Massaja
Lettere

Vol. 3

/199/

379

Al padre Fabiano Morsiani da Scandiano OFMCap.
procuratore generale delle missioni – Roma

[F. 1r]P. R.mo

Parigi 3. Marzo 1865.

Eccole la traduzione latina del catechismo, della quale Lei mi ha esternato il desiderio.

Io non vedeva nessuna necessità di simile traduzione, che mi ha costata molta fatica, appoggiato alla ragione, che io non sono uomo capace ad istruire minerva in Europa, dove vi sono tanti tesori di libri che dormono nelle biblioteche, e la Chiesa ne possiede degli altri ancora ambulanti, all’ombra dei quali io mi conosco indegno di sedermi; l’unica ragione che mi determinò a fare questa traduzione è stata la deferenza al consiglio di V. P. R.ma, che per parte /200/ mia, nella mia qualità di religioso cappuccino, e missionario, rispetto come mio Superiore, e ciò, oltre a tutti i titoli particolari che Lei non ignora esistervi, dopo presto 19. anni, che ci siamo conosciuti; a V. P. R.ma dirò dunque schiettamente tutto ciò che occorre, relativamente a questo catechismo, e le precise mie intenzioni ultime, per finire gli affari, perché, se prima ho fatto qualche difficoltà, è perché io conosco i tribunali di Roma, i quali sono infallibili, ma sono anche eterni, ed avrebbero potuto prolungarmi la decisione anche molti mesi con danno della missione, e sconcertando tutti i miei piani, e le intelligenze stesse già prese, cogli stampatori.

Eccole dunque il catechismo, ma non vorrei che lo tenessero molto, altrimenti io sarei costretto a lasciare ogni cosa e partirmene, subitochè avrò finita la più parte dei miei affari; affinché dunque non accada questo inconveniente, io penso di fissare una cosa, e sarebbe questa: io aspetterò al più sino alla fine di Marzo, infra questo tempo gli esaminatori avranno tempo a vedere almeno, se mai vi sia qualche cosa di erroneo assolutamente da correggersi, e veduto potrebbero scrivermi subito, affinché abbia tempo a correggerlo; quando avrò veduto questo io sono tranquillo relativamente al dottrinale essenziale; per ciò che spetta l’approvazione, se vogliono farmi questo onore io gli ringrazierò, del resto non lo pretendo, perché potrebbe darsi [f. 1v] che il mio lavoro non sia abbastanza grave per fare onore ad un’approvazione formale della S. Sede, epperciò io proseguirò la stampa senza aspettare di più; questo sarebbe il piano mio, dietro cui, se nulla mi viene in contrario, al più tardi del fine di questo mese mi metterò all’opera della stampa.

In quanto al merito intrinseco dell’opera, prima di tutto debbo notarle che io non sono un gran dottore, ed oltre la mediocrità del mio ingegno, conto dicianove anni passati lontani da ogni esercizio di scienza positiva e letteratura, non deve perciò sorprenderla nel vedere un stile troppo volgare, e forse molta inesattezza di lingua latina; aggiunga ancora di più che il testo che Le mando, non può essere perfetto per più ragioni.

1. perché ho voluto tenermi, per quanto mi è stato possibile alla lettera del testo Galla, nel quale è stato originalmente scritto, e per non variare il senso di alcune proposizioni, qualche volta ho lasciato anche di servirmi del nome scolastico, perché troppo lontano dal senso inteso nel catechismo; conoscerà questo dalle trasposizioni frequenti che vedrà fuori di uso nel latino dei nostri moralisti, barbarismi, o sfuggitimi, perché ho la testa imp[r]egnata del gusto della lingua Galla, e viziata da un’abitudine incontrata nella traduzione letterale che vi è.

2. La seconda ragione, è perché questa traduzione è stata fatta molto in fretta, e coll’ajuto di altre persone, e trascritta da due o tre differenti individui, e l’oblivione di alcune parti scoperta poi dopo, e corretta, come vedrà, ne farà prova convincente; il testo che si stamperà qui sarà riveduto da me, e lo farò ancora rivedere meglio da altri, ma questo che Le mando, penso mandarglielo come /201/ si trova, per non perdere la circostanza favorevole, e non espormi a tardare troppo, cosa che mi malinconizzerebbe molto, come già ne ho dato qualche prova per il passato; la mia testa è troppo miserabile, e fragile come le caraffe dei speziali, che può resistere anche il fuoco, ma la collisione la rompe – Queste due ragioni saranno sufficienti per farmi compatire, se il lavoro non è abbastanza proprio e corretto.

