Massaja
Lettere

Vol. 4

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Al padre Fabiano Morsiani da Scandiano OFMCap.
procuratore generale delle missioni – Roma

[F. 1r]P. R.mo

Umkullu (Massawah) 5. Gennajo 1867.

Temendo la partenza improvvisa del vapore inglese, come mi ha fatto altre volte, ho fatto un piccolo biglietto di riscontro alla Sua ultima del 22. Agosto; ora che detto vapore si è fermato, e pare che si voglia fermare sino ad una risposta dall’interno, rispondo più direttamente alla Sua anzidetta, nell’atto che Le spedisco la promessa giurata di non variare più il testamento.

Relativamente a quest’ultima la S. C. poteva essere tranquilla, poiché io ho fatto testamento unicamente per il bisogno, come è chiaro, e l’ho fatto per mettere in sicuro la mia conscienza; perciò non vi è dubbio affatto che io voglia cangiare, avendo temuto di violare il mio voto di povertà nella compra, non voglio comprometterlo a fare un’altro atto di mia propria volontà, quando non sarò consigliato ab alto per salvare il capitale della Chiesa sotto il mio nome esistente.

[F. 1v] Se non fosse per questa unica ragione non sarei stato io stesso così sollecito di mandarne coppia a Roma per la conferma e raccomandare tanto a Lei questo affare.

In quanto ai regolamenti del collegio, confesso prima di tutto di avergli fatti in fretta, e non sarei alieno dal modificare certi articoli del medesimo, ma si persuada che io ho avuto delle gran ragioni di farli. Ella pensa solo nell’interesse dell’Ordine, ed io penso principalmente a quello della missione. Perché rendere questo stabilimento totalmente indipendente dal Vescovo? La Congregazione avendo già tutti i titoli di proprietà nelle mani, cosa vuole di più? Un Seminario fatto da un Vicario apostolico, il quale nell’atto di fundazione leghi totalmente le mani ai suoi successori non suona bene. Speriamo che la Congregazione farà bene la parte sua, ma e se non la facesse? La questione è molto grave, perché trattasi dell’educazione di giovani e dell’avvenire di un paese; la persona sposata a tale missione da Dio stesso è il solo [f. 2r] Vescovo, tutti gli altri sono esseri che possono scaricarsene da un momento all’altro. Il Vescovo si suppone la persona che ha conosciuto il paese e tutti i /13/ bisogni della missione, laddove la Provincia è un’amministrazione tutta estranea che non conosce, ed ha il suo cuore diviso... ci pensi seriamente. Per me, uno dei motivi che mi rendono odiosa la mia venuta a Roma, è appunto questo di dover lottare collo spirito di concentrazione della mia stessa Congregazione, che pure molto amo. Quando sono partito, sono partito disposto di abbandonare questa lotta alla conscienza dei Superiori, ai quali mi rimetto. Faciano consiglio in Propaganda e se credono variare qualche cosa lo faciano pure; io ho traciato l’idea, ma non tolgo ne lego menomamente i Superiori a fare le variazioni che crederanno.

Venendo ora a parlare direttamente della mia venuta a Roma, Le dirò come la pensa il mio cuore e come vorrebbe nelle attuali circostanze in cui mi trovo, disposto poi ad ubbidire; nella mia partenza da Marsilia, ho troncato tutti i fili [f. 2v] che mi legavano colà sacrificando anche certe pazioncelle che non mancavano e che Ella non ignora; sono partito per motivi gravi appartenenti alla missione ed alle operazioni che abbiamo incominciato, come Ella a quest’ora deve essere convinta; presentemente ho fatto qui il principale di tutto ciò che mi aveva chiamato; mi resterebbe solo quello di preparare la strada ai missionarj, anche cosa grave; non avrei perciò tutta la ragione di oppormi ai Superiori, quando desiderassero veramente la mia venuta. Posto che sono qui, il mio cuore bramerebbe tentare tutte le vie per aprire la strada; in caso che ciò non mi riesca io vorrei ad ogni costo introdurmi nell’interno, disposto a morire in strada, oppure sul campo di battaglia assegnatomi.

Tutto questo però è perfettamente subordinato alla volontà che ho di ubbidire sino alla morte, ed anche alla morte della croce, se così piace a Dio rappresentato dai Superiori.

