Massaja
Lettere

Vol. 2

/153/

1859

228

Al cardinale Alessandro Barnabò
prefetto di Propaganda Fide – Roma

F. 300rEminenza R.ma

Ennerea 12. Aprile 1859.

Dopo tre anni e mezzo di dimora in Gemma Lagamara, il 4. corrente sono partito, e la sera del 9. sono arrivato qui in Limu (Ennerea) a visitare questa Chiesa, collo scopo quindi di partire per Kaffa. Con V. E. R.ma non mi trattengo a descrivere i particolari spiacenti e consolanti di questa mia partenza, viaggio, ed arrivo, perché sarebbe occuparLa inutilmente, riserverò queste cose per il trattenimento degli associati alla pia opera della Propagazione; solamente Le dirò che in viaggio nel paese di Nonno ho fatto 15. battesimi; arrivato qui ho avuto il piacere d’impartire la pastorale benedizione a questa numerosa famiglia, ed ai Cristiani che si trovavano radunati – Il giorno 11. che fu jeri sono stato ricevuto dal Re Abba Baghibo, il quale ebbe molto piacere nel vedermi, e tutta la sua corte nel mio passaggio si mise tutta sottosopra per vedermi; le trattative con questo Re non sono ancora incomminciate; vedrò se si presta per il mio viaggio di Kaffa, oppure se mi sarà contrario – In due settimane spero di sistemare le cose di questa casa, e poi conto di partire subito, perché vi sono qui gli ambasciadori del Re di Kaffa che mi aspettano ed hanno premura – Le notizie del missionario apostata sono sempre come prima; alla seconda moglie ha aggiunta la terza; ma le notizie del bravo prete indigeno rimasto fedele sono sempre più consolanti; il poveretto, privo d’istruzione seguita a fare l’apostolo, e veggo che il Signore incommincia a benedirlo, perché ha ottenuta la piena fiducia del Re e della popolazione, e posso dire che in grazia sua le trattative mie con quel [f. 300v] Principe hanno avuto un buon’esito fin qui. Io, arrivato in Kaffa, prima di tutto penso stabilire le trattative col governo; se queste mi saranno favorevoli potrò ottenere tutto quello che voglio per i bisogni attuali di quella Missione, e per una soda organizzazione futura; là potrà anche stabilirsi una Sede Vescovile, perché il governo è abbastanza organizzato e sodo più dell’Abissinia; se poi mi sarà contrario, vedrò in santa pazienza le misure da prendersi. Quell’apostata, per quanto perverso sia stato finora, per quanto sappia, ha fatto nulla di contrario per impedire la mia andata, e neanche so che abbia parlato male di me; da ciò mi giova sperare ancora qualche pochetto che il Signore abbia ancora sopra /154/ di lui qualche vista di misericordia. Appena avrò incomminciato a sistemare le cose di Kaffa, subito penserò a spedire qualcheduno fido in Wallamo per aprire la via del Sud all’incontro del P. Leone; perciò prego V. E. R.ma di assistere quella spedizione, affinché da quella parte non lascii in secco l’operazione incominciata. A Dio piacendo o tardi o tosto questo incontro avrà luogo, se dalla parte di là non faranno di parte loro i dovuti sforzi. Le distanze da Kaffa a Wallamo sono conosciute, e la strada anche praticabile con alcune industrie e coll’ajuto del Re di Kaffa, e di alcuni altri principi suoi amici; da Wallamo sino al mare il P. Leone mi dice che si sente di aprirla, e non ne dubito se osserva le istruzioni che gli ho dato di camminare lentamente come facio io, facendo dimora sufficiente in qualche stazione di mezzo che lo metta in relazione ed amicizia coi posti avvanzati. In questi paesi bisogna avere l’avvedutezza d’imparare il paese e di affezionarselo; ciò ottenuto il paese affezionato egli stesso apre la via, perché ha le sue conoscenze e parentele più avanti; in difetto si corre gran pericolo di un’incontro sinistro, quale arrivato, non solo è cattivo per il momento, ma anche per l’avvenire, perché basta un fatto per formarsi una publica opinione contraria.

