Massaja
Lettere

Vol. 5

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A sua santità Leone xiii
pontefice massimo – Roma

F. 1867rBeatissimo Padre

Smirne 20. Maggio 1880.

Ho ricevuto oggi la lettera che la Santità Vostra ebbe la degnazione di spedirmi con data 10. Luglio dell’anno scorso. Mentre questa si stava scrivendo in Roma, io col mio coadjutore, e col P. Luigi Gonzaga eravamo sulla strada del nostro esilio; questa mi arrivò qui come balzamo per linire il mio povero cuore oppresso dall’afflizione, ma spero che la Sua apostolica benedizione avrà già valicato i mari, e sarà arrivata a tempo per rinforzare il povero mio clero e loro gregge rimasti sul campo di battaglia.

Colla lettera suddetta mi arrivò pure la lettera di S. Em. il Cardinale Prefetto, nella quale mi significa che la Santità Vostra ha preso in considerazione le ultime mie osservazioni spedite al medesimo e la venerata risposta speditami.

Io sarei troppo impaziente di baciare la prima volta i piedi della Santità vostra, e posso dirLe di più, che avrei anche un gran bisogno di abboccarmi e versare ai piedi di Pietro le moltissime cose che tengo in deposito nel mio povero cuore, la più parte risguardanti l’avvenire della missione affidatami, ma la Santità vostra ha dovuto comprendere la gravità dei motivi che mi tengono lontano per qualche tempo, sempre [f. 1867v] però nei limiti dell’ubbidienza che debbo alla Santità vostra, da cui voglio dipendere sino alla morte.

Se la Francia sarà tranquilla penso recarmi ai bagni di Mondor sopra Clermont Ferrant che già ho sperimentato; se poi la Francia non sarà tranquilla, allora mi tratterrò o qui in Smirne, oppure in qualcheduna di queste piccole missioni vicine, dove potrò rifarmi, e lavorare un poco nel ministero, restando nascosto tanto che potrò dal mondo.

Non potendo io prudentemente per ora venire a Roma, ne tanto meno ritornare alla missione nello stato di salute in cui mi trovo coll’aggiunta dell’età quasi decrepita, Vostra Santità potrà far chiamare il mio Coadjutore, e farlo Vicario Apostolico, e poi raccomandargli di finire presto i suoi affari d’Europa, e partire al più presto possibile col Padre Luigi Gonzaga, i quali sono attualmente le speranze della Missione. Questa mia basterà per rinunzia, se pure è necessaria; per tutto ciò non è necessaria la mia persona in Roma, essendo il medesimo da alcuni anni in qua stato a parte dell’amministrazione in tutto. Io poi non intendo di abbandonare la missione, e se Iddio mi accorderà forze sufficienti, e che il nuovo Vicario Apostolico lo giudichi a proposito non ho altro in pensiero che ritornare per morire colà, dove ho passato la mia vita; se no mi occuperò qui della medesima quanto potrò.

/30/ Non voglio attediarla di più, e prostrato ai piedi della Santità Vostra imploro la Sua apostolica benedizione, mentre baciandoLe i piedi Le sono

D. Santità vostra

Divot.mo Figlio
† Fr: G. Massaja V.o e V.o Ap.