Massaja
Lettere

Vol. 4

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Al cardinale Giovanni Simeoni
prefetto di Propaganda fide – Roma

F. 870rEminenza R.ma

Escia-Eloy – Scioha 25. Gennajo 1879.

Ho ricevuto la Sua carissima scrittami sull’affare della Società internazionale Belga rapporto alla civilizzazione dell’Affrica. Ciò che mi dice l’Em. V.tostra] riguardo alla qualità degli individui componenti la detta Società è una cosa che mi fa pensare molto per l’avvenire di questa povera missione che mi costa già 33. anni di sudori e di tribolazioni. Ella nella Sua saggezza potrà far notare a questi Signori come tutto quello che abbiamo fatto sin qui è stato sempre nel piano della civilizzazione che Essi desiderano, e se da dieci anni a questa parte sono venuti molti europei, non esclusi gli stessi ministri protestanti, è stato il mio nome che gli ha chiamati, epperciò, come spero, non dubiteranno, ne della mia attività, ne della mia rettitudine in ciò.

F. 870v L’Europa allevata frammezzo un’educazione che ha guadagnato dopo aver digerito il Vangelo 18. secoli di seguito vorrebbe vedere i paesi barbari elevati al suo rango in 15. giorni, ed accostumata a nutrirsi di idee vaste, e di calcoli complicati stenta abbassarsi tanto che basti per arrivare al livello dell’educazione, dei calcoli, e sopratutto del cuore di questi poveri selvaggi; ecco l’unica difficoltà che io veggo nell’esecuzione dell’opera gigantesca, a cui tende la società, che dovrei chiamare veramente apostolica, se non agognasse i frutti senza forze curarsi del vero ed unico albero che può produrli. Sono 33. [anni] che mangio il pane con questi poveri selvaggi; ed ho potuto provare coll’esperienza che il solo missionario formato sul /340/ tipo del suo divin maestro, con un cuore largo pieno di umiltà, di pazienza, di generosità, e di amore può piantare le radici e gettare qualche seme stabile nel cuore di questi poveri tappini, nella loro miseria di ogni genere, sì ideale che materiale, superbi ed intolleranti più di noi; tutto il resto, quando una forza maggiore di governo organizzato non gli vince, tutto è inutile, anzi corre pericolo di compromettere di più l’operazione, sia coll’inasperirli, sia ancora con fatigare inutilmente la povera Europa con spese inutili. Ho detto con pericolo di compromettere di più l’operazione, e ciò almeno da principio, perchè, quando riuscisse di stabilirsi, dopo molto tempo, la sola dimora [f. 871r] di molti Europei, anche immorali, non manca di abituarli un poco ai costumi d’Europa, non debbo però nascondere, che un vero ateo europeo non farà mai brecia qui fra i selvaggi; anzi si coprirà d’obbrobrio, e sarà la favola di tutti i selvaggi, i quali nelle loro superstizioni sono più teocratici di noi stessi religiosi. Il prete entra destramente a distruggere le loro superstizioni, sottentrando dolcemente una fede positiva, ed una morale tutta simpatica alla loro natura primitiva, laddove l’incredulo col suo cinismo pratico, e colla sua immoralità, che mai manca, qualunque siasi l’ipocrisia loro in Europa, paese di civilizzazione cristiana, si getta sopra tutte le abitudini dei selvaggi, come una vera grandine sui seminati. Questa è anche una delle ragioni per cui di preferenza un prete cattolico ha sempre maggiori mezzi di un ministro protestante, perchè quello presenta un culto esterno per compensare le prattiche loro esteriori, cosa che manca [a] un protestante, senza entrare poi nel regno della grazia e delle virtù che molti non potrebbero capire. Ciò sia detto di passaggio per illuminare chi di ragione sulla scielta degli individui da sciegliersi; venendo poi più particolarmente a parlare dei paesi da me conosciuti Le dirò che tutta questa parte orientale [f. 871v] dell’Africa è nella maggior parte Cristiana, o mussulmana, oppure Galla: la cristiana che forma la maggior parte ha un culto esterno che si direbbe cattolico in apparenza, ma poi contiene dentro tutte le superstizioni e corruzioni Galla; è gelosissima della sua fede superficiale, che non arriva sino al dominio del cuore, ed ha una società abbastanza organizzata per opporsi energicamente sino al traggico; lo stesso governo debole ha molte misure da prendersi; non parlo dei mussulmani, abbastanza conosciuti in Europa dopo le fasi d’oriente. I Galla sarebbero più tolleranti, perchè meno organizzati; essi hanno tutti un’idea del cristianesimo e dell’islamismo per non opporsi ai dogmatizzanti, ma poi sono così corrotti e lontani da tutti gli usi e dottrine europee, che possono restare accanto ad una casa europea dieci anni senza nulla prendere ad eccezzione di qualche individuo meglio disposto, sopratutto giovane non ancora corrotto, perchè la grazia allora opera anche prodiggi, per chi la crede.

