Massaja
Lettere

Vol. 2

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Al padre Leone Golliet des Avanchers OFMCap.
missionario apostolico dei Galla – Lagamara

[F. 1r]M. R. P. Leone in G. C. Arcicarissimo

Ghera 16. Agosto 1859.

Non sono ancora passati quattro giorni dacché vi ho scritto, ma come allora la persona che portava la lettera in Limu aveva premura, ho dimenticato alcune cose essenziali; perciò colgo una nuova occasione che ho trovato per Limu per aggiungervi la presente, quale, spero, potrà arrivarvi insieme alla suddetta.

Prima di ogni altra cosa debbo rispondervi relativamente ai carichi lasciati in Massawah, per prendere i quali voi avete molta premura, e pensate mandare il vostro Servo o Dragomanno – Questo affare non è tanto semplice come voi credete, e come io stesso credeva da principio quando non conosceva il paese; ma dopo essere stato sempre rubato da simili messaggieri di necessità sono diventato molto timido ed ho risolto di non più appoggiare simili comissioni, se non a persone molto perite e di una fedeltà provata da molti anni – Una sola accomada, cioè mezzo carico portatomi da Desta mi costò circa 40. talleri; così accadde del carico portatomi da un certo Abba Boncul nel 1844. [1854.]. Questa gente, anche quando sembra fedelissima, solamente che trovi un motivo per mangiare, ci mangia vivi; anche mettendo da una parte il pericolo che rubino /177/ tutta la roba, o in parte, non che l’impossibilità di potergli prendere qui in giudizio in caso di questio[ni] con loro, il minimum poi che possono fare, e che fanno ordinariamente tutti è di mangiare sopra le dogane, inventare spese in proporzione del loro appetito, trasportare a nostre spese la loro roba, quella degli amici, e facendo anche [f. 1v] pagare da noi le dogane per loro. Per tutte queste ragioni il mandare alla costa per prendere gli effetti da voi indicati nelle vostre note non è un’affare tanto semplice come credete; argomentando dal passato il trasporto di simili effetti va a costarci circa quattrocento talleri, e poi Dio sa se arriveranno qui franchi – Le casse di latta voi dite che sono lunghe due piedi e un quarto; se fosse a mettri potrei calcolare, ma il piede variando secondo i paesi, non posso sapere precisa la lunghezza, ma mi pajono molto lunghe in modo da far sospettare che vi siano dentro fucili, e ciò che più importa da non potersi caricare sopra le bestie; poiché la misura precisa della lunghezza dei carichi è di due palmi per gli asini, e due palmi ed un quarto per i muli; se passano questa lunghezza, affatto se ne incaricano gli indigeni. Perciò io credo bene sospendere tale spedizione sino alla vostra venuta qui; allora esamineremo ogni cosa e faremo la spedizione che occorre, tanto più che io ho anche piacere di conoscere il vostro dragomanno, e vedere se è una persona capace per calcolare sopra di lui in avvenire. A questo effetto, appena ricevuta la presente, incomminciate a sistemare le cose vostre, fare subito spedizioni degli effetti a Limu, perchè appena arrivato il Coadjutore in Limu sarete chiamato e dovrete partire per venire da me, che ho molto bisogno del vostro ajuto –