Vi sono poi infinite osservazioni da farsi in generale sopra il catechismo, tutte osservazioni essenzialissime a premettersi per capire in tutto il suo senso il catechismo medesimo –

1. Questo catechismo non è fatto per l’Europa, ma sibbene [f. 2r] direttamente per i paesi Galla, motivo per cui lasciando indietro molte questioni secondarie puramente teologiche, in questo mi sono limitato nel dire il puro necessario, e poi mi sono esteso particolarmente nel battere i pregiudizii vigenti nel paese Galla, e quelli dell’Abissinia conosciuti colà, dimodoché quasi una metà sono materie estranee alle teologie europee, nelle quali io ho sciolto alcune questioni molto pratiche, seguendo la parte che mi parve più probabile, dietro i principii da me studiati anticamente; per esempio troveranno, che in caso di collisione tra il Padre naturale ed il Padre di adozione, io ho deciso che il figlio debba stare col Padre d’adozione, perché vi sono delle circostanze così straordinarie colà, che io ho creduto troppo giusto così decidere; perciò nei casi dubbj, debbono leggersi attentamente le note; nel caso che non vi siano, quando sarò interrogato io le darò, perché non posso mandare tutte le note, essendo molto più voluminose del catechismo stesso.

2. L’ordine di questo catechismo è tutto nuovo, e fatto in questo modo, perché si presta molto per l’istruzione prattica. Prima di tutto io presento quasi tutto il catechismo sotto l’aspetto di voler spiegare i comandamenti di Dio, e ciò, perché l’esperienza mi ha fatto conoscere, che mettendo da parte troppo categoricamente i precetti del decalogo, nel popolo materiale può introdursi facilmente il pregiudizio sfavorevole a tantissimi altri comandamenti egualmente gravi come quelli del decalogo; crederebbero che più di una volta è venuta a me la questione d’appello sul precetto del battesimo, perché nel catechismo sommario fatto per i catecumeni non vi era direttamente il quesito; altro è istruire in Europa, dove la dottrina cristiana filtra nel cuore del catecumeno da tutte le parti, per via delle stesse conversazioni, altro è là, dove non vi è altro che quella poca parola sentita dal missionario e dal catechista. In secondo luogo questo ordine si presta molto bene per restringere e dilatare il catechismo come si vuole in prattica, secondo occorre il bisogno; quando si istruisce per battezzare, si fa imparare i tre primi capi di prima necessità; quindi per tutto il resto le prime domande di ciaschedun capo o articolo formano il catechismo piccolo; questo che stampo è il secondo, il quale arriva a 350. [f. 2v] circa quesiti, fatto per i catechisti e per i chierici, il quale contiene le cose essenziali, anche per poter istruire e spaziarsi un poco nelle spiegazioni, ed anche per questionare cogli abissinesi del volgo, i quali si trovano /202/ colà in gran quantità. Avvi poi un terzo catechismo di circa 500. o seicento quesiti, il quale per ora serve di morale ai Preti indigeni; quello è il medesimo di questo, colla spiegazione ancora di altre risposte, che nel secondo sono state lasciate; ma Lordine è sempre il medesimo; quello si stamperà forse mai più, perché io non farò certamente un secondo viaggio in Europa, se mi riesce di ritornarvi.

L’ordine analitico poi, di spiegar sempre le parole della risposta precedente ha due vantaggi, il primo, quello di accostumare gli indigeni all’analisi della parola, sistema molto utile in pratica, il quale apre la via all’istruzione del popolo in detaglio; così col medesimo insegno un’ordine molto semplice da tenere in ciò che spiegano, cosa molto necessaria per gli indigeni, i quali hanno nessunissima idea di ordine. Il secondo vantaggio è quello, che ripetendo le parole della risposta madre dell’articolo, quella che contiene il sugo di tutto il dottrinale dell’articolo, questa si imprime più solidamente nelle menti dei catecumeni e di giovani, i quali, in questo modo radunano nella loro mente la somma essenziale del catechismo. Tanto sia detto circa l’ordine del catechismo, quale, se non sarà amato, sarà almeno tollerato.

Debbo poi dirLe, che la Sua lettera ultima mi è arrivata che già aveva fatta la bella coppia del catechismo; non avrei avuto difficoltà di adottare la risposta da V. P. R.ma immaginata, ma come è deciso che vada a Roma, credo inutile di fare simile correzione per ora, avendola già corretta una volta; nel caso la conserverò, e se mi scriveranno di cangiarla, metterò quella; jeri ho voluto fare la prova a tradurla, ed in quella sola breve risposta mancano sette termini i più essenziali; noi non possiamo far senza dei termini teknici, alcuni dei quali sono passati tanto in uso che li usiamo senza accorgersene; quando leggerà le poche note del catechismo che Le mando, vedrà colà le difficoltà provate; il catechismo è stato fatto nel testo Galla, del resto, avrei avuto molto maggiori difficoltà per tradurne un’altro; perché il catechismo è stato composto in originale Galla, la traduzione latina potrà mai esser bella, senza variare il senzo.

