Massaja
Lettere

Vol. 2

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A monsignore Felicissimo Cocino da Cortemilia OFMCap.
vescovo coadiutore dei Galla – Saka-Limu

[Sciap – Kaffa, fine febbraio 1860]

F. 532r Sono pochi mesi che io spediva alla costa un piego diretto a V. Eminenza, nel qual piego in un colla mia lettera eranvi lettere di Monsignore Massaja e del P. Cesare, delle [dette] lettere le davano la consolante notizia della sincera conversione del sullodato Padre.

Ora con mio gran dispiacere debbo notificarle che il suddetto Padre, dietro una breve malattia di solo nove giorni, dopo d’essere stato roborato con tutti i conforti della nostra S. Religione, il giorno 21 dello scorso Febbrajo se ne passò agli eterni riposi.

Non sapendo cosa scriverle riguardo al fu P. Cesare, perchè io non mi trovava colà, le scriverò le stesse parole che mi scrisse Monsignore Massaja nel notificarmi la morte del fu detto Padre.

«Tutta questa famiglia è desolata per la morte del P. Cesare, perchè dopo la sua conversione ha saputo conciliarsi tale rispetto che era diventato il Padre di tutti, da tutti amato in modo incredibile; sopratutto pianto da me, perchè vedeva in lui il più grande appoggio per la mia vecchiaja nella coltura di questa vigna bastante per trenta e più Sacerdoti; dopo averlo pianto per tre anni, giammai avrei creduto di doverlo piangere così presto dopo averlo trovato.

F. 532v Nel mentre che mi preparava per leggergli il Proficiscere preghiera per i moribondi Proficiscere era in piena cognizione con sentimenti angelici, ogni momento domandava assoluzione e benedizione, le sue mani erano sempre aggiunte e alzate al Cielo: ha fatto delle parlate che hanno fatte crepare il cuore a tutti. Caro Felicissimo [,] fra migliaja di persone moribonde che ho assistito in Europa, nessuna mi rapì il cuore come il fu P. Cesare; la sua umiltà con cui domandava perdono degli scandali agli stessi schiavi, e si raccomandava alle preghiere di tutti, pregando sempre di fare le sue veci presso gli assenti e lontani, vi assicuro che feriva il cuore; questo costume incomminciato il giorno stesso della sua conversione, nel giorno poi della sua morte andò in certo modo agli eccessi, e qualche volta avendo cercato di moderarlo, egli rispettosamente diceva: = Padre mio, i miei scandali mi fanno spavento = dimodoché nella morte di questo uomo ha finito una storia piena di portenti della Divina misericordia.

Io credo che questo uomo dopo la sua conversione temesse fortemente della sua debolezza, e che non abbia fatto altro che pregare Dio di morire, e che della sua morte abbia avuto qualche presentimento.»

/199/ Questo è tutto quello che mi scrisse Monsignore Massaja nel darmi la notizia della morte del fu P. Cesare, e dallo stesso Monsignore sono incumbensato di darne subito notizia a V. Eminenza Reverendissima.

Per ora non ho notizie importanti da darle, solo le dirò [f. 533r] che Monsignore Massaja si trovò col Re di Cafa, e questi ha dato a Monsignore grandi speranze, egli dimostrò molto piacere d’aver un Vescovo nel suo Regno.