F. 301r La presente incomminciata il 12. aprile, oggi 24. giorno di Pasqua posso riprenderla; in questo frammezzo abbiamo fatto un poco di ritiro, ed abbiamo avuto anche molte occupazioni del ministero, e disturbi della Settimana Santa – In questo frattempo abbiamo decisa la consacrazione del P. Felicissimo da Cortemilia in Vescovo di Marocco, quale consacrazione è stata fissata per il 1. Maggio festa dei Santi Apostoli Filippo e Giacomo; la farò a tenore di una coppia di Breve Apostolico speditami da Monsignore Guasco, poiché l’originale si è perduto con tutto il resto che vi sarà stato di accompagnamento. La scielta del soggetto è fatta da Dio, perché non ho altro, come Lei ben sa. P. Giusto è morto, P. Cesare ha apostatato, P. Leone è in luogo forse più lontano di Roma relativamente alle difficoltà del viaggio, in modo che non ci siamo ancora veduti – Di necessità dunque debbo cadere sopra il P. Felicissimo, quale, benché non sia una gran testa, ha però il vantaggio di aver già imparato il paese, e dato prove di se con una condotta regolare di dodeci anni come missionario, cosa molto importante in questi paesi; per dire il vero è un’anno dacché gli ho fatto questa proposta, e sempre egli ha cercato di fuggirla, non per motivi di capricio, ma semplicemente ed umilmente adducendo la sua incapacità e timori di non poter portare il peso dell’episcopato; attualmente, attesa la mia prossima partenza per Kaffa, luogo scabroso, dove temiamo di non poter più sortire, per forza ha acconsentito alla sua consacrazione, e mi giova sperare che corrisponderà sufficientemente alle nostre aspettative. Ho pensato momentaneamente di mandare lui in Kaffa, mai poi il riflesso che egli, essendo più giovane di quell’apostata, e suo compagno, non potrebbe imporgli, come posso imporgli io, fu decisa la mia partenza, quale avrà luogo l’indomani della consacrazione, oppure il mercordì dopo la me- /155/ desima – Partito di qui non vado direttamente in Kaffa, ma mi fermerò in Ghéra piccolo regno sui confini, dove si sono fatti già dai nostri preti di passaggio molti battesimi, [f. 301v] e dove avvi anche notabile speranza di poter fare del bene nel ministero apostolico. Come il Re di Kaffa mi spinge fortemente ad andarvi, e presto, io penso di stabilirmi in Ghéra e di là finire le mie trattative con quel governo che si dice Cristiano. Gli articoli che voglio ottenere prima di entrarvi sono i seguenti –

1. Padrone di poter entrare e sortire quando voglio, mandare e rimandare i miei preti a mio piacimento –

2. Che i Preti siano direttamente sotto di me, e nessuno s’impicii dei medesimi; non solamente i preti, ma tutti i così detti Diaconi, (figli dei preti antichi considerati come tali), i quali partecipano anche delle decime ecclesiastiche, e dei beni delle Chiese –

3. Che il patrimonio ecclesiastico sia nelle mie mani, e che io possa distribuirlo a mia volontà ai preti, e privargli del medesimo, quando credo a proposito di farlo –

