Massaja
Lettere

Vol. 4

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Al padre Fabiano Morsiani da Scandiano OFMCap.
procuratore generale delle missioni – Roma

[F. 1r]R.mo Padre

Licee – Scioha 30. Marzo 1868.

Partiti da Ambabo il primo Febrajo scorzo in un mese abbiamo toccato i confini di questo regno, ed in altri cinque giorni ci siamo trovati alla città reale di Menilik. Non la trattengo di quanto abbiamo dovuto soffrire in viaggio, perché sarebbe troppo lungo a descrivere; giammai ho viaggiato con tanta spesa e con tanto accompagnamento in grande, ma giammai ho sofferto tanto in tutti i miei viaggi passati. Le difficoltà provate prima di poter partire da Ambabo, e nel decorso del viaggio mi scoraggiscono sul buon risultato di questa strada per l’avvenire; non tanto i mussulmani dell’interno, quanto quelli della costa sono quelli che renderanno difficilissimo questo viaggio per altri missionarj in seguito. Per noi, sia lodato Iddio, siamo arrivati mezzi morti, specialmente io, ma siamo arrivati: Iddio benedica solamente il resto.

[F. 1v] Questo Re ci ha ricevuti con tutta quella cortesia che potevamo aspettarci, ma sgraziatamente è ancora troppo giovane ed in certo modo soggetto a tutela per poter fare con lui discorsi serj e trattare dei nostri affari. Sono appena spirati 15. giorni dal nostro arrivo e nulla ancora possiamo giudicare con fondamento, ma temo come sopra, benché non manchino per altro alcuni altri segnali favorevoli. Iddio ha disposto che morisse il Vescovo eretico Salama nel giorno stesso della nostra partenza da Aden; è questo di sua natura un punto favorevole alle due missioni d’Abissinia e paesi Galla, se per altra parte non fossero sortite altre circostanze molto contrarie, come la guerra attuale degli inglesi; bisogna confessare però, che difficilmente gli abissinesi potranno unirsi più per avere un’altro Vescovo eretico dall’Egitto, epperciò sarebbe tempo d’instare con pazienza per venire a qualche risultato.

/130/ In quanto a me ho compito la promessa fatta di condurre i missionarj [f. 2r] nell’interno; i Galla di Scioha sono ad una mezza giornata da questa città. Se questo Re permetterà di occuparci dei medesimi ecco i missionarj arrivati, se no, altri otto giorni di viaggio faranno l’affare.

Quello che più di tutto m’importa è notificarLe per la seconda volta, che assolutamente io non mi sento più in forze per portare la risponsabilità dell’amministrazione; già ne scrissi per due volte all’Em.mo e V. P. R.ma non manchi di confermare la mia domanda assoluta, altrimenti ad impossibile nemo tenetur. Io non mi voglio più mischiare nella nomina del Successore, sia perché ne ho abbastanza della storia passata, sia ancora perché i Superiori col fatto mi hanno provato abbastanza che non hanno bisogno dei miei consigli; riceverò volentieri come Superiore quello che sarà fatto, purché il medesimo mi voglia sopportare ed avere qualche riguardo alla mia povera vecchiaja; farò sino alla morte quello che potrò per il bene di questi popoli, e di ciò possono andarne sicuri; io non cerco più altro che morire nel ministero in detaglio.

[F. 2v] A giorni spero poter spedire a tutte le case della missione una mia lettera, nella quale farò conoscere il nuovo prefetto venuto con me, come è mio dovere; io darò allora le mie dimissioni, o meglio significherò ai missionarii, come la S. C. ha creduto bene togliermi la qualità di prefetto esercitata sin qui, e significherò loro in pari tempo il mio prossimo ritiro da ogni impiccio di superiorità. V. P. R.ma non manchi di fare tutti i passi occorrenti per il bene di questa missione, e si guardi dal lasciarsi lusingare sul pretesto che io proseguirò, perché si sbaglierebbe: già mi sono ritirato da tutti i carteggi coll’Europa, e di questo corriere è questa l’ultima lettera ed unica, e meno una causa grave per interessi nuovi che possono occorrere non scriverò più neanche alla S. C. stessa, bastando i disturbi che gli ho dato per il passato.

Mi saluti il caro P. Prefetto, Prospero, e tutti gli altri; preghi per me che Le sono sempre figlio divot.mo

Fr: G. Massaja V.o