Massaja
Lettere

Vol. 2

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Al padre Fabiano Morsiani da Scandiano OFMCap.
procuratore generale delle missioni – Roma

[F. 1r]R.mo Padre Procuratore

Gemma Lagamara 4. Marzo 1862.

Ho ricevuto la Sua veneratissima con data, se non erro, di Aprile dell’anno scorso mentre mi trovava in letto gravemente infermo, infermità da cui non sono ancora attualmente affatto libero, poiché una febretta quasi continua mi impedisce di occuparmi, e con stento ho potuto scrivere alcune lettere officiali e di tutta necessità, non potendo ancora nutrirmi affatto; ed è per questa ragione, che ricevuta detta Sua lettera sul fine di Gennajo oggi appena mi riesce di poterLe rispondere.

Prima di tutto debbo dirLe che l’impressione fatta a Lei dalla lettera del fu P. Cesare, per combinazione della Previdenza arrivata nelle di Lei mani a consolare le primizie della di Lei carica, la stessa impressione fece a me la Sua lettera, sottoscritta dall’antico collega amicissimo Padre Fabiano, quale pare che Iddio abbia portato alla carica di Procuratore per regalarmi un’amico in Roma, dove tutto è rinnovato; non dubito perciò che Lei farà ogni cosa per me, come Ella graziosamente mi protesta, e di che debbo renderne le più sentite grazie... Lei come Lettore dice che è stata consolata della conversione del P. Cesare, [f. 1v] cosa ne sarà di me legato col medesimo col vincolo di Padre e di pastore molto maggiori? L’ho pianto tre anni, pendenti i quali ho fatto con lui la guerra di Davidde con Assalonne, e quella conversione con tante lacrime implorata, anche a costo della mia morte offerta più volte a Dio, contento di riceverla in quel giorno felice del suo ravvedimento, Iddio ha voluto accordarmela con un’abbondanza di circostanze segnate da Lui in modo tutto portentoso, e di consolazioni tali da Lui procuratemi, che mi lasciano persino dubitare che tutto il mio credito con Dio a tale riguardi, sia diventato anzi un debito da scontare ancora. Quando la mia consolazione era arrivato al colmo per i segnali di penitenza straordinarii, quali non faceva che dare a tutto Kafa, Iddio ha voluto troncare quella corrente troppo pericolosa per me, e se lo prese repentinamente dopo una malattia di sei giorni, che io non ho potuto conoscere se non dopo la sua morte, avendo scoperto allora alcune treccie di vermi a comparire nella sua bocca; se io fossi stato conoscitore delle malattie a cui vanno soggetti coloro che hanno mangiato il Kocciò, l’avrei forse potuto salvare, ma io era nuovo, e l’ho curato come affetto di malattia nervosa semplice, e lui stesso molto interrogato a questo riguardo seppe darmi nessun filo per farmi pensare a ciò; [f. 2r] ecco, caro P. Fabiano, la grande mia pena quando penso a lui, pena però alleggerita dai sentimenti di penitenza straordinarii allora appunto manifestati, non facendo altro che piangere e domandare perdono a /347/ tutti dei suoi scandali, e pregare tutti di propagare i suoi sentimenti ultimi a tutto il mondo scandalizzato; allora fu che si ricordò di Lei e mi pregò di scriverLe, e col mezzo di Lei, oppure del P. Provinciale della sua Provincia, di far conoscere a tutta l’Europa informata la sua penitenza e conversione; il non averLe scritto era perchè io La supponeva ancora nell’America anche Lei sempre afflitto, come mi si dice.

Venendo ora all’affare dell’ospizio per la procura da farsi in Massawah, ho scritto il mio parere alla Propaganda, quale è affermativo, purché non sia una cosa troppo in grande, perchè altrimenti consumerebbe quei pochi fondi, frutti di mio risparmio, i quali possono assicurare l’avvenire di questa missione in caso di trambusti in Europa, questi fondi si trovano in Egitto nelle mani di quel V.o Ap.o. In verbo di ciò che scrissi a Propaganda Le dirò che ho scritto quattro quinterni, dei quali non posso mandarLe coppia, ma che Lei potrà leggere certamente, ed io amerei che legesse, massime ciò che riguarda il rito latino conveniente in questo paese, e che su ciò facesse le mie parti con energia, poiché io vedo in ciò la rovina della missione tesa dal diavolo. [F. 2v] Quante cose avrei ancora da scrivere per sfogarmi con un’amico dopo 15. anni di separazione, ma la giornata che scrivo, per lo più la sera è sempre seguita da un parossismo molto cattivo, epperciò pregandoLa di acettare il mio buon desiderio, L’abbracio nel S. crocifisso, e godo raffermarmi

D. P. V. R.ma

Divot.mo figlio in S. Francesco
† Fr: G. Massaja V.o

P. S. Io tengo un voto che mi lega sino alla morte in questi paesi, di cui ne aveva domandata dispensa al S. Padre. La preghere[i] raccomandare questo affare, non perchè aneli riposo, quale non mi è dovuto, ma perchè occorrendo che la mia malattia mi rendesse inutile e di peso qui, penserei ritirarmi a fare penitenza delle mie negligenze apostoliche –

Al R.mo Padre Col.mo / P. Fabiano Procuratore / Generale delle missioni / dei Cappuccini / Roma //.