Massaja
Lettere

Vol. 4

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Al padre Fabiano Morsiani da Scandiano OFMCap.
procuratore generale delle missioni – Roma

[F. 1r]P. Reverendissimo

Aden 29. Marzo 1867.

Mi trovo qui da otto giorni di ritorno da Zejla prossimo a partire per Roma dietro la Sua carissima di Agosto e conforme al desiderio di Propaganda in essa più che chiaramente spiegato.

Io aveva scritto in Francia al nostro Vice Prefetto di aspettare colà che io lo chiamassi, ma egli ad ogni costo volle venire con un compagno, dicendo, tali essere le volontà dei suoi Superiori; al mio arrivo da Zejla avendoli trovati qui, e non convenendo che ritornino in Europa, il 27. corrente hanno preso il vapore inglese e sono partiti per Massawah, dove continueranno loro stessi le demarcie da me già fatte per entrare almeno fra gli Azzabou Galla, e nel tempo stesso aspetteranno colà il risultato delle demarcie fatte in Zejla da me presso il Re dello Scioha, il quale ha esternato qualche desiderio di vedermi colà.

Se il Vice Prefetto mi avesse aspettato io l’avrei portato con me in Roma per aggiustare le cose nostre, ma essendo qui non conveniva /31/ più farlo ritornare indietro, perché sarebbe stato questo [f. 1v] un secondo passo retrogrado di questi religiosi, il quale avrebbe fatto ridere ed avrebbe finito di disanimare quella provincia; mi sono trovato dunque nella necessità di mandarli in Massawah, dove dovranno passare il prossimo estate con grave pericolo della loro vocazione; ma ad ogni caso io non dirò mea culpa, ma dovranno dirla i supposti Superiori moltiplicati all’infinito per accrescere le complicazioni.

Io sarei partito subito per l’Egitto ma il bisogno di occuparmi dei religiosi venuti come sopra, di amministrare qui alcune confermazioni, e di prendere alcuni accordi col P. Alfonzo, conformemente alla lettera della P. V. R.ma già citata, mi obliga ad aspettare qualche giorno di più, e penso partire di qui l’8. Aprile. In Egitto mi fermerò qualche giorno per sistemare alcuni interessi della missione col nuovo Monsignore Delegato, dopo di che partirò direttamente per Roma. Come penso di fermarmi in Roma meno che potrò, sarebbe bene che V. P. R.ma facesse venire per tempo il P. Provinciale di Francia per l’aggiustamento dei nostri affari; questi finiti, vedrò se mi converrà fare ancora una gita in Francia, perché a dirgliela ne ho ben poca voglia, attesoché vi è colà molto poco da guadagnare sia col governo, sia ancora con quei benedetti religiosi nostri fratelli.

Per ciò che riguarda il collegio di Marsilia il P. Taurino mi comunico una lettera di Monsignore Place, nella quale questo Prelato esterna alcune difficoltà per parte sua per la continuazione dell’opera incominciata. Io rimango come questo medesimo prelato si protesti come contrario [f. 2r] dicendo che detto stabilimento è stato incominciato non solo senza il permesso della S. C. di Propaganda, ma in certo modo per fare una concorrenza al collegio Urbano, e con ciò, da quanto si dice, abbia sperato qualche momento di mettere le mani sopra il benestabile da me comprato per pagare gli enormi debiti lasciati dai suoi predecessori. Io stesso prima di lasciar Roma ho parlato a S. Em: di un collegio che voleva fare e ne ebbi da lui i più formali sentimenti di piacere; appena si risolvette in Francia di lasciare il piano di farlo in Egitto per mancanza di fondi, e di farlo in Marsilia, subito ne scrissi alla S. C. di Propaganda, come può rilevarsi dalle mie lettere; dopo ho avuto da questa congregazione parecchie lettere, ma neanche un jota di disapprovazione, anzi tutto all’opposto ho lasciato l’Europa mentre si trattava di approvarne i regolamenti; come dunque si può dire che ho fatto questo senza dipendere? Quando parlai al Cardinale dissi chiaro che detto stabilimento era necessario, perché non si potrebbe fare nella missione per molti anni ancora; più dissi che per me non bastava il collegio urbano, atteso che questi appena potrebbe riceverne due o tre, ed io ho bisogno di averne anche cinquanta e più; dunque ad quid dire che voglio fare una concorrenza al detto collegio urbano? Perché poi Monsignor di Marsilia penserebbe di mettere le mani sopra un bene stabile comprato tutto con fondi venuti d’Egitto e nullamente raccolti nella sua diocesi? Nel caso che Monsignore di Marsilia debba aver la menoma ragione sarebbe quella che ai Vescovi d’Europa sono /32/ dovuti i scudi ed ai poveri missionarj le catene, io non ne veggo altre di qualche peso; spero che tutto ciò sia un semplice spaurachio esaggerato e forze voluto da alcuni ad oggetto di venire ai proprii calcoli; ad ogni evento V. P. R.ma ne parli a S. Eminenza il Cardinale, e son certo che il tutto svanirà prima ancora che io vi metta mano.

[F. 2v] Ricevo dal Signor d’Abbadie notizia che la stampa della mia grammatica è finita; io aveva ordinato che fossero spedite a Roma molte coppie; venendo queste prima del mio arrivo, Ella facia pure i regali di convenienza a nome mio, non escluso quello del S. Padre, se lo crederà conveniente e nel modo che crederà migliore.

Prima che io deliberassi di venire in Europa aveva spedito un manoscritto contenente il catechismo in lingua di Kafa; mi risulta che questo catechismo è arrivato al nuovo Monsignore Delegato dell’Egitto; venendo lo prenderò e lo porterò a Roma, ma converrà farlo stampare colà? Le difficoltà nate per il catechismo Galla mi hanno troppo disgustato, epperciò penso neanche di farlo vedere, ma di darlo al Signor d’Abbadie, il quale lo farà stampare non come catechismo, ma piuttosto come semplice saggio di una lingua non conosciuta in Europa; così io potrò avere le poche coppie che desidero per la missione, e nel tempo stesso forze un piccolo prodotto per lo stabilimento Galla di Marsilia, essendo una cosa nuova che sarà cercata; di ciò ne ho già scritto al Signor d’Abbadie, il quale lo aspetta. Ho fatto qualche lavoro sul catechismo Galla, ma non è ancora finito; arrivato in Roma vedrò se potrò finirlo, oppure se sarà meglio stamparne un piccolo al modo suddetto, lasciando ogni versione europea e la maggior parte delle note.

Venendo a Roma porterò una provvista di caffé per il collegio e per il P. Generale; La prego di far avvertire in Civita vecchia, affinché colà le vessazioni delle dogane non mi rendano troppo molesta l’introduzione.

Tanti saluti a tutti, principalmente ai Padri Prefetto e Rocco; preghino per me che di cuore Le sono tutto

Suo figlio in S. Francesco
Fr: G. Massaja V.o