Massaja
Lettere

Vol. 4

/265/

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Al cavaliere Antonio Thomson d’Abbadie
esploratore dell’Etiopia – Parigi

F. 193rMonsieur Antoine

Escia-Eloy 15. Febbrajo 1875.

Ho ricevuto la Sua Carissima del 14. Settembre 1873. col ritorno degli inviati del Re in Aden seguito in Novembre scorso, ed arrivata a me nello scorso Gennajo, perché le lettere nostre sono state in Aden sigillate col piego del Re, e questi si trovava in espedizione fra i Wollo.

Non parliamo di Nº di lettere, perché, come ella ben sa, in questi paesi manchiamo di tutto, e non è tanto facile tenere registri regolari, come Ella può fare nel Suo gabinetto di Andai, e coll’ajuto di Madama nata per fare cose esatte...

Incommincio dunque per ringraziarLa della buona memoria che Ella mantiene a mio riguardo, e delle notizie che ha cura sempre di mandarmi le più esatte di quante altre venute; la Sua lettera mi vale più che un carico di giornali, perché piena di calcoli già fatti, e che io apprezzo molto, attesoché Ella è persona che conosce, e senza prevenzioni di sorta.

Veniamo ora al mio giornale solito. L’Abissinia al giorno d’oggi si trova poco presso nello stato dell’anno scorso, calcolando sempre il deperimento naturale per l’attuale guerra civile continua. La parte più pacifica dell’Abissinia che è lo Choha, si trova anche molto deteriorato. Questo Re per se buono, ed amico degli europei, è travagliato dalla febbre della guerra, e conta già tre anni dacché è in guerra coi Wollo, l’ha come distrutto affatto, senza nessuna speranza di poterlo dominare. Himamu figlio di Amedì Bescïr possiede Magdala e pochi paesi del contorno, e pigliò i Wollo nel poco resto lasciato da Menilik, il quale ha fatto la sua villa reale a Warra Hylù. Himamu, per salvarsi da Menilik si è fatto tributario di Ati Joannes (Besbes Kassà), il quale attualmente si trova anche alle strette col Beghemeder stesso in rivolta, e Sceftà infiniti da tutte le parti, in modo che appena può trovare di che vivere, come negli ultimi anni di Teodoro. Menilik ha fatto delle spedizioni diverse verso i Galla, e l’anno scorso arrivò sulle rive del Ghivié saccheggiando dovunque; più al Sud Est ne ha fatto delle altre, ed è arrivato a dominare una parte nel Guragué, sino alle vicinanze di Gemma Abba Giffar. In tutte queste spedizioni si parla di pigliare, come Ella sa, non di organizzare.

F. 193v Del resto il nostro Menilik gode tuttora perfetta tranquillità in tutto il suo regno, del resto molto stanco per la moltiplicità delle spedizioni e per la gran quantità di Gondaresi che si trovano qui sulle spalle dei paesani. È inutile che le parli della strada di Tagiurra, perché Ella avrà già inteso la morte dei due europei Dissart et Berangér compagni di M.r Arnus, venuto qui col titolo di agente /266/ di una compagnia, che si suppone disciolta, e di cui nulla sappiamo, ad eccezzione di alcuni progetti in grande o utopie... Il certo si è che la morte dei suddetti finirà di chiudere questa strada di Tagiurra, che io aveva aperto a forza di sacrifizii di ogni genere, e questo paese di Choha finirà per divenire il più sequestrato dall’Europa se Iddio col mezzo di qualche governo di oltremare non ci metterà riparo.

Nello Choha la missione, sia fra i Galla che fra i Cristiani fa dei progressi notabili, nell’opinione publica segnatamente. Fra i Galla ha preso una popolarità consolante, grazie alle buone qualità e carattere del nostro novello Coadjutore M.r Taurino, il quale in alcuni paesi ha preso un’influenza grandissima sul popolo ed anche sui grandi. A proposito del medesimo, Le do la consolante notizia che jeri ha avuto luogo la sua solenne consacrazione in Vescovo di Adramit; la nostra Chiesa qui di Escia-Eloy abbastanza grande ha presentato al paese lo spettacolo di una funzione, la più grave della nostra liturgia, eseguita con tutta la dignità possibile in questi paesi, in modo che io mi sono trovato dominato da un’emozione ad lacrymas, e lo stesso novello pontefice dovette vedersi intercettata la parola nella sua fine ad multos annos... a questa funzione assisteva una piccola popolazione di nostri cristiani, i quali fecero la loro communione per le mani del neo consacrato, con grande edificazione di alcuni europei presenti, cioè MM.r Giober, e Pikignol. Da ciò Ella può comprendere che noi qui siamo abbastanza liberi nel nostro ministero, grazie alle buone qualità di Menilik, il quale, benché sempre appartenente alla communione Copta, è tollerante nella sua politica, quando non si tocca direttamente la questione religiosa nelle sue prattiche e diritti.

Io qui facio a volontà nuove chiese, ma mi sono fissato di non accettare alcuna delle chiese del paese, sia per non sollevare questioni, sia ancora perché nel caso di accettarle sarebbe impossibile per ora di spogliarle e purgarle dalle superstizioni infinite che dominano questo numeroso clero, il più ignorante, ed il più corrotto di tutta l’Abissinia, perciò non è ancora arrivato il momento. La funzione suddetta ebbe luogo [f. 194r] nella nostra Chiesa di Escia-Eloy sulla catena delle montagne all’Est dello Choha, che separa questo paese dai bassi Cuolla degli Adal, che arrivano sino al mare. Questo luogo presenta un colpo d’occhio sorprendente, e la sola debolezza dell’occhio e lontananza impedisce di vedere il mare. Questo luogo era una montagna deserta io l’ho domandata al Re collo scopo di fare col tempo un monastero.