Se io ottengo questi tre articoli, ho la vittoria in mano, ed ho niente più a temere; in caso diverso, qualcheduno dei miei che tradisca, unito a qualcheduno degli antichi cuori perduti, potrebbero farmi un partito contrario ed impedire ogni mia operazione; affin che questi articoli mi sortano franchi, nelle trattative ho fatto entrare anche qualche Principe confinante, come questo di Ennerea, e quello di Ghera; dimodoché mi giova sperare che colla pazienza tutto verrà; presentemente vi sono qui i due inviati di Kaffa, i quali sperano di portarmi presto colà, ma io nascondo loro i dissegni della mia operazione, e non gli spiegherò, se non quando sarò in Ghera, et quidem cum moderazione; di là gli rimanderò al Rè cercando di riscaldarlo sempre più nella brama di vedermi, ed incominciando poco a poco ad esternare quello che voglio – Se non ottengo questi articoli prima di entrarvi, sarà poi più difficile potergli ottenere dopo, perché questi Principi sono così fatti, che una persona prima di conoscerla la temono e rispettano, dopo che l’hanno conosciuta e praticata, non è più così, anzi per lo più sogliono insuperbirsi, e non più farne tanto conto.

F. 302r Così senza parlare direttamente del Sacerdote traditore aggiusto l’affare suo prima del mio arrivo, e lui vedendomi investito di ogni potere, sarà obbligato a gettarsi ai miei piedi con vantaggio dell’anima sua, e riparare i scandali dati a quel paese.

Nella mia partenza di qui lascierò per mio Vicario in tutti i paesi Galla di questa parte il futuro Monsignore Felicissimo Coccino Vescovo di Marocco colle opportune istruzioni ed ordini concernenti la disciplina di questa Missione sufficientemente incomminciata, ma sommamente bisognosa di assistenza ed energia nel ministero, e mi giova sperare che non si allontanerà dalle medesime, attesoché sono tutte cose fatte di comune accordo e consiglio con lui; dimodoché il piano antico della missione nei paesi Galla sarà in tutto conservato intatto, benché colla mia partenza accompagnato da tre Preti, egli dovrà restarsene con soli due Preti indigeni e tre /156/ chierici. Domani Martedì dopo Pasqua, a Dio piacendo, ordinerò Sacerdote un monaco Diacono per nome Matteo Rufo, ed arrivato in Ghera, mi arriverà un’altro da Lagamara parimenti monaco e Suddiacono, quale sarà anche ordinato Diacono, e quindi Sacerdote; in tutto i Preti indigeni sono poi sei; i chierici poi dei varii ordini inferiori anche sei, dei quali qualcheduno nell’anno potrà anche essere ordinato Sacerdote –

Nella scorsa Settimana di Passione ho avuto una notizia volante veramente dolorosa. Il Padre Gabriele da Rivalta Missionario, il quale l’anno scorso mi scriveva da Massawah pregandomi di occuparmi di lui per farlo passare l’Abissinia, al quale io scriveva di rimettersi in tutto e per tutto nelle mani di Monsignore Dejacobis o di Monsignore Biancheri entrambi pienamente autorizzati da me di mandarmelo, qualora avessero conosciuto possibile questo viaggio, attese le circostanze di guerra dell’Abissinia; questo poveretto dal calcolo che facio deve essere partito, da Massawah accompagnato da un indigeno Abissinese per nome Defterà Ajlù, persona molto fida e perita, [f. 302v] la quale l’anno scorso mi portò il vitto dell’anno, ed alla quale appunto aveva raccomandato il P. Gabriele suddetto nel suo viaggio; se siano partiti, o no da Massawah, quando siano partiti, e per quale strada siano venuti nulla qui si sa; solamente, il giovane nostro che ho mandato in Gogiam ad aspettargli e che da Natale in qua sta là a questo effetto, mi mandò a dire avere sentito casualmente da un soldato queste parole = Un Prete per nome Gabriele appartenente al Vescovo dei Galla, in viaggio al suddetto paese, di notte fu ucciso da alcuni soldati = benché la notizia non sia ancora certa, pure lascio pensare a Lei quanto dolorosa mi dovette essere; dolorosa, perché questo povero Prete presentemente sarebbe stato oro a questa povera missione, facendo buona riuscita; dolorosa, anche perché, essendo vero veniva a noi col vitto dell’anno, e con provviste di carta, libbri, ed altri oggetti di prima necessità, e tutto sarà perduto; doloroso ancora, perché immancabilmente doveva essere accompagnato dal suddetto Deftera Ajlù, la persona fida quasi unica che una volta l’anno veniva come il corvo di S. Paolo a portarci il vitto, e manteneva così le nostre relazioni con Massawah. Per questa ragione nel corrente anno nulla sappiamo dell’Europa, e forse nulla sapremo sino all’anno venturo, perché in Giugno tutte le strade saranno chiuse dalle pioggie dell’inverno vicino – Da ciò potrà capire le difficoltà somme che ha e che avrà sempre questa missione; l’Europa sentendo tale notizia s’impaurirà e più nessuno cercherà di venire qui, e noi qui saremo in penuria di soggetti e di viveri, come già lo siamo attualmente; crescit oratio et ratio tentandi per la via del Sud dove avvi il P. Leone; quale non riuscendo, allora i miei sforzi nel piantare questa missione saranno inutili; Iddio però sa tutto e vuole efficacemente tutto il meglio, e tanto basta; anche la fame stessa quando sarà mandata dal Signore sia la benvenuta, e dopo di essa la morte verrà ad aggiustare i conti nostri e mettere l’equilibrio, e dar forza ai deboli nelle strettezze.

