Massaja
Lettere

Vol. 4

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Al cardinale Alessandro Barnabò
prefetto di Propaganda Fide – Roma

F. 1097rEminentissimo

[Massauah, gennaio 1867]

Prima di lasciare l’Egitto Le scrissi, che mi era determinato di partire per Massawah, dove era chiamato da alcuni bisogni urgenti della Missione; scrissi però all’Em. V. R.ma che non avrei lasciato la costa per introdurmi nell’interno senza ricevere da Lei una spiegazione più precisa rapporto all’invito di recarmi a Roma /21/ fattomi dal R.mo Procuratore Generale nostro Fabiano, a cui Ella si rapportava nella Sua ultima.

Presentemente ho come finito gli affari per cui sono venuto: ho fatto molte spedizioni all’interno, dove i missionarii si trovavano nell’estrema penuria di mezzi; più per lettera ho provveduto ai più urgenti bisogni toccanti il governo della missione; quindi ho radunato una quantità di ragazzi per la casa nuova che si sta facendo in Marsilia; detti ragazzi già sono in Cairo aspettando che vengano da Marsilia a prenderli. Mi resterebbe ancora un’operazione da fare, quella cioè di aprire la strada ai missionarii che devono venire di Francia, ma la politica dell’Abissinia è così sconcertata, che da questa parte di Massawah sarebbe inutile ogni tentativo; anche per questo non ho lasciato di fare tutti i miei sforzi per spianare le immense difficoltà che vi sono; aspetto il risultato delle trattative inglesi con Teodoro, le quali si trovano a cattivissimo partito, a fronte che vi siano attualmente qui in Massawah regali del valore circa di un millione di Franchi destinati per la redenzione dei detenuti: più aspetto risposte dalla parte della costa che versa sul golfo di Aden per introdurmi nello Scioha, dove il Re staccatosi da Teodoro ha esternato qualche desiderio di abboccarsi con me; se questo ultimo tentativo riesce, ha più probabilità di tutti, con una certa speranza di poter fare del bene in quel regno cristiano, perchè colà sono molto conosciuto e rispettato, benché vi sia mai stato, ma unicamente, perchè vicino ai paesi Galla; ciò oltre la speranza di poter introdurre da quella parte i missionarii [f. 1097v] da questa parte sarei come certo di riuscire completamente nella mia operazione, se non vi fosse una difficoltà diplomatica dalla parte degli inglesi; non che questi siano contrarii a me, oppure alla missione cattolica, ma unicamente, perchè ciò nelle attuali critiche circostanze loro di difficili trattative con Teodoro, la mia andata in Scioha potrebbe essere male interpretata dal medesimo, e presa come operazione inglese con un principe nemico, la quale potrebbe complicare di più i loro affari; indotti da questo timore gli inglesi potrebbero opporsi alla mia entrata da quella parte, quando questo mio piano fosse conosciuto.

Tutte queste difficoltà di viaggio sono per aprire una strada ai missionarii, perchè quando fosse questione solamente della mia persona, tutto solo ed alla disperata non sarei impicciato a lanciarmi da qualsiasi parte con una probabilità di riuscirvi, come ho fatto sempre, ma questo è impossibile a missionarii nuovi; io stesso coi medesimi non potrei lanciarmi, certo di non riuscirvi, e con pericolo di complicare di più le cose.

In attenzione di tutte queste cose, sul principio di Novembre, quando ho mandato i ragazzi in Cairo col mezzo del vapore inglese, sono stato sul forse di recarmi io stesso per molte ragioni: la prima per sentire più da vicino gli ultimi di Lei ordini prima di entrare nell’interno, la seconda, per sistemare i miei affari d’interesse col nuovo Vescovo d’Egitto, perchè a dirgliela schiettamente, detto cangiamento all’improvviso mi disorganizzò ogni cosa. Mi sono tratte- /22/ nuto dall’andare in Egitto per altre due ragioni: la prima, perché detto viaggio mi avrebbe costato una tal quale moneta, tanto più colla probabilità di ritornare in Europa; la seconda ragione è per chiudere ogni via al mio amor proprio, il quale inclinerebbe a suggerirmi un ritiro dalle fatiche, e tribulazioni che mi aspettano; Ella forse avrà preso il mio allontanamento in senso sinistro, come se non volessi venire a Roma, ma io L’assicuro di tutto l’opposto; quella certa di Lei lettera che mi imponeva di ponderare la domanda delle mie dimissioni ai piedi del crocifisso fu quella che troncò ogni cosa e mi fece sacrificare ogni mia passione privata; mi basti di significarglielo, padrone sempre di giudicare come vuole, perché qualunque giudizio sinistro sul mio conto, sarà sempre giusto, ancorché alle volte falso, perchè sopra delle mie spalle vi sono tutti i peccati della missione Galla e dei popoli Galla, i quali non sono pochi certamente.

