Massaja
Lettere

Vol. 4

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Al commendatore Armando Prospero Faugère
ex redattore capo degli Affari esteri – Parigi

F. 22rMonsieur Faugère

Aden 28 Ottobre 1867.

Dopo che L’ho lasciata in Pariggi non ho avuto più un momento a mia disposizione per scriverLe, ed anche al presente mi trovo costretto a privarmi del sonno per scrivere attesoché sono alla vigilia della partenza per Tagiurra, e quindi per lo Scioha. Le cose da dirLe sarebbero tante, che un foglio non basterebbe; Ella comprende tutte le mie idee e calcoli, epperciò basta poco per farLa capire.

Arrivato qui la sera del 2. Ottobre, ho trovato che gli inviati di Scioha stanchi della costa opposta erano venuti in Aden ad aspettarmi; qui si avvicinarono al governo, e furono molto ben trattati dal medesimo; Presentemente sono partiti per la costa d’Africa, dove prepareranno la carovana per me e per i miei compagni Taurino, che Ella ben conosce, e Ferdinando.

/106/ In tutt’altra circostanza le apparenze sarebbero le più belle e potrei dire che oggi Iddio ha esaudito i miei voti di venti anni; ma la circostanza della guerra attuale degli inglesi potrebbe ancora cangiare di aspetto le cose [f. 22v] epperciò non posso ancora cantare vittoria sicura, anzi non lascio di travedere qualche pericolo sia per me, sia per i missionari miei dell’interno, i quali debbono ragionevolmente aspettarsi qualche crisi odiosa per parte degli indigeni, nel caso che la spedizione europea prendesse un’aspetto troppo odioso, perché, come Ella ben sa dagli indigeni non si fa più distinzione tra Francese ed inglese, ma tutti abbiamo la medesima patria, e tutti siamo chiamati fratelli. Sotto questo aspetto la guerra attuale degli inglesi è [una] vera guerra europea, perché ripara l’onore di tutti egualmente in facia agli indigeni.

Ella sarà curiosa di sapere cosa io ne dico e ne penso dell’esito di questa guerra? A questo risponderò che è molto difficile giudicarlo; la guerra coi selvaggi e coi ragazzi è causa quasi eguale; tutto dipende dalla prudenza, e dal modo con cui sarà maneggiata; sgraziatamente i governi sono superbi e poco amici del consiglio; gli inglesi poi sono diffidenti per natura, ed hanno per sospetta ogni idea sortita dai francesi e dai cattolici; del resto io avrei molte cose a suggerire, per assicurare la causa comune a tutti, e meno esporre gli europei che sono nell’interno. Io resterei niente stupito di vedere questa scena finita, gli inglesi trionfanti e padroni dell’Abissinia senza spargimento di sangue; come non resterei stupito di vedere rinnovate le scene di Messico e di Algeria; veggo dei calcoli chiari che mi presentano e l’uno e l’altro possibile, ma è difficile deffinire cosa sarà, dipendendo questo dal sistema con cui si tratterà la questione; [f. 23ar] un’avvocato mio amico mi diceva quondam che coll’istesso codice alla mano avrebbe potuto condannare e giustificare lo stesso individuo nella stessa posizione; ecco il caso, un valente capo d’armata potrebbe finire gloriosamente la questione con delle misure e con dei calcoli più che coi cannoni e coi soldati; in questo genere i nemici più forti non sono quelli che si battono sul campo, epperciò l’esito solo potrà istruirci di quanto avverrà; giudicando dalle misure prese sin qui non posso dire tanto bene; la posizione di Zuula o di Adulis scielta, come pare, dagli inglesi non è la migliore; se ha qualche numero di più sopra Anfila come posizione marina, e per la speranza di trovare miniere in vicinanza del mare, non è la migliore per la strategica della guerra attuale; in Anfila potevano fare tutte le operazioni e preparativi sulla costa senza che l’interno si allarmasse, come luogo non frequentato; Anfila presentava una strada migliore, e scorciava la strada dell’interno di 20. leghe almeno e le peggiori... ecco il mio giudizio a questo riguardo; quin[d]i Anfila avrebbe presentato minori difficoltà diplomatiche in seguito in caso di voler tenere la posizione. In quanto a me sono per partire, e nell’interno dividerò i pericoli coi miei missionari.

[f. 23av] Dopo averLa trattenuta sull’Abissinia voglio dirLe due parole del mio collegio di Marsilia. Ella mi promise di scrivere a Monsignor Place; l’avrà fatto, sono certo, ma non fu fortunato; /107/ questo Prelato mi fa una guerra tale, che sono obligato a ritirare il mio collegio da Marsilia per liberarmi dalle sue vessazioni. Ella potrebbe farmi qualche vantaggio procurando al medesimo qualche intimata per parte del ministro; se con questo mezzo cangieranno le cose, bene, del resto il partito è preso; M.r Place mi impedisce di costruire il collegio e pretende per acconsentirvi che io gli facia vedere i mezzi per finire la costruzione e per il mantenimento dei giovani; Marsilia mi prometteva di pensare a tutto, ma il Vescovo non vuole permettere che si calcoli sulla publica beneficenza; ecco nel fondo la questione; gli scrissi, e neanche degnasi rispondermi; se io facessi uno stabilimento publico M.r Place avrebbe ragione, ma io ho comprato il terreno e voglio fabricare una casa tutta mia e tutta privata; solamente domando di poter godere delle oblazioni spontanee dei Cittadini, cosa che non vuole intendere...

I miei saluti a tutti gli amici, in specie a Madama Faugère, e mi creda sempre

Divot.mo Servo
Fr: G. Massaja V.o