Massaja
Lettere

Vol. 4

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Al padre Domenico Gouttes da Castelnaudary OFMCap.
ministro provinciale di Francia – Lione

[F. 1r]M. R. P. Provinciale sempre Amat.mo

Alessandria 18. Aprile 1867.

A quest’ora avrà ricevuto la lettera del M. R. P. Vice prefetto Taurino scritta di Aden, epperciò sarà informata della mia venuta in Europa, ed in Roma, dove sono chiamato, non solo per le feste del centenario e della canonizzazione, ma ancora per ultimare i nostri affari.

Nel significare la mia venuta al R.mo Padre Procuratore Fabiano ed a Sua Eminenza il Cardinale Prefetto ho detto che fosse chiamata anche la P. V. M. R. e Carissima, onde ultimare colà tutti i nostri affari, cosa che avranno fatto certamente; ad ogni evento aggiungo ancora questa mia onde raccomandarLe di venire subito, per potere finire i detti nostri affari prima dell’arrivo dei Vescovi in Roma, perché altrimenti, quando questi incomincieranno ad arrivare non sarà più possibile finire alcun affare, essendo le congregazioni troppo occupate e forze chiuse; ed in tal caso saressimo costretti ad aspettare dopo le feste con pericolo di dover restare in Roma tutto Luglio ed Agosto, e di non poter poi più venire in Francia, oppure di non potermi trovare [f. 1v] in Aden al più tardi in Ottobre come ho promesso, perché colà mi aspetteranno i due missionarii nostri per la continuazione del loro viaggio, se sarà possibile, come speriamo.

Io aveva scritto al Vice Prefetto di non lasciare la Francia senza una mia chiamata, perché le strade sono ancora chiuse, ma V. P. M. R. ha voluto diversamente, pazienza!, così si guastano sempre gli affari, perché vuole comandare che nulla conosce, ancor pazienza! fatta la bagna, non facia poi ancora la seconda di farmi ritardare inutilmente la mia partenza, perché allora i poveri missionarii finiranno per disanimarsi e ritornare in Provincia con grave danno della missione e disonore della Provincia stessa, perché sarebbe un secondo ritorno di missionarj, cosa veramente che farebbe ridere.

Ho scritto a Monsignor Place Vescovo di Marsilia, ringraziandolo dell’accoglienza fatta ai giovani del nostro collegio, ma nello stesso tempo ho esternato qualche risentimento mio per l’ostilità ed opposizione fatta all’opera incominciata; voglio sperare che mi risponderà in modo conciliativo, in caso diverso è molto meglio che la cosa si spieghi mentre io sono in Roma, e che forze egli medesimo dovrà trovarvisi. Per prevenire tali [f. 2r] opposizioni io Le aveva scritto di dare a Monsignore suddetto un qualche titolo nel nostro comitato, ma V. P. M. R. ha forze avuto paura di gettarsi troppo avanti, epperciò volendo stringere troppo correrà al pericolo di perdere tutto, come suole accadere. Le persone di viste e calcoli lunghi sogliono accordare molto nelle cose accessorie e che non toccano la sostanza dell’amministrazione, e si contentano di tenersi stretto nel nodo /34/ essenziale; perché negare a Monsignore un titolo che tocca solamente il comitato, il quale ha nessuna proprietà e padronanza? Non bastava a noi di essere assoluti padroni e proprietarii? non bastava essere assoluti nell’amministrazione interna dello stabilimento? Questo troppo scostarsi avrà disgustato non solo il Vescovo, ma ancora qualcheduno del clero, e da ciò deve ripetersi l’inconveniente suddetto. Non solo il Vescovo ma io stesso mi veggo leso da Lei, perché ho fatto regolamenti, che Ella conobbe prima della mia partenza, ma poi tutto fu variato, perché le decisioni non si prendono dai consultori da me creati, ma dal deffinitorio provinciale. Io non vengo per farLe la guerra, sono disposto a cedere a tutto, ma Ella se ne pentirà, perché dopo io non so se mi mischierò più. Si ricordi dei torti che mi ha fatto prima della mia partenza da Marsilia, e pensi se non ho ragione di esserne stanco... Le troppe pretenzioni relativamente al collegio [f. 2v] saranno forze la rovina del medesimo; ed il pretendere di governare la missione indipendentemente da chi ne è il risponsabile, ne porterà la rovina. Non fosse altro i missionarii partiti troppo presto costeranno alla missione sei o sette mille franchi di più che già io ho dovuto mettere fuori. Se aspettavano il mio ordine risparmiavano la maggior parte di questa spesa, e ciò che più importa di passare un’estate sulla costa con grave pericolo della loro salute e forze della loro riuscita. Tutto ciò è accaduto perché Ella non ha confidenza in me dopo tutti i sacrifizii che ho fatto per la pace tra di noi; forze che Ella ha ignorato che io sono partito dall’Europa per cedere dignitosamente a tutte le questioni che Ella mi sollevava, e per l’amore della pace? io sperava che cedendo tutto e rimettendomi in tutto a Lei, Ella sarebbe rientrata in se stessa, ed avrebbe messo tutto l’impegno nell’eseguire il piano da me lasciato, ma tutto all’opposto ha voluto ritornare nel suo primo sistema; in tutto sia fatta la S. volontà di Dio, ma Ella se ne pentirà poi.

Non manchi dunque di venire subito a Roma, perché altrimenti io non l’aspetterò, ma, se i miei Superiori vorranno finalmente sentirmi, io prenderò un mezzo termine che non Le piacerà, e che sarà di ultima rovina alla povera missione, quello cioè di abbandonarla decisivamente per non fare la guerra ai miei fratelli. P. Provinciale, mai avrei creduto che dopo aver avuto tanta pazienza per aspettare in Francia un’anno e mezzo unicamente per aspettare la providenza a di Lei riguardo, Ella dovesse poi farmi una guerra simile, pazienza! L’aspetto dunque in Roma, e speranzoso di abbraciarLa colà mi dico anticipatamente Suo

Divot.mo Fratello
Fr: G. Massaja V.o