[F. 3r] Si fa qui in Parigi la traduzione della Ineffabilis Deus 8 dicembre 1854 bolla dell’immacolata in tutte le lingue del mondo conosciuto; sono stato pregato di farla in lingua Galla, non ha idea, quanto mi ha costato di fatica, benché riuscita alla bella meglio.

Riguardo alle note, ad istigazione di molti ecclesiastici rispettabili, ho dovuto acconsentire di metterne alcune, le quali servono solo indirettamente al catechismo, ma hanno uno scopo di perpetuare certi documenti, i quali potrebbero in qualche modo giovare alla polemica cattolica; di queste note, ne ho una quantità enorme, e non ho ancora scritto la metà di quello che potrei scrivere; se in Roma saranno credute utili, allora combineremo della maniera di conservarle. Io le aveva scritte indotto da molti ecclesiastici di Parigi; del resto veggo molto bene che tutto è inutile; i nostri paesi non son fatti più per sentire la verità, eccettuati quelli che appartengono ancora alla generazione di coloro che cercano Dio.

/203/ Le notifico poi che il catechismo sarà dedicato al Signor D’Abbadie, quel certo, che si può dire con qualche titolo fondatore della missione, perché è lui che visitò quei paesi prima di me; scrisse a Roma proponendo lo stabilimento della medesima; quindi l’ha mai dimenticata, ed ancora l’ama molto; nella lettera di dedica farò spiccare il merito suddetto, e quello di essere quasi l’unico viaggiatore in senso cristiano-cattolico, per dare sul naso ad altri.

Debbo poi farLe notare, che nel catechismo latino spedito a Lei non ho posto le preghiere, perché le medesime non sono dottrinale, e d’altronde mancandole in latino avrei dovuto mandare una coppia di quanto si trova dovunque; queste preghiere hanno niente di straordinario, e si compongono dell’adorazione del mattino, il Pater ed Ave, Credo, atti di Fede, Speranza, Carità, e contrizione, comandamenti della legge di Dio, e della Chiesa, misteri principali, e sacramenti, tre preghiere per ottenere la purità, la Salve Regina, l’Angele Dei, il Confiteor, ed i misteri del rosario; non vi è altro. [P. 3v] Parimenti osservi che il catechismo non è tutto dottrinale, ma vi sono ancora certe risposte destinate a somministrare qualche ragione ai Sacerdoti e catechisti per ragionare e persuadere praticamente, sia i neofiti, sia i peccatori, come altresì si trovano dei pezzi anche di mistica, come fra gli altri il modo pratico di sentire la messa. La ragione che ho posto queste cose è, perché quei poveri Preti indigeni e catechisti non hanno altro materiale per le mani per l’esercizio del loro ministero, fuori di questo libro, ed alcuni manoscritti in stampella fatti da me colà: tanto più poi, che quella povera missione dovrà ancora forse continuare molto tempo senza comunicazioni, e senza aquistare altri mezzi, attesocché le cose dell’Abissinia vanno sempre peggio, e finora da questo governo nulla è stato ancora deciso.

Oltre tutto il suddetto, debbo poi anche avvertirLa, che in questa operetta ho fatto un misto di grammatica, e di note grammaticali; non le ho mandato che poche note grammaticali per far conoscere agli esaminatori in certo modo la difficoltà che si incontra nella traduzione, ed il bisogno di accordare un poco di latitudine nella traduzione; del resto poi vi sono molte altre note puramente grammaticali, con osservazioni sulla maniera di conjugare i verbi e declinare i nomi; cose tutte che non ho mandato, perché non appartenenti al dottrinale della fede.