/157/ F. 303r In verbo di libri debbo dirLe che io sono ancora sprovvisto di breviarii per tutti questi nuovi preti, di rituali, di libri di scuola elementare, e tanti altri oggetti simili; ho scritto più volte in Europa a questo effetto, ma nulla ho ricevuto; io stesso ho composto un Donato alla bella meglio, e ne ho fatto varie coppie in stampella; così ho fatto del breviario, per cui ho scritto il breviario della SS. Vergine ut in festis che facio recitare ogni giorno; così pure ho fatto dei rituali, dei manuali di lettura, e cose simili; ora però che la cosa incommincia farsi un poco in grande, ed io divento vecchio, trovo molto difficile a proseguire in questo sistema di fare tutto colle mie mani, tanto più che incommincio a perdere la vista, e non ho occhiali, e mi vuole tutto ad ottenere dalla costa la carta necessaria per le lettere –

Per carità; dopo la mia partenza da Roma nel 1846. io ho domandato mai niente a cotesta S. Congregazione di Propaganda; non so perché fanno difficoltà a mandarmi questi oggetti di prima necessità, di cui so che la medesima è molto fornita.

Come in questi paesi vi sono dei foucara mussulmani in abbondanza, e dobbiamo molte volte questionare coi medesimi, mi sarebbero molto utili alcune coppie della Bibbia in arabo, ed anche del Corano coi due testi arabo ed europeo; se la Propaganda non ne tiene, avendo la cura di scrivere in Francia forse si troveranno – Qui i mussulmani fanno molto progresso, e siamo obbligati molte volte a questionare coi medesimi in facia a questi Principi ignoranti; il solo possedere i loro libri e conoscere qualche cosa della loro lingua, è per noi un gran vantaggio e onore –

Ho scritto pure più volte che ho perduto varii oggetti lasciati nelle mani del M. R. P. Agostino di Alghero in Egitto, e pregava V. Em. R.ma di farsi dare i conti dal medesimo che senza nulla scrivermi è ritornato in Europa, ed anche a questo proposito nessuna risposta –

Pregava pure V. Em. R.ma medesima di fare in modo che si organizzasse in Egitto un’amministrazione per i fondi di questa Missione [f. 303v] avendo colà comprata una casa in società con Monsignore Guasco a metà, e colà vi sono sempre nelle mani di Monsignore tutte le somme che vengono di Francia; fino a tanto che esiste questo buon Prelato ho nulla a temere, ma venendo a morire non saprei nelle mani di chi passeranno tutti gli interessi di questa Missione. Anche a questo rapporto ho avuto nessuna risposta o affermativa, o almeno negativa. Così parimenti di tante altre cose che ho domandato, come risposte a quesiti, conferma di tutte le autorità da tre anni scadute, e cose simili.

