Massaja
Lettere

Vol. 4

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Al cardinale Alessandro Barnabò
prefetto di Propaganda Fide – Roma

F. 1153rEminentissimo

Lione 5. Settembre 1867.

Prossimo a partire per l’Egitto l’Em: V. R.ma mi permetterà che Le dia un breve ragguaglio del mio viaggio in Francia e di ciò che ho fatto.

Arrivato in Marsilia la sera del 20 Agosto, ho dovuto fare cinque giorni di quarantena, epperciò non ho potuto sbarcare in città che la mattina del 25., dove sono stato ricevuto con incredibile entusiasmo dai miei giovanetti galla, che dal principio di Gennajo aveva lasciato in Massawah. Se non temessi di annojaria Le direi qui il progresso di questi giovani veramente ammirabile; basti il dirLe che nei pochi mesi decorsi han potuto arrivare al punto di potermi leggere in lingua francese una parlata scritta da loro, dettata dai maestri, e ciò non un solo, ma tutti. Il progresso nello spirito poi è tale, che reca maraviglia a tutti, più ancora del sopracitato nelle lettere; è una vera meraviglia vedere questi giovanetti cogliere tutti i momenti liberi che possono avere per recitare la terza parte del rosario più volte nel giorno, e ben soventi sorprenderne alcuni di notte in ginocchio chiuso nella sua stanzetta recitarsi preghiere a spese del loro riposo. Trovandomi in Roma mi si scrivevano questi detagli, ed ho mai voluto prestare fede, [f. 1153v] ne parlare ad /86/ alcuno di tali cose per timore che vi fosse dell’esaggerazione per parte di chi me le riferiva; ora ho dovuto toccare con mano la verità di quanto mi si diceva. Questi ragazzi faranno la loro prima comunione il giorno della Natività di Maria Santissima, forze vigilia della mia partenza.

Eminenza, Ella mi conosce, nelle mie lettere soglio abbondare di massime e di questioni, raramente e quasi mai uso di trattenerLa in simili detagli, perché so che Ella ha ben altro che fare, che sentire simili minutezze; ma pure la circostanza attuale è così eccezzionale, che ho creduto doverlo fare, affinché Ella conosca la natura della causa che ho lasciato nelle di Lei mani a trattare, causa che mi interessa talmente, che nel caso andasse perduta, non so se avrei più coraggio di continuare nella mia posizione, vedendomi contrariato nelle cose le più sante e che mi costano fatiche indicibili. Non solamente spero che la questione di questo collegio sarà presa in tutta considerazione da cotesta Sacra Congregazione, e dalla medesima appoggiata, ma che innoltre il tutto si farà al più presto, poiché si aspetta qui la decisione per fabricare e compire un’opera già in ritardo di un’anno; spero che Ella scriverà presto a Monsignor Place, avendo il medesimo dichiarato che dipendeva da Lei.

Del resto poi Le dirò che in meno di otto giorni ho fatto la corsa di Lione e di Pariggi per vedere i due consigli centrali, quelli che [f. 1154r] mi somministrano i mezzi materiali all’opera di Dio impostami dal S. Padre e da cotesta S. Congregazione. In Pariggi ho liquidato il debito colla Stamperia imperiale per la stampa della grammatica amarico-galla, quale ho ritirato. Come il Signor d’Abbadie ha avuto tanta bontà di assistermi la stampa di questo mio lavoro d’accordo con un padre del mio Ordine; ho lasciato al Signor d’Abbadie l’ordine di spedirne a V. Em: R.ma una quantità di coppie per distribuirsi agli eminentissimi componenti il Consiglio di cotesta S. C. e ad altri prelati della medesima che ho dato in nota. La prego perciò di gradire questo mio tenue regalo, e fare in modo che sia gradito anche dagli altri ai quali Ella avrà la bontà di distribuirle, come frutto della mia ristretta facoltà, più ricca di volere che di potere. Al Signor d’Abbadie, già cavaliere di S. Gregorio bramerei la promozione a Commendatore, poiché se lo merita per ciò che ha fatto e per quello che sta facendo.

Un simile favore oso domandare in favore del Dottore Guez, medico del convento di Marsilia e del mio piccolo collegio, persona la quale ha un gran merito in tutto ciò che si è fatto sin qui, e cura i ragazzi con una sollecitudine più che paterna. A questi basterà la croce di Cavaliere di S. Gregorio; a tale effetto credo di avere lasciato nelle mani del R.mo Fabiano tutti i documenti sulle qualità e meriti dell’individuo.

F. 1154v Per la promozione di questi due candidati agli onori suddetti io già ne aveva parlato in Roma a Monsignore Segretario e ad altri; ne voleva parlare anche all’Em: V., ma la mia partenza improvvisa fece che mi sono forze dimenticato; dico forze, perché sono incerto d’averlo fatto.

/87/ Le dirò per ultimo che ho fatto tutto questo mio viaggio di Francia in compagnia del R.mo Padre Angelo Prefetto della missione di Tripoli, il quale mi pregava in Roma di presentarlo ai Consigli centrali di Lione e di Pariggi, nonché ad altri amici, per i bisogni futuri della sua missione. Già aveva conosciuto in Roma questo vero apostolo dell’Africa, per la bontà del Professor Torroni, il quale volle mandarlo da me per conferire sopra certi suoi piani d’operazione per l’interno dell’Africa. Eminenza, mi permetta che dica due parole relative a questo soggetto, ed ai piani da lui presentati: il soggetto è uno di quei campioni di apostolato, i quali si trovano appena fra cento missionarj; io ho imparato molto da lui, e mi glorio di venerarlo come mio maestro. In quanto poi ai piani da lui presentati meritano tutta la riflessione per parte di cotesta S. C., perché sono il germe di un’avvenire tutto conforme al grave dovere che ha la Chiesa di evangelizzare i barbari; circa il piano suo, attesa l’attuale scarzità di missionarj buoni, il miglior partito e di farlo vescovo, affinché possa formarsi un clero indigeno; tutti gli altri passi non sono che precarj.

Mi perdoni la libertà con cui parlo, mi benedica e mi creda

Divot.mo Figlio in G. C.
Fr: G. Massaja V.o