Le ragioni che mi hanno indotto a far questo, sono, fra le altre, quelle, di non moltiplicare le opere, e di godere nel tempo stesso del vantaggio della stampa gratis; l’opera presenterà tutta la commodità ai missionarii europei che anderanno colà per studiare la lingua, e studiando la lingua coi materiali del catechismo, arrivano alla missione con una quantità di materiale del medesimo in testa, in modo da poter essere utili al ministero subito dopo il loro arrivo; Quindi l’opera stessa potrà servire anche agli stessi allievi indigeni per apprendere la lingua latina; uno verbo, in questo io ho avuto in vista più l’utile che il bello, più di fare del bene, che di [f. 4r] farmi un nome; l’ho già fatto vedere qui a parecchie persone dotte, /204/ le quali, meno qualche piccola osservazione secondaria, hanno trovato la dottrina abbastanza chiara e cattolica; alcuni l’hanno chiamata anche troppo stringente sopra certi punti; tutti hanno veduto nella medesima un’interesse polemico nei documenti moltissimi contenuti nelle note. Nel caso che Roma considerasse questo lavoro non abbastanza grave per un’approvazione, allora potrebbe lasciare, come potrei lasciare io stesso di stamparlo a mio nome; non avrei a fare altro che abbandonarlo, perché ci volerebbero addosso molti disposti a publicarlo a nome loro, anche senza variarlo, meno piccole cose, come semplice documento scientifico utile allo studio di quelle lingue; io poi sono indifferentissimo di prendere anche questa risoluzione per non compromettere l’oracolo della Chiesa, e del mio stesso episcopale. Come vi sono altre notizie profane state scritte da altri sotto il mio dettato, perché io non ho voluto occuparmi direttamente di cose puramente scientifiche, tutto sarebbe messo insieme: la missione avrebbe lo stesso vantaggio, e gli stessi materiali. Le dico tutto ciò, affinché V. P. R.ma sappia tutto quello che io penso; se vede che Roma non trova tutto il suo conto, purché non ci siano errori, io prenderò altre risoluzioni; facia il piacere di dirmi tutto; se vi sarà qualche menomo sospetto di errore, io lo leverò, ma quando fosse il caso solamente di altri diffetti ed imperfezioni secondarie, allora io prenderò il partito suddetto, e lascierò di stampare il testo latino, cosa che io ho mai amato, per la ragione, che per gli europei non è un lavoro abbastanza, ne esatto, ne completo; Lei sa che ho fatto questo lavoro senza consultare un libro, avendo riprodotto qui a memoria, ciò che aveva scritto nella missione, senza l’ajuto di un libro; dopo il mio arrivo qui, non mi sono occupato nel perfezionarlo, e corroborarlo di autorità positive, perché io pensava di presentare questo al publico europeo sotto l’aspetto di documento scientifico per lo studio delle lingue, ma mai e poi mai, ne come catechismo, ne come compendio teologico; questo aspetto nasce ora, dopo che ho acconsentito di mettervi il testo latino.

[F. 4v] Postoché dunque V. P. R.ma ha contribuito nel gettarmi in questo impiccio che io non voleva, guardi dunque di assistere la cosa affinché si finisca tutto; non abbia paura di offendermi; Lei ha creduto il mio atto di collera antico un’indisposizione di cuore; tutt’altro, ed io posso assicurarLa, che dopo ho acconsentito a mettere il testo latino, perché vedeva che si interpretava male la mia renitenza; io non aveva altro che questo timore, di arrogarmi cioè la pretensione di publicare una teologia agli europej, ben conoscendo le delicatezze che si ricercano; in quei paesi si mangia anche del fromento bollito e arrostito, laddove qui in europa ci sono in tavola 50. piatti diversi; lo stesso è nel caso nostro; il mio lavoro per quei paesi potrebbe essere oro preziosissimo, perché fatto per loro, e frutto di molti anni di meditazione; per l’Europa potrebbe essere una cosa ridicola, tanto più che i lettori non possono immaginarsi tutte le difficoltà speciali che si trovano colà; io tengo molto per avere un’approvazione, o formale o tacita, perchè così posso essere tranquillo in conscienza sopra i molti prodotti miei che si trovano /205/ nella missione, per lo più tutti dello stesso tenore; il bon P. Rocco, ha mai potuto capire questa ragione, e mi accorsi che attribuiva ad una mia ostinazione; nell’attuale catechismo ho ancora aggiunto altre questioni più delicate, appunto per vedere, se posso essere tranquillo di quanto esiste colà; se la S. Sede non vuole approvare solennemente questo catechismo, mi facia dire solamente qualche parola per mia norma, altrimenti io mi veggo obligato a ritrattare tutti i miei scritti colà esistenti, quidquid even[er]ire possit alla missione, perché non vorrei essere di scandalo alla missione dopo averla incominciata con tanto mio costo, e non voglio morire con questo scrupolo; qualunque decisione possa venire, Lei potrà calcolare sulla mia sommissione in qualunque cosa [cosa] sino alla morte, e di questo non ne dubiti; ma pensi alle conseguenze, se si mettono in testa dei scrupoli in materia dottrinale, perché io non so cosa farò in seguito, perché in questo genere temo molto.