Forse le mie lettere si saranno perdute, oppure le risposte, ma come ho replicato tante volte, mi pare che almeno qualcheduna deve essere arrivata. Perciò confesso candidamente che qualche volta mi viene anche un poco di malinconia, e penso che cotesta S. Congregazione che si occupa con tanto zelo per altre missioni le quali possono a loro talento scrivere e ricevere risposte, abbia poi dimenticato la povera Missione Galla; mi pare che, se cotesta S. Con- /158/ gregazione considererebbe sicuramente come una mancanza lasciare di rispondere a qualche quesito delle missioni, per questi paesi la cosa è molto più grave; se un’altra missione scrive e trovi un ritardo di risposta può scrivere a sua volontà, non così io; mando oggi un corriere, e non posso più mandare sino all’anno venturo, e queste ancora si perdono; dimodoché quando ricevono una mia lettera devono essere considerate come dieci che vengano da altra missione, perché in realtà mentre le altre missioni ne mandano dieci per piccoli affari, io, lasciati tutti i piccoli affari da una parte, ne mando una sola piena di tutti affari sostanziali, e quella una è frutto di gran fatica, e non ho ne tempo, ne carta, ne forza, ne ajuto per fare il doppio, e per lasciare coppia nella curia, come è uso e sarebbe troppo conveniente, se fosse possibile; ma deve sapere, che il Vescovo si chiama Guglielmo, e Guglielmo si chiama il Segretario, Guglielmo sono tutti i curialisti; non basta, Guglielmo è il [f. 304r] muratore, il sarto, il falegname, il ferrajo, con tutto il resto che possono immaginarsi, e dopo tutto ciò non avranno un poco di rispetto a questo nome?

L’anno scorso aveva scritto alcune mie pene relativamente al P. Leone dés Avancer mio Delegato Visitatore per i littorali, e ciò perché non posso non solo io stesso vigilare, ma neanche scrivere a volontà da quelle parti, attesi i tempi critici dell’Abissinia; spero che V. Em. R.ma avrà l’occhio sopra questo giovane missionario in modo da poter riposare il mio cuore; in caso diverso io pregherei di venire esonerato di ogni risponsabilità presso Dio; non è che abbia cattive informazioni sul medesimo, ma unicamente perché conosco il suo naturale piuttosto giovanile, e non posso per altra parte influire sopra di lui col ministero della parola; so certo che se fossi con lui, coll’ajuto di Dio, mi sentirei non solo di esserne risponsa[bi]le, ma sono certo che sarebbe un giovane d’oro, avendo delle proprietà auree, ma il trovarsi solo con altri giovani, ed in contatto con Europei viaggiatori per lo più cuori tutti guasti, mi fa temere – Di tutte le lettere che gli ho scritto ed avvertimenti dati nessuna risposta ho ricevuto, e pare che inclini anche a fare qualche arbitrarietà relativamente all’amministrazione delle limosine che vengono alla Missione dall’Europa; però nulla posso dire di certo, perché sono qui come sepolto, e nulla posso sapere, ne far sentire la mia parola; non sarebbe male che V. Em. R.ma facesse qualche volta scrivere al medesimo e gli domandasse anche conto di qualche cosa, se non altro per tenerlo in soggezione; se Iddio mi conserva questo soggetto fino al nostro incontro, allora me lo prenderò sulla spalle, come e di dovere, e non temerò più. Forse diranno che sono troppo timoroso, ma dopo le lezioni che ho avuto ho troppo ragione di temere. Io aveva Fr: Pasquale, il quale in Massawah pensava a tutto ciò che risguarda l’amministrazione temporale, dimodoché io era tranquillissimo e riposava sopra di lui – Senza essere stato interpellato questi è stato mandato in Europa, ed ho più nessuno che pensi a me; aveva incaricato Monsignor Biancheri, ma egli si è allontanato da Massawah [f. 304v] e se ne sta ai Bogos. Monsignore /159/ De-Jacobis, benché non stia in Massawah, pure si presta con molto zelo, ed è quello che fa i miei affari; ma egli mi suggerisce sempre di nominare il console Francese, cosa che mi fa sospettare che sia stanco; per altra parte fra i molti consoli conosciuti non ho veduto una persona degna di fiducia per il passato; l’attuale non lo conosco. Dimodoché mi trovo nel più grande impicio, e se per disgrazia venisse a morire Monsignore Dejacobis, io non saprei chi più si occuperà di me – Non sarebbe male che V. Em. R.ma mi desse una persona dell’Ordine che stesse alla costa, alla quale io darei tutte le facoltà ed istruzioni necessarie. Il P. Leone dalla costa di mezzo giorno non è in caso di pensare a me, ed a tutta questa missione, la quale incominciando a prendere uno sviluppo ha bisogno di essere assistita da una persona capace di rappresentare, e nel caso anche di scrivere a me ed all’Europa –