Passo ora a dirLe due parole dei Galla da Lei conosciuti di Gudrù sino a Kafa. Il Gudrù si è rivoltato alla schiatta di Gama-Moras dopo la morte di suo figlio Goxò; le ultime notizie di là erano ancora incerte; il rivoltoso è appoggiato dal Gogiam. Il paese di Nunnu Gemma è governato da Kadida genero di Gamma-Moras. Il Tibie si è battuto e diviso in due; la nostra cristianità di Lagamara ha dovuto emigrare a Gobbo più verso le sorgenti del Ghivié, e dopo due anni ritornò a Lagamara, ove trovasi attualmente Monsignore Coccino. /267/ Tutto il paese detto di Liban, compreso il Cottaj paga tributo a Menilik sino a Cellia. Léca si governa sempre ancora da se. Nonno conserva ancora la sua indipendenza come prima. L’Ennerea è in decadenza dopo la morte di Abba Baghibo, ma si mantiene sempre in piedi, molto diminuito dalla parte di Agalò. In questi ultimi anni Gemma Abba Giffara ha conquistato una parte del paese di Gengirò, e tutto il regno di Gàro, ma è minacciato da Menilik, e se non fosse della guerra dei Wollo ne sarebbe già il padrone. Il piccolo regno di Goma è sempre nello stato di prima. Gouma è divenuto il più gran regno di quelle parti, e si è esteso verso il Garò e Gabba, come pure al Nord sino ai confini di Leca: Ghera è sempre lo stesso e vi regna il figlio di Abba Magai. Kafa ultimamente è stato battuto da Gemma e da Ghera, i quali sono arrivati sino a Bongà, ma hanno dopo fatto la pace; il Re di Kafa figlio di quello che Ella conobbe ha variato un tantino le tradizioni del paese, si è disfatto del Re nominale detto di Ennerea. Ultimamente abbiamo avuto di Kafa la notizia certa della morte del nostro carissimo Abba Aylù, possiamo dire quasi l’unico degli Abissini, che abbia conservato un carattere fermo nel suo ministero; la nostra missione ha perduto molto nella morte di questo Sacerdote, ancora non abbiamo i detagli della medesima, solo in un biglietto Stefano ce l’annunzia, e dice che il Re fa gelosamente guardare la posizione e la casa.

F. 194v Ritornando al Nord dirò due parole del Gogiam; questo paese tre anni sono è stato spogliato ed assassinato dal[l’]imperatore Tekla Ghiorghis, e l’anno scorso da Ati Joannes, il quale vi restò cola circa sei mesi per mettervi il figlio di Tedla Gualu Degiace Desta, ma appena partito Ati Joannes, Degiace Adal figlio del figlio di Goxò sortì di nuovo, uccise Desta e restò padrone del paese; ora ha fatto una pace nominale con Ati Joannes.

Nulla dico del Tigré, perché dopo che Minilik si è rivoltato ad Ati Joannes non abbiamo più notizie chiare e certe del Nord. Qui si dice che gli Egiziani siano per arrivare ad Adoa, ma nulla di certo. Argomentando dalle lettere e notizie venute da Aden, gli egiziani sembrano uniti agli inglesi, perché questi, d’accordo col Pascià Mussingher, hanno fatto una proibizione assoluta dell’introduzione delle armi in tutta l’Abissinia, cosa che ci lascia dubitare che gli inglesi abbiano nel fondo ceduto l’Abissinia all’Egitto, il quale l’astringe tutto l’intorno dal sud-ovest Fasuglu e Fadassi sino a Berbera, di dove col tempo può venire ad Ararghé e Cercer, dove incomminciò il famoso Gragn, e di dove in due giorni può arrivare allo Choha. Noi qui abbiamo di ciò solamente dei sospetti, Ella lo potrà sapere meglio di noi.

Trovandomi in Francia Ella mi aveva promesso di fare la storia della missione nostra, ed a tale effetto io le consegnava alcuni documenti, ora come si trova la nostra storia, io non dubito di Lei, piuttosto dubito di Madama d’Abbadie, la quale temendo il suo caro Antoine si affatichi di troppo ne lo distorni dalle sue buone promesse. Dica a Madama che Domenica scorsa nella consacrazione di M.r Torino io vestivo la pianeta, prezioso suo regalo, e domani il /268/ novello Pontefice terrà le prime ordinazioni colla medesima. Da ciò comprenderà che noi qui non ci dimentichiamo di M.r e di Madama d’Abbadie persone a noi carissime, e che consideriamo sempre come nostri primi parenti.

La mia penna è divenuta debole, ma il mio cuore è sempre ancora il medesimo, ed in spirito mi trovo soventi seduto tra M.r e Madama d’Abbadie, e non lascio di pregare continuamente Iddio, affinché dia loro lunga vita su questa terra miserabile in modo che ci troviamo eternamente uniti in Cielo; con questi sentimenti Le abbracio in spirito e godo raffermarmi

D. S. V. Ill.ma

Divot.mo Servo
Fr: G. Massaja V.o