I di Lei inviti moltiplicati, una lettera di Sua eminenza che si rapporta ai medesimi [f. 3r] incominciano a mettermi in dubbio, se io possa o no in conscienza partire per l’interno, di dove difficilissimamente potrei rivenire più.

Questo dubbio fa che mi risolverò probabilissimamente di partire per Aden, ed aspettare colà ordini più precisi per decidere. Non è qui questione più di permissione, perché non dubito che la permissione sia completa, ma solamente se pensatis pensandis, la ragione di aver ubbidito possa essere sufficiente per mettermi al riparo da qualunque risponsabilità che possa occorrere, sia per le spese sia per il pericolo di non poter più ritornare, oltre a tutto ciò che potrebbe occorre[re] nell’interno.

Ella ci pensi seriamente e mi risponda subito in Aden; non domando che la propaganda mi mandi un’ordine, Ella mi dica solamente, venga che è desiderio dei Superiori, ed io verrò subito per il primo vapore che troverò; allora sarà tranquillo; come Roma non si trova in epoca di nozze ma di lutto, potrebbe ben darsi [f. 3v] che mi riesca di trovare colà la morte per Cristo, inutilmente da me cercata fra i pagani dell’Africa; questo pensiere è l’unico che mi alletta a venire. Mi scriva dunque subito, non tante parole, ma due sole linee mi bastano.

/14/ In quanto al P. Alfonzo, se vedesse la lettera che mi ha scritto con questo vapore riderebbe; pare incredibile che quel[l’]uamo si lascii tanto strascinare dalla sua immaginazione; mi accusa di aver congiurato, di aver fatto un glub segreto coi francesi per prendere la missione di Aden. Gli ho risposto una lettera molto calma, nella quale l’ho esortato molto a prendere le cose più dolcemente; gli ho detto chiaro, che si è fatta realmente la questione, ma gli stessi francesi l’hanno rifiutata, e che non se ne parla più. Ciò proverebbe tutto quello che Le ho già scritto anticamente. Ciò non ostante [non è] che detto Padre sia cattivo, e che meriti di essere levato; sarà difficile trovargli un compagno che gli stia da suddito, come sarà difficile [f. 4r] potergli dare un Superiore; è sempre questa la rovina di quella missione; pensi che in quella missione vi sono più di mille cattolici, (senza parlare degli infedeli che dobbiamo cercare), ebbene tutto il ministero colà si riduce ad una Messa secca la Domenica, ed alle sepolture; non si pensa agli ammalati che quando si chiama il Prete, per lo più sempre agli estremi, allora un’assoluzione e l’estrema unzione. Quindi nessuna predicazione affatto, e nessuna sollecitudine pastorale. La popolazione è dispersa in un paese estremamente caldo e con un sole urente; un sol Prete è impossibile che possa far tutto. Dimodoché ciò che dissi non è per fare un torto al P. Alfonzo, ma alle cose come sono. Io andando in Aden farò tutto il possibile per calmare il detto Padre e lo ajuterò quanto potrò per tutto il tempo che vi starò, ma io sono vecchio.

In quanto all’affare delle monache merita molta riflessione; nelle mie lettere precedenti avrei voluto dirLe qualche cosa, ma non ho studiata abbastanza la questione per parlare sul sicuro; [f. 4v] la prima cosa delicata è la scielta della Congregazione che più potrebbe convenire; conosco le opinioni del P. Provinciale Domenico, e non sono perfettamente con lui; religiose che abbiano uno scopo unico di educazione, forze non troverebbero sufficientemente in Aden da lavorare; all’opposto trattandosi di religiose che abbiano un secondo scopo di radunare ragazze nere ed educarle, sarebbe quella la loro missione. La Superiora dell’opera apostolica di Parigi, mi ha parlato di religiose che bramerebbero un simile luogo; queste religiose vi sono anche in Roma, domandi all’opera apostolica che si occupa di vesti sacri per i missionarj; una tale congregazione con tali calcoli farebbe tutte le spese, e si occuperebbe nel tempo stesso della scuola in paese. Se io fossi stato incaricato di Aden, quella era la mia idea, perché così avrei mandato ragazze Galla in Aden; ma presentemente la questione è finita; ne io ho coraggio più di sollevarla, perché mi ha costato troppi [f. 5r] disturbi, e d’altronde, avendo il Provinciale di Francia rifiutato di acettarla, sarei impicciato a trovare missionarii ben disposti per rappresentarla, anche italiani nelle circostanze presenti.