F. 1098r In verbo di peccati, pochi giorni sono questo Monsignor Bel, di ritorno dalla prima sua visita di alcune sue Chiese di queste frontiere, mi disse in confidenza queste parole, si dice di Monsignor Cocino di Lei coadiutore che... che... che...; non si spaventi Eminenza, questi che gli troverà nella lettera scritta dal P. Leone nel 1859., la quale ha dato motivo ad una Sua scrittami nel 1861., alla quale risposi, e per la quale sono venuto in Europa dopo aver aggiustato ogni cosa in pace col suddetto Prelato mio coadjutore, il quale ha tutt’altro che sentimenti di renitenza e di pretenzioni; io sono venuto per questo in Europa; Ella consulti il R.mo Procuratore al quale ho detto ogni cosa, consulti le lettere da me scritte da Parigi e le risposte fattemi, e troverà che io non ho mancato al mio dovere. Ella potrà dire che sono superbo, ne ha tutta la ragione, ed io stesso amo meglio di prendermi in pace questo bel titolo a me dovuto, che fare un passo che non debbo fare; se Ella avesse avuto piena fiducia in me e nel Procuratore Generale Fabiano, tutto si sarebbe aggiustato, ma Le ripeto che io non doveva andare più avanti. D’altronde abbia la somma bontà di guardare con un’occhio di compassione tutte le opposizioni trovate in ogni mia operazione, dopo tante mie fatiche e tribolazioni... Io non Le nascondo che sono partito dall’Europa addolorato, e credo d’aver fatto un gran sacrifizio [a] risolvermi di ritornare al mio posto, disposto a morirvi sotto la croce che mi opprime, e ciò unicamente per assicurarmi di non essere in contraddizione agli ordini superiori. Ella conosce il mio stile sempre chiaro e franco; la mia troppa franchezza è forze la causa di molti miei dispiaceri, ma nel dubbio il linguaggio franco ha sempre qualche sicurezza maggiore dell’adulazione.

Non so quando Le scriverò in seguito, dipendendo ciò dai movimenti che farò; se prendo la via dello Scioha, arrivato colà Le scriverò tutto ciò che avrò potuto fare, e tutte le disposizioni che avrò trovato; se poi prendo un’altra strada sarà segno che la speranza di aprire un’altra strada per altri missionarj è molto lontana, e non so quando Le potrò scrivere e se Le scriverò più, perchè nel caso parto disposto a tutte le vicende che mi aspettano, portato dall’unico desi- /23/ derio di compire la mia [vita], morendo o in via, oppure in seno al mio gregge; tali sono le mie attuali risoluzioni, meno accidente straordinario, per cui Iddio si spieghi diversamente, [f. 1098v] oppure un’ordine più preciso mi arrivi dalla parte dell’Em. V. R.ma prima della mia partenza.

Eminenza R.ma, viviamo in un’epoca molto critica, forze unica per la Chiesa, per le sue complicazioni di ogni genere; abbia la bontà di presentare per me le condoglianze al S. Padre per le pene che soffre e quelle che lo aspettano; gli dica che soffro con lui e per lui, e sto offrendo a Dio anche la mia tribolazione in unione delle Sue e di quelle del nostro Signore, maestro, e Padrone Gesù sul Calvario, per la pace della Sua Chiesa, nel senso che a Lui più piacerà. È inutile sperare più nei governi europei, divenuti tutti pagani, e più che pagani, perchè tutti uniti col diavolo nel far guerra alla Chiesa di Dio, mentre i pagani ed i mussulmani di questi paesi sono nemici più d’abitudine che altro, ma non sistematici; quelli sono guidati da uno spirito di vera apostasia e ribellione formale da Dio, e tengono un linguagio di pace colla Chiesa avvelenato, e per ingannare i popoli, laddove questi il solo errore quasi invincibile gli tiene lontani da noi, mentre sono guidati ancora da un principio teocratico, multi putantes se obsequium praestare Deo, anche quando ci perseguitano, motivo per cui odio più la pace dei nostri che non la guerra di questi. Noi in Europa abbiamo molti cristiani e buoni cristiani, ma nessun paese cristiano più; è questa una gran verità che merita di essere meditata nelle circostanze attuali della Chiesa; l’inganno a questo riguardo può strascinarla alla mescolanza della luce colle tenebre: per lo meno da tempo ai nemici di Cristo per guadagnare terreno sulle masse ancor nostre nella maggior parte; da un secolo a questa parte uno spirito di pace della Chiesa, forze non ben meditato da noi, ha fatto passare le redini nelle mani dei nemici, e ci ha portati all’epoca presente; ogni altro calcolo è vera lusinga, secondo io la vedo, del resto io sottometto il mio giudizio, e prego Iddio, affinchè dia lumi e forza alla mano che tiene il timone della barca.

Bacio a Lei la S. porpora, ed i piedi del S. Padre, mentre con tutto l’affetto figliale mi dico

D. Em. V. R.ma

Figlio in Gesù crocifisso
Fr: G. Massaja V.o I.