Massaja
Lettere

Vol. 4

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Al cavaliere Antonio Thomson d’Abbadie
esploratore dell’Etiopia – Parigi

F. 151rIll.mo Signor Cavaliere Amat.mo

Roma 1. Giugno 1867.

Ricevo sul momento la Sua del 25. segnata N.º 8 e debbo accusare pure la ricevuta di tutte le altre Sue precedenti, benché per lo più con ritardi causati dal luogo incerto di mia dimora, per cui le lettere Sue hanno dovuto andare e venire. È inutile che io Le domandi scusa della mia poca esattezza nel rassegnarLa sempre, come avrei dovuto di tutte le lettere ricevute, e riscontrarLa su tutti i punti da Lei toccati, Ella conosce abbastanza la debolezza della mia testa e la precarietà della mia situazione per sperarne un generoso condono.

È venuto da me l’Abbé Inchenspe e mi diede la cara notizia che Ella è stata nominata a membro effettivo dell’instituto; è inutile che Le dica [f. 151v] il piacere che ne ho provato, Ella lo giudicherà dalla stima e dall’amore che nutro verso la di Lei persona; d’altronde so che a Lei non piaciono i complimenti per spiegarmi di più.

Il giornale inglese cita una lettera di Massawah del 31. Marzo, ed io ho ricevuto lettere di Aprile da Monsignor Bel e dal P. Taurino, i quali mi dicono che le cose d’Abissinia sono sempre sullo stesso piede; quando ci troveremo Le spiegherò meglio il problema diplomatico di quel paese come lo veggo io; arriva colà poco presso come in Europa, dove tutto è tenebrae et lubricum.

Benché sia grande il mio desiderio di vederLa qui in Roma, pure non vorrei essere io la causa unica della di Lei venuta, bastando et ultra tanti altri disturbi che Le ho dato e che ancora sono in bisogno di darLe; se Ella viene per le Feste e che la mia presenza qui sia solamente un motivo impulsivo, allora sarò fortunato di averLa determinata, e di aver procurato a Madama d’Abbadie [f. 152r] questa troppo lecita curiosità; in caso contrario io farò tutto il pos- /44/ sibile per venire in Francia e colà potremo discorrere dei nostri affari che sono molti, non solo riguardo alla grammatica e manoscritto kafino, ma per ragguagliarLa di molte altre cose. So che Ella non ama la gran folla, come non l’amo io, ma la festa attuale ha qualche attrattiva superiore che merita di fare anche qualche sacrifizio. Quantunque io abbia delle occupazioni, pure venendo Ella, avanti di tutto sarà l’interesse di trattenermi con Lei a costo di lasciare qualche funzione; ad eccezzione del gran giorno 29. in tutti gli altri giorni potremo discorrere insieme, o venendo Ella da me (piazza Barberini dove mi trovo), oppure verrò io da Lei subito che saprò la Sua venuta. Ad ogni evento che Ella sia imbarazzata e che sia disposta a sacrificare la curiosità delle feste, anche sul principio di Luglio io sarò ancora qui.

Dopo domani 3. corrente tutti i Vescovi sono chiamati dal Papa in Concistoro per la canonizzazione dei Santi; lo stesso [f. 152v] invito abbiamo per il sei, e si dice che ve ne saranno parecchj concistorii, ma questi non dureranno che la mattina dalle dieci a mezzogiorno, dimodoché non impediranno i nostri affari tra me e Lei.

Da quanto si dice, sono già circa 200. i vescovi stranieri [già] arrivati qui, eppure non sono ancora la metà; Ella dovrebbe trovarsi qui per la processione del Corpus Domini che sarebbe il 20. giugno; questa festa sarà delle più belle per la quantità di vescovi stranieri di tutti i riti che si troveranno. Il Cardinale Pitra mi domandò di Lei, e desidera molto di conoscerLa e conferire.

Avrei ancora un’amasso di cose da dirLe, ma il desiderio di spedire oggi ancora la presente fa che lascio tutto; nel caso Le scriverò in seguito; Ella appena avrà qualche cosa di deciso non manchi di prevenirmi; mi saluti Madama d’Abbadie, alla quale sono in debito di una Messa, che celebrerò qui; imploro tutte le benedizioni sopra entrambi e sono

Divot.mo Servo
Fr: G. Massaja V.o