Del resto poi, senza che io scriva direttamente o all’Eminentissimo Prefetto, oppure ad altri, V. P. R.ma potrà anche rendere ostensiva questa mia, massime in alcune sue parti, nelle quali tratto direttamente del catechismo, perché sono tanto stanco, che sento ripugnanza ad aggiungere altro. Preghi per me, che abbraciandola nel S. crocifisso in un col caro P. Prefetto e Rocco, godo raffermarmi

D. P. V. R.ma

sempre Ubbidientissimo
Fr: G. Massaja V.o Capp.no

[F. 5r]

P. S. Osservazioni posteriori sul catechismo.

1. Troveranno con qualche sorpresa, che il primo capo del catechismo contiene questioni sulla religione in genere; avrei potuto metterlo nel numero terzo, dopo l’unità, e trinità ed incarnazione, ma mi avrebbe variato un tantino l’ordine intrinseco ed essenziale del catechismo, il quale consiste nella spiegazione di questa risposta alla domanda – Perché Iddio ci ha creati? R. Per conoscerlo, e per amarlo; facendo passare i due primi capi nella spiegazione della parola per conoscerlo, e tutto il resto nella spiegazione della seconda per amarlo. D’altronde il capo suddetto ha un’importanza tale in quei paesi, da non poterlo mettere sul fine; così l’ho posto da principio, come preliminare, per così obbligare almeno a domandare qualche volta; per lo più in prattica si incomincia a catechizzare dalla creazione, che era il catechismo antico, ma molte volte si incomincia dal segno del Cristiano, per inchiudere le notizie molto essenziali, che distinguono i cattolici dagli eretici; dopo molti anni mi sono trovato obbligato dalla prattica a premettere questo capo, perché altrimenti ho veduto che si incominciava introdursi la confusione dell’idea cattolica coll’eretica; tanto più che da principio abbiamo dovuto maneggiarsi un tantino per autenticare il nostro ministero colà, e non prendere tanto di fronte l’eresia.

[2.] Ancora un’altra osservazione, ed è, che i due capi, sulla natura Divina, e sull’incarnazione sono stati tradotti quasi ad litteram /206/ da principio dal catechismo lazzarista stampato a Roma, ai quali io ho aggiunto in seguito qualche quesito contro l’eresia di Eutiche; avrei avuto bisogno di cangiare quasi totalmente questi due capi, che non mi piaciono, ma sono tanto conosciuti da tutti, che sarebbe difficile poter introdurre una riforma notabile dei medesimi.

Osservi ancora, che a prima vista sembrerà, che non siano notati i caratteri che distinguono la vera Chiesa, invece si trovano nella risposta, della differenza che vi è tra la Chiesa Alessandrina e la Romana; ho creduto ancor più utile citare [f. 5v] le note suddette in un quesito pratico, e molto essenziale per quei paesi. Come altresì circa la Chiesa, non potendo entrare nei detagli di certe questioni, e trattandosi di gettare delle basi stabili nei paesi di nuove cristianità, mi sono sempre tenuto alla parte più sicura; alcuni qui mi avevano fatto delle osservazioni, che non ho voluto calcolare, dicendomi di aver avvilito troppo i Vescovi – Lo stesso e per la stessa ragione è circa la necessità di confessarsi delle circostanze notabilmente aggravanti; in questo ho voluto espressamente tacere le diverse opinioni, sia perché trattasi solo di catechismo elementare, sia ancora perché vi sarebbe pericolo che in prattica succeda poi l’abuso; ciò che dico di queste due specialità si potrà applicare poi a molte altre questioni pratiche.

Non finirei più tutta questa mia pallinodia, sempre mi si presentano nuovi bisogni di far osservare, ma V. P. R.ma ha anche molto da fare, e non debbo abusarne; Le raccomando di nuovo i saluti a tutti; e Le sono

† Fr: G. Massaia V.o Capp.no

P. S. D. Daniene [Daniele] Comboni dell’instituto Massa di Verona trovasi qui, ed è stato lui che mi ha ajutato, del resto senza un Segretario, come sono, mi sarebbe stato impossibile ultimare questo lavoro per consegnarlo al Prefetto del Chili; questo buon Sacerdote conosciuto in Propaganda è venuto qui per conferire sulle missioni dell’Affrica, da quanto pare, mandato dal suo Superiore; come è probabile che questi vada a Roma, dopo che avrà finito i suoi affari in Francia, per mezzo suo le manderò poi alcune riflessioni sopra le missioni orientali dell’Affrica da rendere ostensive alla S. C.