Massaja
Lettere

Vol. 4

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Al padre Domenico Gouttes da Castelnaudary OFMCap.
procuratore del collegio dei Galla – Marsiglia

[F. 1r]Caro P. Provinciale o Esprovinciale Domenico mio in Cristo Carissimo

Licee – Scioha 10. Novembre 1869.

Due linee in fretta unicamente per provarLe che non La dimentico.

Prima di tutto debbo fare una scusa o discolpa – Venute le lettere da Finfinnì, l’impazienza di avere notizie dei cari missionarii, senza leggere la soprascritta ho aperto la lettera del buon P. Ferdinando: ebbi la debolezza di leggerne una parte solamente, e vi confesso che il mio cuore bolliva di piacere nel vedere che il buon Ferdinando esternava un cuore di vero missionario ai suoi genitori; ho ringraziato Iddio, perché, attesa la sua gracile salute ed il suo naturale di parlare poco dubitava nel mio cuore [f. 1v] della sua vocazione; ora non ne dubito più, e spero che sarà una gioja alla missione se Iddio lo conserverà; ma mi resta fare la scusa presso i suoi genitori suddetti che non ho la fortuna di conoscere; fatela voi per me, ed aggiungete loro mille benedizioni per aver dato all’Ordine ed alla missione l’unico loro figlio, e figlio che fa loro onore.

Già Le scrissi antecedentemente che rapporto al nostro collegio ho rimesso ogni sollecitudine al caro V. Prefetto Taurino, detto qui Abuna Jacob. Io ho scritto a Roma la mia rinunzia ad effetto di accelerare la nomina del Vice Prefetto; più in una mia scrissi a Lei di recarsi a Roma per trattare l’affare; rimango ora come nulla ancora sia venuto –

[F. 2r] Io non ho voluto dire a Roma[:] fate Vicario Ap.o il Vice Prefetto, perché sono pentito di essermi mischiato in queste cose pel passato, e come ho fatto qualche lagnanza in proposito, quando il medesimo fu nominato Vice Prefetto, come voi sapete, e ciò per altro motivo non personale a lui, Roma potrebbe credere che io sia contrario, mentre non lo sono, anzi lo desidero sinceramente; forze potrebbe attribuire la mia rinunzia a freddure col Vice Prefetto me- /167/ desimo, cosa che affatto non esiste, anzi tutto l’opposto, vi confesso che lo amo molto, e sono contento di lui in tutto. La ragione per cui in altra mia Le scriveva di andare a Roma era appunto per togliere queste umbre. Ho scritto in seguito più chiaro, e con questa stessa mia parte un’altra mia al Cardinale a questo riguardo, provando il bisogno di fare questo passo per il bene avvenire della [f. 2v] missione; più ho esternato sufficientemente chiaro che lo scopo della mia rinunzia era questo; non ho però proposto di fare questo o quello per la ragione suddetta, e per altre che non riguardano affatto la persona del V. Prefetto. Non mancate adunque di spingere l’affare; perché venendo la mia morte, l’affare sarà più difficile. Il P. V. Prefetto conosce ora abbastanza il paese e tutta la missione, colla quale l’ho messo in relazione onorevole e pacifica per quanto ho potuto; ha preso sufficiente affetto a tutto, ed ha fatto un gran progresso nelle lingue, cosa che merita riflessione; ha perciò tutto il merito.

Tanti saluti a tutti, ed abbraciandovi nel S. crocifisso sono sempre vostro

Aff.mo Confratello
Fr: G. Massaja V.o.