Massaja
Lettere

Vol. 4

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Al cardinale Alessandro Franchi
prefetto di Propaganda Fide – Roma

F. 306rEminenza

Choha 18. Febbrajo 1875.

Accuso ricevuta della Sua veneratissima, colla quale mi significava la preconizzazione di Monsignore Taurino V. Prefetto di questa Missione in Vescovo di Adramit, coll’aggiunta di mio coadjutore cum jure successionis a condizione che constasse della rinunzia di Monsignore Cocino.

Dal documento qui compiegato conoscerà che la consacrazione del medesimo ha avuto luogo la Domenica scorsa prima di Quaresima con tutta la solennità e formalità prescritte e possibili in questi poveri paesi.

Rapporto alla condizione spettante a Monsignor Cocino Ella potrà essere perfettamente tranquilla di tutto. Se le strade l’avessero permesso [f. 306v] l’avrei chiamato alla Consacrazione stessa, e sono certo che con piacere sarebbe intervenuto, ed avrebbe assistito alla funzione, ma non è ancora arrivato il tempo di poterci vedere ed abbraciare per le gravi difficoltà che vi sono di communicazioni tra noi e lui. Appena fatta la funzione, la prima cosa fu di notificargli ogni cosa, e sono certo che vedrà ogni cosa con piacere; egli continuerà ad essere incaricato di tutte le antiche mie fundazioni al Sud-ovest, e spero che continuerà nel ministero collo stesso zelo, come per il passato, per quanto permetteranno le sue forze, essendo egli pure già molto invecchiato, e debole, forze più di me.

Le notifico che coll’assistenza dei più dotti del paese nella lingua Ghez sacra e liturgica etiopica, ho fatto tradurre ad litteram la Messa de S. Maria ut in festis per annum e rispettivo Canone della Messa, e l’ho unita al loro messale formando la 15. Messa del mede- /269/ simo. Le messe del messale abissino riconosciute nel paese, e supposte approvate, contengono delle cose [f. 307r] che meritano molta riflessione, ed una nuova revisione, segnatamente in questi paesi del Sud; per questa ragione, lasciando intatta tutta la liturgia che precede e segue la Messa in uso nel paese, penso destramente glissare questa Messa latina tradotta, e farla celebrare con tutte le sue cerimonie, incomminciando dalla Messa privata. Come è in libertà il prete abissino di celebrare la Messa che vuole fra le 14. conosciute, così potremo noi senza pericolo fare celebrare questa Messa, fino a tanto che non sarà meglio riveduto il messale suddetto. Il messale antico ne aveva solo dieci, dopo ne aggiunsero altre due, ed in questi ultimi tempi altre due, senza sapere di dove vengano. La Messa in Choa è una semplice recitazione senza ceremonia alcuna; le rubriche stesse antiche sono recitate e cantate come preci, tanta è l’ignoranza di questo clero. Monsignor Dejacobis di felice memoria mi aveva esternato delle pene relativamente a questo Messale, benché in Tigré sia più puro e meglio osservato. Di questo anno spero spedire una coppia della Messa suddetta, tradotta da noi, e le ragioni gravi che militano qui, e che debbono metterci in guardia; per ora intendo solo di avvertirLa. La liturgia Abissinia non conosce altro che questo messale informe ed il battesimo pieno anche di miserie; merita perciò di occuparsene seriamente. Oltre a tutto ciò comune poco presso a tutta l’Abissinia, qui in Choha tutte le superstizioni Galla si trovano innestate nelle Chiese, e si trovano delle cose immorali che ributtano [f. 307v] nel cuore di chiunque abbia un poco di fede.

Per ora La prego solo di lasciarmi libero nelle mie operazioni, ancora un poco di tempo che mi conceda Iddio, coll’ajuto del novello coadjutore, persona più capace di me, spero spedirLe tanto che basti per formare un giudizio grave, come conviene alla Chiesa.

Pongo fine a questa mia lunga lettera pregandoLa d’implorarmi dal S. Padre la benedizione per me, e per tutti questi poveri popoli Galla, e cristiani ancora peggiori, mentre coi sentimenti del più grande rispetto e venerazione godo professarmi

D. Em. V. R.ma

Figlio Ubbid.mo
Fr: G. Massaja V.o