Massaja
Lettere

Vol. 4

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Al barone Giuseppe Crépin du Havelt
ex procuratore di M. a Parigi – Parigi

F. 125rMonsieur le Baron

Massawah 1. Gennajo 1867.

Eccoci arrivati al 1867., sia per un tratto di misericordia del nostro buon Dio, oppure di Sua giustizia, non lo so; il certo si è, che essendo ancora in questo mondo, siamo sempre ancora in una valle di lagrime, e sull’orlo della perdizione, se Lui che ci volle conservare non ci sosterrà nella pugna contro il nostro secolo che è un secolo di apostasia da Dio.

Intanto, quando ci siamo separati in Parigi nel 1865., Ella di partenza per i bagni, ed io per Marsilia, chi di noi avrebbe detto che non ci saressimo più veduti, nessuno di noi lo pensava, eppure avvenne tutto diversamente. Ella si trova in Francia ed io di nuovo in Africa; così vanno le cose di questo mondo, e così essendo, merita egli di essere amato? vale la spesa di fare degli amici nel mondo? Come però la nostra amicizia non è di questo mondo, ne per questo mondo che glissa e fugge come un pesce, comunque vadano le cose [f. 125v] noi saremmo sempre uniti ai piedi del nostro buon Gesù crocifisso, e ci troveremo un giorno a nozze con lui, benché il mondo dica che siamo vecchj; la strada del cielo è sempre la più diritta e la più breve tanto in Africa che in Francia, ed anche più facile a tragittarsi delle strade di questa terra infame, a fronte di tutte le macchine e vapori inventati dal progresso materiale dell’epoca nostra; Ella si tenga solo ferma nel proposito di pregare per me, perché ne ho molto bisogno, ed io farò lo stesso per Lei, mancomale anche per Madama du Havelt, la quale in Cristo è una sola cosa con Lei.

Vorrei darLe notizie del mio viaggio, ma per poco che volessi raccontarle non la finirei nella giornata, ed ho molte lettere a scrivere; Le dirò solamente, che venendo sono andato a Gerusalemme per la consacrazione di Monsignor Bracco futuro coadiutore del nostro caro Patriarca Valerga; colà abbiamo parlato molto di Lei, e L’assicuro che il medesimo La porta in cuore e ne parla con trasporto; colà ho ottenuto il grado di Cavaliere per il Dottore Guez di Marsilia, operazione che per metà la debbo a Lei; così ho pagato un debito che avevo con questo benefattore. Monsignor Patriarca poi [f. 126r] stava molto bene in salute e governava in pace la sua chiesa gerosolimitana, la [quale] prospera mirabilmente; bisogna confessare che il nostro Valerga è la prima testa che la Chiesa abbia fra tutti gli ecclesiastici e dignitarii d’Oriente; L’assicuro poi che il novello Vescovo, futuro coadjutore suo, è un degno discepolo di lui, persona tutta di Dio, e che promette tutto colà. Fra le consolazioni che ho avuto in Gerusalemme fu quella di vedere un’intima pace ed unione del Patriarca suddetto col Custode e con tutti i suoi religiosi; è questo un vero trionfo, per cui dobbiamo ringraziarne il Signore.

/11/ Non mi trattengo a scriverLe altre notizie, perché essendo Ella intimamente amica del Signor d’Abbadie, da questi sentirà tutta la storia della mia partenza da Marsilia sino al giorno presente, perché essendo necessariamente in relazione con lui perché incaricato da me per la continuazione della grammatica ed altri opuscoli che si stanno stampando, di necessità debbo tenerlo al corrente di ogni cosa.

Quando vedrà M.r Faugère gli dica che non gli ho più scritto perché non ho avuto più da lui un segnale di gradimento; l’assicuri però di tutta la mia simpatia e riconoscenza per lui [f. 126v] e per Madama Faugère, per timore di disturbarlo non gli scrivo più, ma qualora desideri non ha che manifestarmelo. Nulla ho ottenuto di quello che io desiderava; a fronte di tutte le sue buone volontà, il governo non pare disposto ad occuparsi di questi paesi; aspettiamo che la Providenza si spieghi da qualche altra parte, cosa che non tarderà, come giova sperare; i giornali diranno poi quello che io ho detto in Parigi, ma lo diranno a gloria altrui.

Tanti saluti a tutti gli amici, massime a coloro che ho avuto l’onore e fortuna di conoscere o nella casa di Lei, oppure che Ella mi fece conoscere, in specie al Vicomte Ferrujer che tanto amo, e per mezzo di lui al Ciamberlano di S. Maestà l’Imperatore.

Se non mi introduco nell’interno Le scriverò ancora, ma se parto per l’interno, non so quando potrò scriverLe; preghi per me che implorando dal cielo le più copiose benedizioni per l’anno incomminciato oggi, godo raffermarmi

D. S. V. Ill.ma

Divot.mo Servo
Fr: G. Massaja V.o

F. 127r Ricevo oggi la Sua del 1. Ottobre, ma come il vapore minacia di partire di quest’oggi non ho tempo neanche a leggerla; sarà per un’altro ordinario -

Massawah 1. Gennajo 1867.

Fr: G. Massaja V.o