Siamo in treno di preparare per la consacrazione del Coadjutore, e per mancanza del necessario, ho fatto fare due bastoni pastorali di canna; la croce è una croce di ottone, di quelle bisotterie che si sogliono dare ai divoti; ho fatto cucire alla bella meglio calzetti[ni], scarpe, tunicelle con tele di colore che si trova qui; le mitre nostre sono fatte da noi di cuojo foderate di rosso – Da ciò argomenti le nostre strettezze, e ciò per pura difficoltà di viaggio, perché in Massawah ho ancora il mio Pontificale, quale non mi riuscì di farlo venire – Con stento ho potuto racapezzare qui il puro necessario necessitate medii per il vitto e per il ministero; crederebbe che non ho un solo libro di Teologia? un solo libro di scuola? e neanche carta bastante?

Come io ho ricevuto ancora un bel niente da cotesta S. Congregazione dopo la mia entrata in questi paesi, e non è credibile che la medesima nulla mi abbia scritto, La pregherei di mandarmi coppia di tutto ciò che mi è stato spedito dopo la mia entrata in questi paesi; così saprò regolarmi cosa debbo ancora domandare, altrimenti non ho più coraggio di replicare tanti quesiti e tante domande –

F. 307r Le mando una coppia dei regolamenti fatti ai Missionari Europei, segnatamente per Kaffa, affinché gli faciano leggere dai Missionarii che devono venir qui, e sappiano prima ciò che devono osservare –

Oggi 4. Maggio Le notifico che jeri è stata eseguita la consacrazione di Monsignore Felicissimo Coccino. Il primo di questo mese, facendo una conferenza spirituale alla famiglia Sacerdotale, e raccomandando appunto questo affare alle preghiere di tutti i medesimi Sacerdoti, Monsignore predetto proruppe in dirottissimo pianto, e si protestava ancora in contrario, in modo da farmi dubitare ancora di questa cosa, ma poi poco a poco si capacitò in modo che ho potuto eseguire ogni cosa con tutto il decoro possibile in questi paesi; è questi persona allevata da me dalla prima gioventù; venendo con me si contava per il più miserabile, ed è l’unico che mi è rimasto fedele, al quale Iddio avrà data l’incombenza di benedire il mio sepolcro, e proseguire le da me incomminciate operazioni /160/ apostoliche; se non altro, della sua buona volontà, e disposizione di cuore per stare a tutti i miei ordini non ne dubito affatto; del resto Iddio lo custodisca – Egli si raccomanderebbe per ottenere un Sigillo proprio di Vescovo; sperando che non glie lo negheranno. Lo stemma suo sarebbe quello dell’ordine Serafico, con un’arancio di sotto; non solo questo, ma tutto il necessario per il pontificale vorrebbe domandarlo, ma non osa; già dissi sopra che qui abbiamo bisogno di tutto, e V. Em. R.ma è troppo impegnata, per dispensarmi dal raccomandarlo di più –

