente facio un gran sacrifizio a mandarlo, perché il poveretto avrebbe bisogno di scuola, ed io avrei sommo bisogno di lui per le confessioni degli indigeni e per me. [f. 1161r] Il P. Ajlù Micaele trovasi in Limu col P. Felicissimo, il P. Giacomo Ajlù trovasi in Càffa con P. Cesare, dei quali nessune notizie, ed io qui alla partenza di questo Sacerdote mi trovo solo con tre chierici da istruire, colla fabbrica della Chiesa che tutta passa per le mie mani, e con mille impiccj, pensieri, e timori che /105/ mi amazzano – Temo continuamente che dopo aver fatto tanti preti a benefizio altrui, mi accada poi di morire senza un prete, che mi usi le ultime carità della nostra S. Religione. Da un’anno a questa parte sono diventato così stanco, così debole di stomaco, che il cibo mi pare sterco, e debbo fare [un] sacrifizio per inghiottire un boccone di q[uesta] benedetta tavita. Ho un presentimento di vicina morte tale, che la mattina allo spontare del sole mi pare sempre di non dovere vedere la sera; alla mia morte non so come anderanno le cose di questa Missione. Se il Principe Cassa non si perde, io non so se mi riuscirà di far venire altri Sacerdoti dei nostri paesi. La sua venuta in Gogiam ha fatto che ho dovuto lasciare il Gudrù, dove aveva già casa formata, e debbo qui faticare di nuovo a fabbricare; In Gudrù ho fatto molti battesimi, ma poi manco di preti e debbo lasciare là nelle mani del lupo alcune anime che incominciavano a mettersi nel retto sentiere –

[f. 1161v] Qui in Lagamara le speranze sono forse migliori, ma il paese è lontano dalle corrispondenze colla costa del mare.

Se V. E. avesse a caso un poco di emetico, ed un poco di chinino per le febbri me lo mandi, perché qui è paese di febbri – Anche un poco di mercurio mi farebbe un gran servizio – Ho proibito di portare altri effetti, fuorché denari, per non compromettere il presto ritorno del latore della presente coi mezzi di sussistenza –

Avrei sommo bisogno di vasi sacri, segnatamente di calici, ma queste cose comprometterebbero certamente la persona e la somma che deve portare; epperciò anche Ella facia in modo che parta subito, e col solo denaro proibendolo di portare altre cose –

L’abbracio nel S. crocifisso, e pregandoLa di salutare tutti i Sacerdoti della Missione godo raffermarmi

D. V. E. R.ma

Divot.mo Collega
† Fr: G. Massaja Vescovo I.

Jacob [in amarico] / A S. E. R.ma / M. Dejacobis, o chi / per esso / Vescovo / Tigré – //.