Vi dirò ora due parole relativamente ai conti di Egitto: voi dite nella vosta = Se non mi inganno, devono trovarsi in Egitto tutti intieri i conti venuti da Lione 1855. 1856. [f. 2r] 1857. 1858. Voi dite questo, forse senza riflettere, ma io, benché non abbia qui tutte le lettere, pure argomentando da quel poco solo che è arrivato alle mie mani, mi risulta che nel 1855. il P. Giusto ha consummato circa 800. talleri, poiché 600. gli ha portato con lui in Sennaar, come consta da una sua lettera. Nel 1856. voi avete preso mille talleri in Lione a conto, dei quali mi da conto lo stesso Consiglio Supremo; quindi mettendo insieme alcune spedizioni che mi constano fatte da Monsignore Guasco in Aden, ed alcune altre spese che mi constano, fra le altre 300. talleri da voi ordinati al P. Gabriele, la cosa va molto avanti. Il provento del 1857., come ricavo da una lettera del Signore Levenq, trovavasi tutto intiero nelle mani del P. Atanasio in Francia in Luglio dell’anno spirato, ed aspettavano una vostra risposta per sapere per quale via dovevano mandarlo a voi in Zanzibar; e questa fu la ragione che vi ho gridato di aver cangiato il corso dei denari... dopo tutto ciò, come potete giudicare che Monsignore Guasco abbia nelle mani tutte intiere le somme dei quattro anni suddetti? Figlio mio, voi che siete così fornito di carità per credervi obbligato a farmi così obliganti rimproveri relativamente al mio modo di procedere col traviato missionario di Kaffa, benché non lo conosciate ancora affatto, perchè giudicate poi così facilmente /178/ male di Monsignore Guasco, i di cui conti da me verificati nel 1850. sono stati trovati in regola, e nel 1855. verificati parimenti dal fu Padre Giusto, meritarono elogj, come mi consta dalle lettere del medesimo? [F. 2v] Se io ascoltassi voi dovrei fare passi odiosi a quel degnissimo Prelato, e così meriterei da altri zelanti vostro pari essere rimproverato come poco riconoscente ad un Prelato rispettabile, il quale per dodeci anni ha prestato grande servizio alla Missione; e così il povero Superiore facia bene, facia male sarà sempre rimproverato; così deve dirsi dei rimproveri che voi mi fate di poca carità a vostro riguardo per aver scritto a Roma moderatissime espressioni dietro lettere ricevute da vostri amici medesimi che mi consigliavano per il vostro bene; e così parimenti temo che accaderà in seguito ad alcune severità usate al P. Gabriele da Rivalta dietro lettere vostre e di alcuni altri, che lo dipingono come girovago e poco inten[ziona]to di fare il missionario – Così sono le cose dei poveri Superiori, obligati per una parte a gridare, procedere, e per l’altra sempre criticato dai buoni e dai cattivi, [non] mancando a tutti speciosi pretesti; Volete un’altra prova? Voi dite che avete sentito dal P. Giovanni che io voglio incantenare il Signor Cesare... epperciò mi raccomandate moderazione con un calore tutto apostolico. Se io voglia incantenarlo colle catene della grazia, o della forza, Iddio lo sa, ed il delinquente pensa certamente meglio, perchè sa cosa gli ho scritto = voi vi chiamate figlio Prodigo del Vangelo sino alle meretrici, ma poi non pensate al resto della storia, anzi vi dichiarate di voler esser tale, sarebbe bene che pensaste a verificare anche il rimanente della storia evangelica... assicurandovi che sono disposto a fare le mie parti di Padre venendovi all’incontro sino a Kaffa, e spargendo anche il mio sangue [f. 3r] sul terreno profanato dai vostri sacrilegi, purché mi riesca prima di morire di ricevervi al bacio paterno = Se al padre Giovanni ho esternato alcune espressioni di rigore volete sapere il perchè? P. Giovanni prima dello scandalo dato dal Cesare era un’Angelo, come lo erano tutti gli altri della missione, ma dopo detto scandalo il P. Giovanni in specie si è guastato, e mi ha messo fuori un cuore indifferente, ed ha incomminciato a dare motivo ad alcune dicerie nella Missione... Sappiatevi regolare, e sappiate regolarlo... incommincia a fare alcuni nascondigli anche in materia di fedeltà; così avrete un’idea del male fatto a noi tutti da quel traditore; Dopo essermi faticato tre anni a piantare nel cuore di questi giovani un poco di amore alla castità, cosa nuova in paese, detto scandalo mi rovinò ogni cosa, e se non faceva il passo di severità che ho fatto, Dio sa come sarebbe andata, e non avrei salvata la riputazione nostra medesima in facia all’Europa; fa bel dire a voi = prima di colpirlo... ecco che sono in viaggio per andarvi a salvarlo, ma chi ha preso solennemente moglie, chi ha già generato figli, si convertirà? Dio lo facia, e se io userò con lui qualche rigore per esempio degli altri, lascierò da parte i sentimenti di misericordia? Iddio glie la conceda prima di tutto (di che abbiamo motivo a dubitare per il gran scandalo dato a tutti questi paesi, motivo per cui sono diventati insensibili alle nostre parole) ottenuta /179/ da Dio, per forza dovrò usarla anche io [suo] schiavo – Domandate un poco come erano da principio [i nostri] Cristiani di Lagamara; quindi vedete quali sono [al pres]ente, dietro lo scandalo [f. 3v] di Kaffa, e di alcuni altri dei nostri; tante anime rovinate non gridano vendetta avanti Dio da farci temere l’abbandono totale di quel perverso? ecco i miei timori – voi avete in vista solamente l’anima del Cesare, ma io ho nel cuore parecchie milliaja di anime perdute per causa sua – Gran che! voi per una parte dite che si è fatto poco, e poi ancora avete coraggio a criticare il rigore contro chi ha mangiato nella missione più di me per non far altro che distruggere il poco fatto dagli altri – Vi assicuro, che, quanto sarò buono con chi lavora nella missione, altrettanto sarò terribile per i scandalosi, perchè non è giusto che la Chiesa ed il mondo Cristiano si stanchino a mantenere qui soggetti a distruggere; anzi crederei farmi reo di complicità e di furto tenendogli nascosti; non solo io sono disposto ad esser tale, ma voglio che gli altri siano tali contro di me, in caso che io venissi a tradire contro il mio ministero, nel riferire subito ogni cosa a Roma, perchè venendo a voltarmi il capo, non è giusto che per causa mia stia di mezzo l’opera di Dio.

Vi abbracio nel S. crocifisso e benedicendovi con tutti i vostri Cristiani godo ripetermi sempre vostro

Aff.mo Padre
† F: G. Massaja V.o

P. S. Qualora ritardi notabilmente il Coadjutore a scrivervi, passata la Natività della Madonna, cioè al più la metà di Settembre potete mettervi in viaggio per Limu, ma badate di mandare i carichi prima; la mia entrata in Kaffa è fissata per la festa di S. Croce, ma guarderò di aspetta [re,] per entrare con voi. P. Giovanni venga coi voi, e [veng]a anche il ragazzo Develà. Abbate Lucas custodisc[a pure] anche Negussiè –