Venerdì sera 6. corrente mi arrivò il tanto sospirato piego dalla costa – Prima di tutto fui consolato dalla smentita della morte del P. Gabriele da Rivalta; questo Padre un poco amico di girare ha voluto prendere la via del Sennaar contro i miei consigli, e di là non se ne sanno più [f. 307v] notizie affatto – Credo che questo religioso non abbia gran voglia di venire qui; ha già consummate parecchie somme alla Missione inutilmente, e presentemente non sarei più in caso di mantenere Sacerdoti a girare a sua volontà; sarebbe bene pensarvi, e se all’arrivo della presente, non essendo arrivato qui potrà V. Em. mandarlo ad altra Missione, obbligandolo però a rimborzare le somme che potrebbe avere nelle mani, perché da alcune lettere ho motivo a sospettare che abbia fatto qualche imbroglio, e che Monsignore Guasco abbia mandato a lui alcune somme da portarmi.

Ricevo pure la notizia che il P. Leone è arrivato a Gondar, ma come ha dovuto portarsi dal Re nostro nemico, fa dubitare che sarà obligato a ritornarsene in Massawah; se viene qui, io ho già proposto di farlo restare qui a lavorare e lasciare da una parte il piano della costa Sud, sia perché non abbiamo fondi bastanti, e dovrei accordare a questo Padre un secondo viaggio in Europa a domandare, cosa che potrebbe finire di guastare il medesimo, già troppo abituato a girare, sia ancora perché pare che abbia poca volontà, come consta da alcune lettere ricevute, fra le altre dalla qui acchiusa, quale potrà leggere ad ogni evento. In caso che questo Padre discenda di nuovo alla costa, prego V. Em. di pensarvi, perché io non sarei più in caso di custodirlo; come però ha fatto come da Procuratore, per carità lo oblighi a dar conto di tutto o al P. Giovenale, oppure a Monsignor Dejacobis, perché la Missione cresce e crescono i bisogni, e tutti gli antichi fondi sono esausti – Se viene qui farò di tutto per rimetterlo nel buon sentiero di missionario, ma se se ne va, non posso far nulla –

Prego V. Em. R.ma a compatirmi se sono un poco longo; pensi che le mie lettere sono anche rare – La prego di umiliare i miei rispetti al S. Padre pregandolo della Sua apostolica benedizione sopra questi figli novelli, e baciando a Lei la sacra porpora godo raffermarmi

D. Em. V. R.ma

Divot.mo Figlio in G. C.
† Fr. G. Massaja Vescovo –

/161/ F. 306r P. S. Da una lettera del Padre Leone vengo in cognizione essere destinato qui coadjutore un certo P. Felice Missionario delle Indie. Dalla lettera stessa, pare che sia il Padre Leone medesimo che abbia promosso questo affare; io però non mi ricordo di avere lasciato al medesimo simile incombenza; mi ricordo solamente di aver scritto una volta all’Em. V. R.ma domandando uno o anche due Coadiutori, uno per Kaffa, e l’altro per restare con me, e ciò non dopo del 1854. prima che le cose di Kaffa andassero male; dopo di ciò sono stato quieto, ho ricevuto il Breve in bianco speditomi, ma non ho aggiunto altra istanza. Tuttavia non intendo di rifiutarlo, tanto più se sarà un soggetto di spirito apostolico disposto a soffrire ed a lavorare per le anime; per lo meno sarà sempre un bravo missionario di più [f. 306v] e se la visita di Kaffa anderà bene, come spero, potrò piantarne uno colà, dove avrà da lavorare tanto che vuole, e sarà il più fortunato ed onorato; in questo caso, dopo due anni io verrò una seconda volta in Europa, non per restarvi, perché le mie ossa sono necessarie per ingrassare queste pianticelle, ma solo per sistemare le cose, perché moltiplicati i vescovi, sortirà il bisogno di fare sanzionare alcuni statuti dalla S. Sede onde togliere il corso alle arbitrarietà rovinose in seguito –