Ecco poco presso ciò che V. Em. potrà far notare a questi signori dell’internazionale Africana. Se io dicessi ai medesimi di ajutare la missione cattolica potrebbero dirmi che parlo come il Cicerone pro domo sua, [f. 872r] con questo motivo sarebbero forze mal /341/ prese le mie teorie, qualunque siano per essere. Quando poi fossi certo della loro confidenza in me, e che mi domandassero, se Iddio mi conserverà sino allora in vita, non mancherò di prestarmi, come è mio dovere, sia con far conoscere loro la vera carta geografica di tutti i paesi da me conosciuti, sia molto più con detagli sui costumi diversi dei medesimi, e sulla maniera diversa di prenderli nella prattica operazione da tentarsi.

Per oggi voglio notare una sola cosa prattica ed è che una persona qualunque, la quale voglia introdursi fra tutti questi paesi con vasti calcoli di regenerazione, prima di tutto deve nascondere ogni idea di stabilimento clamoroso, ma armato di pazienza, e tenendo chiuso in cuore ciò che vuole fare, introdursi con tutta la restrizione possibile, ed anche povertà, cosa molto sconosciuta in chi ha vissuto fra il mondo europeo, ed anche un tantino emancipato dal vero spirito del Vangelo; ma pure sono obligato di assicurare che la cosa è tale, [f. 872v] altrimenti facendo molti sono gli inconvenienti che nascono. 1. Dilapidare le sostanze della Società con pericolo di affaticarla inutilmente e disanimare il publico concorrente. 2. Solleticare e sollevare la cupidigia degli indigeni, la quale sarà mai soddisfatta, anzi crescerà in modo da impedire ulteriori operazioni. 3. Suscitare l’invidia fra i molti influenti, in modo da farseli nemici. 4. Il più grave, è il sospetto dei governi indigeni, i quali sono molto inclinati a sospettare e temere l’invasione dei paesi civilizzati.

Dal momento che una persona tutta sola in qualche luogo si è fatto un’atmosfera a se, ed ha guadagnato un capitale di fiducia e di affezione, è cosa facile aggiungere un compagno o due, e quindi venire poco per volta ad uno stabilimento in grande, cosa però che presenta ancora delle difficoltà, quando fosse il caso di capitali necessarii a tal uopo, perchè le guerriglie indigene ammenano le rappresaglie, cosa che arrivò a me in Lagamara di questo medesimo anno [f. 873r] dove l’arrivo delle truppe di questo stesso Menilik mio amico, mi distrusse colà una casa che mi costa 25. [anni] di fatiche e spese, uccisi i cristiani, preso prigioniere il prete, svaliggiata la chiesa dai Cristiani medesimi di Scioha –

La propaganda mussulmana della Mecca e dell’Egitto si è propagata in modo straordinario in tutti questi paesi sotto la forma di commercio e col veicolo di piccoli mercantelli che entrano in tutte le case, e si stabiliscono in tutti i luoghi sotto la tutela delle leggi e degli usi del paese, e sono arrivati a dominare diplomaticamente più della metà dell’Africa, sopratutto questa parte orientale, in modo da presentare un grande ostacolo a noi europei. Questi piccoli mercantelli con piccoli regaluccj da nulla godono della liberalità dei ricchi del paese, monopolizzano il poco commercio che vi è, e lavorano per la civilizzazione barbara del corano, e dei governi mussulmani dei contorni. Le difficoltà per l’introduzione degli Europei dalla parte di Zejla, ed i massacri avvenuti nascono appunto da questa propaganda fatale, la quale ha le sue tele che arrivano sino alla costa.

