Massaja
Lettere

Vol. 2

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Al cavaliere Antonio Thomson d’Abbadie
esploratore dell’Etiopia – Parigi

F. 64rIll.mo Signore d’Abbadie Amat.mo

Limu 1. Decembre 1861.

Sul finire di Febbrajo di questo anno, essendo in Kafa ho ricevuto la Sua Carissima in data di Londra, nella quale Elia degnavasi di darmi notizie della di Lei persona sempre amatissima, notizie della politica europea di quell’epoca, e notizie delle prossime nozze che stava per celebrare; benché abbia già risposto, pure voglio aggiungere ancora la presente, onde assicurare meglio che una mia Le arrivi. Al momento che scrivo Ella avrà già celebrato il suo matrimonio, e le mie felicitazioni troppo lontane per arrivarLe a tempo per posta sulla facia del globo, per la via del cielo spero saranno già arrivate, perchè, come Ella ben sa, è più curta la strada del cielo che quella d’Europa in questi paesi.

L’Europa corre una crisi il fine della quale è un mistero: le preghiere la renderanno più passabile e meno dolorosa, ma non cangieranno quello che trovasi decretato in cielo; l’età degli esseri materiali suole giudicarsi dallo sviluppo, e dagli elementi dissolventi /305/ che si introducono nella machina; lo sviluppo attuale sia materiale che intellettuale ha più poco da aggiungere, ed i principii di dissoluzione mondiale e sociale che allontanano i cuori degli uomini dal loro Dio, e fra di loro, la dissoluzione di tutti gli elementi sociali entrati come moda e sistema, tutto indica che il mondo ha toccato l’ultimo periodo [f. 64v] dell’età sua, altrimenti calcolando il progresso attuale in ragione di aumento e di tempo, bisogna dire che fra duecento anni dove arriverà noi non possiamo capire; abbiamo bell’attribuire queste crisi a cause particolari, ma la vera causa è la vicinanza del fine verso il quale corre con gran velocità = motus in fine velocior = l’uomo cerca emanciparsi dal creatore con mille sistemi atei, e non si accorge che corre la via dal suo creatore stabilita per umiliarlo e distruggerlo.

Lasciando ora questi pensieri all’unico regolatore che e Dio, parlerò dei paesi Galla e Sidama dove è la nostra missione – Sentirà da lettere scritte ad altri amici come io sono stato caciato di Kafa, il modo indegno con cui sono stato caciato, l’esemplare costanza di tre preti indigeni rimasti colà, colla quale resistettero alle violenze e lusinghe più terribili per fargli tradire; la collera visibile di Dio sopra parecchj individui che ebbero parte principale nel mio esilio, morti in meno di due settimane; arrivato qui in Limu il 9. Settembre scorso, come il giorno 24. dello stesso mese cessò di vivere Abba Baghibo di Lei amico, il quale ha violato il giuramento che aveva con me e con Kafa nel farmi passare colà; quindi dietro tutto questo, come Kafa atterrita in meno di due mesi ha già mandato qui tre ambasciadori al Re giovane successore e figlio di Abba Baghibo, (abba Bulgu figlio della Kullitti, chiamato ora abba Gomòl) ad oggetto di domandare la pace con me, quale si sta attualmente trattando; tutto ciò lo sentirà da altri, [f. 65r] io Le dirò in breve che Abba Baghibo è morto fanatico mussulmano, con gran rimorsi però dopo l’introduzione dei nostri Preti, rimorsi che ha dato conoscere in morte... nella sua morte abbiamo temuto sconvolgimenti politici per la gran quantità di pretendenti il regno, come Lei ben sa, la successione però è stata tranquilla, ma il nuovo principe pare che prenda una piega mussulmana più fanatica del suo Padre, a fronte che sappia molte cose, forse per prudenza, perché l’islamismo si è rinforzato molto in Limu, dove la metà dei figli del defunto Re sono focara fanatici –

Non Le nascondo poi il gran timore che regna in tutti questi paesi dell’Imperatore Abissinese il Teodoro che Lei non manca di conoscere, quale minacia di assorbire tutti questi principati Galla e Sidama; se l’Europa fosse tranquilla e padrona dell’Egitto io avrei implorato una spedizione Europea per la via del fiume bianco, perché presentemente non è più un mistero, il fiume Barò tocca i Galla di Gabba, del cui paese io ho un prete molto conoscente, ed il fiume bianco arriva quasi ai confini di Kafa, dove restando io ho potuto avere qualche notiziella dei Preti stabiliti ai Bary, e delle spedizioni di Kartum; aveva intavolato con Kafa qualche conferenza in proposito, ma le cose ora sono sospese. Una posizione minima che /306/ si prendesse da queste parti assorbirebbe tutto il commercio, e credo che sarebbe facilissima l’apertura di una strada verso il mare Sud indiano [f. 65v] sul fiume Goggieb che circonda Kafa e Kullo ad Est e girando al Sud al di là di Gobbo versa nel mare indiano; ho potuto scoprire che Kafa è quella che impedisce l’apertura del commercio da quella parte per timore che le tribù armate di fucili si introducono; le altezze di Kullo che si prolungano verso il Sud hanno a ponente le sorgenti del fiume bianco in un lago simile a Tana, ed a levante la corrente del Goggieb che versa nel mare indiano, sopra il quale vengono delle barche arabe a poca distanza.

Vorrei scriverLe di più, ma sono molto distrutto e vecchio, non posso più andare se non col bastone, le occupazioni e i pensieri mi amazzano; la mia morte è molto vicina, Ella sentendola spero che si ricorderà di me e non [si] dimentichi della missione Galla di cui Ella è la fonte... L’abbracio nel S. crocifisso e sono

D. S. V. Ill.ma

Divot.mo Servo
† Fr: G. Massaja Vescovo

All’Ill.mo Signor P.on Col.mo / Il Sig.e Antoine d’Abbadie / Cavaliere di S. Gregorio / Pariggi //.