Massaja
Lettere

Vol. 4

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Al padre Alfonso Cianfanelli da Macerata OFMCap.
pro prefetto apostolico – Aden

F. 38rP. Alfonzo sempre Amat.mo

Roma 9. Maggio 1867.

Sono arrivato a Roma la sera del 4 corrente, grazie a Dio, senza nessun inconveniente, ad eccezzione di un piccolo disordine occorso sul Vapore detto Quirinale, il quale mi trasportò da Messina a Civitavecchia; questi fece mezzo naufragio, o meglio si ruppe la machina, cosa che ritardò di due giorni il suo arrivo a Civitavecchia, senza che sia occorso sinistro di sorta.

Appena arrivato qui ho parlato di voi al R.mo Fabiano, e con mio dispiacere sentij dal medesimo che Le aveva scritto pochi giorni prima del mio arrivo in termini alquanto forti in seguito alle vostre lettere precedenti.

F. 38v Benché nulla fin qui siasi trattato di proposito sul serio, pure credo potervi assicurare che il tutto si aggiusterà in modo consolante anche per voi. Solamente vi prego di essere docile in tutto a lasciarvi diriggere ciecamente dai Superiori, persuadendovi che i medesimi cercano sinceramente il vostro bene e quello della missione.

Il P. R.mo mi citò alcune vostre espressioni, le quali veramente /41/ non sono troppo lodevoli, ma io mi sono sforzato a provargli che le medesime non sono totalmente conformi ai vostri sentimenti attuali, ma piuttosto prodotti d’inconsiderazione o momentaneo riscaldamento d’immaginazione, e così nutro ferma fiducia di avervi sufficientemente giustificato, e che tutto sarà posto in dimenticanza. Voi siete un sem- [f. 39r] plice religioso che fate l’ubbidienza nella missione di Aden e non dovete mischiarvi affatto nella nomina dei soggetti, ma limitarvi unicamente a domandarne, esponendo con tutta umiltà il bisogno. Caro mio, io con tutto il mio carattere di Vescovo non ho questo diritto, volete poi averlo voi? Così parimenti in tutti i contratti ed atti publici che siete forzato a fare nella vostra qualità di missionario Cappellano se siete obligato a produrre il vostro nome, dovete sempre accompagnarlo con clausure, le quali esprimono la vostra qualità di amministratore della Chiesa a nome della quale si suppone farsi l’atto suddetto; altrimenti correte gran pericolo di compromettere la vostra conscienza, come religioso incapace di proprietà, ed anche di compromettere la vostra stessa riputazione facendovi vedere come ignorante i canoni. Gli stessi Vescovi religiosi non possono fare [f. 39v] simili atti senza una facoltà speciale della Santa Sede; in ciò non prendete la norma dai missionarj precedenti, ma pensate che voi siete stato mandato appunto per riparare simili scandali avvenuti in cotesta missione.

Ho la consolazione di potervi assicurare che l’affare delle monache è già come sicuro; si aspetta solo l’arrivo del P. Provinciale di Francia per prendere l’ultima determinazione rapporto alla congregazione che sarà scielta; in ciò il R.mo Fabiano si è rimesso a me. Non così facile sarà l’affare dei Fratelli della dottrina Cristiana, perché dalle risposte avute in Alessandria, e da certi fatti sentiti sarà molto difficile potere conchiudere qualche cosa; tuttavia non mancherò di occuparmene seriamente.

Tutti i calici presi per aggiustarli già sono nelle mani dell’artista, mi costerà una tal quale somma, pazienza! io la pagherò e poi Ella al mio ritorno mi compenserà. Anche l’orologio è presso l’orologiere.

F. 40r I cucchiari e forchette di legno consegnatemi sono tutti qui presso di me; aspetto quel Padre che venga a prendergli; solamente non ho più presenti tutte le istruzioni datemi per sapere a chi debbo distribuirgli. Come non sono cucchiaj fatti per frati, credo che non saranno gran cosa graditi.

Voglio sperare che a quest’ora sarà già stato spedito il caffè, la gomma, e l’incenzo che ho lasciato in Aden all’indirizzo dei Signori Lazzaristi di Alessandria, ma ad ogni evento che non fosse spedito non manchi di spedirlo, perchè altrimenti ne resterebbe Ella dissotto, atteso che io ho fatto conoscere dovunque la cosa come è. Come una parte è destinata per i nostri religiosi di questa capitale, e già i medesimi lo sanno, la dilazione dell’arrivo sarebbe attribuita al caro P. Alfonzo.

Ritorno ora alle monache: come pare una cosa sicura la venuta di queste religiose (probabilmente le Suore del buon [f. 40v] Pastore), ed al più tardi nel mese di Ottobre, sarebbe bene che Ella /42/ incominciasse a preparare i materiali per il muro di divisione che indispensabilmente si deve fare tra la casa delle monache e quella del missionario, essendo questa condizione sine qua non posta dai Superiori di Roma. È bene che ciò si trovi tutto fatto all’arrivo delle dette religiose; di questo mese spero poterLe scrivere la decisione fatta, ed allora essendo fatti i preparativi subito potrà incominciare i lavori. Diversamente potrebbe in qualche modo oscurarsi e complicarsi questa operazione, la quale voglio che riesca di merito e decoro a Lei.

Non so se nell’altra mia scritta da Alessandria l’abbia avvertita, che in Suez ho dato ordine al Signor Velay impiegato nelle messaggerie di mandarLe un barrile di vino a mio conto; è probabile che questo barrile di vino sia già partito colla Fregata la Minerva, ad ogni evento [f. 41r] contrario Ella parli col Console De Crety, e se non è arrivato, egli deve conoscere il suddetto impiegato a cui si dovrebbe scrivere per schiarire la cosa.

Mi rincresce che in Egitto ho dimenticato di mandarLe i sali promessi per fare la limonata gazzosa, ma scriverò al mio procuratore di mandargli.

Non dimentichi di domandare di quando in quando al Console notizie dell’affare di Zejla, ed occorrendo che venga qualche risposta non manchi di scrivermi subito, e significarlo nel tempo stesso ai nostri missionarj di Massawah. Se verrà abba Michele per andare in Zejla, si ricordi di quanto Le diceva a questo riguardo prima di partire.

In Alessandria non ho potuto trovare più il Signor Mass partito di là due settimane prima, ne so se potrò vederlo, perchè ha preso la via di Francia e di Spagna: se viene a Roma sarò fortunato di vederlo; Ella scrivendogli non manchi di significargli che io cerco di vederlo, e potrà domandare di me qui ed in Marsilia ai Cappuccini.

F. 41v La prima occasione che avrà non manchi di salutarmi tutti cotesti Signori: prima di tutti Meroedar, poscia Gadfalu, se già è ritornato dall’Inghilterra; quindi i nostri tre cari uffiziali, cioè il Medico, il Capitano, ed il Tenente, senza dimenticare la Famiglia del Console De Crety. Abbia cura del mio figliozzo e gli dica che io non mi dimentico delle esortazioni che gli ho fatto, ed aspetto da Lei buone informazioni di lui per preparargli un bel regalo; facia pure per me una carezza agli altri ragazzi.

L’abbracio nel S. crocifisso, ed impaziente di rivederLa consolata in tutto ciò che desidera, di cuore mi segno

Fratello in S. Francesco
Fr: G. Massaja V.o

P. S. Rileggendo la lettera trovo che ho parlato parte in persona terza, e parte in persona seconda, prova che La rispetto ed in pari tempo la amo...