F. 873v Se Iddio non cangia l’organizzazione sociale attuale e l’elemento del governo indigeno tutti i stabilimenti in grande che suppon- /342/ gono capitali sono impossibili per mancanza di sicurezza e diritto civile in questi paesi dell’interno. Io stesso in questo paese di Scioha, dove per altro tutto il mondo suppone ciò che non è, mi guardo molto dal fare cose clamorose, mi contento di esercitare soda[na]mente il mio ministero, fare piccole cappelle invisibili al publico, altrimenti Dio sa come sarebbe andato l’affare. I grandi stabilimenti si faciano sulle coste sotto l’ombra delle legislazioni europee, e del diritto delle genti; di là missionarii e mercanti con piccoli capitali per propagare la massima all’interno; i missionarii dell’interno con una viva assistenza sulle coste possono fare molto, ed a misura che il principio prende, si potrà fare di più, sì e come la prudenza e discrezione permetteranno; ecco per ora il mio giudizio pratico. Avrei ancora molte altre cose da dire, ma mi riservo di vedere come saranno prese queste mie osservazioni.

F. 874r Per la parte geografica, e per tutti gli altri rami di storia naturale, al momento che scrivo si trovano in via missionarii dotti, i quali non mancheranno di corrispondere nobilmente allo scopo della missione loro in facia all’Europa. Un’argomento delicato e che tutti non possono sviluppare per mancanza di esperienza e cognizioni locali, sarebbe quello di esporre il modo prattico per utilizzare l’elemento dell’organizzazione sociale, tal quale si trova, sopratutto in tutto questo angolo dell’Affrica orientale, cosa che mi riservo di fare, quando la Società internazionale Belga promettesse di entrare un poco più direttamente nel piano evangelico cattolico, e lasciasse da una parte il deismo da cui pare governata.

Anche in questo caso vi sono molte cose che devono essere maneggiate da un missionario che ha risolto di vivere e morire nel paese. Gli elementi europei ed i interessi discrepanti si trovano qui in quantità che basta, e qualcheduno meno cauto, e guidato da viste ristrette, [f. 874v] i quali conoscendo le lingue europee, potrebbe malamente interpretare al governo indigeno ciò che si potrebbe dire, anche innocentemente, e cagionare dei scandali e disordini, perchè questi poveri governi deboli ed insufficienti, sentono più dei nostri governi d’europa il bisogno di conservarsi per vie anche illegittime e barbare. Nello scrivere perciò vi vuole gran tatto e gran senso, perchè qui non vi è officio di posta, e qualche volta le lettere nostre non sappiamo dove vanno, e dove arrivano.

Per sgravare la S. C. di propaganda dalle spese d’impressione la Società belga potrebbe assumersi l’incarico di farci stampare alcuni libretti, come catechismi, ed altri libri di storia e di istruzione sotto la direzione di cotes ta S. C. di propaganda medesima, quando ciò fosse possibile. Noi qui manchiamo di questi materiali, e quando vedessi una probabilità, non mancherei di mandare i lavori preparati, sia in lingua amarica, sia in lingua Galla, ed occorrendo unirei anche persone capaci per diriggere la stampa. Questo [f. 875r] per ora non è che un mio semplice progetto, di cui l’esecuzione dipende dall’Em: V.a, quando in prattica arrivasse a vincere tutte le difficoltà che non mancano. I caratteri amarici antichi che esistono in Propaganda sono troppo lontani dalla forma dei caratteri /343/ del paese; gli stessi caratteri detti inglesi, coi quali si stampano le bibbie protestanti, hanno una forma troppo quadrata e regolare. I caratteri stati fusi a Parigi, dal Signor d’Abbadie alla stamperia detta allora imperiale, coi quali è stata stampata la mia grammatica Amarico-Galla, sono i migliori caratteri. Trovandomi in Europa aveva già parlato al governo per farne cedere a cotesta S. C. ma poi venuto qui, non so più cosa sia avvenuto. V. Em. intanto si serva di queste mie notizie, riferisca o rimetta alla Società internazionale suddetta, o in tutto o in parte queste mie idee, come meglio crederà, ed avendo qualche riscontro che meriti me lo mandi, ed io sarò all’ordine –

Le rinnovo i sentimenti di rispetto, e di venerazione, coi quali godo raffermarmi

D. Em: V. R.ma

Divot.mo figlio in Cristo
Fr: G. Massaja V.o

F. 869r [Sulla busta] A Sua Eminenza R.ma / Il Cardinale Simeoni Prefetto / della S. C. di Propaganda Fide / Roma //.