Massaja
Lettere

Vol. 4

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Al deputato avvocato Cesare Correnti
presidente della Società geografica Italiana – Roma

[F. 1r]Signore Ill.mo

Licée – Scioha 18. Décembre 1876.

Colla partenza del Signor Arnus di qui aveva scritto una lettera all’I.mo Marchese O. Antinori, col quale io era in corrispondenza dopo la prima spedizione di questo Re Menilik al nostro Re d’Italia; ora questa mia lettera trovò in strada il Suddetto, ed un mese dopo con gran mia sorpresa il caro nostro Antinori mi arrivò qui col suo compagno Chiarini.

Lasciando ora da una parte tutto ciò che potrebbe interessare /296/ cotesta Società geografica, perchè Antinori stesso non mancherà di scriverLe più al minuto [f. 1v] la dolorosa storia del loro viaggio, già in parte conosciuta dalle relazioni del loro collega Conte Martini di ritorno, non che il cortese ed onorifico ricevimento dei medesimi fatto da questo Re Menilik.

Io, come persona, a cui cotesta Società e governo stesso professa qualche deferenza, contro ogni mio merito, mi limiterò ad alcune riflessioni che credo necessarie allo scopo che cotesto governo e Società si sono proposti.

I nove gradi che ci separano dall’Equatore di questa longitudine dell’Africa orientale è una vera laguna in tutti i prodotti della geografia e storia naturale europea, e vorrei bene che la nostra Italia si cingesse la testa [f. 2r] per averla riempita, ma l’impresa non lascia di essere scabrosa.

Per tutto il regno di Menilik, circa due gradi, la spedizione potrà fare ciò che vuole; colle sue raccomandazioni potrà aggiungere ancora due altri gradi circa, ma più di là, sarà la sola industria, energia, e sacrifizio di questi Signori che potrà condurli. La Missione cattolica farà per parte sua tutto ciò che potrà, non ne dubiti, ma non al di là dei sei gradi, e colla pochissima sua influenza.

La Spedizione potrà considerare questo regno di Scioha come centro, e se col tempo potrà aquistare la piena confidenza col Re di Kafa, potrà stabilire colà un’altro centro per le relazioni coll’Europa.

La linea non sarebbe stata sbagliata, perchè sopra questa linea unica esiste qualche tracia di società organizzata con governi, i quali possono essere utili, ma anche fatali, se non sono maneggiati con grande prudenza. La linea presa tocca anche i luoghi che hanno maggior bisogno di essere studiati. Tutto fin qui sarebbe bene, ma a cosa servirà, se la strada di qui alla costa del mare sarà chiusa dalla falsa politica dell’Egitto, il quale tiene due facie, [f. 2v] una civilizzata in facia ai governi d’Europa, e l’altra barbara coi selvaggj che fa agire come fantoccj per conquistarli colle menzogne, perchè manca di elementi per conquistarli coll’industria e colla forza.

Se dunque l’Italia è veramente intenzionata di promuovere questa spedizione, deve energicamente agire coll’Egitto, e colla diplomazia europea in modo che la strada sia libera e protetta in tutti i paesi che pretende che siano suoi. In caso diverso tutti gli individui della Spedizione saranno sacrificati, e tanto la Società che il governo Italiano, senza ottenere lo scopo prefisso, avrà il dispiacere ed anche [il] disonore di aver sacrificato uomini inutilmente. Io nella mia qualità di vecchio missionario Italiano, crederei di tradire la patria e lo stesso mio carattere di vescovo, parlando diversamente.

Prego intanto la S. V. Ill.ma di assicurare cotesta Società di tutto il mio impegno, tanto più che mi è stata raccomandata dall’Em. Cardinale Prefetto di Propaganda. Gradisca i miei saluti estensivi a tutti e mi creda

D.mo Servo
Fr: G. Massaja V.o