Massaja
Lettere

Vol. 4

/343/

757

A monsignore Daniele Comboni
Vicario apostolico dell’Africa centrale – Khartùm

P. 41Monsignore mio in Cristo carissimo

Feherie Ghemb (Regno di Scioa), 31 Gennaio 1879

Ho ricevuto più volte delle vostre lettere, e più volte non ho mancato di rispondervi. Solamente ultimamente da alcuni giornali ho conosciuto la vostra nuova consacrazione a Vescovo e Vicario Apostolico dell’Africa centrale. Questa notizia mi ha fatto molto piacere, perchè dopo la nostra conoscenza di Parigi vi ho sempre considerato come mio fratello nell’Apostolato dell’Africa; ed ho sempre ammirato, come ammiro attualmente, la vostra costanza nell’amore per i poveri negri. La vostra missione è scabrosa tanto quanto è la mia, e forse con poca speranza di frutto, perchè questi popoli abrutiti ed usi a divinizzare la vita materiale, sono meno atti a percepire le verità della fede in modo da imporre un freno al senso; epperciò le vostre fatiche non saranno subito corrisposte, e mancheranno le consolazioni del ministero, le quali sono quelle che incoraggiscono il povero missionario; l’educazione dei giovanetti fa del bene; ma poi, come i poveretti [p. 42] avvelenati all’intorno da un’atmosfera di scandali e di abitudini dei loro connazionali, quando diventano grandi sotto la pressione delle passioni materiali si guastano, e così spine sopra spine al cuore del povero missionario. Tutto questo vi arriverà, o caro; ma non scoraggiatevi, perchè dal mo- /344/ mento che vi siete risoluto di dedicarvi a questo apostolato, devo supporvi armato di calcoli molto più in grande per mirare ad un avvenire più lontano, il quale riserverà ai vostri successori una raccolta di consolazioni che non avrete voi.

L’uomo di Dio consacratosi a simili apostoliche imprese, deve supporsi abbastanza superiore a se stesso per rinunziare a tutte queste aliunde troppo giuste soddisfazioni anche spirituali. Ecco, mio caro, cosa posso dirvi, armato di un’esperienza di tutti i giorni, invece di trattenermi a farvi complimenti di uso. Io qui mi servo di tutti i mezzi per far brecia nel cuore di questi popoli materiali, e cerco d’introdurmi nel loro cuore con dei servizi molto materiali. Nel momento che vi scrivo, conto circa cinque mille vaccine, o inoculazioni del vajuolo; passo le giornate vaccinando attorniato da caterve di poveri tappini venuti da lontano, i quali mi danno pidocchi in quantità; ed i piccoli ragazzi per timore m’insudiciano i piedi; ecco la nostra paga qui abbasso; la speranza del loro ravvicinamento è tutta la paga che attendo dai medesimi; neanco attendo da loro gratitudine di cui sono incapaci.

Vi dico questo per farvi coraggio, caro mio; se io avessi la fortuna di vedere la vostra missione, troverei certamente di che edificarmi; ma siamo troppo lontani per vederci; io poi [p. 43] aggiungo sopra la lontananza del luogo un’età, che mi rende incapace di grandi viaggi. Oh, quanto bramerei di abbraciarvi una volta! cosa impossibile! Ma lasciamo queste vane speranze, e raddoppiamo i vincoli che ravvicinano i cuori nostri. Voi mi conoscete; epperciò non vi aspettate da me cerimonie inutili. Sapete che vi amo non per la vostra bella figura, ma per il vostro gran cuore, e per l’amore di Dio, che vi arde dentro; e ciò vi basti.

Quando eravamo insieme a Parigi ed in Roma, vi ho parlato molto del mio Coadiutore Monsignore Cocino Vescovo di Marocco, ora vi annunzio la sua morte avvenuta il 27 Febbrajo in Kafa. Benché lontano neanche 15 giorni da lui, pure la notizia della sua morte è arrivata a me solamente sul fine di Luglio; argomentate da ciò quante sono le difficoltà di comunicazione tra una missione e l’altra. Due mesi sono ho spedito in Europa questa notizia; ma sarà essa arrivata? Oggi parte una carovana, e rinnovo la relazione per assicurarmi che arrivi; da ciò vedete quanto difficili sono le relazioni coll’Europa stessa; e perciò Dio sa quando arriverà questa mia lettera sino a voi; nel caso passeremo ancora degli anni senza corrisponderci a vicenda, ed attenderemo di abbracciarci in Cielo.

Vorrei ancora dirvi tante cose, ma dallo stile della presente potrete comprendere come scrivo in gran fretta e con pochissimo tempo; tutto passa fra me e voi carissimo.

Vi abbraccio nel S. Crocifisso; e raccomandandomi alle vostre preghiere, godo raffermarmi

devotissimo servo ed Amico
Fr. G. Massaja Vescovo