Per ciò che riguarda la casa fatta per le monache avvi nessuna difficoltà, purché alle medesime si facia l’entrata dalla parte opposta alla casa del prete, e si separi con muro lo spazio di recinto che si /15/ vuole dare alle monache, affinché in nessun modo comunichi con quello del Prete.

Se si trova una congregazione che possa far spese in vista di altri calcoli in grande, la casa suddetta sarà per pochi anni; le monache stesse col tempo cercheranno di fabricarne un’altra in luogo più spazioso e libero, cosa molto facile in Aden, quidquid dicant quelli che fabricano inutilmente delle difficoltà; io stesso non sarei imbarazzato ottenerne dal governo un luogo da fabricare, e forze ajuto; in questo [f. 5v] tutto dipende dal modo di presentarsi la persona incaricata. In Aden non essendovi altro stabilimento, le monache non mancheranno col tempo di prendere alla scuola le stesse figlie dei protestanti, e coll’assistenza dei parenti [dei parenti] delle medesime potranno fare tutto quello che vorranno; fra pochi anni le monache saranno colà più potenti che i Preti stessi. In prova di ciò ho veduto in Suez le monache del Buon pastore nel loro principio; il console Francese le ha fatte venire promettendo loro molto; poscia sono state dimenticate e derelitte; quelle povere monache sono male di casa, della quale pagano pigione carissima, e malissimamente alloggiate; fra le poche ragazze che avevano, contavano la figlia di un’impiegato protestante, ebbene, crederebbe? il loro principale benefattore era appunto quel protestante. Nelle cose di Dio bisogna gettarsi un poco, mancomale con discrezione, confidare nella Previdenza, scegliendo senza passione particolare, l’elemento che si presta di più secondo il calcolo umano, poi andare avanti, altrimenti il sovverchio timore può essere [f. 6r] un’arma al diavolo per impidiri[!] un’opera di Dio. Tutte le opere di Dio incominciano sempre dal poco, e nel loro principio debbono sempre contenere qualche cosa al di là del calcolo umano per dar luogo al trionfo della previdenza; Napoleone che domina mezzo il mondo, a suo tempo era un’embrione di materia subordinato alle più minute leggi incognite stabilite da Dio nella generazione umana. Ho detto sopra senza passione particolare, e qui è forze dove pecca il Provinciale di Francia nostro Domenico; questi mezzo fondatore di una congregazioncella di nostre terziarie, vorrebbe mettervi quelle; sono buone, ma mancano di soggetti e di mezzi, ne sono abituate ancora ad operazioni lontane fuori dei nostri paesi. Per questa medesima ragione io temo che il mio collegio di Marsilia anderà a male; io avrei potuto scegliere persone di ogni eccezzione maggiore, le quali si sarebbero dedicate a detta opera per tutta la loro vita, fra il ceto dei Preti secolari, cosa facilissima in Francia; questo progetto ho neanche osato di metterlo fuori, perché mi sarei fatto lapidare dai nostri religiosi; cosa ne avvenne? ho dovuto rimettermi pienamente a loro, impotente persino di mescolarmi nella scielta di qualche soggetto; così l’opera [f. 6v] di Dio è guidata da persone che hanno il cuore diviso, e che mai potranno studiare la cosa a fondo. Ella mi dice di venire in Europa, io sono figlio di ubbidienza e verrò se mi chiamano, ma si persuada, che ne in Roma, ne in Marsilia potrò fare del bene senza sollevarmi delle difficoltà; coll’ajuto di Dio sono disposto a fare tutti i sacrifizii, come ho già fatto, ma si persuada che per me è una gran tribu- /16/ lazione dover sempre sacrificare le mie convinzioni; amo meglio rimettermi e scaricarmi della risponsabilità ogni qual volta non posso fare come voglio. Ho sacrificato più della metà dei fondi; ho lasciato tutte le autorità; dunque mi lascino in pace che muoja in questi paesi, se vuole oppresso da miserie più materiali, e che non compromettono, ne la carità, ne la coscienza.

Mi risponda dunque al più presto, perché altrimenti sono trattenuto inutilmente dal fare qualche passo che si potrebbe da un giorno all’altro presentare.

Mi saluti tutti di bel nuovo, e mi creda, quale mi pregio esserLe

Figlio in S. Francesco
Fr: G. Massaja V.o