Massaja
Lettere

Vol. 2

/143/

225

Il canto dei galli

P. 261

Riferiamo questa ridicola spiegazione che i poveri Abissini danno al canto dei galli sul far del giorno; spiegazione, che, secondo loro, fu rivelata da Dio dapprima ad Adamo, poi a san Pietro, il quale la dettò a san Clemente, e che noi Europei, (dice celiando mons. Massaia) non abbiamo il bene di conoscere.

I galli cantano principalmente di notte, perchè sentono le pedate dei serafini, che forse camminano con iscarpe alquanto dozzinali! Si svegliano per cantare e lodare Iddio.

Gran bella spiegazione che nessuno dei naturali ci diede mai, anzi non avvertita da tutti gli Abissiniani, poiché altri ve ne sono, che ne danno quest’altra:

Quando Gesù Cristo fu a pranzo da Lazzaro, Maria e Marta, quest’ultima gli presentò un gallo arrosto. Gesù Cristo diede la benedizione al piatto e il gallo uscì fuori vivo, e rivestite le sue penne, si mise a cantare. Gesù allora gli disse: «Va dove sono adunati gli scribi ed i farisei, ascolta ciò che tramano contro di me, e verrai a farmene relazione.»

Il gallo volò a far la commissione, e non istette molto a ritornare, riferendo tutto ciò che avea sentito. Allora Gesù gli disse: «In premio di tua fedeltà ti franco da una seconda morte, va nel paradiso terrestre, e tuo uffizio sia suonare, e cantar le ore.»

Quel gallo andò e sempre canta tutte le ore, e tutti i galli che sono sopra la terra hanno abbastanza fino l’udito per sentire il suo canto e cantare anch’essi. Or se è così, non fa meraviglia se quei galli che più sparsi su la terra sentono eziandio l’incesso dei serafini, i quali camminano, cred’io, piuttosto in fretta!!!

Discorrendo coi più sensati, vo loro dicendo: ma come va che voi prestate fede a codeste favole? – Ma che vuole? le troviamo scritte nei libri. – Però, san Paolo dice: esaminate, e ritenete ciò che è buono (Omnia probate, quod bonum est, tenete); e il vostro ossequio sia ragionevole (Rationabile obsequium vestrum). Ora, come può essere ragionevole la credenza di questa voce, come sarà ella provata e comparata alle scritture ed alla [p. 262] sublimità /144/ dei divini misteri di nostra S. Religione, se mai può tenersi come verosimile?

— Allora convengono poi meco della stupidezza e grossolanità di tali favole. Sol è in questo paese un gran vantaggio lo riuscire ad ispirare un po’ di diffidenza a proposito dei loro libri.

Eccettuata la Bibbia, le costituzioni Apostoliche, alcuni Ss. Padri ed i Canoni del Concilio Niceno, gli altri libri sono quasi tutti infetti di mala dottrina, e soprattutto avvi nella maggior parte qualche cosa contro Roma e san Leone, e contro il Concilio di Calcedonia, non in favore dell’eresia di Eutiche, che essi non hanno, ma perchè da questi fu condannato il loro san Dioscoro, che non sanno nemmeno perchè sia condannato. Solo dicono così in grande che fu condannato per la fede.

Fortunatamente, tutti questi libri sono così ripieni di grossolane favole che, a chi sa la loro lingua, è facile metterli in ridicolo, e fare arrossire i veneratori di questi libri. Quelli coi quali io converso non penano gran fatto a deporre l’odio che ciecamente portavano a san Leone.

Ah! se avessimo le opere di questo santissimo e dottissimo pontefice, per farle venerare a questi prevenuti! Come si vergognerebbero di averlo tanto ingiuriato!!!