Massaja
Lettere

Vol. 4

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1877

717

Al Marchese Orazio Antinori
capo della Spedizione geografica italiana – Liccé

[F. 1r]Marchese Carissimo

Fekerie Ghemb 16. Gennajo 1877.

La Sua lettera di jeri mi inquietò molto, perché tocca una questione assai delicata nel paese dove siamo. Per il passato la missione cattolica essendo come l’unica che poteva assistere il Re nelle sue corrispondenze coll’Europa, tutta passava per le mie mani, e posso assicurarLa di avere mai avuto occasione di lagnarmi riguardo alle lettere. Oggi, vale a dire, da un’anno a questa parte le cose vanno diversamente. Questo governo locale ha molti mezzi, (e mezzi di ogni educazione) per conoscere tutte le lettere che vengono; d’altronde il Re lontano, mi mette in una condizione molto diversa da poterLe rispondere categoricamente alla questione.

Il caso da Lei citato potrebbe essere vero, ma potrebbe anche essere esaggerato dalla situazione dispiacente dei due nostri, i quali non si intendono fra loro, [f. 1v] e potrebbe anche darsi che una semplice [ri]picca personale abbia dato motivo a tutto questo senza nessuna colpa nel capo del governo... Io non voglio dire che sia falza la storia narratami, anzi posso assicurarLa[:] io stesso sono molto preoccupato, anche per ciò che riguarda il bisogno della missione nostra, ma anticamente ho vedute tante storie fra gli europei in Abissinia, che non sarei stupito: Per questa ragione Le scriveva jeri di far buon’ufficio, e cercare ogni via per mettere la buona intelligenza fra i due nominati...

Supponendo ancora che fosse vera in tutta la sua estensione la storia da Lei narratami, in prattica cosa farci? Qui non abbiamo controllo di sorta. Se io fossi vicino al Re mi lusingherei di poter fare qualche cosa, ma lontano è molto poco ciò che posso fare, e la sola pazienza potrà darci qualche speranza di ottenere qualche risultato. In questi paesi di governi deboli e despoti, non siamo neanche padroni di andarcene quando vogliamo; [in] prova di ciò io sono venuto qui non per restarvi ma per passare più avanti, eppure [f. 2r] mi trovo ancora qui dopo nove anni con tutto il gran bisogno che avrei di trovarmi nel campo lavorato anticamente, dove il tutto va alla meglio per la mia mancanza...

Ciò non ostante, attendo solamente la venuta di Ajelo per scrivere al Re, e L’assicuro che con tutta la prudenza che mi sarà pos- /298/ sibile entrerò nella questione, benché abbia pochissima speranza di essere utile. Abbiamo ora qui molti individui che possono servire di dragomanno, epperciò dobbiamo misurarci. In questi paesi il primo venuto, sia europeo, sia indigeno, ancorché persona molto limitata di talenti e di educazione, diviene eguale al più grande calcolista in facia agli indigeni non capaci di distinguere fra l’argento ed il ferro...

Parlo ad un uomo vecchio, epperciò spero che sarò inteso, senza che io mi getti in specialità molto pericolose. In parole direi molto [di] più, ma in scritto mi permetta di tacere.

I miei saluti a tutti e mi creda, sempre

Suo Servo divot.mo
Fr: G. Massaja V.o

[F. 2v] All’Ill.mo / Marchese Antinori. //.